dal piccolo del 17/03/2010
Sventata maxi-evasione dal Cie di Gradisca
di LUIGI MURCIANO GRADISCA Nuovo tentativo di evasione di massa dal Cie di Gradisca. Dopo alcuni mesi di relativa tranquillità, nel centro immigrati di via Udine la tensione è nuovamente al limite. Una trentina di clandestini, in massima parte di etnia maghrebina, ha tentato di eludere la sorveglianza per darsi alla macchia. Per tre di loro il tentativo di evasione stava peraltro andando a buon fine, salvo venire ripresi in un batter d’occhio dai militari e forze dell’ordine che presidiano la struttura. L’episodio si è verificato attorno alle 15.30, quando un gruppo di immigrati è riuscito a praticare dei tagli nelle reti di contenimento che delimitano il campetto da calcio del Cie. Apertisi quel varco, i fuggitivi sono riusciti a scavalcare sia la prima che la seconda inferriata finendo in una zona solitamente abbandonata e quindi poco presidiata che dà sulla regionale 305 (via Udine). Ad ogni modo l’allarme fra operatori e personale di sorveglianza è scattato immediatamente e solo per tre dei nordafricani l’illusione della libertà è durata appena qualche minuto in più. A quel poco che si è potuto apprendere, la maggioranza dei fuggitivi è ospitata nella cosiddetta «zona blu» del Cie, la più interna delle tre ali che compongono la struttura, e dove solitamente vengono sistemati gli arrivi più recenti o gli ospiti eventualmente ritenuti più a rischio. Nel centro attualmente sono ospitate 178 persone. La quasi totalità delle quali proviene ormai da carceri con alle spalle anche precedenti di una certa gravità. Di fatto il Cie gradiscano si sta specializzando nella detenzione amministrativa di questa tipologia di immigrati e ciò sta comportando un notevole incremento della tensione interna. Lo confermano anche molti operatori, che denunciano le durissime condizioni di lavoro. Minacce, insulti e sputi – e talvolta anche il lancio di oggetti contundenti – sono ormai una routine per i dipendenti della Connecting People, il consorzio siciliano che gestisce la struttura. Qualsiasi pretesto è buono per tenere in scacco gli operatori, dalla qualità del cibo, alle visite mediche richieste in continuazione per strappare un ricovero ospedaliero e tentare più facilmente la fuga, alla somministrazione di psicofarmaci. Provocazioni su provocazioni alle quali gli operatori rispondono con grande sangue freddo, scongiurando guai ben peggiori. Ma all’interno se non è anarchia poco ci manca. Non si contano poi gli atti di autolesionismo. Tanti gli ospiti tossicodipendenti. Ed è un grave problema che, più o meno sporadicamente, anche la droga riesca ad entrare al Cie. Lo stupefacente in qualche modo è arrivato a qualche ospite e si sta cercando di capire di chi siano le responsabilità.