RIGASSIFICATORE: il progetto di monfalcone incassa i primi no

Il Piccolo 20 agosto 2014 Monfalcone
«Progetto troppo vago, servono garanzie»
Il principe torre e tasso Sono assolutamente contrario al progetto: se si parla di turismo e ambiente questo piano non può andare avanti
Giudizio negativo dall’incontro con ecologisti, operatori economici e rappresentanti locali alla Casa della Pietra di Aurisina 
di Tiziana Carpinelli :DUINO AURISINA La parola d’ordine adesso è: guadagnare tempo. Come? Unendo le menti e facendo le pulci ai faldoni del progetto Smart gas, così da inoltrare al Ministero dell’Ambiente una richiesta di integrazioni alla procedura di Via, l’iter autorizzativo indispensabile alla realizzazione del mini-rigassificatore del Lisert. Un espediente per dilatare i tempi procedurali e capire davvero fino in fondo le “carte”. Perché – e su questo alla II commissione in audizione pubblica di ieri sera nessuno ha dissentito – la documentazione è corposa e non sempre di facile lettura. Un folto parterre di cittadini, politici, ambientalisti ed esperti ieri ha detto la propria sul progetto illustrato ai consiglieri comunali lo scorso 6 agosto in municipio da Alessandro Vescovini, imprenditore della Sbe, l’industria capofila di una cordata di 16 aziende consorziatesi per fare business con la distribuzione di gnl e l’acquisto di gas liquido a prezzo tagliato. E non sono mancate forti prese di posizione. A partire dal principe Carlo della Torre e Tasso, già a capo dei cortei di protesta ai tempi del terminal Snam, e pronto ora a ridiscendere in campo, almeno stando al suo segretario Luca Marcuzzi, mandato all’incontro in sua vece: «Il principe esprime assoluta contrarietà al progetto: se si parla di turismo e ambiente questo piano non può andare avanti. E vi si opporrà con ogni mezzo, appoggiando qualsiasi movimento che andrà contro al rigassificatore». L’architetto Danilo Antoni, duinese e ambientalista, ha suggerito “la costituzione di un comitato”, ritenendo “inaccettabile” la documentazione di Smart gas, che a suo dire contiene numerose falle: «Come piano paesistico prende di riferimento la normativa 2002 della regione Lombardia, visto che il Fvg non ce l’ha, e come riferimenti per la paesaggistica, allo scopo di affermare che il rigassificatore non sarà affatto visibile, prende 5 punti “furbi” sul territorio: trucchi maldestri che respingiamo». La componente slovena da più parti ha giudicato inaccettabili gli atti depositati da Smart gas, in quanto “sprovvisti di traduzione, sancita dalla legge 38” come osservato da Luciano Kocman della comunità di San Giovanni e irregolare la stessa commissione per “mancanza di traduttore” (così Carlo Crgic della Comunanza delle Comunelle). Parecchi i rilievi su impatti paesaggistici e ambientali, a partire da quelli riportati da Carlo Franzosini del Wwf («Nella Via nuovamente si rivedono gli errori dello “spezzatino di opere« e «si dà per scontata la valutazione dell’escavo del canale monfalconese»); e anche da Egle Tarasic del comitato L’altrabaia: «Intanto vorrei precisare che alla pagina 8 della relazione paesaggistica si parla di 90 arrivi e non di 22 gasiere all’anno. E poi mi domando: chi si accollerà, un domani, i costi di dismissione del rigassificatore? Ho appreso su internet che simili impianti hanno una vitalità di 30-40 anni: e dopo? Ora non c’è una legge che impone fideiussioni in tal senso e non vorrei che a pagare fosse la comunità… Idem per i dragaggi: è chiaro che il primo è carico del proponente, ma i successivi? Si sa che i canali si intasano e necessitano di manutenzione: dovrà farlo l’autorità portuale, magari coi soldi dei cittadini?. Inoltre questo mi pare essere un impianto che obbliga a interdizioni della navigazione – ancora Tarasic -: direi fortemente restrittivo per un’area già piccola e per lo sviluppo diportistico. Infine: a Gioia Tauro l’ipotesi di un rigassificatore è stata rigettata perché distante meno di 1500 metri dai centri abitati, qui parliamo di neanche un chilometro: com’è possibile? Quanto alla paesaggistica, facciamo i conti con due serbatoi da 36 metri di altezza e 60 metri di diametro e di una torcia di oltre 70 metri».