CIE DI GRADISCA: iniziato lo svuotamento!

da Il Piccolo on line del 5 novembre 2013

Al Cie di Gradisca non sarà sgombero totale

Secondo la Questura sono ancora agibili 18 posti letto, Intanto 36 immigrati vengono trasferiti a Trapani

È iniziato lo svuotamento del Cie di Gradisca con il trasferimento a Trapani di 36 immigrati. Ma al momento non è previsto lo sgombero totale perchè all’interno della struttura dovrebbero rimanere una decina di ospiti. Secondo la Questura di Gorizia restano infatti agibili complessivamente 18 posti letto. Aria di fermento anche tra i dipendenti della Connecting people, la cooperativa che gestisce il centro immigrati, che da mesi attendono di essere pagati. Hanno convocato un’assemblea per decidere iniziative da intraprendere per arrivare a una soluzione del loro problema.

 

 

Scatta lo sgombero del Cie di Gradisca

 

Roma dispone il trasferimento degli immigrati: i primi 38 partiranno oggi per Trapani. Il Sap: «Lo Stato si arrende»

di Luigi Murciano

 

GRADISCA. Il Cie di Gradisca, ormai in ginocchio, sarà svuotato. Da subito. La clamorosa decisione è stata presa ieri dal Ministero dell’Interno ed è trapelata nel tardo pomeriggio: per disposizione del Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione del Viminale sarà attuato un maxi-trasferimento di ospiti al Cie di Trapani. Secondo alcune indiscrezioni, potrebbe essere il primo passo verso una temporanea chiusura del centro in attesa che sia ripristinata la sua completa funzionalità dopo i tumulti degli ultimi mesi che lo hanno praticamente distrutto.

Scatola vuota

Il provvedimento preso ieri riguarda ben 38 clandestini che questa mattina alle 11.30 partiranno alla volta della Sicilia. A questi vanno sommati i 12 stranieri irregolari per i quali in queste ore sono state accelerate le operazioni di rimpatrio o di allontanamento dall’ex Polonio. Altri potrebbero avere la stessa sorte nelle prossime ore. Di fatto, dunque, da oggi l’ex Polonio – che ospitava poco più di una sessantina di persone – diventa una scatola praticamente vuota. È invece pienamente operativo il vicino Cara-Cda, che ospita profughi e richiedenti asilo e non presenta profili di criticità.

Il giallo della chiusura

Un provvedimento talmente forte che in serata si sono diffuse voci – non confermate – sul fatto che tale provvedimento del Viminale possa costituire il preludio ad una possibile chiusura temporanea dell’ex caserma Polonio. Provvedimento a lungo invocato dal centrosinistra (sia a livello nazionale che locale, in primis dal governatore Serracchiani), ma che sarebbe tutt’al più finalizzato al completamento dei lavori di ripristino delle sezioni letteralmente devastate dai migranti nel corso degli ultimi tre anni. L’impressione è che la situazione sia molto fluida, al punto che neppure Prefettura e Questura hanno confermato o smentito qualsivoglia scenario.

Il realismo del sindaco

Senza conferme ufficiali da parte delle istituzioni statali, il sindaco della cittadina isontina Franco Tommasini non pare volersi fare troppe illusioni. Ma è convinto che il momento per chiedere a gran voce la chiusura del Cie è non era mai stato piu’ propizio. «La chiusura mi sembrerebbe in questo momento un passaggio logico – afferma senza mezze misure -. Sappiamo perfettamente in che situazione si trovi la struttura in questo momento. Presenta condizioni precarie per la sicurezza e la dignità sia dei trattenuti sia di chi vi lavora, operatori e forze dell’ordine su tutti. Non c’erano mai state sinora condizioni più adatte di queste per chiedere la chiusura del Cie. Auspico – conclude – che ora la politica possa fare sentire la sua voce in questa fase di transizione. Ma non mi faccio illusioni, e non voglio che se ne facciano i miei concittadini».

La reazione dei poliziotti

«A quanto pare quella presa a Roma è una decisione politica, non operativa – commenta Angelo Obit, segretario provinciale del Sindacato Autonomo di Polizia/Sap -. Di fatto lo Stato si arrende a chi ha devastato il centro. Persone, lo ricordo, in attesa di espulsione e rimpatrio perchè provenienti dal circuito carcerario e ritenute pericolose. Persone che con i disperati di Lampedusa o i richiedenti asilo del Cara non c’entrano nulla. Il messaggio che passa con questo provvedimento – conclude amaro – è che con la violenza si può ottenere tutto, persino la sospensione di regole democraticamente votate e alle quali la politica non è sinora stata capace di proporre delle alternative».

La situazione oltre le sbarre

Anche ieri, intanto, si sono registrati momenti di tensione. Gli ospiti hanno trascorso la giornata ammassati nell’unica camerata ritenuta agibile e sul pavimento del corridoio che conduce al centralino. Due immigrati hanno compiuto atti di autolesionismo: uno ha ingoiato diversi oggetti tra cui mollette, chiavi e pezzi di plastica. Un secondo si è ferito alla testa sbattendosela nelle sbarre. Sullo sfondo, altre tre situazioni arroventano il caso-Cie: oggi i dipendenti denunceranno gli ennesimi ritardi nell’erogazione dei salari; sabato la galassia di movimenti e associazioni anti-centro protesterà davanti alla struttura; domenica invece è annunciato a Gradisca il segretario del Carroccio Matteo Salvini.

 

da Il Piccolo del 05 novembre 2013

 

«La politica dica basta una volta per tutte»

GRADISCA «Bisogna avere una volta per tutte il coraggio di dichiarare che questa struttura è completamente inagibile». Serena Pellegrino sulla possibile svolta nel caso Cie è stata quasi profetica. La parlamentare del Sel ieri mattina si era recata in visita all’ex Polonio per verificare di persona la situazione dopo le rivolte che hanno messo in ginocchio il centro di Gradisca. L’impressione è che il pressing della deputata friulana, così come la precedente interpellanza urgente del senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, nelle ultime ore abbiano giocato un ruolo chiave nel giungere alla clamorosa decisione del maxi trasferimento di immigrati irregolari a Trapani. Al termine del suo sopralluogo Pellegrino aveva descritto la situazione al centro dopo i disordini e gli incendi delle scorse notti, sollecitando per l’ennesima volta la chiusura. «Ho voluto entrare al Cie per verificare di persona il contesto in cui si trovano gli immigrati – ha affermato -. Non servono le mie competenze tecniche di architetto per affermare che la struttura va chiusa: è inagibile nella sua interezza visto che le stanze si trovano in assoluto stato di degrado e che le persone sono trattenute in condizioni igienico sanitarie indescrivibili. Nelle prossime ore intendo verificare concretamente questa vergognosa situazione». A fine mattinata, la Pellegrino aveva chiamato le istituzioni alle loro responsabilità: «Il mio intervento politico pone una domanda di evidente gravità: chi si assume la responsabilità del fatto che il Cie di Gradisca è rimasto comunque operativo, nonostante le ripetute specifiche denunce e le richieste di chiusura, e nonostante il ministro dell’Interno abbia formalmente riconosciuto che il meccanismo nel suo complesso va rivisto e che in tutti i centri le modalità di gestione debbano assicurare alle persone il rispetto della dignità umana e garantire normali condizioni igienico sanitarie? Mi è stato riferito – ha proseguito Pellegrino – che dopo i disordini di questi giorni si sono succedute con significativa rapidità le espulsioni dall’Italia e lo spostamento di diverse persone in altri Cie italiani. Ritengo che questo processo possa proseguire scongiurando l’accadere di nuovi incidenti e di ulteriori manifestazioni». (l.m.)