Dal Piccolo del 10/02/11 Famiglia etiope con Hiv e tubercolosi al Cie GRADISCA Alla visita d’ingresso al Cara il medico aveva dato parere sfavorevole al loro accoglimento nel centro di accoglienza di via Udine, eppure la famiglia etiope affetta da tubercolosi e Hiv si trova a Gradisca da circa un mese. Il certificato medico dice chiaramente che padre, madre e figlio dovrebbero vivere in una struttura adeguata alle loro condizioni sanitarie. Così però non è. Arrivati in Italia dalla Norvegia, dove avevano vissuto per un anno e mezzo a Oslo, i tre hanno chiesto asilo al nostro Paese. Anche se hanno a disposizione una stanza loro, frequentano comunque gli spazi comuni della struttura gestita da Connecting People. A destare preoccupazione è soprattutto la tubercolosi. La Tbc polmonare è una malattia contagiosa che si può trasmettere per via aerea (tramite saliva, starnuto o colpo di tosse) mediante un batterio. Per trasmettere l’infezione bastano pochissimi bacilli anche se non necessariamente tutte le persone contagiate dai batteri si ammalano subito. La malattia è prevenibile e curabile, ma del 1993 costituisce comunque un’emergenza sanitaria globale anche perché tende a interagire in modo drammatico con il virus del Hiv e la combinazione delle due infezioni è letale: una malattia accelera il decorso dell’altra. L’Hiv indebolisce il sistema immunitario così chi è sieropositivo e viene infettato da tubercolosi si ammala di Tbc molto più facilmente di chi è infetto, ma non sieropositivo. La tubercolosi è la principale causa di morte tra le persone sieropositive. Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, le decine di milioni di profughi che vivono in condizioni precarie in diversi Paesi del mondo sono a rischio. La necessità di tenere sotto controllo la tubercolosi nei campi profughi e rifugiati. Ecco perché la famiglia etiope non dovrebbe stare al Cara di Gradisca. Stefano Bizzi
CARA di Gradisca: assistenza sanitaria negata
Marzo 17th, 2017 | CIE = Lager