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E così a Paluzza il 13 settembre 2014 potremo assistere ad un’altra puntata del revisionismo storico internalista.
Infatti nella manifestazione indetta dall’Anpi è previsto come relatore nientemeno che Renato Garibaldi
Renato Garibaldi: chi è costui?
Lettera di Federico Sabot al Messaggero Veneto
Renato Garibaldi e Terza Posizione
Tratto da http://www.stragi.it/2agost80/sen01/pag00586.htm
(clicca per ingrandire l’immagine)
Renato Garibaldi e Roberto Menia
il 12 luglio 2007 Renato Garibaldi organizzò una iniziativa populista a Villa Manin per contrapporsi alla cena dei VIP di Riccardo Illy. “Casualmente” arrivarono 100 fascisti capitanati da Roberto Menia con un sacco di magliette esattamente identiche a quelle fatte da Garibaldi (qualcosa del tipo “E io pago”) ed egemonizzarono la festa con tanto di slogans fascisti e saluti romani. Garibaldi non volle fare nessun comunicato di condanna dell’incursione:
Infatti come dimostra l’articolo di qui sotto ha ottimi rapporti con Menia
Il Piccolo 8 marzo 2011
Fini festeggia l’Unità con Garibaldi
Non solo Garibaldi. Gianfranco Fini, nel giorno in cui farà tappa a Tolmezzo per celebrare l’Unità d’Italia, renderà omaggio anche a uno dei simboli nazionali più amati del mondo: le Frecce tricolori. Lo anticipa Roberto Menia, il coordinatore regionale del Fli, amico di lunga data del presidente: «Fini atterrerà a Rivolto nella mattinata del 19 e, prima di andare in Carnia, farà visita alla pattuglia acrobatica tricolore». di Roberta Giani wTRIESTE Non si arrende mai perché il suo motto è “vita militia est”, la vita è un combattimento, e perché ce l’ha nel sangue: Renato Garibaldi, pronipote dell’eroe dei due mondi, non conosce sfide impossibili. Stavolta, però, ne ha vinta una proibitiva: voleva celebrare, con Gianfranco Fini e un «moto» di popolo, i primi centocinquant’anni dell’Unità d’Italia nella piccola Tolmezzo. La sua patria adottiva. E ci è riuscito. Il presidente della Camera, è storia di ieri, ha detto sì: arriverà in Carnia il 19 marzo, dove lo attendono l’erede garibaldino, un tripudio di cori e fanfare, la Canzone del Piave e l’Inno d’Italia, un monologo «stile Benigni», tante emozioni. E persino uno strappo al protocollo: l’alzabandiera affidato a Dionisio, uno dei cinque figli del vulcanico Renato, dieci anni appena, «perché è ai bambini che dobbiamo consegnare questa Italia». Cinquant’anni, «spirito libero» e inevitabilmente «rivoluzionario», Renato è pronipote di un ramo cadetto del grande condottiero: «Il mio diretto antenato è Giuseppe Maria, lo zio di Garibaldi. Io sono ligure ma, finita l’università, mi sono trasferito in Carnia. La terra di mia madre». Da molti anni, ormai, vive con la moglie Eleonora e la prole nella minuscola Cercivento dove fa l’agricoltore, «come Garibaldi a Caprera», organizza festival culturali e pianifica le sue campagne esplosive, imprevedibili e trasversalissime: Riccardo Illy e Renzo Tondo, i governatori di ieri e di oggi, ne sanno qualcosa. L’uno subì l’affronto della “controcena” di Villa Manin dove Renato rispose a colpi di sardelle (gratuite) alla cena ufficiale dei vip a base di salmone. E l’altro, poche settimane fa, incassò lo smacco della rivolta dei 4mila carnici scesi in piazza in difesa dell’acqua e della montagna. «Non guardo in faccia nessuno. Se credo in una cosa, combatto, cercando la giustizia. Risultato? Ho solo nemici…» scherza, ma non troppo, Garibaldi. E ammette che la sua ultima impresa rischia di procurargli nuove ostilità. I berluscones e le truppe padane che “comandano” (non solo) a Tolmezzo storcono il naso: «Un assessore comunale leghista ha osato dirmi che non dovevo invitare Fini…». Ma Renato, figurarsi, tira dritto: «Voglio solo festeggiare degnamente l’anniversario anche perché nel 1911 la maggioranza socialista di Tolmezzo ostacolò le celebrazioni per i cinquant’anni». Detto, fatto: l’erede del generale ha preso carta e penna, steso il suo programma e il suo invito al presidente, ottenuto il patrocinio dell’istituto internazionale di studi Giuseppe Garibaldi «il cui presidente, un galantuomo, è un fratello per me», e infine “arruolato” Roberto Menia. «Gli sono riconoscente. Ha portato la mia lettera al presidente. E il presidente, evidentemente, ha apprezzato la mia idea di festeggiare in una delle tante piccole comunità ricche di valori e ideali che fanno grande l’Italia». Conferma, indirettamente, Menia: «È un’iniziativa valida». Il Garibaldi di Cercivento, ormai lanciato, non teme imprevisti: «Abbiamo già spedito più di 150 inviti istituzionali. E ci auguriamo che il governatore, il presidente della Provincia, il sindaco e gli assessori partecipino in massa. Ma in ogni caso, in piazza a Tolmezzo, i protagonisti saranno la terza carica dello Stato e i cittadini. Quei cittadini che, a differenza di quanto avviene in altre città, hanno invitato Fini e ottenuto la sua disponibilità». Non c’è dubbio, insomma, e gli amici e i nemici si rassegnino: «Il 19 marzo sarà una giornata memorabile. Io sono fierissimo di essere italiano e voglio che tutti lo siano».
Garibaldi e Fini che spettacolo! Della serie “Alcuni italiani non si arrendono”
Fini alla fine si è anche arreso, ma il nostro renatino continua imperterrito tanto in giro ci sono molti fessacchiotti …
Qui sotto le foto del 19 marzo 2011 a Tolmezzo
Gianfranco Fini e Renato Garibaldi
Qui si vede anche Honsell (l’iniziativa non era istituzionale ma organizzata da Garibaldi)
No comment!