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Nei CENTRI di IDENTIFICAZIONE ed ESPULSIONE
la POLIZIA STUPRA!
Tutto ciò che dovete sapere su Joy e le altre ragazze
Tutto ciò che dovete sapere sui CIE
Joy è una giovane donna nigeriana vittima di tratta che è approdata in Italia 7 anni fa.
Dopo aver tentato di sottrarsi ai suoi sfruttatori che la costringevano a prostituirsi per pagare un riscatto di 50.000 euro, questi le hanno ucciso il padre, la sorella e il fratello mentre la madre vive in Nigeria sotto costante minaccia. Come molte altre donne rinchiuse nei CIE avrebbe diritto ad un permesso di soggiorno come vittima di tratta, ma è ingabbiata nel circuito perverso CIE – carcere – CIE dal 26 giugno 2009.
Quel giorno, a Milano, Joy viene fermata dalla polizia mentre va al supermercato; sprovvista di documenti, che le sono stati sottratti dai suoi sfruttatori, viene trattenuta per 3 giorni in caserma e poi portata al CIE di via Corelli il 29 giugno.
All’inizio di agosto 2009 Joy subisce un tentativo di stupro da parte dell’ispettore capo di polizia Vittorio Addesso (già accusato di abusi di vario genere a Corelli).
La sua determinazione nell’autodifesa e l’aiuto della sua compagna di cella, Hellen, riescono ad allontanare l’uomo.
Ricatti sessuali e stupri da parte dei guardiani sono il pane quotidiano nelle sezioni femminili dei CIE ma anche delle carceri, in particolare quando si tratta di donne migranti. Raramente questi fatti vengono denunciati e diventano pubblici come nel caso di Giuseppe Camparone, direttore del carcere femminile di Genova Pontedecimo, sospeso lo scorso ottobre per aver abusato sessualmente di una detenuta marocchina. Lo stupro delle donne, si sa, è anche un’arma di guerra e come tale viene utilizzata nell’attuale guerra interna che lo stato securitario e razzista ha dichiarato contro le/i migranti.
Il 13 agosto scoppia una rivolta nel CIE di via Corelli a cui partecipano tutti i detenuti. Vengono arrestati 9 uomini e 5 donne tra cui Joy ed Hellen. Dopo la rivolta Joy e le altre ragazze nigeriane vengono portate ammanettate in una stanza senza telecamere, fatte inginocchiare e manganellate. Joy riceverà da Addesso un pugno in faccia.
Tra il 21 e il 28 agosto, durante una delle prime udienze del processo ai 14 detenuti del CIE di via Corelli per la rivolta, al momento dell’ingresso in aula di Vittorio Addesso, le ragazze decidono di denunciare pubblicamente gli abusi quotidiani da parte dell’ispettore capo. Joy trova la forza di parlare del tentato stupro.
Joy, Hellen e altri vengono condannati a 6 mesi di carcere. Le ragazze vengono separate e mandate in diverse carceri in modo da isolarle e neutralizzare la forza che hanno saputo esprimere collettivamente. Joy ed Hellen vengono rinchiuse nel carcere di Como. Dopo 6 mesi di carcere, la deposizione della denuncia per tentato stupro da parte di Joy e la scarcerazione avvenuta nella notte tra l’11 e il 12 febbraio 2010, tutte le ragazze vengono rinchiuse un’altra volta in CIE sparsi sul territorio italiano.
Il 16 marzo 2010 Joy viene trasferita dal CIE di Modena a quello di Ponte Galeria a Roma insieme a molte altre donne nigeriane. In quei giorni un funzionario dell’Ambasciata Nigeriana entra più volte nel CIE per identificare donne e uomini senza documenti ed autorizzarne così l’espulsione.
L’Ambasciata Nigeriana, come altre, è complice delle deportazioni: dietro congruo corrispettivo economico autorizza l’espulsione di donne e uomini senza tener conto dell’effettivo pericolo di vita che queste persone corrono ritornando al loro paese di origine.
Il 18 marzo un volo charter organizzato dalla Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere e co-finanziato dall’infame Agenzia Europea per le Frontiere Estere FRONTEX, ha attuato una vera e propria deportazione di massa, rimpatriando a forza 51 cittadini/e nigeriani/e.
Su quel volo ci sarebbe dovuta essere anche Joy ma la sua espulsione è stata, per ora, bloccata grazie alle mobilitazioni solidali e a interventi di tipo legale.
La questura di Milano ha fatto pressioni per l’espulsione di Joy e la ragione è questa: l’espulsione di Joy significa anche liberarsi di quella fastidiosa denuncia che porterebbe alla luce tutte le nefandezze che ogni giorno avvengono in questi moderni lager per immigrati chiamati CIE, per mano e/o con l’avvallo e la complicità di polizia, Croce Rossa, Misericordia e di tutte quelle imprese sociali che li gestiscono. Pur di proteggere Vittorio Addesso, i suoi colleghi sono disposti ad agire nelle maniere più turpi. E’ di questi giorni la notizia di un altro ispettore capo del CIE milanese di Corelli che affitta in nero un tugurio a quelle stesse persone clandestine che poi interna nel lager. A denunciare il fatto è stata Paola, una trans brasiliana. La questura di Milano è stata costretta a far emergere la notizia per evitare un altro scandalo dopo l’affare Addesso.
Questa vergognosa vicenda non è ancora finita:
il 12 aprile sono scaduti i 60 giorni affibbiati a Joy con una udienza di convalida fatta in fretta e furia e senza avvocati, dopo il trasferimento dal carcere di Como al CIE di Modena. Il giudice di pace ha firmato il prolungamento della detenzione di Joy nel CIE per altri 60 giorni su richiesta della questura, grazie agli automatismi burocratici delle nuove norme introdotte con il pacchetto sicurezza. Stessa sorte è toccata alle altre ragazze: Hellen, Priscilla, Florence e Debby.
La forza che hanno dimostrato queste ragazze fa paura al potere perché smaschera la verità di quello che accade dentro le mura dei CIE. I CIE sono luoghi di tortura fisica e psicologica per tutti i reclusi: le persone vengono picchiate, costrette a prendere psicofarmaci, private della loro libertà solo perché non provviste di un pezzo di carta chiamato permesso di soggiorno.
Anche in Friuli Venezia Giulia c’è un CIE, a Gradisca d’Isonzo, dove si registrano continuamente abusi e maltrattamenti ai danni delle persone recluse che, nel tentativo di opporsi alle condizioni disumane di vita, mettono in atto rivolte e proteste. Risale al 6 aprile l’ultima rivolta culminata nella fuga di un prigioniero mentre dal 2 aprile un cittadino marocchino, in Italia da 20 anni, è in sciopero della fame.
In questi giorni ci sarà a Gorizia il processo contro una trentina di attivisti antirazzisti in lotta contro i CIE, accusati di aver partecipato ad una manifestazione non autorizzata il 29 settembre 2007 a Gradisca.
CHIUDERE SUBITO TUTTI I CIE!
CIE = LAGER DI STATO PER MIGRANTI
CENTRO SOCIALE AUTOGESTITO di UDINE – in esilio –
DUMBLES Grop di Feminis Furlanis Libertariis
INFORMAZIONI e AGGIORNAMENTI su
csascalonuovo.noblogs.org
zardinsmagnetics.noblogs.org
noinonsiamocomplici.noblogs.org
f.i.p. Viale Tricesimo, 34/A – Udine – 13 aprile 2010