Dal Piccolo del 23/11/10
ALTA TENSIONE
di LUIGI MURCIANO GRADISCA Nei Cie italiani scoppia la rivolta silenziosa. Quella dell’autolesionismo dei migranti, che si cuciono le labbra con ago e filo per protestare contro tutto e tutti: la Bossi-Fini, il decreto Maroni che ha allungato a sei mesi la permanenza nelle strutture di identificazione, ma anche contro il loro imminente rimpatrio e le condizioni di vita all’interno delle strutture. Un silenzioso tam tam e – secondo gli inquirenti – forse anche una regia occulta dall’esterno sta unendo in queste ore i clandestini reclusi nei Cie di Gradisca d’Isonzo e Torino: almeno una quindicina di loro (quattro i casi accertati nella struttura gradiscana), principalmente di etnia maghrebina, si sono clamorosamente cuciti le labbra nelle ultime 48 ore. In massima parte si tratterebbe di irregolari tunisini che attendevano a giorni il rimpatrio. Decine di altri immigrati, in segno di solidarietà, nelle ultime ore hanno invece ingerito lamette, batterie, forbicine per le unghie, vetri rotti. È successo a Torino, nel Cie di corso Brunelleschi, come Gradisca e anche a Lamezia Terme, in Calabria. Tensione alta negli ultimi giorni anche a Bologna e Bari. A quanto si apprende, dei quattro immigrati che a Gradisca si sono cuciti la bocca con ago e filo uno solo è stato ricoverato in ospedale. Trasportato a Cattinara, è riuscito a eludere la sorveglianza e fuggire. Gli altri tre migranti in protesta, secondo fonti vicine alla Questura goriziana, rifiuterebbero invece le cure. Nel Cie isontino la tensione rimane altissima. Alcuni padiglioni del centro di fatto sono in mano agli immigrati. Ieri all’ex Polonio si è registrata la seconda rivolta in pochi giorni. Dopo la protesta inscenata nella notte fra venerdì e sabato, con una quindicina di immigrati saliti sui tetti nel tentativo (non riuscito) di darsi alla fuga, ieri attorno alle 16 è scoppiato un incendio: gli immigrati hanno dato fuoco a coperte, lenzuola, materassi e suppellettili, rendendo necessario l’intervento dei Vigili del fuoco. Sabato pomeriggio, in seguito all’interruzione anticipata dell’ora d’aria, quattro reclusi del Cie di Gradisca avrebbero invece ingerito delle lamette. Due di loro, rinchiusi nella Zona blu – quella a maggiore rischio – sono stati trasportati al Pronto soccorso mentre gli altri, rinchiusi nella Zona rossa, sono rimasti all’interno del Cie. A Gradisca sono approdati due casi eclatanti: quello di un cittadino tunisino che ha presentato ricorso contro l’espulsione in quanto gay (nel Paese d’origine l’omosessualità è un reato punito con il carcere) e un cittadino indiano passato dalle telecamere di “Annozero”, durante il presidio di solidarietà agli immigrati abbarbicati sulla gru di Brescia, a una cella del Cie. Nella struttura partiranno a dicembre (per 1 milione e 600mila euro) i lavori di potenziamento della sicurezza. Il Cie sarà svuotato, ma non è dato sapere se al termine dell’intervento sarà portato alla sua capienza reale di 250 posti o se verrà mantenuta quella attuale (non più della metà). Secondo i sindacati di polizia un centro a pieno regime diverrebbe “una polveriera” più di quanto già non sia
Dal Messaggero Veneto del 23/11/10
Non vogliono essere rimpatriati 20 immigrati tentano la rivolta
GRADISCA D’ISONZO. Ancora una giornata di tensione al Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Gradisca d’Isonzo, dove ieri pomeriggio una ventina di immigrati tunisini in procinto di essere rimpatriati ha inscenato una rivolta appiccando il fuoco a materassi e coperte in due camere della struttura. Una fitta colonna di fumo si è levata dalla struttura isontina, costringendo gli operatori dell’ente gestore a richiedere, poco dopo le 16, l’intervento dei vigili del fuoco. Situazione tornata in sicurezza dopo poco più di mezz’ora, sotto la supervisione delle forze dell’ordine adibite al servizio di vigilanza, subito riuscite a sedare il tentativo di rivolta. Nella notte tra domenica e ieri, invece, fuga riuscita per un immigrato tunisino, riuscito a eludere la sorveglianza mentre si trovava al pronto soccorso dell’ospedale di Gorizia, dove era stato trasferito a seguito di una ferita autoprocurata al braccio.