ANTIFASCISMO/ Discussione su Gelindo Citossi (Romano il Manzin) su facebook

  • A S. Giorgio di N. si fa la battaglia su?Il nome di una via. Io sostengo invece le battaglie dei lavoratori di Evraz, Artenius ecc #lavoro
    • Manuel Tomasin e altri 14 piace questo elemento.

    • Eric Buiatti che via? 

       

    • Lodovico Nevio Puntin Bravo … senz’altro importante occuparsi del lavoro. Ma nessuno ti impedisce contemporaneamente di occuparti anche di memoria, in questo caso finalizzata a ricordare il partigiano nato nella frazione Zelina di San Giorgio di Nogaro (Gelindo Citossi detto “il mancino”, dal fatto che poteva disporre di un solo braccio e anche per questo significative e coraggiose risultano le sue azioni, come quella nella caserma di Latisana).

    • Davide Bonetto Ovviamente. Il fatto è che (come sempre) i giornali danno risalto a queste polemiche senza senso (dal punto di vista storico importanti, non ci piove) quando ci sono delle priorità attuali molto più importanti. E lo dico da fiero iscritto all’Anpi.

    • Paolo De Toni E allora caro Bonetto perché avete dedicato una targa a Duilio Levi che sarà stato pure un bravo medico (era anche il medico della mia famiglia ed amico di mio padre) solo che aveva il piccolo difetto di essere stato segretario e consigliere comunale del MSI? Vuoi che te lo dico io? Perché il tuo Sindaco (eletto con il famigerato terzo mandato) ex PCI ex Comunista, aveva bisogno di uno sdoganamento definitivo verso destra. Ora tu cerchi di far passare per superflua la questione del Manzin ma in realtà per voi è una vera e propria mina vagante, perché siete dei revisionisti; l’ho ribadito il 1° novembre a Gris alla presenza del segretario provinciale dell’ANPI Spanghero. 
      http://www.info-action.net/index.php…

      www.info-action.net

      Info-action, portale d’informazione libertaria del nordest, Friuli Venezia Giulia, sito degli anarchici friulani, giuliani, sloveni e veneti

    • Davide Bonetto Caro De Toni, forse mi sono spiegato male, ma la “polemica” mia era riferita a questo fantomatico comitato che direbbe no ad un’ipotetica via dedicata al Manzin. Dopodiche non sono avvocato di nessuno, tantomeno del Sindic. Non concordo con te invece sul fatto che dedicargli o meno una via sia una “mina vagante” per noi..per piacere dai. La gente in generale mi pare abbia ben altri pensieri in questo periodo drammatico e ti rispedisco indietro il termine “revisionista” che non mi appartiene, in quanto mi ritengo antifascista magari di serie B in confronto a te se ti fa vivere meglio. Mandi

    • Paolo De Toni Sono d’accordo che il comitato contro il Manzin sia fantomatico ed infatti lo staneremo (chiedendo che vengano in pubblico a provare le loro denigrazioni), così come staneremo voi. Ed allora dedicategliela la via al Manzin cosa aspettate, se per voi non è un problema. Questo non vi impedisce mica di occuparvi delle altre cose, (te lo sei fatto dire anche da Nevio Puntin!) ammesso e non concesso che ve ne occupiate e soprattutto che ve ne occupiate bene del futuro dei sangiorgini e del territorio in generale. Lassin piardi se tu fas o no l’avocat dal Sindic: tu zuis ta stesse squadre e alore tu as li stessis reponsabilitaaz.

    • Raicard Trinki Frenki e io sulle rotonde e i rallentatori di merda…!!!!!! ti lovvo!!

    • Paolo De Toni Geniali quei rallentatori, per andare da San Giorgio a Torviscosa per lavoro, me ne devo subire sei all’andata e sei al ritorno, vari giorni alla settimana.

    • Bruno Ventura fati le stataal……..

    • Paolo De Toni (par Bruno Ventura) Le stataal a jè plui lungje… al uul disi cunsumà plui binzine e incuinà di plui.
      NO ai dissuasori ( e alle rotonde) di Bonetto, Fasan e Del Frate.
      SI alla coscienza individuale di là planck … la cal covente …

    • Paolo De Toni (par Giovanni Maran) W il Manzin! “ma quegli occhi li ricordo ancora e come allora mi corrono i brividi” Ven a stai cal veve le tempre juste par fa fuur i fasisc’.
      Io non ho certo bisogno del Manzin per “esistere”, ma già che ci sono …

    • Paolo De Toni A parte i predicozzi pseudo-morali, hai qualcosa di concreto da dire contro il fratello di tua nonna?

    • Claudio Canciani Hai detto bene ognuno dorme con la sua coscienza, soprattutto se ce l’ha ben pulita in quanto non l’ha mai usata.

    • Paolo De Toni Va bè se non hai niente contro allora … , sai com’è c’è gente che si diverte ad inventarsi fantasiose liste di crimini.
      PS. Fruz cuant co tabajais ziriti di spiegasi mioor e di no sedi ambiguos; ancje il discors da cussienze ze cazz urial disi …

    • Claudio Canciani Era destinato a Maran e lui sa il perchè.

    • Claudio Canciani Per te ho la massima stima, ce ne vorrebbero a migliaia di persone che si occupano del territorio come fai tu.

    • Federico Foghini bella la frase sulla coscienza!!La condivido appieno.

    • Claudio Canciani Mi basterebbe che pagassi quello che ha deciso il giudice.

    • Federico Foghini su Claudio,la diatriba era imperniata sullla strada da dedicare al “Manzin”.Non usciamo dai “seminati”!! Io sono propenso per il no.E spiego il perchè:pur essendo Gelindo Citossi una brava persona,pur avendo compiuto dei gesti eroici volti alla liberazione del popolo italiano dalla tirannia nazifascista,pur avendo avuto tutte le buone motivazioni per uccidere,non ritengo opportuno dedicare una strada a colui che si è macchiato di uno o più omicidi,anche se “giustificati” dal momento storico in cui sono stati perpretati.

    • Paolo De Toni Romano il Manzin non si è macchiato di nessun omicidio, ha combattuto per la libertà. E Garibaldi allora? Solo per fare un esempio fa molti altri.

    • Claudio Canciani Federico la tua motivazione fa acqua da tutte le parti. Io personalmente non ho sentito alcuna storia ne a favore ne contro il Manzin per cui mi astengo dal dare giudizi su cose di cui sono totalmente all’oscuro. In guerra comunque se serve è lecito anche uccidere, l’importante è non macchiarsi di delitti contro persone inermi, anche se nemici.

    • Federico Foghini perchè la mia motivazione “farebbe acqua” da tutte le parti?

    • Federico Foghini cosa ho detto di inesatto?

    • Claudio Canciani Se dici che a una persona non può essere intitolata una via in quanto ha ammazzato altre persone in guerra, allora dovrebbero togliere la metà delle vie nel mondo. Bisogna distinguere fra assassini e combattenti. Come ho già detto, talvolta serve anche la forza, l’importante è non macchiarsi di crimini ammazzando gente inerme solo per vendetta o sadismo. Io non so la storia del Manzin. Se ha uccciso in combattimento per salvare altre persone o per combattere i nemici merita un riconoscimento, se è ha ucciso per vendetta è un assassino e non merita nulla.

    • Federico Foghini leggi bene quello che ho scritto,io ho definito Gelindo Citossi “eroico”,.ho detto che il suo operato era pienamente giustificato.Ho aggiunto che non ritengo opportuno dedicargli una via.E’ un mio pensiero,rispettalo come io rispetto i tuoi

    • Claudio Canciani Io rispetto il pensiero di tutti, sto solo dicendo che non sono d’accordo con quello che hai detto e l’ho argomentato. Secondo la tua logica, Garibaldi, il Che e tanti altri che hanno lottato per la libertà dovrebbero essere dimenticati e non sono d’accordo.

    • Federico Foghini ancora una volta:leggi quello che ho scritto!!Non posso passare la serata a discutere sul fatto che io non sia d’accordo su quasta benedetta strada da dedicare a Gelindo.

    • Claudio Canciani Il problema è se per te è un assassino o un combattente, che sia lui o un altro è uguale.

    • Federico Foghini cazzo cClaudio,ma leggi quello che scrivo??L’ho ribadito tre volte che reputo Citossi un eroe della resistenza!!Ma nn per questo gli dedicherei una via di San Giorgio di Nogaro.Non puoi mettermi in bocca cose che non ho detto;mai definito Citossi “assassino”

    • Federico Foghini e adesso chiudo il dialogo su questo argomento perchè sta diventando una sterile polemica senza nessun costrutto!

    • Claudio Canciani Se credi che sia un eroe per quale motivo non lo reputi degno di avere una via a lui dedicata, non capisco. E meglio avere vie come busuz e ciampaz?

    • Federico Foghini per il semplice fatto che si è creata una netta spaccatura di opinione su questo rgomento.Pertanto ritengo che una via deve venir dedicata a qualcuno se ciò è condiviso dalla maggioranza della popolazione;altresì diventa uno squallido braccio di ferro politico che giova ad alcuno.Ma è un mio pensiero,non condivisibile da tutti sicuramente,ma questo è!!

    • Claudio Canciani Questa è una motivazione valida.

    • Paolo De Toni Con il “mi piace” di cui sopra Davide Bonetto si è stanato da solo

    • Davide Bonetto Ma cosa vuoi stanare De Toni. Vuoi fare la guerra dei bambini? Mi pare che hai una certa eta’. Che figuracce che fai….

    • Davide Bonetto E da iscritto all’anpi so che stanno discutendo della questione serenamente. Per me l’anpi e’ “l’istituzione” principale alla quale faccio riferimento. Poi sei libero di andare in giro a dire che Bonetto ha messo mi piace qua e la! Triste molto triste caro De Toni. Poi fai le gare con quelli delle scuole elementari.

    • Paolo De Toni Ma triste cosa? Ti contraddici continuamente. Se l’Anpi ne discute e molti ne discutono non è certo per merito tuo, ma di chi ha sollevato senza opportunismi il problema.

    • Federico Foghini Rileggendo tutta questa lunga ed animata discussione mi sono posto una domanda:come mai in quasi settant’anni nessuno dei compagni di Citossi,nessun aderente all’ANPI e tantomeno le giunte di sinistra che si sono nei decenni avvicendate nella bassa friulana,nessuno di tutti questi si è prodigato per dedicare una via,una sede,una targa al su citato Gelindo Citosii?Se la figura fosse stata così limpida e così eroica,come da molti ora ci viene descritta,sicuramente ciò sarebbe avvenuto.Probabilmente la figura di questo partigiano si è sempre trascinata un mucchio di dubbi e polemiche,in questi settant’anni cosa che ha portato la maggior parte di chi lo sosteneva ad un atteggiamento disinteressato se non addirittura omertoso.

    • Paolo De Toni Federico, come si usa dire, nessuno è profeta in patria, per cui un semplice astio è in grado di far sedimentare un’opinione negativa. Figuriamoci poi per uno che doveva fare quotidianamente azioni militari di eliminazione di fascisti, nazisti, spie e delatori e doveva procacciare cibo, medicine, e logistica varia per l’intendenza Montes, avrà di certo scontentato qualcuno. Mettiamoci pure in conto, come ha scritto Giovanni Maran (suo pronipote) che avesse gli “occhi gelidi” ed un carattere forte e deciso ( e non poteva essere diversamente visto le azioni incredibili che ha condotto), poi consideriamo che nessuno è perfetto e qualche sbaglio lo avrà pure fatto ed infine, siccome non era un opportunista, diventava scomodo per gli ultimi arrivati, saltati sul carro del vincitore ma che andavano alla ricerca di privilegi, magari anche piccoli. Poi c’è stata la storia del “cane dell’inglese” per la quale è stato arrestato e ha fatto 18 mesi di carcere, ed infine anche le accuse su Porzus, poi ovviamente assolto. Di fronte a tutto questo si spiega come mai sia stato letteralmente messo da parte; troppo sanguigno, troppo rivoluzionario, utilissimo in battaglie e scomodo nel compromesso politico. Credo che le cose stiano così. A MAGGIOR RAGIONE, credo che le persone in buona fede debbano ricordarlo degnamente.
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    • Davide Bonetto Non mi contraddico per nulla!!! Io invece credo (e chiudo qua) che strumentalizzare le gesta eroiche come hai fatto tu sia irrispettoso nei confronti non solo del Manzin ma di tutti i partigiani eroi che hanno liberato l’italia dal nazifascismo. Quante volte sei andato a commemorarlo sulla sua tomba? Quanti libri hai scritto? Niente di questo…lo so sai!! Ci sono persone, sangiorgini e non che lo fanno da sempre e non solo per il Manzin. Persone sincere che tengono sempre alta l’attenzione sul tema dei partigiani costantemente e non a spot appositamente con l’intento di fare polemiche inutili e svilire le azioni dei partigiani usando una targhetta di latta come arma d’attacco..per cosa poi?! Non ti ho mai visto a depositare i fiori sul monumento ai partigiani fuori dal cimitero. Mi rattrista perche’ ti ritenevo una persona che non banalizza e invece.. Io chiudo qua Mandi.
      19 ore fa tramite cellulare · Mi piace · 

    • Federico Foghini Per Paolo De Toni. Ho preso spunto dalla tua ultima frase per darti una ulteriore spiegazione sulla mia contrarietà alla volontà di dedicare una via a Citossi Gelindo.Hai appena definito il Manzin uno che “doveva quotidianamente fare azioni militari di eliminazione di fascisti,nazisti,spie e delatori”.Ebbene,queste eliminazioni hanno lasciato alle spalle orfani e vedove,colpevoli solamente di essere stati figli o mogli di fascisti o collaboratori. Pertanto mi sembra ingiusto o perlomeno indelicato,dopo quasi settant’anni,che questi incopevoli orfani o vedove debbano vedere una via del paese in cui vivono,o nelle immediate vicinanze,dedicata all’uccisore dei propri cari.E ad onor di cronaca conosco due persone del comprensorio sangiorgino il cui padre o consorte,siano stati uccisi dai Diavoli Rossi comandati da Gelindo.

    • Lorenzino Boem quanti giudizi prima= pregiudizi

    • Federico Foghini Il pregiudizio,generalmente ,si basa su preconcetti non sempre motivati,su prese di posizione ideologiche.Qua si sta discutendo su fatti accaduti settan’anni fa,si esprime la propria opinione,si cerca di capire l’utilità odella proposta in oggetto.Non trovo niente di “pregiudiziale” in tutto ciò.

    • Paolo De Toni Per Bonetto. Non ci azzecchi proprio. Guarda che io faccio l’antifascista militante e non retorico da quasi 40 anni e ho due ferite di 4 punti ciascuna in testa per i colpi inferti dalle chiavi inglesi dei fascisti a Trieste nel 1979. La nostra commemorazione del Manzin, il 7 ottobre 2013, aveva questo spirito di antifascismo militante. L’antifascismo in Italia è un problema attuale e non di depositare fiori nelle tombe, che comunque è sempre un bel gesto per quanto facile, cioè costa ben poco sforzo. Il problema è che in Italia il fascismo non è mai stato sradicato ed il revisionismo è iniziato subito dopo la Liberazione e proprio il caso del Manzin è un esempio di revisionismo. Infatti nella biografia di Gelindo Citossi, sul sito dell’ANPI, si legge
      “Nel dopoguerra per “Romano il Mancino”, nessun riconoscimento ufficiale. Per lui soltanto il ricordo della gente del Friuli che, nel 61° della Liberazione, si è recata in pellegrinaggio a Pisino, dove Citossi era stato ospitato da una sorella.” 
      Ripeto andare a Pisino è più che giusto, ma è a San Giorgio che bisogna agire per i riconoscimenti.
      Nessuno a San Giorgio ha avuto il coraggio di fare la commemorazione e di pretendere i riconoscimenti dovuti, anche per le ragioni più o meno esposte da Federico Foghini, cioè che molti in paese e nella zona ne parlavano male. La stessa Ester Zaina, di provenienza comunista, come è ben noto segue la linea ideologica di suo zio Massimino Zaina (di Porpetto) cioè fondata sulla squalificazione della persona di Gelindo Citossi. Perché non l’ha fatta l’ANPI la commemorazione a San Giorgio? Tu dici che ora L’ANPI sta “serenamente discutendo” dei riconoscimenti? Ti chiedo se l’ANPI di San Giorgio ha anche serenamente discusso della targa dedicata dal Comune (cioè in realtà per volontà personale dell’ex comunista Pietro Del Frate) all’ex segretario del MSI Duilio Levi? Anche questo fa parte del revisionismo. Ho detto esplicitamente a Fiorella Levi che, visto quello che è accaduto, per la targa dedicata a suo padre, dovrebbe essere lei a presiedere un Comitato per i riconoscimenti ufficiali al Manzin. Per il resto caro Bonetto in politica sei ancora un apprendista. Fai parlare Pietro Del Frate e vediamo cosa ha da dire in merito. Non sarà mica una strumentalizzazione chiedergli che si esprima.

    • Irene Bolzon Non ho seguito tutto il dibattito, però mi permetto di aggiungere alcune considerazioni. Io credo che la discussione in generale nasca dal fatto che il Manzin, seppur considerato da tutti in questa conversazione un eroe, non abbia tuttavia le caratteristiche “tipiche” e quasi “rassicuranti” che la narrazione pubblica ha di solito in questi 70 anni attribuito in generale agli “eroi della Resistenza”. Tento di spiegarmi: lui era un antifascista convinto ma non sviluppò mai, nè durante la guerra nè dopo, un pensiero politico strutturato e complesso (come fecero per esempio altri che, pur di bassa estrazione, tentarono di formarsi una propria cultura politica…mi vengono in mente Romano Fumis, Modotti, Fantini…) e chiamato a spiegare le ragioni delle sue scelte a distanza di decenni non seppe fornire motivazioni che l’intellettualità formatasi attorno all’antifascismo nel dopoguerra potesse considerare accettabili. Lui non fu mai iscritto ad un partito, per lo meno non qui in Italia…contrariamente a quanto si pensa lui non prese la tessera del PCI nell’immediato dopoguerra perchè egli non si sentì mai rappresentato da nessuno, motivo per il quale venne meno nei suoi confronti anche un meccanismo minimo di solidarietà di fronte alle ingiustizie del dopoguerra. Lui era un gappista, non un comandante di brigata in montagna, e nel dopoguerra i gappisti furono quelli che subirono le maggiori vessazioni…le motivazioni risiedono principalmente nel tipo di guerra da loro condotta (contrariamente a quelli in montagna, essi avevano come “campo di battaglia” i contesti urbani e le aperte campagne, estremamente più insidiosi perchè rendevano la clandestinità difficile soprattutto a causa delle spie, fattore che rese spesso necessarie delle esecuzioni considerate da tutti brutali, ma che erano indispensabili per proteggere i partigiani e i civili che li aiutavano…essi poi erano a contatto più diretto con i contadini, spesso furono chiamati a fare requisizioni per la “Montes” e figuriamoci se i contadni erano contenti di vedersi arrivare dieci uomini armati di tutto punto in casa con l’ordine di portargli via i salami…inoltre proprio la loro clandestinità favorì l’azione di infiltrati fascisti e delinquenti comuni che, spacciandosi per gappisti ed intendenti, si diedero alle ruberie più becere, alimentando il pregiudizio nei confronti dei partigiani “ladri”. Aggiungo inoltre che i GAP sono stati spesso considerati precursori del brigatismo rosso, dato che aggiunge ulteriori elementi di sospetto nei confronti dei gappisti). Lui non ebbe di certo una storia “gloriosa”…le persecuzioni da parte della giustizia, la fuga in Jugoslavia e una vita spenta nel grigiore delle delusioni. Insomma, se lo paragoniamo a quello che viene considerato in regione l'”eroe per eccellenza”, ossia Montes, sembra che il Manzin non possieda i requisiti necessari per essere considerato una figura “edificante”, così come tutti gli eroi dovrebbero essere. Quanto all’aspetto relativo alla violenza del Manzin, va detto che realtà, mito e anti-mito si fondono in un mix estremamente complesso da interpetare. Ciprovo senza garanzia di successo partendo dalla testimonianza di mia nonna, la cui casa a Campolonghetto era una delle basi abituali del Manzin: quando per caso vide la sua foto su un libro che avevo a casa lei è saltata sulla sedia urlando “Lazaron! Delinquent!”…rimasi perplessa e le chiesi il motivo…dopo ore di conversazione capii che lei e la sua famiglia, pur essendo convinti sostenitori del movimento partigiano, avevano paura di lui. La paura nasceva dal fatto che egli, pur essendo corretto e rispettoso nei confronti di tutti, aveva una vena di imprevedibilità che angosciava chi lo ospitava. Avevano tutti paura che da un momento all’altro mettesse in piedi un’operazione, temendo che, in caso di fallimento, la ritorsione si sarebbe abbattuta sulle case e sulle famiglie che lo avevano accolto (se lui sbagliava si andava dall’incendio della casa, alle torture e alla deportazione..la paura era dunque legittima). Quello che la gente non poteva capire è che il Manzin non era affatto un incosciente…coraggioso sì, ma incosciente no. Chi lo ha conosciuto durante la guerra mi ha detto che possedeva un istinto naturale che lo portava a capire quando poteva portare a casa la pelle e quando no…non avrebbe mai messo a repentaglio la vita dei suoi uomini senza essere convinto di riuscire nell’impresa…certo è che però i suoi processi mentali erano di difficile lettura, soprattutto se sei un civile spaventato davanti ad un uomo in armi la cui fisicità e il cui carattere brusco facevano morire sul nascere ogni obiezione. Tale aspetto quindi alimentò in qualche modo un mito affascinante ma al contempo negativo tra le persone comuni…Detto questo, egli fu senza ombra di dubbio responsabile di molte operazioni e diversi attentatii…va anche detto, però, che l’espressione “eh sì hanno trovato un cadavere sulla statale..chi è stato? non so, ma sicuro il Macino” l’ho incontrata in ogni intervista che ho fatto…quindi le uccisioni che gli sono state attribuite sono più di quelle a lui effettivamente riconducibili…Sulla questione quindi delle persone da lui uccise mi sento di dire questo: in guerra non esiste uomo che non abbia ucciso e/o fatto uccidere…le differenze tra un partigiano, un fascista ed un soldato sono già state spiegate sopra e quindi non mi ci soffermo. Concludendo…è vero che le memorie e il dolore vanno rispettati. Un orfano di guerra è un orfano e basta, a prescindere da chi fosse suo padre. Ma nell’epoca in cui si progettano monumenti a Graziani e dopo 100 anni di piazze e caserme intitolate a Cadorna e Diaz, dobbiamo andare a fare le pulci proprio al Manzin? Credo sia opportuno riflettere su questo aspetto, anche nel tentativo di mediare con i sentimenti contrastanti di chi quella storia la sente ancora bruciare dentro di sè e con le nostre stesse categorie mentali, spesso inadatte ad interpretare il passato…qui non è in ballo solo il nome di una via, questa discussione, interessante e del tutto legittima, scaturisce dal fatto che non abbiamo ancora imparato a fare i conti con il nostro “ieri”…

    • Irene Bolzon Scusami Davide per il papiro. Mi sono lasciata prendere la mano!
       
      7 ore fa · Mi piace · 

    • Davide Bonetto è il miglior intervento nel post (senza togliere nulla ai pareri e opinioni degli altri). Condivido le tue considerazioni soprattutto la frase conclusiva.. :
      7 ore fa · Mi piace · 

    • Paolo De Toni Alla commemorazione di Gris del 1° novembre scorso Alessandra Kersevan mi/ci ha presentato la nonna e il padre di Irene Bolzon intervenuti alla commemorazione e alla posa della targa in ricordo del campo di concentramento A, rimosso dalla memoria e perfino dalla natura visto che ora c’è una cava. Non so come siamo andati sul discorso del Manzin, ma il padre appunto disse che il Manzin era di casa a Campolonghetto, la nonna non fece commenti.

      www.info-action.net

       

      L’analisi fatta da Irene Bolzon è sostanzialmente corretta, anzi conferma le nostre (degli anarchici) intuizioni e che in estrema sintesi ho espresso anche qui sopra e le ho dette anche alla commemorazione del 7 ottobre (peccato che Davide Bonetto non ci fosse).
      Irene Bolzon scrive: 

      “Lui non fu mai iscritto ad un partito, per lo meno non qui in Italia…contrariamente a quanto si pensa lui non prese la tessera del PCI nell’immediato dopoguerra perchè egli non si sentì mai rappresentato da nessuno, motivo per il quale venne meno nei suoi confronti anche un meccanismo minimo di solidarietà di fronte alle ingiustizie del dopoguerra.”

      Come viene accennato anche nel libro di Pierluigi Visintin, “Romano il Mancino e i diavoli rossi” l’indole del Manzin era anarchica, e guarda caso siamo stati proprio noi (anarchici/che) a prendere la decisione della commemorazione a San Zorz, nessuno avrebbe avuto lo stato d’animo per farla. La commemorazione del Manzin all’interno della sinistra istituzionale era possibile a Cervignano e ad Udine ma non a San Giorgio di Nogaro, questo è il problema! Bisognava qualcuno che non subisse il deterrente di una certa sedimentata opinione negativa in loco.

      Irene Bolzon però secondo me fa un’analisi eccessivamente formale del Manzin sotto il profilo del pensiero politico, infatti dice:

      “lui era un antifascista convinto ma non sviluppò mai, nè durante la guerra nè dopo, un pensiero politico strutturato e complesso (come fecero per esempio altri che, pur di bassa estrazione, tentarono di formarsi una propria cultura politica…mi vengono in mente Romano Fumis, Modotti, Fantini…) e chiamato a spiegare le ragioni delle sue scelte a distanza di decenni non seppe fornire motivazioni che l’intellettualità formatasi attorno all’antifascismo nel dopoguerra potesse considerare accettabili.”

      Qui il problema è tutto da discutere.

      Nella resistenza c’è stato anche l’antifascismo anarchico. Proprio in questi giorni si è commemorato il centenario della costruzione della casa del popolo a Prato Carnico costruita da anarchici e socialisti.
      http://www.info-action.net/index.php?option=com_content&view=article&id=2231:cento-anni-della-casa-del-popolo-di-prato-carnico&catid=66:storia

      Nel 1933 a Prato Carnico c’è stato il funerale di Giovanni Casali

       
      Certo, probabilmente il Manzin non aveva potuto elaborare un pensiero politico maturo perché non aveva le conoscenze ed i contatti per sviluppare il suo anarchismo spontaneo, ma quello che è riuscito a fare in forma assolutamente autogestita, è semplicemente eccezionale e va ben oltre i canoni della storiografia ufficiale ed accademica e tanto più della politica istituzionale che semplicemente ha paura di questo incredibile personaggio.
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