CIE DI GRADISCA: groviera o colabrodo?

Dal Piccolo del 24/05/10

Cie meno sicuro, terza fuga in pochi giorni

 

di LUIGI MURCIANO GRADISCA Cie-groviera, terza fuga in pochi giorni al centro immigrati di Gradisca. E i lavori che dovrebbero scongiurarle latitano da un anno. A soli tre giorni dalla maxi-evasione di 17 clandestini, l’altra notte il copione dietro il muro della ex Polonio si è ripetuto. Questa volta sono riusciti a darsi alla macchia in sette, tutti nordafricani, mentrte 14 sono stati ripresi dalla forze dell’ordine subito allertate. Le modalità più o meno sono sempre le stesse: viene forzata una grata nell’atrio della stanza, si accede al tetto, e da quel punto scavalcare le barriere e fare un volo di quattro metri prima di dileguarsi nella campagna circostante borgo Trevisan è un gioco da ragazzi. Possibile che una struttura costata ai contribuenti 17 milioni di euro sia così vulnerabile? Secondo Angelo Obit, segretario del Sap – il sindacato autonomo di Polizia – la situazione è gravissima. Non bastavano le mille tensioni interne, le continue sommosse, gli operatori della Connecting People tenuti praticamente in ostaggio dai clandestini, la totale anarchia di alcuni padiglioni della struttura. Ora si prospetta un’estate di fughe continue. «Tutti da piccoli abbiamo giocato a guardie e ladri – sorride amaro Obit – ma nessuno di noi pensava, in età adulta, di dover anche rincorrere il clandestino arrampicatore in fuga. È lo sport che sta prendendo piede al Cie. La realtà – prosegue – invece vede una struttura che opera con una riduzione del 36% rispetto alla capienza ufficiale e con i sistemi di sicurezza accecati, con “leggerezze” nella gestione da parte di qualcuno che invece dovrebbe coadiuvare le Forze dell’ordine e con barriere che non si è ancora fatto nulla per rendere invalicabili». «Siamo al paradosso – denuncia Obit – quelle barriere si scavalcano al massimo in sette secondi. Nel frattempo gli operatori delle forze di polizia in servizio nella parte più esterna della struttura cercano di bloccare quanti più fuggitivi possono, ma è fisicamente impossibile quando i numeri sono elevati». Eppure è da mesi che il Sindacato autonomo di polizia suggerisce di alzare le barriere rivestendole internamente di plexiglass così da non consentire il loro scavalcamento. «In alternativa, internamente, prima delle barriere potrebbe essere scavato un fossato da rivestirsi in gomma così da evitare che qualcuno si faccia male». Ma c’è anche di peggio. I lavori di ripristino dei sistemi anti fuga sono congelati da oltre un anno. L’iter mancherebbe dell’approvazione del Capo dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno, a causa del trasferimento del prefetto Mario Morcone a direttore dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità. Insomma, a Roma non c’è più chi decide. Obit prosegue: «Forse si sta aspettando che qualcuno si faccia veramente male per prendere atto delle condizioni del Cie?» e rilancia: «Perché non si pensa ad utilizzare la struttura interamente come Cara, specializzandolo nell’accoglienza dei richiedenti asilo?».

 

Dal Messaggero Veneto del 24/05/10

Cie colabrodo , altri sette clandestini in fuga

 

GRADISCA. Sette fuggiti, 14 ripresi, di cui 5 mentre cercavano di dileguarsi nella campagna limitrofa. È il bilancio dell’ultima fuga di massa dal Cie di Gradisca, la terza negli ultimi 10 giorni, che ha fatto salire a 33 il numero degli immigrati clandestini riusciti a far perdere le proprie tracce. Coinvolti, stavolta, quasi una quarantina di extracomunitari irregolari che, intorno alle 18.45 di sabato, sono riusciti a guadagnare il tetto della struttura di via Udine adottando la stessa strategia dei precedenti tentativi, ovvero arrampicandosi nell’atrio di una stanza e forzando una grata posizionata a protezione del soffitto. Dalla copertura della struttura in 21 sono riusciti a saltare la prima inferriata e raggiungere la recinzione perimetrale del Cie, ultimo ostacolo prima della libertà superato da 12 immigrati. Immediato, però, l’intervento delle forze dell’ordine che sono riuscite a bloccarne 14 proprio mentre si accingevano a scavalcare la recinzione. Reazione tempestiva che ha fatto desistere una ventina di clandestini, che hanno preferito rinunciare e rientrare dal tetto nelle loro stanze. Immediate anche le perlustrazioni da parte delle forze dell’ordine nella campagna limitrofa che, nel giro di pochi minuti, ha consentito la cattura di altri 5 extracomunitari. Una fuga, al di là dei numeri, arrivata a confermare la fragilità del sistema anti-evasione della struttura di via Udine, come ha ricordato in una nota la segreteria provinciale del Sap (Sindacato autonomo di Polizia). «Tutti, da piccoli, abbiamo giocato a guardie e ladri, ma nessuno di noi pensava, in età adulta, di dover anche rincorrere il clandestino arrampicatore in fuga. È lo sport che sta prendendo piede al Cie di Gradisca, che qualcuno ancora definisce struttura per il trattenimento. La realtà, invece, vede una struttura che opera con una riduzione del 36% rispetto alla capienza ufficiale e con i sistemi di sicurezza accecati, con “leggerezze” nella gestione e con barriere che non si è ancora fatto nulla per renderle invalicabili. Il risultato è chiaro agli immigrati temporaneamente ospitati nella struttura i quali, senza nemmeno troppo ardire, tentano la fuga. Come? Traendo beneficio dall’assenza di correttivi efficaci o da inspiegabili “errori umani”: salgono sui tetti per poi lanciarsi direttamente su uno dei lati e raggiungere così le barriere per scavalcarle, e siamo al paradosso, in massimo sette secondi. Nel frattempo gli operatori delle forze di Polizia in servizio nella parte più esterna della struttura ne trattengono quanti possono, guardando altri andarsene. È da mesi che il Sap suggerisce di alzare le barriere, rivestendole internamente di plexiglass, così da non consentire il loro scavalcamento ma nulla è stato fatto anche per ripristinare il sistema anti-intrusione, le telecamere non funzionanti e la revisione delle altre». (ma.ce.)