Ogm, la Regione ordina la rimozione Fidenato fa muro
Dalle 9 di domani gli interventi a Colloredo e Mereto Se i coltivatori si opporranno, probabile ricorso ai giudici
di Martina Milia
PORDENONE. Alla fine è arrivato. Il decreto della Regione con cui viene intimata a Giorgio Fidenato la distruzione delle colture di mais Ogm (a Colloredo di Montalbano e Mereto) è stato notificato all’imprenditore agricolo. Che però annuncia: «A Colloredo faremo resistenza passiva».
L’ordine
«Mercoledì 9 luglio – si legge nell’ordine firmato dal direttore del Servizio regionale, Massimo Stroppa – a partire dalle 9 l’amministrazione regionale, direttamente o tramite terzi, provvederà alla rimozione delle coltivazioni, effettuate in violazione dell’articolo 1 comma 1 della legge regionale 5/2014». L’atto relativo alla coltivazione di Colloredo – circa seimila metri quadri – evidenzia che i sopralluoghi fatti nelle vicinanze dei terreni seminati a mais transgenico «hanno confermato la presenza di campi di mais convenzionale posti a meno di 600 metri dalle coltivazioni Ogm e che si trovano in stadio fenologico compatibile con la possibile impollinazioneincrociata con la coltura Mon 810 in atto per la quale è prevista la fioritura dalla seconda settimana di luglio». Medesimo ordine è arrivato per Mereto di Tomba mentre a Vivaro ci hanno pensato i disobbedienti ad abbattere le piante. Le ultime superstiti sono state già trebbiate secondo le disposizioni della Regione.
Resistenza
Di fronte all’ordine della Regione, Giorgio Fidenato annuncia «resistenza passiva per le colture seminate a Colloredo mentre non mi opporrò sui terreni di Mereto». Colloredo, con tanto di festa e dimostrazione pubblica, è diventato infatto il luogo simbolo degli agricoltori pro biotech. Se la Regione e la Forestale, come è probabile, non volessero arrivare allo scontro, è possibile che domani invece di trebbiare quegli appezzamenti decidano di rivolgersi alla magistratura per chiedere il suo intervento.
La battaglia di Fidenato
L’agricoltore di Arba, pur sapendo di avere le armi spuntate, non rinuncia alla sua battaglia e ad esprimere la propria amarezza di cittadino. «Il giudice del Tar, lo dico assumendomi tutte le resposnabilità, l’ha fatta grossa – commenta Giorgio Fidenato –. Una coltura non è un cantiere, non concedere la sospensiva quando c’è una sentenza della Corte di giustizia europea che dice che i giudici devono applicare la normativa europea e quando abbiamo dato prova che la norma regionale non è stata notificata alla Ue è un fatto grave. Anche perché il cittadino si trova in una posizione di sudditanza. L’unica alternativa che avevo era quella di impugnare la mancata concessione della sospensiva in Cassazione, ma questo con quali costi? Sono anni che affronto tribunali e spese lagali per far valere un diritto che è sancito dalla norma europea, non da fantasie. Ma questa è l’Italia».
Domani
A Colloredo, domani, ci saranno i trattori e gli agricoltori pro biotech ad accogliere i tecnici della Regione. Non ci saranno atti di forza, ma una fiera opposizione a un provvedimento regionale che Fidenato continua a considerare un sopruso.