Dal Messaggero Veneto del 25/02/11
Nuova sommossa al Cie di Gradisca: cinque arresti
GRADISCA D’ISONZO. Nuova rivolta al Cie di Gradisca d’Isonzo, cinque arresti. Una sessantina di immigrati, ieri mattina, a partire dalle 10.30, è insorta, appiccando il fuoco, una dopo l’altra, a sette camerate nella zona blu.
Hanno ammassato i materassi, le lenzuola, carte e documenti e li hanno poi dati alle fiamme con un accendino. L’incendio è stato circoscritto dopo un’ora e mezza dai Vigili del fuoco. Tre camerate sono state seriamente danneggiate, in particolare ai soffitti. Nessuno è rimasto invece ferito o intossicato dal fumo.
La Squadra mobile della Questura di Gorizia è riuscita a individuare i responsabili dell’ultimo incendio: si tratta di cinque tunisini, arrivati una decina di giorni fa da Lampedusa e ora in carcere per danneggiamento aggravato.
«Il Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca è una polveriera – ha osservato il segretario provinciale del Sap Angelo Obit –. Episodi di questo genere sono all’ordine del giorno. Un incendio è stato appiccato anche la scorsa settimana. Gli ospiti del Cie danno fuoco alle loro stanze perché sperano di essere liberati per carenza di posti nella struttura».
Il limite di capienza attuale del Cie di Gradisca, visti anche i lavori di ristrutturazione in corso nella zona verde, dovrebbe essere di 130 posti. Fino a ieri – prima cioè che fossero operati gli arresti e i cinque immigrati fossero tradotti al carcere di Gorizia – gli ospiti erano invece 141, al di sopra dunque del limite fissato per le condizioni della struttura. Il sovraffollamento è dovuto all’arrivo, dieci giorni fa, di una cinquantina di tunisini, sbarcati a Lampedusa e poi trasferiti a Gradisca.
Si teme ora l’arrivo di profughi libici, dopo che nei giorni scorsi il ministro dell’Interno Roberto Maroni aveva ventilato l’ipotesi di trasformare il Villaggio della solidarietà di Mineo a Catania in un immenso Cara, riconvertendo tutte le strutture analoghe esistenti a livello nazionale – e dunque anche Gradisca – in Centri di identificazione ed espulsione, per poter così fronteggiare l’emergenza dell’immigrazione dalla Libia.
Un’intenzione che ha suscitato immediatamente la levata di scudi da parte del Sap di Gorizia. A pieno regime la struttura gradiscana (234 posti al Cie sommati ai 134 del Cara) diventerebbe ingestibile per le forze dell’ordine isontine. Già in queste condizioni, visto il sottodimensionamento dell’organico di stanza al Cie, gli ospiti vengono fatti uscire dalle stanze a rotazione, per poterli tenere meglio sotto controllo ed evitare disordini e sommosse di maggiori proporzioni, come è già accaduto negli anni scorsi. Questa misura precauzionale suscita peraltro fra gli ospiti insofferenza e malumore. Il capo di gabinetto della Prefettura Massimo Mauro ha escluso tuttavia che nei prossimi giorni possano esserci nuovi arrivi nella struttura gradiscana. Nessuna direttiva, a livello ufficiale o ufficioso, è stata impartita dal ministero dell’Interno circa la riconversione dei Cara in Cie.
Ilaria Purassanta
Cie, ancora tensione Operatori senza paga e sotto organico
Gradisca GRADISCA. Ancora momenti di tensione al Cie di via Udine, dove nella mattinata di ieri un gruppo di immigrati ha dato fuoco a materassi e altre suppellettili. Il rogo è stato spento immediatamente e secondo quanto si è potuto apprendere non si sono registrati feriti. La situazione è ritornata subito sotto controllo, ma al Centro di identificazione ed espulsione sono giorni particolarmente intensi, dato che ai 150 immigrati già presenti si sono sommati altri 50 provenienti da Lampedusa in seguito ai continui sbarchi degli ultimi giorni.
Appello dell’Ugl. La segreteria provinciale dell’Unione generale lavoro della Polizia di Stato di Gorizia interviene intanto per esprimere il proprio sconcerto per le rivolte di questi giorni: «Episodi che culminano con incendi e danni gravissimi alla struttura – si legge in una nota – che alla fine toccherà alla nostra comunità pagare». Già nei giorni scorsi l’Ugl della Polizia di Stato di Gorizia aveva richiesto l’integrazione al Cie di un reparto cinofilo con l’intento di scoraggiare tentativi di rivolta. Il segretario provinciale Ugl, Mario De Marco, chiede «un rapido intervento sull’intera situazione organizzativa all’interno della struttura, e che si eviti di lasciare sola la regione Friuli Venezia Giulia, interessando i politici di tutti gli schieramenti politici affinché risolvano questo grave problema con grande senso di responsabilità per creare procedure e leggi più snelle in materia di espulsione». In virtù dei drammatici fatti d’attualità del Nordafrica e dei paesi arabi, la segreteria provinciale auspica che l’Italia non venga abbandonata dal resto d’Europa «a contrastare un fenomeno di immigrazione di massa di proporzioni bibliche, e che si riescano a coinvolgere i paesi nordici che attualmente minimizzano il fenomeno».
Operatori senza paga. Cresce anche il malcontento dei dipendenti del consorzio Connecting people che operano al Cie: il loro intervento è per lamentare nuovamente il ritardo nel pagamento degli stipendi. Come non bastasse, segnalano la difficoltà «nel lavorare costantemente sotto organico, sia come numero di operatori, sia mediatori e addetti alla sanificazione», proprio mentre è cresciuto il numero degli immigrati in seguito dei numerosi sbarchi a Lampedusa. Alle difficoltà oggettive si aggiungono quelle psicologiche: a fine febbraio scade l’appalto della gestione alla Connecting people, e i dipendenti vivono nell’incertezza circa il loro futuro lavorativo. Il consorzio trapanese è stato escluso dalla gara d’appalto per carenza documentale (ammesse dalla Prefettura quattro cooperative: la Minerva di Savogna, il Sovrano ordine di Malta, la Albatros di Caltanissetta e La Ghirlandina di Modena, in consorzio temporaneo d’impresa con la Confraternita della Misericordia), ma due imprese hanno presentato istanza di riammissione alla gara, e sebbene in Prefettura vi sia uno stretto riserbo sui nomi, è altresì probabile che uno dei due soggetti sia proprio la Connecting people. In ballo, lo ricordiamo, c’è una “torta” da 15 milioni di euro per la gestione di Cie e Cara fino al 2014. (g.p.)