Piccolo del 07/05/10
Riescono a fuggire in nove dal Centro immigrati scavalcando la recinzione
di LUIGI MURCIANO GRADISCA Al Cie di Gradisca ritorna prepotente l’incubo delle evasioni di massa. Nove immigrati di etnia maghrebina sono riusciti a fuggire dal centro di identificazione ed espulsione attorno alle 23 di mercoledì riuscendo tranquillamente a far disperdere le proprie tracce. Forzando una grata sita fuori dalle camere, in un corridoio della “zona blu” della struttura – quella destinata agli ospiti di recente arrivo in attesa di identificazione – una trentina di clandestini è riuscita ad accedere senza difficoltà al tetto del centro. Erano da poco passate le 22. Il gruppo ha inscenato una protesta che è riuscita a distogliere l’attenzione del personale di sorveglianza, dal momento che nove di loro sono riusciti a raggiungere le barriere e sparire, inghiottiti ben presto dall’oscurità e dalla campagna sul retro del Cie, in borgo Trevisan. Le ricerche sono proseguite senza esito per tutta la giornata di ieri. A quanto si è appreso, i nove fuggitivi non erano ancora stati identificati e avevano dichiarato di essere di nazionalità algerina e tunisina, più un cittadino libico. Per un decimo immigrato la fuga non ha avuto buon esito: è caduto pesantemente a terra nel tentativo di scavalcare la barriera, riportando la frattura di un piede e rimediando un ricovero al nosocomio di Gorizia. Quello che è certo è che nel Cie isontino la situazione è ormai prossima all’anarchia. Le stanze sono di fatto in mano agli immigrati e gli operatori della Connecting People lavorano completamente sotto scacco. La fuga dell’altra notte segue gli episodi di violenza, minacce e autolesionismo accaduti nelle ultime ore. Fra questi, un operatore che si è visto puntare una lametta alla gola, un altro dipendente che ha incassato un pugno al volto, un’infermiera presa a schiaffi. E, in ospedale, un agente di polizia colpito dall’asta di una flebo da un immigrato ricoverato. Emerge anche un dettaglio inquietante: fra i fuggitivi, vi sarebbe pure un ospite che avrebbe denunciato qualche tempo prima un operatore della Connecting People per aver introdotto dello stupefacente all’interno del Cie. Una vendetta, pare, per un debito non saldato. Insomma, la ”Polonio” è terra di nessuno e con la bella stagione è facile pensare che – l’esperienza lo insegna – i tentativi di evasione aumenteranno a dismisura. Estremamente critica la posizione del Sap, il sindacato autonomo di Polizia che, attraverso una nota diffusa dal referente provinciale Angelo Obit, denuncia senza mezze misure la drammaticità della situazione e la mancanza di interventi volti a migliorare la sicurezza della struttura. «Le barriere vengono scavalcate in meno di sette secondi – afferma – eppure in altri Cie, Cagliari docet, hanno risolto la problematica elevando in altezza le barriere per poi ricoprirle internamente di plexiglas così da eliminare ogni possibile appiglio. Nessuna genialità ma unicamente studio e rimozione dei punti deboli. Un soluzione semplice ma evidente non adottabile a Gradisca. Il fatto poi che le camere siano della vere e proprie zone franche dove soggetti diversi dalle Forze dell’ordine dovrebbero esercitare un controllo segnalando le novità, consente agli immigrati di “lavorare” al loro interno, evidentemente con cannucce e forchette di plastica (visto che non dovrebbero disporre di utensili) per forzare, danneggiandola una grata in ferro oppure togliendo le plafoniere». «Il fatto poi che ancora non funzioni il sistema antiintrusione – sostiene il Sap -, idoneo a segnalare per tempo un tentativo di fuga certamente aiuta l’attuazione di azioni come quella messa in atto nella serata di mercoledi». Non si ha alcuna notizia dei lavori di messa in sicurezza del Cie gradiscano, che riguardano il ripristino della rete a infrarossi, il potenziamento del circuito di vidosorveglianza interna, ma anche il riposizionamento degli ”offendicula”, ovvero la sezione ricurva in ferro inizialmente posizionata in cima alle recinzioni e fatta rimuovere per “ragioni umanitarie” dalla commissione parlamentare de Mistura. Quello che rimaneva dei sistemi di sorveglianza, come telecamere e infrarossi, era stato invece danneggiato nel corso delle pesanti rivolte di dicembre 2008 e agosto 2009
Messaggero del 07/05/10
Fuga dal Cie, riescono a dileguarsi in nove
GRADISCA. Nove immigrati clandestini dileguati e uno ricoverato all’ospedale di Gorizia per una frattura al piede. È il bilancio della fuga di gruppo messa in atto mercoledì sera da alcuni ospiti del Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di via Udine mentre per una decina di loro il piano è stato sventato dall’immediato intervento delle forze dell’ordine adibite alla sorveglianza della struttura. La prima fuga di massa del 2010, stando a quanto si è potuto apprendere, sarebbe stata inscenata poco dopo le 22 di mercoledì da una ventina di immigrati clandestini, ma non certo improvvisata. Nel corso delle perquisizioni, scattate subito dopo l’accaduto, infatti, le forze dell’ordine hanno scoperto come il gruppetto sia riuscito a raggiungere il tetto della struttura forzando una grata di ferro posizionata sul soffitto, in coincidenza dell’atrio di una delle stanze della zona notte. Da lì una quarantina di metri prima di raggiungere le recinzioni perimetrali. In nove, come detto, sono riusciti a scavalcarle dileguandosi nei campi retrostanti la struttura di via Udine mentre per un decimo fuggiasco il sogno della libertà è rimasto tale a causa della rovinosa caduta dalla barriera in ferro. Recuperato dagli agenti di polizia, l’uomo è stato subito trasportato nell’infermeria del Cie, dove il personale medico ha immediatamente disposto il ricovero in ospedale. Frattura composta del piede destro il responso delle radiografie che hanno convinto i sanitari del nosocomio goriziano a determinare il ricovero, con una prognosi di 35 giorni. Dei nove immigrati riusciti a far perdere le loro tracce, invece, sono uno è già stato identificato e anche se dalla lista identificativa del personale del Cie risulta che i componenti della fuga siano tunisini e algerini, oltre a un libico. Quanto accaduto mercoledì sera non è l’unico indizio di una tensione in crescita nel centro di identificazione ed espulsione di via Udine, dove nei giorni scorsi si sono registrate due distinte aggressioni da parte di immigrati ai danni di altrettanti operatori del consorzio cooperativistico Connecting Peole di Trapani, dal 2008 ente gestore dei servizi interni del Cie gradiscano. Recentemente, inoltre, un poliziotto è stato aggredito con l’asta di una flebo mentre stava sorvegliando, in ospedale, un immigrato ricoverato nel nosocomio goriziano. (ma.ce.)