Le cose “scoperte” da Pustetto sono già da tempo stranote e, nonostante siano passati ben 20 giorni da quando ha fatto la richiesta di entrare alla visita vera e propria, la situazione che ha trovato è pesantissima.
Chissà quante cose hanno “coperto” o nascosto in questi giorni.
Dal Piccolo del 15/12/10
Pustetto: «Nel Cie regole poco chiare»
GRADISCA Una richiesta formale al governatore del Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo «affinchè ogni singolo consigliere regionale si rechi in visita al Cie». È l’iniziativa che sarà intrapresa nelle prossime settimane dal consigliere regionale di Sinistra Ecologia e Libertà, Stefano Pustetto. L’esponente vendoliano ha visitato il centro immigrati di Gradisca, a oltre 20 giorni dalla sua prima domanda di ingresso seguita ai gravi episodi di autolesionismo riportati dal Piccolo. Nel suo sopralluogo, durato quasi cinque ore, Pustetto è stato accompagnato da funzionari di Questura e Prefettura e dalla direzione del Cie. Al termine della visita, il giudizio del consigliere regionale sulla struttura è durissimo. «Un luogo non degno di un Paese democratico – le sue prime parole – dove un reato amministrativo è punito con un trattamento che non si vuole definire carcerario, ma che nella pratica è persino peggio della detenzione. Se non altro i penitenziari sono tranquillamente visitabili, mentre dei Cie pare non si possa sapere nulla. Nonostante le mie richieste non ho potuto visionare un regolamento interno o i capitolati dell’appalto». «Già il palleggio di responsabilità fra Viminale e Prefettura di Gorizia sulla mia visita o quella dei giornalisti – prosegue Pustetto – non faceva presagire niente di buono, ma l’impressione è che nei Cie le regole non esistano o siano volutamente poco chiare». Il consigliere nelle sue verifiche dichiara di avere avuto conferma «dell’effettivo verificarsi di almeno due gravi episodi di autolesionismo, i cui protagonisti (i tunisini che si erano cuciti le labbra ndr) sono però stati per tempo trasferiti altrove. Quello che è grave – così ancora Pustetto – è che la funzione stessa del Cie è una contraddizione. Qual è il senso di una struttura definita “di identificazione ed espulsione” se l’80% dei trattenuti proviene dal circuito carcerario e quindi già noto alle autorità? E se hanno scontato già la propria condanna, come si giustifica il supplemento di pena (il trattenimento sino a 6 mesi del decreto Maroni ndr) cui queste persone sono sottoposte? Sorvolando poi – continua Pustetto – sulla assurdità della forzata convivenza fra persone che hanno commesso reati e altre la cui unica colpa è non avere più un posto di lavoro e quindi un documento di soggiorno valido. La verità è che i Cie sono un sistema ipocrita, uno spot elettorale da milioni di euro per chi sui temi della sicurezza ci marcia anzichè risolverli». Pustetto ha posto l’accento sulla qualità dei servizi interni: «Nessuna attività è svolta all’interno, neppure un corso base di italiano. Gli operatori non sono formati, ma imparano il mestiere direttamente sul campo»; le condizioni di assoluta promiscuità «sia al Cie che al Cara, ove vi sono anche famiglie, si dorme in 8 in una stanza», la qualità del cibo, il servizio sanitario: «Ci sono persone che dichiarano di essere stati assistiti da Centri di salute mentale. Posto che possa anche trattarsi di una messa in scena, trovo gravissimo che possano essere imbottite di psicofarmaci anzichè venire verificata la loro condizione in strutture adeguate. È necessario un osservatorio permanente sul Cie di Gradisca e un pressing dei colleghi consiglieri. Li inviterò a visitare uno per uno la struttura – conclude Pustetto – cercando di mettere sabbia negli ingranaggi di un sistema che sfugge a ogni regola democratica propria di un Paese civile» (l.m.)