Da Il Piccolo
GIOVEDÌ, 15 APRILE 2010
Cure negate ai clandestini, i medici contro Narduzzi
«È contro la legge» La risposta: va bene ma poi devono essere espulsi
TRIESTE La Lega Nord chiede a Renzo Tondo di proporre al governo «l’obbligo di segnalazione degli stranieri non in regola». I clandestini, insomma. Da denunciare non appena risultino privi di documenti di identità e tessera sanitaria. Le “spie” incaricate? Posto che non lo possono fare i medici, gli addetti amministrativi.
Danilo Narduzzi, il capogruppo, e i consiglieri Franz, De Mattia, Piccin, Picco e Razzini sottoscrivono la mozione “Reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato: obbligo di segnalazione nell’ambito degli enti del servizio sanitario regionale”. Un testo in cui, con la premessa della legge nazionale del 2009 che introduce il reato di clandestinità e dell’articolo 5 dello statuto del Friuli Venezia Giulia che definisce competenza concorrente la materia «igiene e sanità, assistenza sanitaria e ospedaliera, nonché il recupero dei minorati fisici e mentali», immaginando così una possibile iniziativa regionale autonoma, si impegna la giunta «ad attivarsi presso il parlamento e il governo nazionale per la modifica del decreto legislativo 286/1998 affinché sia introdotto l’obbligo di segnalazione degli stranieri non in regola con le norme in materia di ingresso e soggiorno nel nostro Paese alle autorità competenti anche in ambito sanitario».
«Le cure vanno erogate – spiega Narduzzi -, ma subito dopo chi è clandestino se ne deve ritornare al suo Paese». Una posizione che il presidente dell’ordine dei medici di Udine Luigi Conte non digerisce.
«Confermiamo il nostro parere negativo contro ogni forma che ci mette nelle condizioni di non esercitare al meglio il nostro mandato etico, deontologico e sociale di garantire a tutte le persone che hanno bisogno tutte le cure, indipendentemente dalla loro condizione sociale, dal loro credo e posizione politica». E ancora: «E’ altamente pericoloso per la salute dei cittadini lasciare che queste persone malate possano diventare mine vaganti in giro per le nostre città, sfuggendo, per paura di essere denunciati, al controllo della sanità pubblica. Lo ripetiamo una volta di più: noi non diventeremo mai né gendarmi né delatori. Ciò significa tra l’altro fare il bene prima di tutto dei cittadini del Friuli Venezia Giulia, in una logica generale di tutela e autotutela della sanità e della salute».