Tanto per non sbagliare prendiamo, guarda un po’ la violenza sessuale. Oggi la stampa riporta di una tredicenne violentata ripetutamente prima dal nonno, poi dallo zio e rimasta incinta dell‘uno o dell‘altro. Le hanno concesso l’aborto. Quando una vicenda analoga accadde in Brasile, -in quel caso era il patrigno-, le pie gabbane si affannarono a scomunicare la madre e i medici, non il reo. Nella piissima Italia su chi cadranno gli strali punitori? Preconizzate da sole/i. Non è difficile.
In ogni caso, se proprio vogliamo i dati precisi della violenza in famiglia e fuori, le statistiche ci dicono che è sempre tanta. Tanto per narrarli in altro modo, diciamo così: tre giorni: lunedì, martedì e mercoledì; in uno di questi tre una donna verrà uccisa, e così settimanalmente e così mensilmente e annualmente. Un buon trend che ha fatto pensare alla lega, forse a corto di nuovi obiettivi razzisti ad un nuovo target: le donne. Così sono partiti, biro in resta, a difendere colei la cui tradizionale mission padana è: “che la piasa, che la tasa, che la staga in casa”. A qualcuna di noi è venuto il dubbio che in realtà loro intendano la pen defender -con la quale vorrebbero omaggiare le donne questo otto marzo-, più come un modo veloce per condire la pasta con una spruzzata di peperoncino q.b. che come un attrezzo di difesa dai molestatori. Non erano loro quelli del celodurismo pride?
Sia come sia, per quanto ci riguarda, non è quella la difesa utile.
Attenzione: adesso diciamo una banalità: le donne, come qualsiasi altro soggetto, sono forti, sono meno vittime, se sono più libere e più indipendenti anche economicamente. E qui il piatto piange. Risbattute a casa dalla crisi, il trend socioeconomico nonché politico ci sta rilavorando per convertirci nei nuovi ammortizzatori sociali, nelle ancelle di cura nonché buone fattrici a baluardo della razza autoctona contro le orde di stranieri che calpestano il patrio suolo. Qualcuno un giorno ha rilasciato queste flatulenze neofasciste che hanno iniziato a circolare ammorbando l’aria. E ci sono pure quelli/e che le respirano a pieni polmoni. Che schifo!
Il business/battage pubblicitario poi, ci mette del suo; accerchia, insidia, rintrona con culi e tette, tette e culi, porzioni di donne da consumare a tutte le ore che l’occhio maschio è di bocca buona, mangia dal monitor e dal muro, da qualsiasi superficie che la tecnologia o l’edilizia possono fornire.
Anche se, dobbiamo dirlo, il massimo, l’apoteosi del magna magna lo abbiamo visto (eh, anche noi abbiamo occhi!) in quest’ultimo periodo neotangentizio con la donna prepagata, cioè la donna assurta allo status di mazzetta nello scambio tra i bibì e bibò del momento cioè tra corruttore e corrotto. Giustamente l’altro giorno ad un dibattito su LaSette un politico del Pdl strepitava: “… le prove! Dove sono le prove? Dov’è il denaro sonante?!!…” Eh !… eh !…
Piovono pietre, si accumulano macerie sui corpi sventurati dei terremotati per i quali, se due ridacchiavano sotto le coperte, molti altri ne approfittavano per usarli come vetrina di un carognesco savoir faire. Oggi vediamo quello che è rimasto: macerie. Materiali e morali. E non si arrestano né le une né gli altri. Il sistema procede, stritola, macina… trivella. Visto in Val di Susa? Un ragazzo gravemente ferito, una donna con le ovaie spapollate dai calci dei poliziotti. Ecco quello che sanno fare e mai come ora, nanoimperatori e “cortigiani vil razza” pretendono di essere intangibili e intoccabili.
Anche noi intoccabili! Non per i nostri crimini (quali? Troppo peperoncino nella pasta?) ma perché, e adesso diciamo un’altra banalità: nessuno è autorizzato a toccarci senza il nostro permesso e la violenza lo by-passa perché ancora nel duemilaedecimo anno che qualcuno conta dalla nascita di Gesù (che c’entri la religione?) non siamo ancora riconosciute come soggetto.
Ragione hanno le donne di Villa Vegan di Milano ad intitolare un loro opuscolo: “Scagliare una pietra al patriarcato: Femminismo e Anarchia”. Che altro?
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