GDF Suez compra tutto: acqua, energia e libertà dei migranti
Dopo il “caso-Mineo”, è in arrivo il secondo caso di privatizzazione spinta in fatto di reclusione dei migranti. Dal 1 giugno, infatti, in caso di rigetto del ricorso del Consorzio Connecting People (precedente gestore), il Centro di Identificazione ed Espulsione (CIE) e il Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo (CARA) di Gradisca d’Isonzo (Gorizia) saranno gestiti da una multinazionale francese della detenzione (di migranti e non) legata a filo doppio a Gdf-Suez.
Aggiudicataria della gara d’appalto indetta dalla locale prefettura è infatti l’associazione temporanea d’impresa (ATI) che vede capofila la società francese GEPSA, in associazione con l’altra società francese Cofely Italia, la cooperativa romana Synnergasia e l’associazione agrigentina Acuarinto.
La privatizzazione della carcerazione in Italia passa, quindi, attraverso la detenzione amministrativa delle persone straniere, vero e proprio “laboratorio” per la prossima estensione alle carceri del modello statunitense di gestione della pena detentiva.
Con l’aggravante, se così si può dire, che la struttura comprende anche la gestione dell’adiacente Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo, che per legge non prevede (a differenza del CIE) il trattenimento coatto dei suoi occupanti. Ciononostante, la sua conduzione sarà tra breve affidata alle società che qui sotto esaminiamo.
Iniziamo da Gepsa: l’acronimo sta per Gestion Etablissements Penitenciers Services Auxiliares: una SpA francese con sede in rue Henri Sainte-Claire Deville a Rueil-Malmaison, che (sito ufficiale di Cofely-GDF Suez), che – traduciamo dal sito – è una “filale di Cofely” e “partecipa al funzionamento di stabilimenti penitenziari nel quadro dei mercati multitecnici e multiservizi”. Gepsa nasce nel 1990 e viene definita come “uno dei partner principali dell’Amministrazione Penitenziaria [francese, NdA]”, per cui “interviene in 15 stabilimenti a gestione mista”. Tra le sue finalità c’è quella di “riavvicinare le persone detenute al mercato del lavoro”. Inoltre Gepsa gestisce in Francia, “per conto del Ministero degli Interni, 4 centri di detenzione amministrativa, oltre alla base militare di Versailles Satory per conto del Ministero della Difesa”. Quanto al suo dimensionamento, conta su 270 collaboratori, 34 stabilimenti gestiti in Francia (tra cui i centri di detenzione amministrativa); inoltre forma 1500 persone detenute e propone 1600 proposte di avviamento al lavoro ogni anno, che diventano 182 inserimenti professionali effettivi.
Come si è detto, Gepsa è una filiale di Cofely, società del gruppo multinazionale GDF-Suez, in testa alle classifiche mondiali delle privatizzazioni dei servizi energetici: Cofely, in articolare, si occupa di energie alternative: la sua presenza all’interno del partenariato è la meno attinente al tema, ma è pur vero che Cofely rappresenta all’esterno il marchio GDF Suez.
Molto più attinenti al tema dell’immigrazione le realtà italiane coinvolte: della cooperativa Synergasia, sede a Roma, si sa che dal 21 luglio 2010 gestisce, in accordo con l’Ufficio della Commissione Nazionale Immigrazione, il sito WikiMigration: se ne può quindi prevedere un intervento nel campo della comunicazione interna ed esterna alle strutture. Piuttosto sorprendente, infine, la presenza nell’ATI dell’associazione Acuarinto di Agrigento, organizzazione fino ad oggi attiva nel campo della promozione sul proprio territorio di interventi a favore di migranti e rifugiati.
5 maggio 2011
Roberto Guaglianone – Attac Saronno