Dal Piccolo del 06/11/12
Reti contro le evasioni al Cie di Gradisca
di Luigi Murciano GRADISCA Fughe e rivolte, Cie di Gradisca sempre ad alta tensione. Dalla struttura trapelano episodi di violenza e tentativi – a volte riusciti – di evasione. Sempre con le stesse modalità: l’elusione del dispositivo di sorveglianza a infrarossi, l’ascesa sul tetto, il salto nel buio verso le campagne circostanti. Tanto che il Viminale avrebbe autorizzato la collocazione di una rete su tutte le superfici “aperte” del centro per scongiurare questa pratica. La soluzione però potrebbe essere congelata dai recenti sviluppi sul cosiddetto caso degli “appalti allegri” che sta toccando proprio il Viminale. Intanto trapelano presunti episodi di violenza. A denunciarlo i familiari di alcuni trattenuti, tramite l’associazione monfalconese “Tenda per la Pace” che definisce il Cie «zona franca ove sono sospesi i diritti umani». Secondo i familiari, durante la tentata fuga di 3 persone una squadra di poliziotti «avrebbe manganellato indistintamente» un piccolo gruppo di migranti «colpevoli di non rispettare l’ordine di rientrare nelle proprie stanze vista l’emergenza in corso». L’episodio seguirebbe un tentativo di fuga del 1 novembre, quando una cinquantina di ospiti avrebbe cercato l’evasione dal tetto. Fuga scongiurata dalla mediazione di un ispettore. Mediazione che però secondo i familiari non si sarebbe ripetuta il giorno dopo, «quando un gruppo di rappresentanti delle forze dell’ordine – riferisce Tenda – si è presentato di fronte agli immigrati, oppostisi all’ordine di rientrare nelle stanze. Altri 3 migranti stavano tentando la fuga. Repressione preventiva?» chiede l’associazione. Che denuncia: «Attualmente il Cie ospita persone in condizioni di salute non idonee per regolamento alla permanenza nel centro: ma anche per queste persone è scattata la repressione». A detta di Tenda per la Pace «manganellate vi sarebbero state per un detenuto che sta perdendo la vista a causa di una cataratta, visitato in ospedale e poi riportato al Cie. Il primo ad essere colpito. Botte anche per un ragazzo che aveva tentato il suicidio». Il sindacato di polizia Sap nega con forza «qualsiasi azione violenta». «Eventuali azioni necessarie a riportare la sicurezza sono quelle consentite, tutte documentate dalle telecamere. Se qualcuno ritiene di fare denuncia, i filmati possono essere acquisiti e dimostrare la calunnia» commenta il segretario provinciale Angelo Obit.
di seguito il comunicato integrale della Tenda per i Diritti e la Pace
CIE di Gradisca d’Isonzo: situazione sempre più grave
Un altro episodio di violenza al CIE di Gradisca d’Isonzo. Il 2 novembre, denunciano i familiari di alcuni detenuti, durante la tentata fuga di tre persone dal centro una squadra di poliziotti avrebbe manganellato indistintamente un piccolo gruppo di migranti che sostava nell’area dei distributori automatici del caffè, stavolta colpevoli di non rispettare l’ordine di rientrare tutti nelle proprie stanze vista la situazione di “emergenza” in corso.
L’episodio arriva dopo la notizia di un massiccio tentativo di fuga avvenuto il 1 novembre, quando una cinquantina di detenuti avrebbe cercato di scappare dal centro salendo sul tetto dell’edificio: nessuna conseguenza drammatica in quel caso, grazie alla mediazione di un “poliziotto buono”. Mediazione che non si ripete la sera del 2 novembre, quando un gruppo di rappresentanti delle forze dell’ordine, tra cui ci sarebbero stati pure alcuni volti della squadra responsabile del pestaggio del 15 agosto, di cui Tenda per la Pace e i Diritti ha già dato notizia, si è presentato di fronte ai detenuti, che si sono opposti all’ordine di rientrare nelle proprie stanze, poichè tre di loro stavano nuovamente tentando la fuga. Una repressione forse preventiva, per evitare altri tentativi di fuga? Ricordiamo che in questo momento la struttura di Gradisca ospita diverse persone che vivono in una condizione di salute non idonea (per regolamento) alla permanenza nel centro: anche per queste persone tuttavia, è scattata la “punizione”. Manganellate anche per il detenuto che sta perdendo la vista a causa di una cataratta, visitato in ospedale solo una manciata di giorni e poi riportato “al sicuro” al CIE, dove dipende dai suoi compagni per qualsiasi azione quotidiana. Sarebbe stato il primo ad essere colpito. Botte anche per il ragazzo che aveva tentato il suicido una decina di giorni fa.
Aspetto grottesco di questo drammatico episodio sono le scuse che sarebbero state fatte ai migranti sia da un responsabile della struttura che da un rappresentante delle forze dell’ordine, segno evidente che si è trattato di un’azione brutale, che è andata ben oltre le “semplici” misure preventive.
Interpellata, la vigilanza ha confermato il fatto che in questi giorni ci sono state delle dimostrazioni di malcontento da parte degli immigrati, così come pure alcuni tentativi di salire sui tetti, ma nega qualsiasi azione violenta nei confronti delle persone.
Tenda per la Pace e i Diritti continua a denunciare gli episodi di violenza che avvengono nel costante silenzio mediatico e politico nel territorio di Gradisca d’Isonzo. Le notizie che riescono a superare la coltre del silenzio sembrano dimostrare in modo sempre più lampante che il CIE rappresenta una sorta di “zona franca” dei diritti umani, diritti in parte sanciti anche dalla nostra Costituzione, ma evidentemente non patrimonio di tutti. Ci chiediamo quanti altri episodi di violenza dovranno essere resi noti prima che si realizzi che è in corso una vera e propria emergenza democratica all’interno del CIE, che riguarda tutta la cittadinanza, nessuno escluso.
Tenda per la Pace e i Diritti,
5 Novembre 2012