Monfalcone: caporalato in Cantiere

da Il Piccolo del 12 marzo 2014 – Gorizia-Monfalcone, pag. 26

 

Sfruttavano i bengalesi: 3 arresti negli appalti coinvolte 8 imprese

Organizzazione di 27 persone smascherata dai carabinieri

Le accuse: associazione per delinquere e truffa allo Stato

 

Assunzione, licenziamento e riassunzione in una ditta amica: lavoratori come palline da ping-pong che passano in maniera disinvolta da una società a un’altra. Lo scopo è doppio: da una parte ottenere dallo Stato gli incentivi e i contribuiti previdenziali legati all’assunzione di nuove maestranze; dall’altro, grazie alla riduzione dei costi d’impresa, proporre a Fincantieri contratti di appalto concorrenziali. La rete di società creata per sfruttare la manodopera bengalese a bassissimo costo è stata però scoperta dai carabinieri e il sistema smantellato.

 

Sono tre le ordinanze di custodia cautelare, cinque le persone indagate sottoposte all’obbligo di firma e altre 19 quelle denunciate a piede libero nell’ambito dell’operazione “Freework2”. I reati complessivamente contestati sono – a vario titolo e con diversi gradi di responsabilità – di associazione a delinquere finalizzata: alla truffa aggravata ai danni dello Stato, all’intermediazione illecita di manodopera e allo sfruttamento, alla somministrazione fraudolenta di manodopera, all’estorsione e minaccia ai danni dei lavoratori, alla corruzione fra privati e incaricati di pubblico servizio, alla commissione di violazioni in materia di sicurezza sul lavoro fino al falso.

 

Il blitz è scattato ieri mattina all’alba. In esecuzione dell’ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Gorizia Massimiliano Rainieri su richiesta del pm Michele Martorelli, i carabinieri del Nucleo investigativo di Gorizia si sono presentati alla porta del 48enne amministratore unico e coproprietario della ditta Scf srl nonché amministratore unico della Sea srl Giuseppe Comentale, dell’omonimo quarantareenne titolare della Edil.Naval srl e del 35enne bengalese dipendente e responsabile di cantiere della Ma&Ea srl Morshed Kamal. La loro posizione è la più delicata e i tre si trovano agli arresti domiciliari. In via preventiva, nella stessa mattinata, sono stati bloccati anche 235mila euro depositati su vari conti correnti bancari.

 

L’operazione avviata alla fine del 2011 è stata sviluppata dal Nucleo investigativo in stretta collaborazione con il Nucleo ispettorato del lavoro dell’Arma e la Compagnia di Monfalcone per contrastare, da un lato, i reati a danno dell’economia e delle finanze pubbliche, dall’altro per fermare lo sfruttamento dei lavoratori stranieri.

 

Mano a mano che le attività di polizia giudiziaria sono andate avanti, le maestranze (soprattutto bengalesi, ma non soltanto) hanno denunciato minacce, sopprusi e condizioni di lavoro degradanti. Le testimonianze hanno evidenziato l’esistenza di un’organizzazione complessa ed articolata tra le società Sait spa, Isotermo srl, Elynaval srl, Edil.Naval srl, Ma&Ea srl, Iso.C srl, Scf srl e Sea srl.

 

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il non rispetto degli orari di lavoro, delle mansioni svolte, delle retribuzioni corrisposte, delle disposizioni in materia di sicurezza, nonché i licenziamenti/dimissioni imposti e le altrettanto imposte riassunzioni in altre ditte del gruppo (utili a sfruttare gli incentivi ed i contributi previdenziali offerti dallo Stato) attuate in modo scientifico, hanno permesso di accaparrarsi gli appalti Fincantieri, ma anche ingenti illeciti guadagni attraverso i risparmi ottenuti sui contributi previdenziali dei lavoratori. In occasione dei licenziamenti forzati, inoltre, le maestranze venivano obbligate a firmare dichiarazioni di avvenuta liquidazione dei Tfr che in realtà non venivamo versati.

 

 

Accertato un illecito profitto per quasi 2 milioni

La polizia giudiziaria isontina ha contestato 386 sanzioni amministrative. Congelati 235mila euro dai conti correnti

 

Un illecito profitto da quasi due milioni di euro. È quanto ha accertato l’indagine “Freework 2” della Procura della Repubblica di Gorizia nei confronti delle otto ditte dell’indotto Fincantieri che operavano negli stabilimenti navali di Monfalcone, Trieste e Marghera e si occupavano di coibentazione, isolamento e arpionatura sulle navi da crociera. La polizia giudiziaria del capoluogo isontino ha loro contestato complessivamente 386 sanzioni amministrative per illecito impiego di manodopera o caporalato. L’importo totale dei verbali ammonta a 939mila 540euro. In via precauzionale, sui conti correnti bancari dei principali soggetti dell’organizzazione sono stati congelati 235mila euro, denaro che in caso di condanna verrà definitivamente confiscato.

 

Per certi versi, l’operazione conclusa ieri lancia un messaggio nei confronti di un sistema malato in cui lo sfruttamento dei lavoratori ha raggiunto livelli in alcuni casi eccessivi. Nella rete del caporalato sono finiti non solo cittadini stranieri inconsapevoli di quanto stava succedendo e pronti a tutto pur di non dover rientrare in patria, la crisi ha spinto al compromesso anche lavoratori italiani che, pur di portare a casa uno stipendio minimo, hanno accettato condizioni estreme, condizioni che non tenevano in alcun conto le contrattazioni nazionali collettive di settore.

 

Le indagini hanno evidenziato che i lavoratori venivano sottoposti a minacce ed estorsioni oltre che impiegati senza certezza negli orari di lavoro, né di mansioni, retribuzioni o condizioni di sicurezza. Venivano imposte loro dimissioni, false liquidazioni e riassunzioni in altre ditte del gruppo utili per sfruttare gli incentivi e i contributi previdenziali offerti dallo Stato, con illeciti guadagni attraverso i risparmi ottenuti sui contributi dei lavoratori.

 

Gli incentivi statali legati al movimento di personale dipendente da una ditta all’altra hanno portato a risparmi sui salari e questo ha reso il gruppo concorrenziale nel mondo degli appalti navali.

 

 

Troppi infortuni in casa: così è partita l’indagine

Per eludere controlli sulla sicurezza molti lavoratori stranieri costretti a dichiarare al pronto soccorso di essersi feriti quando avevano già finito il turno

 

Incongruenze statistiche: da qui parte l’operazione “Freework 2”, il filone investigativo sullo sfruttamento del lavoro a basso costo legato alle indagini che tra il 2010 e il 2011 si erano concluse con l’arresto di 5 persone e il deferimento in stato di libertà di altre 4 per associazione a delinquere finalizzata all’estorsione e allo sfruttamento dei lavoratori e di truffa aggravata ai danni dello Stato.

 

Erano troppi e troppo strani gli infortuni domestici denunciati al pronto soccorso di Monfalcone da alcuni lavoratori bengalesi. Non quadravano né al personale sanitario, né agli investigatori: perché mai uno, due, tre… operai avrebbero dovuto lavorare con la fiamma ossidrica a casa poco dopo la fine del proprio turno di lavoro? Strano, troppo strano. Dagli approfondimenti sarebbe emerso un sistema per mascherare gli infortuni sul lavoro. In questo un ruolo chiave sarebbe da attribuire al “terzo uomo”: Morshed Kamal. Il trentacinquenne dipendente e responsabile del cantiere della

 

Ma&Ea sarebbe stato l’interfaccia culturale di cui aveva bisogno il gruppo per sfruttare i bengalesi. Sarebbe stato lui a “gestire le risorse umane”: oltre a impartire gli ordini operativi alle maestranze.

 

Approfittando della loro ignoranza, godeva della fiducia dei connazionali tenendoli in pugno. Era lui che faceva firmare i contratti di assunzione o le lettere di licenziamento. Quando qualcuno si faceva male, lo mandava a casa con l’ordine di attendere almeno un paio d’ore prima di presentarsi all’accettazione del pronto soccorso. Ecco allora che sul portale unico delle società Iso.C, Scf, Ma&Ea si legge che l’organico selezionato è altamente qualificato e grazie alla sua pluriennale esperienza è stato scelto tra quei lavoratori che mai sono incorsi in infortuni nella loro carriera.

 

Strani sono apparsi anche i numerosi licenziamenti di lavoratori a tempo indeterminato. Perché lavoratori che per mantenere il proprio permesso di soggiorno hanno bisogno di un contratto, si dimettono all’improvviso e di continuo? Incongruenze statistiche, appunto. La massa di lavoratori gestita prima da una società, poi dall’altra era anche di 200 persone. Alle volte ai dipendenti veniva fatto credere d’essere in ferie: in realtà venivano licenziati e al loro ritorno venivano riassunti dalla ditta collegata del gruppo.

 

Il quadro disegnato dagli investigatori ha evidenziato società connesse tra loro per i vincoli operativi legati ai subappalti, ma anche attraverso co-intestazioni e vincoli di parentela tra titolari responsabili: un metodo di fare impresa definito “scriteriato” volto alla strutturazione di un’organizzazione a delinquere.

 

 

A maggio udienza del processo per estorsione

Imputato assieme al fratello e al padre anche Pasquale Comentale, ex tronista di “Uomini e donne”

 

Di caporalato nell’appalto Fincantieri si parlerà a maggio davanti ai giudici del tribunale di Gorizia in occasione del processo che vede imputati di associazione per delinquere ed estorsione aggravata Angelo Comentale, 57 anni, e i figli Giuseppe, 35, e Pasquale, 30, ex tronista di “Uomini e donne”, assieme agli operai Amin Ruhul, 35, e Alessandro Rispoli, 43, nonchè Anna De Simone, 52, moglie di Angelo Comentale, e Miah Kabir, 41, quest’ultimo in relazione alla sola accusa di estorsione.

 

Nell’udienza di maggio deporrà il perito incaricato di trascrivere le oltre cento telefonate intercettate durante l’indagine. E con lui saranno sentiti anche alcuni testi indicati dal pubblico ministero. L’inchiesta aveva portato alla scoperta di un’organizzazione che, come sostenuto dalla Procura, era dedita principalmente all’estorsione ai danni dei cittadini bengalesi (alcuni si sono costituiti parte civile), sfruttandone l’attività professionale, sottopagandoli e costringendoli con violenza e minaccia ad accettare condizioni deteriori rispetto a quelle previste dalla contrattazione collettiva di lavoro. Il tutto, secondo il capo di imputazione, attraverso il succedersi delle ditte riconducibili ai Commentale, come la Edilnaval, la Navalplanet e la Sea Work, con identico oggetto sociale e sostanziale identità organizzativa.

 

Nutrito il collegio di difesa (avvocati Roberto Corbo, Francesco De Benedittis, Alberto Tarlao, Massimo Bergamasco, Giovanni Iacono e Mariarosa Platania) che nel dibattimento punterà a smontare le accuse in particolare quella dell’associazione a delinquere che era stata negata in un primo momento dal Gip Santangelo, ma poi riconosciuta sia dal Riesame sia dalla Cassazione.

 

In precedenza il tribunale di Gorizia aveva respinto la richiesta di citare quali responsabili civili la Fincantieri e le ditte di appalto Danmont e Sait. Sì invece alla citazione di altre ditte come la Edilgreen e la Sea Work. Una decisione che farà discutere e che ha già fatto storcere il naso alla Fiom Cgil e ai 16 lavoratori bengalesi costituitisi parte civile e che avevano richiesto la citazione di Fincantieri e delle altre due ditte d’appalto. Un modo per cercare di avere una solida copertura per i risarcimenti in caso di condanna degli imputati.

 

da Il Piccolo on-line del 11 marzo 2014

Caporalato nel subappalto della Fincantieri, tre arresti a Monfalcone

Sono in tutto 27 le persone finite nella rete dell’indagine dei carabinieri. I reati contestati: associazione per delinquere, sfruttamento di mandopera, truffa aggravata ai danni dello Stato. L’azienda non è coinvolta

 

 

Tre persone sono state arrestate, altre cinque sottoposte all’obbligo di firma e 19 denunciate nell’ambito di un’indagine sullo sfruttamento di lavoratori, perlopiù bengalesi, delle aziende che operano nell’indotto della Fincantieri, che non risulta coinvolta nell’indagine.

 

Nel corso dell’operazione i carabinieri hanno provveduto al sequestro preventivo di 235mila euro sui conti correnti dei titolari delle sei ditte coinvolte. I tre arrestati, due italiani e un bengalese (i nomi sul cartaceo di mercoledì 11 marzo), sono già ai domiciliari.

I provvedimenti, emessi dal Gip presso il Tribunale di Gorizia Massimiliano Rainieri, su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica Michele Martorelli, giungono a conclusione dell’indagine «Freework 2», sviluppata tra il 2012 e il 2013 con lo scopo di verificare la gestione di alcune attività imprenditoriali della provincia isontina in appalto e subappalto, impegnate nella realizzazione delle navi da crociera a Panzano, Trieste e Marghera, e segue la prima “tranche” condotta tra il 2010 e il 2011, conclusasi con cinque arresti e quattro denunce.

I nuovi accertamenti sono scaturiti da alcune incongruenze statistiche, da una gestione della sicurezza sui luoghi di lavoro e delle maestranze poco chiara, che ha portato a centrare l’attenzione sulle società Sit spa, Isotermo srl, Elynaval srl, Edil.naval srl, Ma&ea srl, Iso. C. srl, S.C.F. srl e Sea srl, connesse tra di loro per vincoli lavorativi, di cointestazione o di parentela tra i titolari, e in grado di impiegare fino a 200 operai contemporaneamente.

Gli investigatori hanno portato alla luce lo sfruttamento delle maestranze e continui movimenti fra ditte della manodopera, in particolare del Bangladesh. I lavoratori venivano sottoposti a minacce ed estorsioni, impiegati senza orari di lavoro certi, mansioni, retribuzioni e condizioni di sicurezza certi. Venivano imposti dimissioni, false liquidazioni del Tfr e riassunzioni in altre ditte del gruppo, utili per sfruttare gli incentivi e i contributi previdenziali offerti dallo Stato, con illeciti guadagni attraverso i risparmi ottenuti sui contributi dei lavoratori.

 

da Il Piccolo del 28 febbraio 2014

Riprenderà a maggio il processo sul caporalato nell’appalto di Fincantieri, che vede imputati di associazione a delinquere e estorsione aggravata Angelo Commentale, 57 anni, e i figli Giuseppe, 35, e Pasquale (foto), 30, ex tronista di “Uomini e donne”, assieme agli operai Amin Ruhul, 35, e Alessandro Rispoli, 43, nonchè Anna De Simone, 52, moglie di Angelo Commentale, e Miah Kabir, 41, quest’ultimo in relazione alla sola accusa di estorsione. La prossima udienza vedrà la deposizione del perito incaricato a trascrivere le oltre cento telefonate intercettate durante l’indagine . E con lui saranno sentiti anche alcuni testi indicati dal pubblico ministero. L’inchiesta aveva portato alla scoperta di un’organizzazione che, come sostenuto dalla Procura, era dedita principalmente all’estorsione ai danni dei cittadini bengalesi (alcuni si sono costituiti parte civile), sfruttandone l’attività professionale, sottopagandoli e costringendoli con violenza e minaccia ad accettare condizioni deteriori rispetto a quelle previste dalla contrattazione collettiva di lavoro. Il tutto, secondo il capo di imputazione, attraverso il succedersi delle ditte riconducibili ai Commentale, come la Edilnaval, la Navalplanet e la Sea Work, con identico oggetto sociale e sostanziale identità organizzativa. Nutrito il collegio di difesa (avvocati Roberto Corbo, Francesco De Benedittis, Alberto Tarlao, Massimo Bergamasco, Giovanni Iacono e Mariarosa Platania) che nel dibattimento punterà a smontare le accuse in particolare quella dell’associazione a delinquere che era stata negata in un primo momento dal Gip Santangelo, ma poi riconosciuta sia dal Riesame che dalla Cassazione.

 

Sfruttavano i bengalesi: 3 arresti negli appalti coinvolte 8 imprese

Organizzazione di 27 persone smascherata dai carabinieri

Le accuse: associazione per delinquere e truffa allo Stato

 

di Stefano Bizzi

Assunzione, licenziamento e riassunzione in una ditta amica: lavoratori come palline da ping-pong che passano in maniera disinvolta da una società a un’altra. Lo scopo è doppio: da una parte ottenere dallo Stato gli incentivi e i contribuiti previdenziali legati all’assunzione di nuove maestranze; dall’altro, grazie alla riduzione dei costi d’impresa, proporre a Fincantieri contratti di appalto concorrenziali. La rete di società creata per sfruttare la manodopera bengalese a bassissimo costo è stata però scoperta dai carabinieri e il sistema smantellato.

Sono tre le ordinanze di custodia cautelare, cinque le persone indagate sottoposte all’obbligo di firma e altre 19 quelle denunciate a piede libero nell’ambito dell’operazione Freework2”. I reati complessivamente contestati sono – a vario titolo e con diversi gradi di responsabilità – di associazione a delinquere finalizzata: alla truffa aggravata ai danni dello Stato, all’intermediazione illecita di manodopera e allo sfruttamento, alla somministrazione fraudolenta di manodopera, all’estorsione e minaccia ai danni dei lavoratori, alla corruzione fra privati e incaricati di pubblico servizio, alla commissione di violazioni in materia di sicurezza sul lavoro fino al falso.

Il blitz è scattato ieri mattina all’alba. In esecuzione dell’ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Gorizia Massimiliano Rainieri su richiesta del pm Michele Martorelli, i carabinieri del Nucleo investigativo di Gorizia si sono presentati alla porta del 48enne amministratore unico e coproprietario della ditta Scf srl nonché amministratore unico della Sea srl Giuseppe Comentale, dell’omonimo quarantareenne titolare della Edil.Naval srl e del 35enne bengalese dipendente e responsabile di cantiere della Ma&Ea srl Morshed Kamal. La loro posizione è la più delicata e i tre si trovano agli arresti domiciliari. In via preventiva, nella stessa mattinata, sono stati bloccati anche 235mila euro depositati su vari conti correnti bancari.

L’operazione avviata alla fine del 2011 è stata sviluppata dal Nucleo investigativo in stretta collaborazione con il Nucleo ispettorato del lavoro dell’Arma e la Compagnia di Monfalcone per contrastare, da un lato, i reati a danno dell’economia e delle finanze pubbliche, dall’altro per fermare lo sfruttamento dei lavoratori stranieri.

Mano a mano che le attività di polizia giudiziaria sono andate avanti, le maestranze (soprattutto bengalesi, ma non soltanto) hanno denunciato minacce, sopprusi e condizioni di lavoro degradanti. Le testimonianze hanno evidenziato l’esistenza di un’organizzazione complessa ed articolata tra le società Sait spa, Isotermo srl, Elynaval srl, Edil.Naval srl, Ma&Ea srl, Iso.C srl, Scf srl e Sea srl.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il non rispetto degli orari di lavoro, delle mansioni svolte, delle retribuzioni corrisposte, delle disposizioni in materia di sicurezza, nonché i licenziamenti/dimissioni imposti e le altrettanto imposte riassunzioni in altre ditte del gruppo (utili a sfruttare gli incentivi ed i contributi previdenziali offerti dallo Stato) attuate in modo scientifico, hanno permesso di accaparrarsi gli appalti Fincantieri, ma anche ingenti illeciti guadagni attraverso i risparmi ottenuti sui contributi previdenziali dei lavoratori. In occasione dei licenziamenti forzati, inoltre, le maestranze venivano obbligate a firmare dichiarazioni di avvenuta liquidazione dei Tfr che in realtà non venivamo versati.