Dal Messaggero Veneto 26 aprile Il 25 aprile celebrato a Pordenone non è stato di “riconciliazione”. |
Secondo un copione che si ripete da diversi anni, una cinquantina di anarchici ha “coperto” il Silenzio con il “Bella ciao” e ha contestato e interrotto il discorso del vicepresidente della Provincia, Eligio Grizzo (Lega nord), delegato dal presidente Alessandro Ciriani (Pdl), che aveva anticipato di non intervenire alla cerimonia al monumento ai Caduti di piazzale Ellero per non porre il fianco a dissensi. Che sono comunque arrivati: «Il prossimo anno cerimonia a porte chiuse», annuncia Ciriani. E scoppia la polemica.La prima contestazione è stata messa in scena da “Iniziativa libertaria” al momento del suono del Silenzio, dopo l’ingresso dei gonfaloni accompagnati da una ventina di sindaci: contestualmente è stato intonato il “Bella ciao” che ha di fatto coperto il brano di commemorazione dei Caduti. «Non potete permettervi di non onorare i Caduti», è sbottato il sindaco Sergio Bolzonello. Subito dopo, l’intervento del vicepresidente della Provincia, Eligio Grizzo, giunto in piazza con l’onorevole Fulvio Follegot. Non ha fatto in tempo neppure ad accennare ciò di cui voleva parlare perché dai manifestanti sono ripartite “Bella ciao” e fischi. |
Da Il Messaggero Veneto del 26 aprile
«Dimostrazione di poco coraggio»
«Sconcerto e profonda delusione» per le dichiarazioni di Alessandro Ciriani, che «prima di essere un politico è il mio presidente della Provincia», sono state espresse dalla segretaria provinciale del Pd Francesca Papais. «Dico mio – continua – perché istituzionalmente rappresenta tutti i cittadini della provincia di Pordenone e per questo responsabilmente deve saper affrontare tutte le situazioni che gli capitano senza distinzione politica. Avere il timore di affrontare un gruppo di contestatori è indice di scarso coraggio». «La decisione presa da Ciriani dimostra che non riesce ancora a fare i conti col suo passato – è quanto espresso dai gruppi di opposizione in consiglio provinciale (Pd, Italia dei valori, Cittadini) –. La nostra opinione storica e politica sulla Resistenza è profondamente diversa da quella di Ciriani e della sua parte politica. Noi pensiamo che chi ha combattuto contro il nazifascismo fosse dalla parte giusta. Da sinceri democratici riconosciamo però la piena legittimità di ogni giudizio politico diverso. Ma il 25 aprile è soprattutto la festa della liberazione dalla dittatura e da quella guerra cui quel regime ci aveva portato. Se vogliamo chiudere veramente i conti col passato e raggiungere una condivisione dei valori fondamentali tra le forze politiche non possiamo non celebrare questa data come occasione per condividere i valori fondanti di democrazia e libertà. Chiediamo quindi al presidente Ciriani di rivedere la sua decisione». «Apprendiamo che il presidente della Provincia Ciriani – sostiene da parte sua Iniziativa libertaria – ci onora d’essere causa della sua sofferta assenza alla commemorazione del 25 aprile a Pordenone. Fra le varie e originali motivazioni imputa a Iniziativa libertaria e agli anarchici in generale d’essere facinorosi e di non c’entrare nulla con il 25 aprile. Noi siamo, da libertari, antiproibizionisti e per la liberalizzazione, ma consigliamo al presidente di moderarsi prima di rilasciare interviste. Gli anarchici furono antifascisti ancora prima che il Partito comunista d’Italia nascesse e, in dissenso con quello socialista, fu infatti il movimento anarchico a riconoscere e sostenere gli Arditi del popolo, la prima vera risposta militare e organizzata allo squadrismo fascista».
Urla e Bella ciao , Grizzo interrompe il discorso
ZANIN (PD) «Questi ragazzi vanno capiti Non conoscevano il cerimoniale» di ENRI LISETTO Il 25 aprile celebrato a Pordenone non è stato di “riconciliazione”. Secondo un copione che si ripete da diversi anni, una cinquantina di anarchici ha “coperto” il Silenzio con il “Bella ciao” e ha contestato e interrotto il discorso del vicepresidente della Provincia, Eligio Grizzo (Lega nord), delegato dal presidente Alessandro Ciriani (Pdl), che aveva anticipato di non intervenire alla cerimonia al monumento ai Caduti di piazzale Ellero per non porre il fianco a dissensi. Che sono comunque arrivati: «Il prossimo anno cerimonia a porte chiuse», annuncia Ciriani. E scoppia la polemica. La prima contestazione è stata messa in scena da “Iniziativa libertaria” al momento del suono del Silenzio, dopo l’ingresso dei gonfaloni accompagnati da una ventina di sindaci: contestualmente è stato intonato il “Bella ciao” che ha di fatto coperto il brano di commemorazione dei Caduti. «Non potete permettervi di non onorare i Caduti», è sbottato il sindaco Sergio Bolzonello. Subito dopo, l’intervento del vicepresidente della Provincia, Eligio Grizzo, giunto in piazza con l’onorevole Fulvio Follegot. Non ha fatto in tempo neppure ad accennare ciò di cui voleva parlare perché dai manifestanti sono ripartite “Bella ciao” e fischi. Grizzo ha messo in tasca il discorso ufficiale: «Ecco la vostra concezione di libertà». Contestazioni ancora più rumorose: «Smettetela», ha cercato di calmare gli animi il sindaco. Niente da fare: «I nostri caduti – ha rincarato Grizzo – non sono rappresentati da queste bandiere rosse. Duemila pordenonesi sono morti e devono essere ricordati in maniera uguale». Ha esortato a «vivere in concordia», solo allora «l’Italia sarà migliore di quella che state portando avanti». Ma i manifestanti hanno più volte ripetuto «buffone». Tenta una conciliazione la Polizia: «Per vietare manifestazioni ci devono essere seri motivi di ordine pubblico», spiegherà dopo la cerimonia il questore, Antonio Maiorano. La parola a Mario Bettoli, dell’Anpi (la cui bandiera è stata portata da Renzo, 20enne di origini albanesi, integrato in città dove vive da oltre dieci anni), che non ha risparmiato una stilettata al presidente della Provincia assente: «Si ricordi sempre che non c’è nessuno dei 51 Comuni della provincia che non abbia nella sua comunità morti per la lotta di resistenza e per la liberazione d’Italia. Tutti, secondo le direttive del Cnl, avevano un solo obiettivo: creare l’Italia libera e democratica». E «se le ricordi Grizzo queste parole». La risposta è arrivata subito: «Me le ricordo bene». Storcono il naso, i rappresentanti di diverse associazioni, presenti con un gruppo di scolaresche e un centinaio di cittadini, perché la cerimonia prende un’altra piega: i rappresentanti dei Fanti d’arresto, ad esempio, se ne vanno col loro gonfalone. Lo storico Fulvio Salimbeni ripercorre le vicende della Liberazione e raccomanda di cambiare «una scuola colpita dalla riduzione dell’insegnamento di storia e geografia». Il corteo si sposta, accompagnato dai manifestanti (che poi resteranno in silenzio), verso il centro studi dove sono state deposte corone ai cippi di Martelli e dei deportati nei campi di sterminio e alla lapide di Drusin. La piazza si svuota, ma infuria la polemica. «Sono stato facile profeta, è stata la festa dell’odio di quattro scalmanati e non della riconciliazione», ha commentato Ciriani. Bettoli «è diventato strumento degli anarchici e del Pci, non c’entra nulla con le parole di Napolitano». E, dal prossimo anno, stop alla cerimonia in piazza: si farà nell’auditorium della Provincia «a porte chiuse, per consentirne il regolare e democratico svolgimento». Ciriani, infine, s’attende «le scuse ufficiali del Pd. Non mi presto allo squallidume indegno, io non sono andato alla cerimonia per rispetto della solennità e dei Caduti. Si ammetta una volta per tutte che i partigiani rossi combattevano con l’Urss e volevano portare la Jugoslavia fino al Tagliamento».