da il Messaggero Veneto del 23 febbraio 2012
Appalti al Cie, nuovo blitz in Prefettura
Digos e Gdf hanno acquisito documenti su un secondo filone d’indagine: nel mirino, le procedure di gara del giugno 2011
GORIZIA. Seconda mattinata di lavoro nella Prefettura di Gorizia per la task-force formata da agenti della Digos e da militari della Guardia di finanza, costituita ad hoc dalla Procura della Repubblica di Gorizia, per indagare sul caso di presunta frode in pubblica fornitura al Cie e al Cara di Gradisca d’Isonzo, finito al centro di un’inchiesta coordinata dai pm Luigi Leghissa e Valentina Bossi. Questa volta, però, l’accesso degli inquirenti agli uffici del palazzo di Governo di piazza Vittoria è servito a raccogliere documentazione utile a far luce su un secondo filone d’indagine: le procedure seguite per bandire e poi aggiudicare l’ultima gara d’appalto per la gestione 2011-2014 dei due Centri a un raggruppamento temporaneo d’impresa guidato dalla francese Gepsa.
Appalto aggiudicato con decreto del 24 giugno scorso, ma rimasto in “stand-by”, a seguito del ricorso al Tar proposto dalla “Connecting people” di Trapani – la cooperativa che aveva gestito le strutture isontine fino al 2011 e che continua a mantenerne la conduzione in “prorogatio” – contro la Prefettura goriziana, per ottenere l’annullamento di quello stesso decreto, con il quale avrebbe dovuto avvenire il passaggio di consegne alla ditta vincitrice.
Fatti collegati all’altro filone, dunque, e inseriti nello stesso fascicolo, ma per i quali, al momento, non figura alcuna persona indagata. Anche perchè – fanno sapere i magistrati – molto dipenderà dall’esito che avrà il procedimento in corso davanti al Tribunale amministrativo regionale del Fvg. Ieri, a Trieste, è stata celebrata la prima udienza per la trattazione del merito del ricorso. La sentenza è attesa entro sette giorni. Ma sono gli stessi pm a invitare alla prudenza e a escludere un’immediata corrispondenza tra l’eventuale illegittimità amministrativa e un altrettanto eventuale profilo di illecito penale rispetto alla validità della gara. La situazione, insomma, si presenta ancora molto fluida.
Qualora le carte acquisite in Prefettura ieri mattina dovessero confermare le ipotesi al vaglio degli inquirenti, tuttavia, l’inchiesta si allargherebbe a un nuovo fronte investigativo, riconducibile all’ipotesi di reato della turbativa d’asta. Ipotesi ascrivibile, in astratto, sia ai soggetti che hanno partecipato alla gara, sia a coloro che l’hanno gestita.
Tutta da chiarire anche la vicenda legata alle forniture di beni, che aveva portato il pool di poliziotti e finanzieri in Prefettura la mattina di lunedì e che vede già iscritto nel registro degli indagati il legale rappresentante della “Connecting people”. L’avviso gli è stato notificato in occasione della perquisizione cui la cooperativa era stata sottoposta alcuni mesi fa. Nel mirino, le fatturazioni delle forniture: dalla mensa, all’acqua, alle schede telefoniche. Tutti beni finanziati dal ministero degli Interni, in base a una precisa convenzione, che fissa una quota forfettaria per ciascun ospite.
Gli investigatori intendono dunque verificare la regolarità delle fatture emesse dall’ente gestore: capire, cioè, se siano state conformi rispetto al numero degli immigrati di volta in volta presenti all’interno del Centro di identificazione ed espulsione e del collegato Centro di accoglienza per richiedenti asilo e rispetto a quanto poi erogato dal ministero degli Interni attraverso la Prefettura. Non basta. L’indagine punta anche a verificare se il denaro erogato sia stato poi effettivamente utilizzato, per realizzare i servizi indicati. Da qui, l’ipotesi della frode, anche se – a detta degli stessi magistrati – il confine è talmente labile, da non escludere, in futuro, di formulare anche o riformulare il capo nell’ipotesi di truffa ai danni dello Stato.
Entrata nel vivo l’estate scorsa, l’inchiesta era partita poco più di sei mesi fa sulle ceneri di vecchi procedimenti relativi a vicende non ancora chiarite e collegate a diverse segnalazioni e proteste di ospiti dei due Centri di via Udine.
Dal Piccolo del 23/02/12
Cie, ipotesi di truffa per i trapanesi
di Luigi Murciano wGRADISCA Frode. O persino truffa ai danni dello Stato. Queste le ipotesi di reato avanzate dalla Procura di Gorizia nei confronti della Connecting People di Trapani, attuale gestore di Cie e Cara di Gradisca, per presunte anomalie nelle forniture e nelle fatturazioni. L’esistenza dell’indagine, coordinata dai sostituti procuratori Leghissa e Bossi, era emersa a sorpresa martedì, appena 24 ore prima dell’udienza con cui ieri il Tar di Trieste ha discusso il ricorso del medesimo consorzio siciliano contro la Prefettura di Gorizia. Oggetto del contendere, l’aggiudicazione della gestione del centro immigrati ad una cordata capeggiata dalla francese Gepsa, cui Connecting contesta alcune carenze documentali. La sentenza sarà depositata entro una settimana. Ma intanto a fare rumore è ben altro, e cioè l’indagine della Procura volta a chiarire se la mole di forniture dichiarate da Connecting People alla Prefettura di Gorizia sia regolare. E soprattutto rispondente al reale numero di ospiti presenti nella doppia struttura gradiscana. Sotto la lente l’acquisto dei materiali per l’assistenza alla persona (indumenti, vettovaglie, pasti, medicinali, schede telefoniche, sigarette): materiali che Connecting People deve rendicontare alla Prefettura per ottenere dal Viminale il forfait da 42 euro al giorno per immigrato alla base del contratto. L’inchiesta potrebbe sfociare in un rivolo civile e uno penale: dalla frode in forniture alla truffa allo Stato. L’inchiesta sarebbe scattata già prima dell’estate, dopo alcuni controlli periodici. Sono stati presi in esame pure fascicoli già aperti in passato sulle forniture dell’ultimo biennio. Digos e Guardia di Finanza hanno acquisito documenti nei locali del Cie e altrettanto avrebbero fatto nella sede goriziana della Prefettura. Un avviso di garanzia ha già raggiunto il legale rappresentante di Connecting People. Per la coop trapanese come detto sono ore calde anche su un altro fronte. Ieri al Tar di Trieste si è svolto il dibattimento sul ricorso che Connecting People ha presentato contro l’aggiudicazione della gestione (per il prossimo triennio) alla francese Gepsa in associazione temporanea con le italiane Cofely, Sinergasia e Acquarinto. Una “torta” da 15 milioni di euro. Giunta seconda nell’appalto dell’anno scorso, Connecting (in carica dal 2008) aveva ricorso contro la Prefettura ottenendo il congelamento dell’aggiudicazione e la proroga della propria gestione per un altro anno.