Il Piccolo
24/02/11
Cie, Connecting People punta ad avere la gestione
GRADISCA Potrebbe slittare di qualche giorno l’affidamento della nuova gestione di Cie e Cara. La Prefettura di Gorizia conta di chiudere la procedura d’appalto entro la prossima settimana. In lizza potrebbero esservi infatti una o addirittura due concorrenti in più: ovvero quelle che hanno presentato istanza di riammissione alla gara dopo essere state temporaneamente escluse dal lotto di quattro aziende individuate dalla Prefettura. Stretto il riserbo dell’ente governativo sui nomi delle due imprese che hanno formalizzato istanza di riammissione: più che probabile comunque che uno sia l’attuale gestore delle strutture per immigrati, la siciliana Connecting People. Sull’eventuale riammissione della coop trapanese – che cura i servizi interni del Cie dal 2008 e del Cara dal 2009 – si esprimerà l’Avvocatura dello Stato. «Il parere è atteso ad ore, poi concluderemo la procedura: auspicabilmente entro la prossima settimana» spiega la responsabile della Prefettura, dott.ssa Gloria Allegretto. La gestione del Cie e Cara come noto è prorogata sino a lunedì 28 febbraio. Gli altri soggetti in lizza per la gestione di Cie e Cara (15 milioni di euro sino al 2014) sono la coop goriziana Minerva, che ricompare nella storia del Cie dopo averlo gestito dalla sua apertura nel 2006 sino al primo cambio di testimone; il Sovrano ordine di Malta; la coop Albatros di Caltanissetta e, infine, la coop La Ghirlandina di Modena, in consorzio temporaneo d’impresa con la Confraternita della Misericordia. Oltre a Connecting People erano state inizialmente escluse per carenza documentale In Vita spa di Udine, coop Sisifo di Palermo e il consorzio temporaneo d’impresa fra un soggetto francese e due associazioni italiane. All’esame della Prefettura vi sono attualemente l’offerta economica e i dettagli tecnici presentati dalle partecipanti. Intanto gli operatori del Cie tornano a fare sentire la propria voce, protestando per i nuovi ritardi nell’erogazione degli stipendi da parte dell’ente gestore, che a sua volta vanterebbe dei crediti pregressi. Gli operatori sarebbero in attesa dei pagamenti da una settimana. «Una situazione che si ripete regolarmente- denunciano – e che non fa che alimentare l’incertezza sul nostro futuro». Luigi Murciano
Preoccupazione dopo la proposta del ministro Maroni di svuotare i Cara, centri per la richiesta di asilo
Di Luigi Murciano GRADISCA Svuotare i Cara (centri per richiedenti asilo) per fare fronte all’emergenza sbarchi di Lampedusa. Emergenza che potrebbe esplodere con la grave situazione libica. E’ la proposta-shock che il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha ribadito nell’incontro al Viminale con il sindaco della località siciliana, Bernardino De Rubeis. Non è però ancora chiaro se il provvedimento in via di approvazione riguarderà anche il Cara di Gradisca. «Non ci è stato comunicato ancora nulla, nè a livello ufficiale nè ufficiosamente. Ad ogni modo, se questo sarà deciso, ci faremo trovare pronti» spiega il Capo di Gabinetto della Prefettura di Gorizia, Massimo Mauro. Si tratta di capire se e quando diventerà operativo il cosiddetto “Villaggio della solidarietà” di Mineo per richiedenti asilo, con una capienza di circa settemila posti. Nel nuovo centro il Viminale vuole fare confluire tutti i richiedenti asilo presenti nel Paese. E così i Cara, svuotati, potranno accogliere gli immigrati sbarcati sulle coste siciliane. Un vero e proprio travaso che però ha fatto gridare allo scandalo le associazioni umanitarie che si occupano di diritti dei migranti. Per Laura Boldrini, portavoce dell’Unhcr, l’agenzia per i rifugiati dell’Onu, il provvedimento sarebbe «preoccupante perche’ andrebbe a sradicare persone che hanno già avviato un percorso di integrazione in varie città italiane». Fanno eco le associazioni del territorio: «Si andrebbe verso una scandalosa deportazione di massa, cambiando in corsa le regole e trasformando di fatto i Cara in Cie». Severo anche il giudizio dei sindacati di Polizia, perplesso il primo cittadino di Gradisca Franco Tommasini. Intanto al Cie (ospita una trentina di tunisini trasferiti proprio da Lampedusa) la tensione rimane entro i livelli di guardia. È iniziato pure uno sciopero della fame, sembra rientrato
Messaggero Veneto del 23/02/11
Maroni: trasformare i Cara in Cie Sap e sindaco bocciano il ministro
GRADISCA. «La struttura per extracomunitari di Gradisca d’Isonzo non è in grado di reggere un simile peso, né il territorio isontino è preparato, come organico di forze dell’ordine, a sostenere un tale impatto di immigrati»: il segretario provinciale del sindacato di polizia Sap, Angelo Obit, critica pesantemente l’idea formulata dal ministro dell’Interno, il leghista Roberto Maroni, annunciata pochi giorni or sono, di trasformare tutti i Cara (cioè i Centri di accoglienza per i richiedenti asilo) sparsi nell’intera penisola in Cie (vale a dire i Centri d’identificazione ed espulsione) per ospitare i clandestini sbarcati a Lampedusa. Da notare che Gradisca ospita entrambi i tipi di centro. La capienza del Centro di identificazione ed espulsione di via Udine, a Gradisca, è di 234 posti, anche se attualmente alcuni settori non sono utilizzati per via di una serie di lavori in corso.
La mensa, per esempio, è chiusa da anni e gli immigrati mangiano nelle proprie stanze. Sommando i posti del Cara (che sono altri 134), la struttura isontina ospiterebbe a regime, se le intenzioni del ministro Maroni fossero tradotte in realtà, 368 clandestini: si tratterebbe, dunque, di quasi 400 persone. «Si creerebbe una concentrazione estremamente pericolosa di immigrati – ha osservato Obit – e questo costituirebbe un serio problema in una realtà come quella della provincia di Gorizia. Noi come sindacato di polizia siamo fermamente contrari all’intenzione del ministro, che è davvero una pessima intenzione. Auspichiamo pertanto che non venga assolutamente messa in pratica».
L’idea del titolare del Viminale era di utilizzare il Villaggio della solidarietà di Mineo, in provincia di Catania, per alloggiare tutti i richiedenti asilo ospitati nei Cara e distribuire in queste strutture, rimaste vuote, i clandestini sbarcati a Lampedusa.
Secondo il segretario provinciale di Gorizia del Sap, peraltro, servirebbero anche diversi interventi di riconversione del Cara di Gradisca d’Isonzo per destinarlo alla nuova funzione. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il sindaco della cittadina della fortezza Claudio Tommasini: «Francamente allo stato attuale non so cosa sia peggio. Il Cara ci crea problemi per via degli ospiti che girano per la nostra città, anche se ormai siamo riusciti a stabilire un rapporto di scambio e accoglienza. Se ora trasformano il Cara in Cie – aggiunge il primo cittadino gradiscano –, avremo altri tipi di problemi. Dunque, continuo a battermi contro i mulini a vento e ad augurarmi, pur comprendendo le difficoltà in questo clima di emergenza, che chiudano prima o poi tutto, Cara e Cie. Siamo convinti, difatti – conclude il sindaco Tommasini – che qualsiasi variazione delle strutture comporterà solamente maggiori difficoltà e problemi; soltanto la chiusura, invece, può migliorare la situazione».
Ilaria Purassanta