CIE DI GRADISCA: condanne e “compesazioni”

Da Il Piccolo del 20/09/10

Condanne ed espulsioni agli istigatori delle rivolte nel Cie

 

GRADISCA Un cittadino dell’Honduras fuggito il 15 agosto scorso dal Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Gradisca d’Isonzo è stato bloccato dalla polizia a Treviso al Pronto soccorso dell’ospedale “Cà Foncello”, dove si era recato per una medicazione. L’uomo, che durante l’evasione si era ferito ad un braccio, aveva fatto ricorso quello stesso giorno alle cure dei medici dell’ospedale di Gorizia, i quali avevano avvertito la Questura. All’arrivo degli agenti, però, lo straniero era già scappato. Per l’immigrato è scattato il decreto di espulsione ed è stato quindi accompagnato alla frontiera. Secondo le forze dell’ordine il 29 enne honduregno E.T. il 15 agosto scorso aveva architettato un’evasione di massa dal Cie. L’uomo si trovava nella struttura in seguito a una condanna a tre anni di carcere per rapina. Nei tumulti di Ferragosto gli immigrati avevano appiccato degli incendi ed in una ventina avevano approfittato della baraonda per scappare. Una cosa organizzata anche con altri Cie sparsi per la Penisola. Durante la fuga, però, si era ferito in maniera seria ad un braccio con il filo spinato. Il giorno dopo si era presentato come detto all’ospedale di Gorizia per essere medicato. I sanitari avevano avvertito le forze dell’ordine, ma lui era riuscito a scappare nuovamente. Da lì si era spostato in provincia di Treviso, dove ha dei parenti. La polizia l’ha atteso per gironi al Ca’ Foncello, dove si sapeva prima o poi sarebbe arrivato per farsi medicare la profonda ferita. L’honduregno è rimasto di stucco quando si è trovato i poliziotti ad aspettarlo: non ha neppure provato a scappare. Immediata l’attuazione della procedura per l’espatrio. Sono invece stati condannati nei giorni scorsi a otto mesi di reclusione, senza condizionale, i due maghrebini accusati di aver capeggiato la rivolta scoppiata nella notte fra il 28 e il 29 agosto al Cie di Gradisca, che ha causato sei feriti tra i militari di guardia. La sentenza ha riconosciuto gli imputati colpevoli del reato di violenza a pubblico ufficiale: caduti invece i capi di imputazione relativi a lesioni e danneggiamento, dei quali erano stati accusati in un primo momento gli immigrati. Il processo è stato celebrato al Tribunale di Gorizia con la formula del rito abbreviato. L.A., 24enne marocchino, e G.N., 25enne tunisino sono detenuti nella casa circondariale di via Barzellini. I due erano già stati condannati lo scorso anno a otto mesi di reclusione per violazione della Bossi-Fini. (l.m.)

 

Dal Messaggero Veneto del 18/09/10

«Dovete aiutarci sul Centro immigrati»

 

GRADISCA. «Dovete aiutarci». Due parole, quelle rivolte dal sindaco Franco Tommasini allo Stato e alla Regione, che non lasciano dubbi sull’impatto che la presenza di Cie e Cara «hanno provocato non soltanto sulla sicurezza, ma anche sull’immagine e sull’economia di Gradisca d’Isonzo e, più in generale, dell’intero territorio isontino». Un’esplicita, forte richiesta d’aiuto, quella del primo cittadino gradiscano, fatta nel corso della tavola rotonda sulle due strutture per immigrati di via Udine svoltosi ieri mattina a palazzo Torriani. Assenti il prefetto Maria Augusta Marrosu (colpita da un lutto familiare) e il questore Pier Riccardo Piovesana, alla conferenza sono intervenuti l’assessore regionale alla sicurezza, Federica Seganti, i parlamentari Angelo Compagnon (Udc), Federico Fedriga (Lega Nord), Isidoro Gottardo e Ferruccio Saro (Pdl), Ivano Strizzolo e Flavio Pertoldi (Pd), i consiglieri regionali Giorgio Brandolin (Pd), Gaetano Valenti (Pdl), Federico Razzini (Lega Nord), Roberto Marin (Pdl) e Roberto Antonaz (Rifondazione comunista), oltre al presidente della Provincia di Gorizia, Enrico Gherghetta, e le rappresentanze dei Comuni isontini, tra cui i sindaci di Gorizia, Ettore Romoli, e Monfalcone, Gianfranco Pizzolitto. «Siamo sempre stati e rimaniamo contrari al Cie – ha esordito Tommasini –, ma stiamo ugualmente provando a conviverci. La verità, però, è che il Cie in primis e, seppur per altri motivi, il Cara comportano problematiche insostenibili per la nostra comunità, anche perché non è più solo una questione di sicurezza: il contraccolpo provocato dalla presenza delle due strutture sull’immagine, sul turismo e sul commercio, i capisaldi della nostra economia, sono devastanti. Non chiediamo compensazioni a nessuno, ma gli stanziamenti per la sola sicurezza non sono sufficienti, sono anche altri i problemi che vanno affrontati e che il Comune, i Comuni dell’Isontino non possono affrontare da soli». Sul tema della sicurezza è stato l’assessore Seganti a rassicurare. «In questi due anni sono state tante le problematiche affrontate per alleggerire i problemi che il Cie ha inevitabilmente, Stato e Regione non sono rimasti a guardare, qualcosa è stato risolto, ma c’è ancora molto da fare, a cominciare dai lavori di potenziamento della sicurezza interna della struttura. Il progetto è pronto, i finanziamenti anche e contiamo che tali interventi siano eseguiti già entro l’anno. Innalzamento delle recinzioni, utilizzo del plexiglas per evitare lo scavalcamento, sistemi più potenti e moderni di telecamere e sistemi anti-fuga garantiranno un più elevato standard di sicurezza». Marco Ceci

 

Da Il Piccolo del 18/09/10

«Il Cie di Gradisca ci danneggia, lo Stato deve aiutarci»

 

GRADISCA Non solo più sicurezza all’interno della struttura, ma una serie di compensazioni concrete a beneficio di Gradisca e del territorio isontino alle prese col duro impatto del Cie di via Udine. È l’impegno bipartisan preso ieri dai parlamentari eletti sul territorio regionale nel corso del vertice tenutosi a palazzo Torriani per discutere le sempre più complesse problematiche connesse al Centro immigrati. Un “carcere per migranti” costato al Paese 17 milioni di euro, e che nel corso delle sempre più frequenti rivolte ed evasioni (una settantina solo negli ultimi mesi) ha subìto dal 2006 ad oggi danneggiamenti per oltre un milione di euro e una fama di autentico groviera nonostante l’impegno delle forze dell’ordine. L’assessore regionale Federica Seganti ha annunciato che i lavori per ripristinare i sistemi di sicurezza del Cie dovrebbero partire entro l’anno. I costi? Per la Seganti le procedure risultano secretate e non ne è stato pertanto non si conosce neppure l’ammontare dei costi. La presenza del Cie è una ricaduta negativa troppo dura da sopportare secondo la giunta comunale, col sindaco Tommasini che ha rinnovato con forza il suo grido d’aiuto nel corso del summit con parlamentari (Compagnon dell’Udc, Fedriga della Lega, Gottardo e Saro del Pdl, Strizzolo e Pertoldi del Pd), l’amministrazione regionale rappresentata dall’assessore Seganti e dai consiglieri Razzini, Valenti, Marin, Brandolin, Antonaz, la Provincia col presidente Gherghetta e l’assessore Morsolin e i primi cittadini di Gorizia, Sagrado, Farra e Romans. «Siamo stati in questi quattro lunghi anni l’unico comune del Nordest a dover subire il pesante fardello di ospitare una struttura problematica come il Cie – ha affermato Tommasini .- La nostra posizione non cambia di una virgola: sogniamo la chiusura del centro anche se sappiamo bene che si tratta di un’utopia. Ma non possiamo più assistere impotenti al danno economico e d’immagine che una simile presenza cagiona al territorio». «Le istituzioni, Prefettura, Questura e Regione in primis – ha sottolineato Tommasini – ci sono state indubbiamente vicine. Ora crediamo che anche dallo Stato debba giungere finalmente un segnale preciso. Va bene la sicurezza all’interno del Cie, adesso però servono provvedimenti concreti anche per il territorio», ha concluso il sindaco, pur guardandosi bene dal pronunciare il termine “compensazione”. La sua collega Pian di Sagrado ha chiesto anche un sostegno concreto alle attività di inclusione sociale che i comuni hanno attivato per i richiedenti asilo del vicino Cara. Il termine “compensazione” invece è comparso in parecchi interventi del folto numero di autorità presenti, in particolare dei parlamentari intervenuti.

 

Messaggero Veneto del 19/09/10

La Regione: avanti decisi con la Tav

 

SAN GIORGIO. «La Bassa Friulana è una zona cruciale per infrastrutture che la attraversano per la sua vocazione industriale e turistica: per questo nella conferenza regionale del 27 settembre, tratteremo anche i temi relativi alla terza corsia della A4, all’Alta Velocità, alla portualità, all’interporto di Cervignano, e della ferrovia perché proprio la Bassa costituisce la parte terminale di quel corridoio Nord Sud Adriatico-Baltico alla quale la Regione guarda con grande attenzione». Riccardo Riccardi, assessore regionale a Mobilità e Infrastrutture di Trasporto, delegato alla Protezione civile, parlando del Corridoio 5, o Alta velocità/Alta capacità, ha ribadito «che la Regione prosegue nelle attività necessarie alla realizzazione della Tav in Friuli Venezia Giulia. La progettazione va avanti e l’obiettivo sarà raggiunto il 31 dicembre, con la consegna da parte dell’Italia del progetto preliminare del tracciato Venezia-Ronchi, anche per non perdere i benefici comunitari. Riccardi, ha inoltre sottolineato che la predisposizione del tracciato va avanti in base alle intese già sottoscritte nella precedente legislatura, le quali, pun non avendo incontrato l’unanimità dei consensi (mancano quelli di Porpetto e Villa Vicentina), ha ottenuto una larga adesione dei comuni coinvolti. «Noi siamo a disposizione per un confronto teso ad allargare il consenso, ma non possiamo pensare che il progetto di un’opera strategica per la Regione Fvg e per l’Italia, possa essere fermata». In merito alla sua presenza a Porpetto al convegno del 15 ottobre organizzato dai comitati No Tav, presente anche l’europarlamantare del Pd Debora Serrachiani, Riccardi è ben conscio di andare «nella gabbia dei leoni, ma ci vado – afferma deciso – e non sarò per nulla intimorito: sono disponibile a dare risposte alle domande a confrontarmi sulle idee e sulle proposte per arrivare alla massima condivisione del progetto della Tav, ma sia ben chiaro che la Regione va avanti». L’assessore regionale, ricorda che, come ci si è confrontati con istituzioni, comitati e cittadini per il tratto Trieste-Divacja, la Regione è disponibile anche per il tratto della Bassa Friulana, ma non è disponibile a bloccare un progetto che ritiene essenziale per il futuro e lo sviluppo della regione Fvg, e dell’intero Paese. Intanto i comitati No Tav, affilano le armi in attesa del 15 ottobre, per cercare di mettere in difficoltà l’assessore. Interessante sarà anche capire quale sarà la posizione che l’europarlamentare Serrachiani adotterà sull’argomento Av/Ac, meglio nota come Tav e Corridoio 5. Francesca Artico