CIE DI GRADISCA: lettera dei detenuti, continua lo sciopero della fame

Noi stiamo scioperando perché il trattamento è carcerario, abbiamo soltanto due ore d’aria al giorno, una al mattino e una la sera, siamo tutti rinchiusi qui dentro, non possiamo uscire.Ci sono tre minorenni qui dentro, sono Tunisini e hanno 16 anni, ci chiediamo come mai li hanno messi qui se sono minorenni?

Il cibo fa schifo, non si può mangiare, ci sono pezzi di unghie, capelli, insetti.
Siamo abbandonati, nessuno si interessa di noi, siamo in condizioni disumane.
La polizia spesso entra e picchia. Circa tre mesi fa con una manganellata
hanno fatto saltare un occhio ad un ragazzo, poi l¹hanno rilasciato perchè
stava male e non volevano casini, e quando è uscito, senza documenti non
poteva più fare nulla contro chi gli aveva fatto perdere l¹occhio.
Ci trattano come delle bestie.
Alcuni operatori (di Connecting People n.d.r.) usano delle prepotenze, ci
trattano male, ci provocano, ci insultano per aspettare la nostra reazione,
così poi sperano di mandarci in galera, tanto danno sempre ragione a loro.
C¹è un ragazzo in isolamento che ha mangiato le sue feci. L¹hanno portato in
ospedale e l’hanno riportato dentro. È da questa mattina che lo sentiamo
urlare, nessuno è andato a vederlo, se non un operatore che l¹ha trattato in malo modo.
Il direttore fa delle promesse quando ci sono delle rivolte, poi passano le
settimane e non cambia mai niente.
Da due giorni siamo in sciopero della fame, e il medico non è mai entrato per
pesarci o per fare i controlli, entra solo al mattino per dare le terapie.
Continueremo a scioperare finchè non cambieranno le cose, perché 6 mesi sono
troppi e le condizioni troppo disumane.
Questo non è un posto ma un incubo, perché siamo nella merda, è assurdo che si
rimanga in queste gabbie. Sappiamo che molta gente sa della esistenza di
questi posti e di come viviamo.E ci si chiede, ma è possibile che le persone solo
perchè non hanno un pezzo di carta debbano essere rinchiuse per 6 mesi della loro vita?

Reclusi del CIE di Gradisca

 

Dal Piccolo del 15/09/10

Sciopero della fame al Cie

 

GRADISCA Dopo la rivolta di lunedì sera la situazione all’interno del Cie è tornata ad avere una parvenza di normalità. Continua però lo sciopero della fame degli immigrati. Gli ospiti avevano inscenato la protesta contro il provvedimento di “confino” nelle proprie stanze deciso dalla Prefettura dopo i tumulti del 28 agosto scorso, incendiando in almeno cinque camerate materassi e suppellettili. Secondo una ricostruzione della stessa Prefettura l’azione era volta a coprire un tentativo di fuga – non riuscito – di una ventina di immigrati. Agenti e militari sono intervenuti nelle celle in assetto antisommossa per sedare la rivolta ed estinguere le fiamme, ma a quanto è emerso l’azione non ha fatto registrare feriti nè fra gli ospiti, nè fra le forze dell’ordine. Cinque clandestini, comunque, sarebbero stati portati via a braccia dalle camere in seguito allo svenimento per le esalazioni del fumo e sono stati medicati in loco. Nella tarda serata di lunedì la Prefettura aveva parzialmente revocato il provvedimento restrittivo degli immigrati, che hanno potuto ricominciare ad accedere alle aree esterne, seppure soltanto in forma alternata e controllata. Intanto i lavori di ripristino dei sistemi di sicurezza all’interno del Cie potrebbero concretizzarsi entro l’anno. Dopo le rassicurazioni della Prefettura, anche l’assessore regionale Federica Seganti lo ha ribadito in un incontro con i rappresentanti dei sindacati di Polizia svoltosi a Udine. La giunta Tondo intercederà con il ministero dell’Interno per una rapido avvio dell’intervento, i cui costi sono ancora top secret ma – secondo indiscrezioni – saranno meno dispendiosi dell’intervento che nel 2007 aveva portato alla rimozione dei cosiddetti “offendicula”. In sostanza, ricollocare le sezioni ricurve normalmente poste in cima alle recinzioni costerà comunque meno che averle tolte. Si parla in ogni caso di un maquillage di alcune centinaia di migliaia di euro. Oltre che il riposizionamento di alcune sezioni delle recinzioni, il maxi-intervento l’adeguamento dei sistemi di sicurezza passivi: in particolare, il ripristino del sistema di telecamere a circuito chiuso e del sistema anti-intrusione a infrarossi . Luigi Murciano

 

Dal Piccolo del 15/09/10

Gradisca, sciopero della fame al Cie

 

Protesta GRADISCA D’ISONZO. Resta alta la tensione al Cie (Centro di identificazione e espulsione) di Gradisca d’Isonzo dove, da lunedì mattina, è in corso lo sciopero della fame da parte di circa 120 immigrati clandestini. Una forma di protesta decisa in risposta al provvedimento restrittivo deciso dalla Prefettura di Gorizia che, a seguito degli incidenti verificatisi nel corso della rivolta del 28 agosto, ha limitato l’uscita dalle camerate degli ospiti e l’accesso al cortile esterno. Una disposizione sulla quale è arrivata la precisazione del capo di gabinetto della Prefettura isontina, Massimo Mauro: «Gli ospiti sono stati confinati nelle proprie stanze solo un giorno, quello successivo alla rivolta del 28 agosto, quando si erano resi necessari lavori urgenti di messa in sicurezza della struttura». Poi si è stabilito di alternare le uscite degli immigrati dalle camerate» consentendo l’uscita in cortile di 40 persone al massimo per volta. L’uscita è consentita dalle 9 alle 23. «Un provvedimento – ha spiegato Mauro – deciso per evitare un eccessivo ammassarsi di persone all’esterno che, come si è più volte palesato, può dar origine a una forza d’urto per attaccare le forze ordine e tentare fuga». Il provvedimento lunedì sera ha provocato una reazione violenta: bruciati materassi e suppellettili varie. Nel tentativo di spegnere le fiamme due operatori dell’ente gestore sono rimasti ustionati alle braccia. Nuovi disordini si sono registrati verso le 4 di ieri, quando c’è stato un nuovo tentativo d’incendio in alcune delle 19 stanze (5 sono ancora fuori uso dopo i disordini di agosto) in cui sono confinati gli ospiti e un fitto lancio di bottiglie e altri oggetti verso gli operatori dell’ente gestore. Sono state danneggiata anche alcune finestre in vetro anti-sfondamento posizionate nell’area di confine tra zona interna e esterna. Marco Ceci