Anarchici in Carnia: seconda parte


Tolmezzo:
una camera del lavoro dell’USI
(1920-1922)
SECONDA PARTE vai alla prima parte
di Mauro De Agostini
(tratto da: Collegamenti-Wobbly: per una teoria critica libertaria. – nuova serie: – a. IV, n. 7, gennaio-giugno 2005)

 

In un precedente articolo (1) si è cercato di delineare le vicende strettamente intrecciate dell’Unione Sindacale Italiana e del movimento anarchico in Carnia tra l’aprile del 1919 e il maggio del 1920.
In una regione povera e montuosa come la Carnia, che alimentava una vasta emigrazione, le gravi distruzioni belliche accompagnate dall’impossibilità di emigrare avevano creato nell’immediato dopoguerra una situazione sociale esplosiva. Nel luglio 1919 il controllo della neocostituita Camera del lavoro della Carnia e del Canal del Ferro era stato assunto da un gruppo di operai anarchici tra i quali spiccavano il meccanico Umberto Candoni, il muratore Lodovico Vergendo, Giuseppe Pillinini, Leonardo De Campo e Gaetano Beorchia di Lauco, Italo e Modesto Machin, Giuseppe e Luigi D’Agaro della roccaforte proletaria di Prato Carnico, Adamo Delli Zuani di Comeglians, Rodolfo Colosetti, Cornelio Linda e Giacomo Diana di Enemonzo.
Il tentativo di traghettare la Camera del lavoro nell’USI aveva però prodotto nel gennaio 1920 una scissione. I socialisti avevano riconquistato il controllo dell’organismo proletario, che era così rimasto nella CGdL, mentre gli anarchici avevano dato vita ad una, minoritaria ma attiva, sezione carnica dell’Unione Sindacale Italiana. Il momento culminante della mobilitazione proletaria si era avuto alla fine di maggio con la pacifica occupazione dei municipi carnici ed uno sciopero generale che si era esteso all’intera provincia di Udine.
Questo articolo si propone di delineare la storia successiva dell’USI carnica, fino alla definitiva distruzione da parte del fascismo, ampliando la prospettiva anche al resto del territorio che costituiva allora la provincia di Udine.

Le agitazioni del Maggio 1920 costituiscono l’apice della mobilitazione rivoluzionaria in Carnia e Friuli durante il biennio rosso. Il clima rivoluzionario in Italia raggiungerà poi il culmine con la rivolta di Ancona (26-29 Luglio) e l’occupazione delle fabbriche (fine Agosto-Settembre) ma l’incapacità di dare uno sbocco rivoluzionario alle agitazioni di massa lascerà ben presto spazio alla “controrivoluzione preventiva” fascista.

Dal congresso di Bologna e quello di Udine
Dopo le grandi agitazioni di Maggio l’attività libertaria continua a fervere in Carnia, è all’orizzonte il congresso anarchico di Bologna e a Tolmezzo “nella ultima riunione avvenuta fra i libertari della Carnia e del Friuli, [è] incaricato il compagno Berchia [recte Beorchia] Gaetano di rappresentare l’Unione anarchica friulana al congresso nazionale” (2).
In occasione dell’inaugurazione del monumento ai caduti a Fusea cercano di prendere polemicamente la parola “l’anarchico Candoni ed il segretario della Camera del lavoro di Tolmezzo [Pascoli]” ma viene loro impedito (3).

Il 1 Luglio si inaugura a Bologna il congresso della UAI, che si protrarrà fino al 4, tra le 182 località rappresentate troviamo Monfalcone, Trieste, Udine e Tolmezzo (4).

A Tolmezzo, domenica 7 agosto si tiene un convegno libertario carnico. “Dopo ampia relazione del compagno Berchia [recte Beorchia] sul congresso nazionale [… viene ] deliberato di intensificare la nostra propaganda […] di fare una campagna a fondo contro la legge truffa per l’invalidità e vecchiaia ed agire contro la disoccupazione che minaccia seriamente queste plaghe” si decide anche di indire il primo congresso provinciale dell’Unione Anarchica Friulana aperto anche i compagni della Venezia Giulia e del Cadore. (5)

Il 5 settembre 1920, nei locali della Camera del lavoro di Udine, si tiene il congresso dell’Unione Anarchica Friulana, per il quale disponiamo solo di uno scarno resoconto pubblicato da “Umanità Nova” (6). Manca un elenco dei partecipanti ma (come abbiamo visto nel precedente articolo) il movimento, presente in modo abbastanza capillare in Carnia, nel resto della provincia vanta probabilmente presenze organizzate solo a Udine, Martignacco e Pradamano; sono presenti anche delegati della Venezia Giulia e del Cadore.

Il congresso risulta importante per diversi motivi; in primo luogo segna l’estromissione di Umberto Candoni, un militante che aveva svolto un ruolo di primissimo piano nella fase precedente, ricoprendo anche l’incarico di presidente della Camera del lavoro della Carnia. “Il caso Candoni lo abbiamo risolto così: essendosi costui messo da solo fuori del nostro campo per aver agito in modo incompatibile con le nostre direttive, dichiariamo che esso non fa più parte della nostra famiglia”. Allo stato attuale delle ricerche non risulta possibile determinare i motivi di questa espulsione.
La segreteria della UAF viene affidata “per desiderio di tutti” a Massimo De Pascal, un militante udinese attivo fin dal periodo prebellico.
Sul piano sindacale si nota un’inversione di toni, mentre il convegno provinciale di Tolmezzo dell’11 aprile aveva invitato con decisione gli anarchici a confluire nell’USI, seguendo l’esempio carnico, ora invece “in linea di massima si [conviene] che gli anarchici non debbano far propaganda organizzatrice nè per le une nè per le altre organizzazioni economiche e politiche, pur convenendo essere utile e necessaria l’entrata nelle leghe per ragioni locali”. Una posizione in linea con i deliberati di Bologna e che, probabilmente rispecchia le posizioni dei gruppi del Friuli centrale.
Oltre a chiedere alla UAI l’invio di un propagandista per un giro di conferenze, si discute della pubblicazione di un settimanale, di cui si sono fatti promotori i compagni triestini, “vi ci siamo associati pienamente ritenendola utilissima” anzi, si propone di farlo uscire a Udine visto che nella Venezia Giulia vige ancora “la legge austriaca sulla stampa”, molto più restrittiva.

Il progetto del periodico non trova però per il momento attuazione. Di un settimanale anarchico, intitolato “Germinal”, usciranno poi a Trieste cinque numeri, dall’8 settembre al 14 ottobre 1921. Il periodico, in un clima politico ormai profondamente mutato per il dilagare della violenza fascista, vivrà di vita stentata, scarsamente sostenuto dagli stessi gruppi giuliani; anche a causa di un costante boicottaggio attuato dalle poste il giornale non avrà praticamente nessuna diffusione in provincia di Udine (7)

Imperversa la repressione
Martedì 14 settembre è la data stabilita a livello nazionale da PSI, UAI, CGdL, USI per organizzare in tutta Italia comizi a sostegno della Russia rivoluzionaria e a difesa delle vittime politiche. In Carnia un manifesto datato 6 settembre e firmato dalla Federazione socialista, dall’Unione anarchica friulana, dalla Camera del lavoro e dalla sezione carnica dell’USI ricordando “la battaglia gigantesca dei metallurgici d’Italia” indice comizi a Tolmezzo, Ampezzo, Comeglians e Chiusaforte, “per i vostri fratelli condannati; per i fratelli nostri soldati che languono nelle galere per aver difeso la nostra causa; per la causa russa che è la nostra causa; contro la reazione interna ed internazionale accorrete in massa ai comizi al grido: giù le mani dalla Russia ! Aprite le galere !” per consentire la partecipazione alle manifestazione si delibera la sospensione del lavoro “dalle ore 12 solari per tutto il pomeriggio” (8).
A Tolmezzo in piazza XX Settembre prendono la parola il segretario della Cdl Pascoli e dopo di lui “il compagno Michelangelo di Trieste a nome dell’U.S.I. e dell’Unione Comunista [Anarchica] Friulana”; ad Ampezzo parlano D’Orlando, Annibale e Valentino Pascoli per i socialisti e Vergendo per l’USI e per l’Unione anarchica friulana; a Chiusaforte il comizio è tenuto dai socialisti Boria e Strobili; a Comeglians parlano Pittin, Russello e Cleva per i socialisti “e Beorchia per gli anarchici”.

Non sembra che nel resto della provincia, dove forte è l’influenza dei riformisti, si tengano in questa data altri comizi (9).
Anche l’occupazione delle fabbriche ha scarsa incidenza in Friuli, dove modesta è la presenza di industrie metallurgiche (forte invece il polo tessile di Pordenone, di cui avremo modo di parlare). Solo abbiamo notizia dell’occupazione delle Ferriere di Udine il 7 settembre “il lavoro continua ininterrotto; i cancelli sono chiusi e vigilati dagli operai come pure è vigilato il telefono e l’ufficio cassa. Fuori dello stabilimento vi sono carabinieri acciocché nessun materiale sia asportato” non si segnalano incidenti, anzi “d’ordine del Prefetto , la rossa bandiera della FIOM è stata ammainata” e gli operai non si sono opposti alla richiesta trasmessa loro tramite il segretario della Camera del lavoro Brovelli (10)

Il 7 ottobre si tiene a Tolmezzo un’improvvisata dimostrazione antimilitarista; un gruppo di coscritti del 1901 proveniente da Prato Carnico si reca al consiglio di leva “ con un gran bandierone rosso e uno nero” intonando canti sovversivi. I carabinieri intervengono sequestrando le bandiere ed arrestando l’anarchico Luigi D’Agaro che “capitanava” il gruppo. D’Agaro, denunciato per violenza e resistenza alla forza pubblica sarà poi condannato in appello a tre mesi di detenzione. (11)

Terminata con l’accordo del 19 settembre l’occupazione delle fabbriche, la repressione si abbatte sull’USI e sugli anarchici, il 12 ottobre viene arrestato Armando Borghi, segretario dell’USI, il 15 segue l’arresto di quasi tutta la redazione di Umanità Nova, il 17 di Malatesta, il 21 l’USI viene decapitata con l’arresto in massa del Consiglio Generale riunito a Bologna, il 13 novembre la segreteria dell’organizzazione viene provvisoriamente assunta da Angelo Faggi, mentre Sacconi viene nominato segretario propagandista. (12) I calcoli di Giolitti si rivelano corretti, gli anarchici appaiono isolati e la reazione socialista all’ondata di arresti è tiepidissima.

Anche negli ambienti anarchici sia udinesi che carnici la polizia esegue una vasta serie di perquisizioni; a Tolmezzo , come scrive il Commissario di PS. viene “anche perquisita infruttuosamente la sede della sezione sindacalista-anarchica, mentre nel gabinetto fotografico del noto anarchico Umberto Candoni attiguo ai locali della sezione stessa” si rinvengono “nascoste nel solaio numero milletrecentottantotto (1388) cartucce nuovissime per pistola mitragliatrice”, Il 24 ottobre Candoni viene arrestato e il Prefetto segnala a Roma che le indagini “per conoscere la provenienza delle cartucce hanno dato esito negativo; ma si ritiene che esse siano state consegnate al Candoni o ai suoi compagni dai pochi soldati sovversivi che frequentavano la sezione anarchica. Tali soldati, a suo tempo identificati, furono segnalati ai rispettivi Comandi e allontanati da Tolmezzo” (13). Candoni viene condannato a dieci mesi di detenzione

Nella sostanziale indifferenza socialista all’ondata repressiva il movimento appare debole ed isolato. In Carnia, come nel resto del paese, non si riesce ad andare oltre a limitate dimostrazioni di protesta, all’approvazione di ordini del giorno, all’invio di telegrammi che chiedono il rilascio degli arrestati.
A Lauco, in occasione di un comizio elettorale tenuto dal segretario della Cdl Pascoli gli anarchici Beorchia e De Campo intervengono biasimando l’oratore per non aver parlato delle vittime della reazione e propongono un ordine del giorno per la liberazione di Malatesta e compagni che viene approvato all’unanimità.
Gli “anarchici e sindacalisti” di Trava, la sezione socialista, la lega di resistenza, la sez. d’arte edili di Lauco, il gruppo comunista anarchico e la sezione USI di Enemonzo inviano telegrammi contro gli arresti arbitrari (14)
A Prato Carnico “il gruppo anarchico e il consiglio direttivo dell’Unione Sindacale Italiana […] riuniti nella casa del popolo [votano] un ordine del giorno dichiarandosi pronti con tutti i mezzi possibili per il ‘basta’ a questo governo coronato e al volpone Giolitti per questa infame reazione ” viene fatta una sottoscrizione a favore delle vittime politiche, incluse quelle locali tra cui Luigi D’Agaro, un telegramma di protesta viene inviato al Ministero degli interni. I gruppi di Prato Carnico invieranno poi la loro adesione alla manifestazione di solidarietà di Milano (15)
A Villa Santina (ma siamo ormai a marzo 1921) l’infaticabile Beorchia, con l’ausilio di un compagno di cui non conosciamo il nome, riesce ad organizzare uno sciopero contro la detenzione di Malatesta che coinvolge “duecento operai addetti alla costruzione del nuovo ponte sul Degano”. I due agitatori vengono arrestati dai carabinieri (16)

Le prime avvisaglie della violenza fascista
Nell’ottobre 1920, durante la campagna per le elezioni amministrative, si hanno anche in provincia di Udine le prime provocazioni fasciste.
L’episodio più grave è sicuramente quello avvenuto a Udine giovedì 28 ottobre. Quella sera si tiene il comizio elettorale socialista nella Palestra di ginnastica di via della Posta. In centro sono presenti anche gli anarchici che distribuiscono “pacchi di fogli volanti che incitano all’astensione” “mentre tutto il mondo capitalistico e statale vacilla sulle sue basi […]” scrive il volantino proveniente da Milano “anche in Italia i fati maturano con celerità rapidissima. L’occupazione di molte centinaia di stabilimenti e officine da parte degli operai, è stata la vera e propria apertura delle ostilità rivoluzionarie […] “ inutile quindi perdere tempo “a rafforzare tutti cotesti larvati presidi del privilegio economico e politico, che sono i poteri comunali e provinciale […] Non votate ! Boicottate le urne ! Fate lo sciopero elettorale ! E preparate, nelle Comuni libere, coi vostri mezzi, le vostre forze e i vostri uomini, l’amministrazione libera e diretta della ricchezza da voi prodotta e ritornata patrimonio comune”. (17)
Tra i presenti si mette in luce Girani Petrozzi (Il cenno biografico del CPC lo definisce “Segretario e porta bandiera del gruppo anarchico di Udine” rilevando che “fa attiva propaganda e prende parte a tutte le manifestazioni del partito”) .
Terminato il comizio, “un nucleo di circa duecento socialisti” si dirige verso piazza Vittorio Emanuele (ora piazza Libertà) intonando inni sovversivi, qui è presente un gruppo di fascisti, agli scambi verbali segue “una violenta colluttazione ed i fascisti si [slanciano] sul gruppo avversario che si [sbanda], riversandosi per le vie che si dipartono dalla Piazza”. l’intervento di un plotone di carabinieri sembra riportare l’ordine. (18)
Petrozzi, notato in antecedenza quale vessillifero e per la sua caratteristica barba nera, viene circondato da un gruppo di fascisti armati di bastone che cercano di isolarlo dal gruppo. Percosso, in “ virtù della sua destrezza e forza come cultore di lotte e di boxe [… riesce] malconcio ad aprirsi un varco e fuggire” (19).
Nella colluttazione (che ben presto si trasforma in una mischia generale) hanno la peggio i fascisti, che lamentano due feriti gravi: Alfredo Avogadro ferito da una pugnalata e Manlio Tamburlini, ridotto in gravissime condizioni da un colpo alla fronte.
Secondo un copione che poi diverrà normale, solo i rivoluzionari vengono perseguiti. Petrozzi, immediatamente fermato e poi rilasciato, viene arrestato la mattina del 30 e dopo quasi sette mesi di carcere preventivo sarà condannato a sei mesi e 25 giorni di reclusione “per lesioni e porto di pugnale” (20).

Pochi mesi dopo la violenza fascista esploderà incontenibile anche in provincia di Udine, con l’occupazione militare di Pordenone da parte di centinaia di squadristi armati accorsi dal Veneto (10-11 maggio 1921), con l’omicidio a Palazzolo del vice capostazione Zerbini (15 maggio), con l’assalto e l’incendio a Udine della tipografia del giornale popolare “Il Friuli” (16 maggio).

Prosegue la mobilitazione
Nonostante il clima di repressione sempre più forte a livello nazionale l’inizio del 1921 vede un accentuarsi in Carnia dell’attività dell’Unione Sindacale.
Del resto, in una zona in cui ancora forte è l’egemonia delle organizzazioni proletarie, passano quasi inosservati i primi embrionali tentativi di organizzazione fascista a Tolmezzo (21)

Ai primi di febbraio “ in seguito alle reiterate richieste” il comitato centrale dell’USI invia da Milano come “organizzatore e propagandista” Sante Brinati
Il 6 febbraio si tiene “in Villa Santina un convegno fra tutte le sezioni della Carnia aderenti all’U.S.I.
[…] tra le deliberazioni prese, due specialmente sono di una importanza grandissima […] la prima consiste nell’aver formato la Camera del lavoro sindacale della Carnia e del Canal del ferro perché possa far ritornare il forte lavoratore carnico sulle direttive dell’azione diretta. Direttive perdute dal momento in cui l’attuale camera del lavoro confederale di Tolmezzo si è asservita al mastodontico e burocratico organismo cooperativo locale.”
L’occasione di riappropriarsi dell’antica denominazione di “Camera del lavoro” viene offerta dalla decisione delle Cdl di Udine, Tolmezzo, Pordenone (in crisi e dilaniate dallo scontro tra socialisti e comunisti) di fondersi in una sola, con sede a Udine.
“ La seconda deliberazione consiste nell’aver indetto […] una grande manifestazione con corteo e comizio da tenersi a Tolmezzo per protestare contro la disoccupazione e contro la reazione” .
Nel frattempo a Prato Carnico Sante Brinati tiene una conferenza (indetta dalla locale sezione USI) sul tema “sindacalismo rivoluzionario e sindacalismo riformista”.
Nella Casa del Popolo di Enemonzo la filodrammatica di Prato Carnico mette in scena “senza patria” e “ribellione” di P. Gori (matinée) e lo “sciopero dei risaiuoli” di Concordia (serata).
Prima della rappresentazione mattutina Brinati illustra brevemente “ la vita e l’opera del grande idealista nostro Pietro Gori” (22)
Secondo quanto riporta “il Lavoratore friulano” gli organi direttivi del nuovo organismo camerale risultano così composti: ““Brinati Sante segretario camerale, Pillinini Giuseppe, Contardo Valentino, Zamolo Leandro, Vergendo Lodovico, Paronitti Giuseppe della commissione esecutiva – Beorchia Gaetano di Trava – Colosetti Rodolfo e Diana Giacomo di Enemonzo – D’Agaro Giuseppe e Modesto Machin di Prato Carnico del Consiglio Generale” (23)

Mentre in Carnia il problema della disoccupazione si aggrava sempre di più (oltre 12.000 operai disoccupati secondo “Il Lavoratore friulano”) si giunge domenica 13 marzo al grande comizio organizzato dall’USI e dalla Cdl confederale (appena conquistata dai comunisti). Oratore d’eccezione è Nicola Vecchi, uno dei pochi dirigenti nazionali dell’USI ancora in libertà.
Secondo la ricostruzione dell’organo socialista locale apre il comizio il comunista D’Orlando, interrotto a volte dal commissario irritato per i riferimenti alle “prodezze delle regie guardie”, segue Polacco per la Cdl provinciale che, dopo una lunga disamina sulle cause della crisi, conclude che solo il comunismo potrà definitivamente risolvere il problema della disoccupazione. Cleva porta l’adesione dei socialisti e del consorzio carnico delle cooperative.
“Brinati sindacalista ha parole violente contro lo stato borghese che dice moralmente già morto e sepolto. sostiene che al moschetto della guardia regia bisognerà opporre il fucile dell’operaio, alla bomba del fascista la bomba dell’individuo, alla reazione la rivoluzione.
Vecchi, segretario della Camera del lavoro sindacalista di Verona, continuamente applaudito, confuta il contegno delle autorità di fronte alle continue violenze dei fascisti e dice che le questure si sono messe così fuori dell’ambito legale e che di conseguenza all’operaio non resta che fare altrettanto, infrangendo esso pure, nelle sue manifestazioni, le forme legali” (24)
Più pacata la ricostruzione di “Umanità Nova” secondo cui Brinati “analizzando gli ultimi fatti della Toscana [si riferisce all’imponente sciopero generale seguito alle violenze fasciste commesse a Firenze alla fine di gennaio] , facendone vedere le cause e gli effetti si intrattiene lungamente a parlare delle vittime politiche e termina augurandosi che la manifestazione odierna non sia fine a se stessa, non si fermi alla parata coreografica”.
Quanto a Vecchi per l’USI “è stato l’oratore della giornata, è impossibile riassumere il suo lungo discorso […]ha destato un vero entusiasmo”
prende poi la parola,tra gli applausi, Mario Bruni della Federazione operai edili e D’Orlando conclude il comizio informando che “fra le organizzazioni politiche ed economiche della Carnia è stato creato un comitato d’agitazione”. (25)
In linea anche il resoconto della “Patria del Friuli” (solitamente ostile), che accredita in 1500 le persone accorse “per udire la parola dei tribuni, che furono moderati nei loro discorsi, di modo che non si ebbe a verificare nessunissimo incidente […]Reinati [sic], della Unione Sindacale, tesse l’orazione funebre alla già sepolta borghesia. Vecchi di Verona, con la sua oratoria, risolleva alquanto lo spirito dell’uditorio che dava segni di stanchezza. Anche Bruni è ascoltato con deferenza” (26)

Pochi giorni dopo, il 23 marzo, scoppia la bomba al teatro Diana. L’eccidio infligge un ulteriore, devastante colpo al movimento libertario. A Milano i fascisti invadono e distruggono la redazione di “Umanità Nova” che deve sospendere le pubblicazioni. Segue un’ondata di arresti, incluso quello di Faggi. Il comitato esecutivo dell’USI riunito a Parma deve affidare provvisoriamente la segreteria e la compilazione del giornale allo stesso Vecchi (27).

Anche la presenza di Brinati in Carnia volge al termine. Secondo il cenno biografico del CPC sarebbe stato segretario della Cdl di Tolmezzo solo “dal febbraio al marzo 1921”. Non sappiamo se il suo ritorno a Milano sia dovuto alla repressione, alla mancanza di lavoro (come più tardi dichiarerà lui stesso alla polizia fascista) o ad entrambi i fattori (28)

Dopo questa data le informazioni in nostro possesso si fanno sempre più sporadiche. Alla fine di marzo si svolge a Villa Santina lo sciopero (di cui già abbiamo parlato) a favore di Malatesta. L’agitazione si conclude con l’arresto dell’ “anarchico Beorchia di Trava e di un suo compagno”.

Se l’USI carnica versa in gravi difficoltà le condizioni della Cdl confederale non sono rosee. Alla fine di aprile i comunisti sono costretti ad abbandonare la guida dell’organismo provinciale a causa della insostenibile crisi finanziaria provocata dalla disoccupazione (50.000 disoccupati in provincia), che rende difficile assicurare lo stipendio agli impiegati, mentre i socialisti vengono accusati di aver orchestrato una “lenta, subdola campagna denigratrice contro i nostri compagni” accompagnata “dal disinteressamento assoluto delle cooperative al movimento camerale” (29)

La situazione si fa sempre più dura anche per i pochi che un lavoro ce l’hanno ancora, in aprile l’amministrazione delle miniere di Fusea decide di ridurre i salari per far fronte alla diminuzione dei prezzi, di fronte alla “viva agitazione” dei minatori le miniere “vengono chiuse ed occupate militarmente” (30)

A Prato Carnico il 24 aprile si tiene un comizio contro la disoccupazione davanti al Municipio “per iniziativa della […] sezione dell’Unione Sindacale Italiana” e con l’adesione di tutte le organizzazioni proletarie. Dopo l’intervento di Clemente Martini prende la parola per l’USI Luigi D’Agaro “portando a conoscenza del pubblico i lavori che potrebbero e dovrebbero venire eseguiti. [chiude] inneggiando ad una società ugualitaria nella quale non vi sarebbero più fannulloni parassiti e lavoratori disoccupati, ma tutti produttori utili a sè e alla società” Per i comunisti parla Boria, segretario della Cdl confederale di Tolmezzo.
il comizio è chiuso da D’Agaro che legge un ordine del giorno approvato per acclamazione in cui si chiede un articolato programma di lavori pubblici:
“Taglio Bosco Valon – Predibosco – Ongiara – sistemazione bacini montani – restauro malghe – riatto strade ponti e frane.
Insiste onde il ricavato del taglio boschi sia adoperato totalmente nell’esecuzione di lavori, al fine di lenire la fame di questa martoriata popolazione”
parla dei 500 disoccupati del comune e minaccia che se le autorità non provvederanno “il proletariato inizierà i lavori citati per proprio conto” (31)
A Prato Carnico il Primo maggio viene celebrato con solennità inaugurando il vessillo comunista e quello dell’USI.
A Udine invece la celebrazione si svolge mestamente. L’anno precedente le piazze erano gremite di manifestanti. Ora bisogna piegarsi ad un accordo coi fascisti in base a cui non si terranno cortei “né degli uni né degli altri” e ci si impegna a non esporre bandiere rosse. L’unica manifestazione è un comizio alla Casa del popolo alla presenza di 5-600 persone. Forte il contrasto tra oratori comunisti e socialisti. (32)

Il mese di Maggio è denso di eventi; il 14 “L’Umanità Nova” riprende le pubblicazioni a Roma, il giorno successivo si tengono le nuove elezioni generali: Mussolini e altri 34 fascisti vengono eletti alla Camera nell’ambito del Blocco. La violenza fascista dilaga, come abbiamo visto, anche in Friuli.
“i rioni operai di Udine –scrive l’organo comunista locale- ogni sera sono deliziati da squadre di fascisti che non si limitano a schiamazzare ed a cantare, ma bastonano, sparano colpi di rivoltella e lanciano bombe” (33).
Spesso si verificano tafferugli tra fascisti ed elementi sovversivi.
A fine mese vengono a poco a poco scarcerati i redattori di “Umanità Nova” e i dirigenti dell’USI arrestati.
A partire dall’8 giugno cominciano a comparire sul quotidiano anarchico corrispondenze da Udine firmate Ribelle, verosimilmente dovute alla penna di Ottorino Pattumi (34).


Anche a Udine l’offensiva padronale è scatenata per imporre il ribasso dei salari, così prima i fiammiferai poi le filandiere sono costretti a subire, nonostante le agitazioni, ribassi medi del 10 %, gli edili e i falegnami riescono faticosamente a mantenere le condizioni precedenti. Anche i minatori di Fusea, dopo oltre un mese di sciopero, sono costretti a riprendere il lavoro “accettando una riduzione di lire 3 al giorno sulla paga che percepivano prima dell’agitazione” (35).

Continuano intanto gli assalti ai circoli proletari in tutta la provincia. Pordenone viene occupata dai fascisti con l’aperta connivenza delle autorità militari e sottoposta ad ogni sorta di violenze.
A Udine il 24 giugno “tre camions carichi di fascisti [vengono] da Trieste e Monfalcone per una spedizione punitiva contro un’assemblea convocata per la formazione degli ‘arditi del popolo’” socialisti e comunisti intimoriti fanno “andare l’adunanza a monte” ma questo non impedisce ai fascisti di sfogare la loro violenza sui passanti (36).
Quando si reagisce alla violenza e scoppiano tafferugli ecco la polizia intervenire per arrestare i sovversivi. Alcuni deputati socialisti di Udine chiedono al Presidente del Consiglio provvedimenti contro il Questore che “sarebbe l’animatore del Fascismo in quella provincia” (37).


il sindacato veneto operai tessili (SVOT)
Nel generale arretramento proletario un’eccezione è rappresentata dai tessili. Il nuovo concordato sottoscritto dalla FIOT che prevede una riduzione delle paghe del 20 % suscita generale opposizione ed il polo tessile di Pordenone è uno degli epicentri della protesta. L’11 agosto scendono in sciopero gli stabilimenti di Torre, Rorai, Fiume Veneto e Pordenone (38).
il 14 si tiene a Pordenone una riunione a cui partecipano anche le sezioni di Venezia e Verona. Viene approvato un documento che “constatata la ribellione delle masse tessili Pordenonesi” condanna un accordo che segna “il tracollo di una Federazione Nazionale di mestiere e conseguentemente [è] il più nero tradimento che ogni singolo potesse aspettarsi” invita i lavoratori a riprendere il lavoro e la dirigenza FIOT a dimettersi “caso contrario il suddetto Segretariato [di Pordenone] e le sezioni di Venezia e Verona si scinderanno da essa facendosi iniziatori di un Sindacato Tessile Veneto” (39).
Il 15 in un comizio con duemila operai prendono la parola il segretario dei tessili, il comunista Ferruccio Bomben “e un operaio di Cordenons”. Bomben definisce il concordato “una imboscata tesa alle maestranze” propone la ripresa del lavoro, si impegna a recarsi a Milano per chiedere una revisione dell’accordo e “ove questa non avvenisse, sarebbe da sciogliersi dalla Federazione generale dei tessili per costituire un sindacato tessili veneto” l’ordine del giorno viene approvato “dopo molte incertezze e tentennamenti”(40).
Il malcontento dilaga e nel giro di pochi giorni buona parte dei tessili delle province orientali abbandona la FIOT per aderire al neocostituito Sindacato Veneto Operai Tessili, collegato all’USI. La Cdl sindacalista di Verona gioca un ruolo di primo piano nella vicenda e lo stesso Nicola Vecchi, stabilmente insediato a Pordenone, assume la segreteria del nuovo sindacato (41).
L’agitazione, condotta energicamente dal nuovo organismo, si rivela vittoriosa e i tessili dello SVOT ottengono il ripristino delle condizioni salariali precedenti.
Sarà però una vittoria effimera, l’USI è ormai dilaniata dalle lotte interne tra la maggioranza guidata da Armando Borghi e la frazione filocomunista capitanata da Vecchi (che da dicembre pubblica a Verona un proprio periodico “L’Internazionale” e ha dato vita alla Frazione sindacalista rivoluzionaria). Nel IV congresso nazionale del marzo 1922 la FSR viene messa in minoranza e si consuma la scissione definitiva (42).

In Aprile lo SVOT celebra a Pordenone il suo primo congresso, ma la repressione e le violenze fasciste si fanno ormai insostenibili. Nel giugno 1922 una dura lotta dei cotonieri si conclude con la sconfitta, la forza pubblica presidia gli stabilimenti, le operaie di Rorai vengono licenziate ed i fascisti impongono la loro mediazione nella soluzione della vertenza. Nicola Vecchi e Cirillo Lanziani Biondi (che si era stabilito in città a marzo“quale segretario di quel sindacato ‘tessile’”) vengono espulsi da Pordenone e lo SVOT finisce per dissolversi (43)

Di lì a poco la stessa Cdl sindacale di Verona verrà occupata militarmente dai fascisti con la connivenza delle autorità (44).

Lotte a Prato Carnico
Dalla seconda metà del 1921 le notizie in nostro possesso sull’USI carnica si fanno sempre più rare e riguardano quasi esclusivamente Prato Carnico.
In agosto si ha una manifestazione di disoccupati, che in corteo marciano sul Municipio, dopo aver conferito col sindaco “il ‘piccolo’ Giolitti” il Municipio viene invaso “e sul balcone [vengono] issate le rosse e nere insegne del lavoro”.
Terminata la protesta la Commissione operaia intima al sindaco che se entro il 20 agosto “non sarà provveduto contro la disoccupazione verranno imposte le dimissioni all’intiera amministrazione comunale”
Grazie alla totale assenza di forze dell’ordine la manifestazione si svolge senza incidenti (45).


Ai primi di ottobre i disoccupati di Prato Carnico passano nuovamente all’azione; come ci informa un ampio articolo (dovuto probabilmente a Luigi D’Agaro) il paese “conta poco più di quattromila abitanti, 500 dei quali sono disoccupati da diversi mesi” e data la crisi mondiale è inutile emigrare come si faceva nell’anteguerra; “da dopo l’armistizio a tutt’oggi, ogni operaio ha lavorato in media 14 mesi !”
Scarse le possibilità di lavoro locale: a Verzegnis l’azienda Boschi (che aveva molti dipendenti) sta licenziando gli ultimi operai, la cooperativa di lavoro “non occupa più che alcune decine di operai”.
Nei lavori per l’acquedotto comunale non si può sperare (non c’è ancora neppure il progetto). le autorità nonostante comizi e proteste non intendono avviare lavori pubblici.
“Giorni addietro, ad iniziativa dell’Unione Sindacale italiana, si è riunito il Consiglio direttivo degli organi proletari, e cioè la sezione dell’U.S.I., la sezione edile, la sezione lavoranti in legno. Si deliberò di occupare parte dei lavori in muratura e taglio boschi. il giorno dopo il proletariato di Prato Carnico si mise a lavorare per proprio conto.”
Solo tre giorni dopo intervengono i carabinieri per imporre la cessazione del lavoro.
Purtroppo la miseria rischia di provocare una vera e propria lotta tra poveri. I boschi dove sono iniziati i lavori arbitrari sono oggetto di una causa trentennale tra la frazione di Pesariis (che ne rivendica la proprietà esclusiva) ed il resto del Comune.
Così sono gli stessi abitanti della frazione, armati di bastoni (e tra questi – nota sdegnato l’articolista – anche alcuni anarchici) a impedire la prosecuzione del lavoro.
“la sottoprefettura di Tolmezzo ha dato assicurazioni alla Commissione che entro otto giorni farà iniziare parti dei lavori accennati nel memoriale” per occupare circa 300 operai, impegnandosi a chiedere per gli altri l’intervento del Ministero delle terre liberate (46).

Si estende nel frattempo l’agitazione pro Sacco e Vanzetti. A Udine “per iniziativa della Camera del lavoro, della Federazione provinciale socialista, dei comunisti e del gruppo anarchico” viene indetto un pubblico comizio per il 23 ottobre nel giardino della casa del popolo.
Nel corso della manifestazione prendono la parola il segretario della Cdl Brovelli, il socialista Feruglio, il comunista Bosatta, l’anarchico Ottorino Pattumi ed il repubblicano Fiore (47)
Un comizio di protesta si tiene anche alla Casa del popolo di Prato Carnico, oratori Luigi D’Agaro e Giovanni D’Orlando (48)

La disoccupazione obbliga ormai molti tra i militanti più validi ad emigrare, disarticolando quanto rimane dell’organizzazione. Tra questi Lodovico Vergendo che, emigrato da mesi, viene arrestato in agosto a Verona con l’accusa di aver scontato delle cambiali false e Luigi D’Agaro che si risolve ad emigrare in Francia nel gennaio 1922, dove pochi mesi dopo si farà raggiungere da tutta la famiglia (49)

Il 13 novembre 1921 si tiene a Villa Santina un comizio contro la disoccupazione, ottocento forse mille i partecipanti secondo “La Patria del Friuli” , tra le adesioni notiamo anche quelle dell’ “Unione sindacale, sezioni di Prato Carnico, Trava, Tolmezzo, Enemonzo, Invillino” e dei “gruppi anarchici di Prato Carnico, Trava, Tolmezzo”, “dieci le bandiere, tutte rosse, ad eccezione di una nera con nastro rosso, del Circolo comunista [?] di Tolmezzo ‘Lucifero’” tuttavia gli oratori risultano essere tutti di parte socialista e comunista a parte un “rappresentante delle Cooperative di lavoro fra combattenti” (50).

Su “Umanità Nova” a partire dall’8 gennaio 1922 compaiono corrispondenze da Udine a firma Dejosè, dovute probabilmente a Girani Petrozzi (51), la situazione si degrada sempre di più e le uniche agitazioni operaie di cui si ha notizia consistono in tentativi, spesso vani, di resistere al ribasso dei salari

Sempre a gennaio abbiamo notizie di una “assemblea di protesta” tenuta a Trava “dagli operai della cooperativa di lavoro da quelli del circolo ricreativo e dagli organizzati della sezione U.S.I. in favore di Sacco e Vanzetti” (52).

A marzo il gruppo anarchico di Prato Carnico organizza alla casa del popolo una festa a sostegno delle numerose vittime politiche locali e della stampa anarchica. Nell’ elenco dei perseguitati troviamo Luigi D’Agaro “che va in esilio”, Italo Cristofoli, Lodovico Vergendo, Paolo Garetini, Galisto Concina di Leonardo e Galisto Concina di Daniele, Gio Batta Concina, Pietro Zantoni, Vittorio Agostini, Pietro Rabassi, (53)

Il lungo inverno della dittatura
Nel corso del 1922 la situazione si fa insostenibile. In Agosto “Umanità Nova” è costretta a trasformarsi in settimanale: la diffusione in quasi tutte le regioni è resa impossibile dalla violenza fascista, moltissimi rivenditori si rifiutano di distribuirla per paura, i pacchi postali vengono distrutti per via, molti diffusori sono in carcere o latitanti (54.)
Il 30 ottobre (pochi giorni dopo la marcia su Roma) la redazione viene invasa e devastata e trovare una tipografia disposta a stampare il periodico risulta sempre più difficile. Il 2 dicembre, dopo una nuova incursione, il giornale è costretto a cessare le pubblicazioni.
L’USI in un esposto del novembre 1922 al Ministero dell’Interno parla di “quasi tutte le… organizzazioni sindacali e camere del lavoro distrutte o poste in condizione di non poter funzionare regolarmente, specie in seguito all’occupazione delle proprie sedi da parte dell’autorità e col tacito consenso di queste” (55)

“Guerra di classe”, organo dell’Unione, continua le pubblicazioni fino al novembre 1923, ma ne escono pochi numeri, in formato ridotto e sottoposti a continui sequestri. L’USI viene disciolta il 7 gennaio 1925 in quanto “organizzazione politica sovvertitrice e antinazionale” (56) anche se riuscirà a proseguire ancora per qualche tempo la sua attività nella clandestinità (CGdL e CIL finiranno per autosciogliersi tra la fine del 1926 e l’inizio del 1927).

Molti militanti sono stati costretti ad espatriare ed il 5 e 6 settembre 1925 si tiene a Parigi un convegno di profughi a cui prendono parte rappresentanti delle Camere del lavoro di Piacenza, Bologna, Sestri Ponente, dell’Unione sindacale di Livorno e “[Luigi] D’Agaro “della sezione […] di Prato Carnico” (57).

È significativo che (allo stato attuale delle ricerche) ci manchi ogni riferimento all’USI carnica nella fase “legalitaria” della dittatura. Dobbiamo quindi presumere che quanto rimane dell’organizzazione sia ormai disarticolato dalla repressione e dall’emigrazione.
L’unico indizio in nostro possesso sono le sottoscrizioni che dalla Carnia continuano pervicacemente a giungere al periodico malatestiano “Pensiero e volontà” (che si pubblicherà fino al 10 Ottobre 1926) (58)

Non molto migliore è la situazione dei socialisti. Nel giugno 1923 il potente complesso delle cooperative carniche è costretto ad una resa umiliante “convenendo nella necessità che il movimento cooperativistico francandosi da ogni dipendenza politica, si ispiri lealmente alle finalità nazionali e si inquadri in organismi economici che ne siano sicura garanzia” accetta di aderire “al sindacato italiano delle cooperative” controllato dai fascisti (59)
la scelta, dovuta alla necessità di preservare il lavoro e i risparmi dei soci, finisce tuttavia per giustificare a posteriori le critiche anarchiche al movimento cooperativistico, inevitabilmente destinato a sacrificare gli ideali all’interesse economico.
A Udine il settimanale socialista riformista “Il Lavoratore friulano” continuerà coraggiosamente la sua opera di opposizione legale fra numerosi sequestri (otto tra gennaio e settembre 1925) fino alla definitiva soppressione ai primi di novembre 1925.
La morsa ormai si sta stringendo e il 25 maggio 1925 il sottoprefetto di Tolmezzo può scrivere a Udine che “le condizioni dell’ordine pubblico in questo circondario sono assai soddisfacenti, anche in rapporto a taluni elementi sovversivi, i quali non sono pericolosi e non compiono, nella quasi totalità, alcuna propaganda. Le perquisizioni domiciliari e personali, nei loro confronti, sono state continue, e, tranne pochi casi positivi per possesso armi non denunziate, hanno dato esito negativo pel resto.
Sono state frequenti ed assidue le perquisizioni e la vigilanza nei pubblici locali, e così pure lo scioglimento di circoli abusivi o sospetti” (60)

Cala ormai il lungo inverno della dittatura e i molti che non si sono arresi proseguiranno la loro lotta nell’esilio, nelle carceri, al confino e nella solitudine della clandestinità (61).

abbreviazioni
ASU = Archivio di Stato di Udine
CPC = Archivio Centrale dello Stato , Ministero dell’Interno, Direzione Generale della P.S., Divisione affari generali e riservati, Casellario Politico centrale
PS = Archivio Centrale dello Stato , Ministero dell’Interno, Direzione Generale della P.S., Divisione affari generali e riservati,
CF = “il Comunista friulano : organo del Partito Comunista d’Italia” (Udine Gorizia) poi: “Spartaco”
GC = “Guerra di Classe : organo dell’Unione Sindacale Italiana” (Milano)
LF = “Il Lavoratore Friulano : periodico settimanale socialista” (Udine)
PF= “La Patria del Friuli” (Udine)
SP = “Spartaco : settimanale del Partito Comunista d’Italia” (Gorizia Udine Belluno)
UN = “Umanità Nova : quotidiano anarchico” (Milano poi Roma)

Note
(1) Tolmezzo, una Camera del lavoro dell’USI (1919-1920), Collegamenti-Wobbly, luglio-dicembre 2003
(2) UCAF, Movimento anarchico, UN 25 Giugno 1920
(3) L’inauguraz. Del monumento ai caduti in guerra a Fusea, PF 1 luglio 1920; cfr Tolmezzo… dove sono ?, LF 8 Agosto 1920.
(4) UN 7 Luglio 1920
(5) VL [prob. Vergendo Lodovico], Tolmezzo, UN 26 Agosto 1920; per l’indizione del congresso provinciale cfr. Unione Anar. friulana, Tolmezzo, UN 24 agosto 1920, LF 22 agosto 1920.
(6) De Pascal Massimo, convegno anarchico friulano, UN 23 settembre 1920. Per Massimiliano [Massimo] De Pascal cfr. CPC ad nomen, la sua prima segnalazione risale al 2 novembre 1908, quando viene arrestato per propaganda antimilitarista davanti alla caserma di cavalleria di Udine.
(7) “Germinal settimanale anarchico della Venezia Giulia” cfr piccola posta, 7 ottobre 1921 “Udine. [De]Pascal. Tanto a te quanto a Ottorino [Pattumi] abbiamo spedito ogni qual volta. reclamate alla posta” “Udine. De Pascal abbiamo ricevuto i tre vaglia […] I giornali te li abbiamo sempre spediti reclama alla posta.”
(8) LF 5 [recte 12] settembre 1920, cfr. PF 11 settembre 1920
(9) Pro vittime politiche, UN 19 settembre 1920; cfr. PF 17 settembre 1920, secondo cui al comizio di Tolmezzo parlarono il “segretario della Camera del Lavoro” e il “triestino dell’Unione Sindacale”; su Ampezzo Ampezzo comizio socialista, PF 17 settembre 1920 ; su Comeglians Comeglians uno dei soliti comizi per seminare… la pacificazione, PF 16 settembre 1920. Comizi pro Russia si erano svolti domenica 29 agosto a Pordenone e Sacile cfr. LF 5 settembre 1920.
(10) L’occupazione delle Ferriere la bandiera ammainata d’ordine del Prefetto, PF 8 settembre 1920; cfr. La occupazione della ferriera, LF 12 settembre 1920; Nella ferriera occupata, LF 19 settembre 1920.
(11) bandiere sovversive sequestrate, PF 8 ottobre 1920 che storpia in Degano il cognome dell’arrestato; cfr. D., Compagno condannato, UN 23 Agosto 1921 secondo cui D’Agaro, presente al fatto, si sarebbe intromesso solo “ per porre in salvo le bandiere”; cfr. Tolmezzo reazione all’impazzata, LF 17 ottobre 1920 secondo cui i carabinieri avrebbero poi aggredito i coscritti a “pugni, calci, bastonate” eseguendo arresti “a casaccio”.
(12) M. Antonioli, Armando Borghi e l’Unione Sindacale Italiana, Manduria, Lacaita, 1990 p. 98-104.
(13) CPC ad nomen, Telegrammi ed Espressi Prefettura di Udine, 18, 26 e 28 ottobre 1920; cfr. Tolmezzo, l’arresto dell’anarchico Candoni, PF 27 Ottobre 1920 “in seguito ad una perquisizione operata nello studio fotografico dell’anarchico Umberto Candoni, sito accanto alla sede della sezione anarchica di qui, furono trovate 2 mila cartuccie di rivoltella nascoste sotto il pavimento. Il Candoni fu arrestato”. L’ultimo articolo pubblicato da Candoni prima della rottura e dell’arresto è probabilmente: U.C. Note carniche – verso l’ignoto…, UN 24 Agosto 1920.
(14) Gli anarchici e le elezioni, UN 2 novembre 1920; Movimento anarchico, UN 10 novembre 1920; UN 21 novembre 1920; Contro la reazione, UN 2 dicembre 1920
(15) L.D’Agaro, Solidarietà, UN 25 novembre 1920; LF 28 Novembre 1920; GC 29 gennaio 1921.
(16) Villa Santina Malatesta non mangia ? Facciamo sciopero!, PF 26 marzo 1921.
(17) Il comizio socialista di ieri sera una zuffa in piazza Vittorio, PF 29 ottobre 1920 nell’articolo è riportato il testo del volantino. Per un quadro generale sul fascismo nascente cfr A. M. Preziosi,. Borghesia e fascismo in Friuli negli anni 1920-1922,Roma, Bonacci, 1980 e G.L. Bettoli, Una terra amara : il Friuli occidentale dalla fine Ottocento alla dittatura fascista, Udine, IFSML, 2003 v. 2, p. 324 ss. Per Petrozzi cfr. CPC ad nomen.
(18) Il tragico seguito del comizio di sabato, PF 1 Novembre 1920; Il comizio socialista cit. parla di “una gragnuola di bastonate [che] si [abbatte] sulle spalle dei socialisti”. La ricostruzione degli incidenti è estremamente controversa. Ci atteniamo qui a quanto riportato da PF e alla versione di Petrozzi ivi riportata. cfr. Tetrosky, conflitto elettorale a Udine, UN 3 novembre 1920; Le bravate del fascismo, LF 7 novembre 1920. Diverse fonti datano erroneamente gli scontri al 30 novembre.
(19) Strascici delle dimostrazioni di sabato, PF 4 novembre 1920.
(20) CPC ad nomen; Dopo un comizio elettorale, PF 28 maggio 1921.
(21) Tolmezzo per la costituzione dei fasci di combattimento, PF 3 marzo 1921.
(22) B., Dalla Carnia, UN 13 febbraio 1921; cfr. La fusione delle camere del lavoro, LF 9 gennaio 1921; CPC Brinati Sante.
(23) Villa Santina convegno sindacale carnico, LF 20 febbraio 1921; la sede della Cdl sindacale è in via Quintiliano Ermacora n. 8 a Tolmezzo.
(24) Tolmezzo comizio contro la disoccupazione, LF 20 marzo 1921; sulla lotta interna alla Cdl di Udine cfr Comunisti ed unitari !…, PF 25 febbraio 1921.
(25) Etnas (prob. S. Brinati), Contro la reazione e la disoccupazione in Carnia, UN 20 marzo 1921.
(26) Tolmezzo il comizio contro la disoccupazione, PF 15 marzo 1921.
(27) M. Antonioli, Armando Borghi cit. p. 109.
(28) CPC ad nomen, cfr. verbale di interrogatorio Questura di Ancona 20 Agosto 1940. Espatriato in Francia dopo il 1924 è molto attivo a Mentone nella LIDU, nel Partito Socialista ed in seguito in Giustizia e Libertà, esplicando una notevole attività antifascista. Internato allo scoppio della guerra, il 16 luglio 1940 viene rimpatriato e fa (almeno in apparenza) atto di sottomissione al regime. L’ultima annotazione al CPC è del 8.1.1942, vive a Foligno presso un cognato ed è costantemente vigilato.
(29) SP 16 giugno 1921; cfr La commissione comunista si dimette,PF 30 Aprile 1921.
(30) Tolmezzo miniere occupate militarmente, PF 14 Aprile 1921.
(31) Da Prato Carnico, Gc 14 Maggio 1921.
(32) Prato Carnico inaugurazione di vessilli , CF 8 maggio 1921; Il primo maggio, PF 2 Maggio 1921.
(33) Dove si vuol giungere ?…, SP 23 giugno 1921
(34) compariranno fino al 24 novembre 1921. Per l’identificazione di Ribelle con Pattumi cfr UN 26 Ottobre 1921in cui si scrive che al comizio pro Sacco e Vanzetti prese la parola “il vostro corrispondente per gli anarchici” e UN 29 Ottobre 1921 in cui l’ oratore per gli anarchici viene identificato in Pattumi. Cfr. comunicati, UN 24 Novembre 1921 in cui Pattumi risulta “traslocato da Udine” e invita a sospendere la corrispondenza a lui diretta.
(35) Lo sciopero di Fusea terminato, PF 3 giugno 1921; sette minatori saranno poi condannati a 2 anni 6 mesi di reclusione e 100 lire di multa per aver “tentato di violare la libertà di lavoro a due compagni” Tolmezzo: il processo ai minatori di Fusea, PF 13 agosto 1921.
(36) Ribelle, Come si ricostruisce …l’Italia, UN 28 Luglio 1921; cfr Arditi del popolo e fascisti gli incidenti di ieri, PF 25 Luglio 1921.
(37) C. Ingenuità ?…, UN 30 Luglio 1921.
(38) Pordenone sciopero, PF 12 agosto 1921; cfr. PF 10 agosto 1921.
(39) Sindacato tessili, GC 3 Settembre 1921; cfr. Pordenone gli operai tessili del pordenonese si ribellano ai deliberati della loro federazione, SP n. 10.
(40) sciopero sospeso, PF 17 agosto 1921.
(41) C.l’E, FIOT, UN 31 Agosto 1921; Il movimento dei tessili, GC 17 Settembre 1921; A Pordenone, SP n. 13.
(42) Contro i traditori dei tessili: le nostre conquiste nel Veneto, GC 24 settembre 1921; Le conquiste dei tessili veneti, GC 5 Novembre 1921. sulle vicende che portano alla scissione dell’ala cominternista cfr. M. Antonioli, Armando Borghi cit. p. 132 ss.
(43) Libertas, congresso tessile, UN 12 aprile 1922; sulle vicende dello SVOT pordenonese cfr: T. Degan, Industria tessile e lotte operaie a Pordenone 1840-1954, Udine, Del Bianco, 1981 p. 96-99, 108-111; G.L. Bettoli, Una terra amara cit. v. 2, p. 385-386, 467; sul ruolo di Lanziani Biondi cfr. CPC ad nomen.
(44) Ananke, Lo schiavismo trionfa a Verona, UN 11 Agosto 1922.
(45)Prato Carnico bandiere rosse sul Municipio,SP n. 11; A Prato carnico, LF 10 settembre 1921, Il gruppo anarchico e la sez. USI partecipano attivamente alla raccolta dei fondi pro Russia cfr. Prato Carnico pro Russia affamata, SP n. 13
(46) D.L, Nelle terre liberate dal… lavoro – disoccupazione e miseria – occupazione di boschi – l’opera nefanda delle autorità, UN 15 Ottobre 1921.
(47) Il comizio di domani contro due condanne a morte, PF 22 Ottobre 1921; il comizio di domenica, PF 25 Ottobre 1921; cfr nota 34.
(48) D.A., Prato Carnico, UN 20 Ottobre 1921.
(49) l’arresto di Vergendo, PF 16 agosto 1921; per D’Agaro, CPC ad nomen, Questura di Udine, verbale di interrogatorio 10 luglio 1932.
(50) il comizio di ieri a Villa Santina per la disoccupazione carnica, PF 14 novembre 1921.
(51) l’attribuzione viene fatta essenzialmente sulla base di elementi stilistici cfr. quaderno di poesie inedite 1926, CPC ad nomen; cfr. Piccola posta, UN 7 gennaio 1922 “Udine (G.P.) – Mandaci pure corrispondenze. Non ricevemmo quanto ci dici. […]”.
(52) B.G. [prob. Beorchia Gaetano], Pro Sacco e Vanzetti, UN 20 gennaio 1922.
(53) solidarietà pro vittime politiche, UN 29 marzo 1922, “I compagni componenti il gruppo rivolgono saluti e augurii al compagno D’Agaro Luigi che va in esilio.” I Concina, Garettini, Rabassi e Zantoni erano accusati di lancio di bombe in Avaglio (Lauco) cfr. Lauco un’altra bomba, PF 13 settembre 1921; Lauco altro arresto per gli esplosivi, PF 17 settembre 1921; il processo contro la “teppa” di Avaglio, PF 4 agosto 1922.
(54) UN 12 Agosto 1922.
(55) M.Antonioli, Azione diretta e organizzazione operaia, Manduria, Lacaita, 1990 p. 171.
(56) G. Careri, Il sindacalismo autogestionario, l’U.S.I. dalle origini ad oggi, Roma, Unione Sindacale Italiana, 1991, p. 91.
(57) CPC, D’Agaro Luigi telegramma nr. 42705, 21 novembre 1925.
(58) tra questi troviamo Giacomo D’Agaro e Luigi Gonano da Prato Carnico, Leonardo De Campo da Lauco, Lodovico Vergendo ormai stabilmente trasferito a Bologna.
(59) Nel movimento cooperativistico carnico, LF 2 giugno 1923.
(60) ASU prefettura busta 1 fasc. 3 “Ordine pubblico circolari”.
(61) a proposito del funerale “sovversivo” del 1933 a Prato carnico cfr. C. Venza, M. Puppini, D. Gagliani, “Compagno tante cose vorrei dirti…” il funerale di Giovanni Casali anarchico : Prato carnico 1933, Udine, Centro editoriale friulano, [1983 ?]