In occasione del centenario della fondazione della casa del popolo un gruppo di compagni e compagne della zona assieme ad altri provenienti da Trieste e Pordenone ha riaffermato con la propria presenza anche le origini anarchiche della casa. Molto visibili le bandiere anarchiche e buona la diffusione della nostra stampa e del volantino preparato per l’occasione. Da notare che la nostra presenza è stata completamente ignorata dall’articolo del Messaggero.
INFO-ACTION REPORTER
Resoconto per Umanità Nova della giornata del 26 ottobre 2013 a Prato Carnico
La Casa del Popolo di Prato Carnico è stata finalmente riaperta sabato 26 ottobre dopo una serie di lunghi lavori di ristrutturazione sostenuti dal Comune, l’unico organismo che poteva affrontare il costo molto elevato. Purtroppo nel 2004 la Cooperativa omonima, con un presidente anarchico della rossonera frazione di Pradumbli (Ido Petris), ha dovuto arrendersi di fronte all’enormità degli investimenti necessari per garantire un’apertura regolare della Casa alle iniziative pubbliche. E il Comune ha rilevato l’antica costruzione e in quasi dieci anni l’ha rimessa in sesto. Se l’ingresso dell’istituzione, sia pure locale, come proprietaria ha rappresentato un’amara sconfitta dell’autonomia popolare, si è comunque trovata una sede dignitosa per l’Archivio storico della Casa del Popolo e per la Biblioteca pubblica. Anche agli anarchici interessa che questi strumenti culturali siano a disposizione di tutti e tutte per soddisfare l’auspicabile desiderio di conoscenza.
In occasione del centenario dell’inaugurazione – avvenuta il 2 febbraio 1913 e che aveva registrato come oratore principale Virgilio Mazzoni, redattore dell’”Avvenire Anarchico” di Pisa-, si è svolta una giornata assai affollata (circa 500 le persone in piazza) e intensa: foto storica dei partecipanti, corteo con banda, molti discorsi di diverso tipo, recita di ragazzi delle scuole e altro.
Tutti gli oratori, anche quelli istituzionali, non hanno potuto trascurare il ruolo centrale avuto dagli anarchici della Val Pesarina nella costruzione, difesa e sviluppo di questo monumento all’“utopia concreta”. L’idea della Casa era sorta tra gli emigrati in Germania nel 1908 e nel giro di qualche anno, con il lavoro volontario di muratori e le sottoscrizioni tra gente povera ma orgogliosa, era sorto il grande edificio, il primo di questo tipo nella regione e uno dei primi in Italia. Superando molte vicende difficili, tra lotte antimilitariste e rivendicative, incontri politici e conferenze, socializzazione per i giovani della valle (molto rilevante il ruolo dei balli, condannati dal pulpito della vicina chiesa, che hanno permesso incontri liberi tra i giovani dei due sessi), questa costruzione ha offerto strumenti preziosi per chi voleva agire per “cambiare il mondo”. Così la Casa del Popolo, simbolo e strumento sentito come proprio dai valligiani (e dagli emigranti!) ha resistito e ha sconfitto varie violenze, in particolare quella che impose, per quasi un ventennio, il nome umiliante di “Casa del Fascio”.
Dalla sua nascita e per buona parte del secolo, l’edificio ha ospitato le organizzazioni proletarie: dai gruppi anarchici all’USI, dalle sezioni socialiste a quelle comuniste, dalle Cooperative di consumo a quelle di lavoro, dalla Filarmonica alla Filodrammatica e alla Sezione femminile socialista. E’ molto significativo il fatto che, al di là delle logiche divergenze ideologiche, tra operai anarchici e socialisti (e poi comunisti) si sia cercata, e trovata, un’intesa indispensabile per condurre alcune battaglie cruciali, ad esempio contro il fascismo, sia durante il regime che nella Resistenza combattuta nelle formazioni garibaldine. Si tratta di un dato fondamentale, per così dire “unitario”, che ha distinto l’ambiente dei lavoratori della Val Pesarina da altre situazioni sociali simili. Qui si era creata una sorta di “comunità operaia” che trovava nella solidarietà di classe un elemento essenziale per condurre l’aspra lotta contro i vari oppressori (a cominciare dalla chiesa e dal militarismo) e per realizzare finalmente la società basata sulla giustizia sociale e sulla dignità umana.
Questi sono stati i temi trattati al microfono in vari intervenuti, tra cui quello di un compagno storico che ha studiato a lungo i movimenti pesarini, specialmente il “funerale ribelle” dell’anarchico Giovanni Casali svolto in piena dittatura, nel 1933. Egli ha ribadito la centralità della coscienza storica per le mobilitazioni di oggi di domani e ha riaffermato un concetto più volte citato, ma assai poco realizzato: “Senza memoria non c’è futuro”.
La manifestazione del 25 ottobre ha visto una folta presenza di bandiere anarchiche e anarcosindacaliste (mentre le rosse erano assai poche, meno delle ufficiali tricolorate) oltre che la diffusione di UN e di un volantino (a firma Anarchici e Libertari oltre che Cittadini Liberi ed Eguali) che sosteneva la necessità di recuperare lo spirito solidaristico e refrattario verso il potere di un secolo fa per le lotte attuali “contro chi domina con la forza e l’inganno”.
Questa partecipazione libertaria evidente e caratterizzata, e temuta da vari esponenti degli apparati politici locali e non solo, è stata la premessa, insieme alla riscoperta di diversi simpatizzanti nella valle, per future iniziative antiautoritarie da proporre nella Casa del Popolo finalmente disponibile.
Claudio Venza e Mara Puntil
Ecco il testo del volantino diffuso:
Buon compleanno Casa del Popolo di Prato Carnico
In occasione del Centenario della Casa del Popolo di Prato Carnico ne riproduciamo e commentiamo il MANIFESTO INAUGURALE.
L’analisi di questo bel testo ci fa rivivere il clima umano di un secolo fa. La speranza e la volontà costituivano il motore per una dura lotta per la libertà e l’eguaglianza. E’ una lotta sempre valida e che anche oggi, qui e in molte parti del mondo, continua contro chi domina con la forza e con l’inganno.
Anarchici e libertari /// Cittadini Liberi e Eguali
COMMENTO al MANIFESTO INAUGURALE della CASA DEL POPOLO di Prato Carnico (2 FEBBRAIO 1913)
1) Emerge l’orgoglio di chi ha potuto creare dal nulla un edificio così solido e maestoso mettendo a frutto le capacità professionali di edili, abilità di solito sfruttate dai padroni. L’identità collettiva operaia supera la “guerra tra poveri”, la competizione degli uni contro gli altri, e favorisce l’accordo egualitario che ha permesso di realizzare ciò che si inaugura.
2) Conquistare una socialità alternativa a quella clericale è stato uno dei motivi non secondari che ha animato l’impresa del popolo della valle. Non a caso alla sera dell’inaugurazione si svolge un ballo, uno dei pochi modi di incontro libero e allegro fra i giovani dei due sessi.
3) Oltre al progresso materiale per uscire da condizioni di vita molto difficili, la Casa del Popolo spinge alla presa di coscienza della necessità di strumenti culturali per non essere facile preda di un sistema di sfruttamento e umiliazione. La cultura aiuta a liberarsi. (Ieri e oggi)
4) Al di là dello spirito comunitario che, in qualche modo, unisce gli abitanti della Val Pesarina, la Casa del Popolo consolida la fraternità fra gli oppressi che, insieme, possono lottare efficacemente per ridurre la subordinazione al capitalismo e al potere dominante.
5) La Casa del Popolo non è solo una struttura degli abitanti di Prato, ma si apre verso tutti i compagni delle zone vicine per mostrar loro quanto e come sia possibile fondare luoghi di incontro e di organizzazione propri, indipendenti dalle istituzioni gerarchiche, politiche o religiose.
6) La partecipazione di altri proletari coscienti rafforza la fraternità di classe ed esalta la speranza di un’emancipazione totale da ogni forma di oppressione. La nascita della futura società, finalmente umana e giusta, richiede ulteriori sforzi e lotte non facili, ma costituisce un chiaro obbiettivo e un’aspirazione di “utopia concreta”. Per sostenere un impegno così gravoso occorre riprendere la fede nell’intera umanità, quel sentimento che i meschini e i potenti hanno mortificato e avvilito.
dal Messaggero Veneto del 27 ottobre 2013
Riecco la Casa del popolo E Prato Carnico fa festa
Grande partecipazione alla cerimonia di riapertura della centenaria struttura Ora l’edificio diventerà Centro sociale anche per turisti e biblioteca comunale
É stata una giornata di grande partecipazione e di speranza nel futuro ieri a Prato Carnico che ha festeggiato la riapertura, nel suo centenario(1913), della prima Casa del Popolo della Carnia, la seconda in regione, una delle primissime in Italia. La decisione di costruirla venne presa a Dortmund in Germania da emigranti valligiani e così mentre nella terra natìa lavoratori volontari la erigevano, i fondi giunsero da ogni angolo della terra dove si trovava un pesarino, un carnico. «La Casa del Popolo-recita il manifesto inaugurale del 1913-nacque col sacrificio di oscuri lavoratori e per virtù dello spirito di fratellanza che li accomuna. Essa sarà la sede naturale delle istituzioni laiche prefiggentesi la tutela giuridica, il miglioramento economico, morale ed intellettuale dei meno abbienti. La Casa del Popolo assurge così a simbolo della solidarietà di classe ed a vessillo di tutte le rivendicazioni operaie». Oggi come ieri essa è aperta a tutti per essere punto di incontro e di confronto per cittadini di ogni età, per stare assieme, discutere e cercare soluzioni ai problemi della Carnia. Accanto alle autorità, tanta gente, compresi i bimbi delle scuole e diversi emigranti tornati dall’estero, ha partecipato alla festa, indice di quanto la Casa del popolo sia tuttora significativa per la comunità locale. Ma c’è stato anche chi, pur senza origini carniche,ha comprato casa qui ed è tornato dall’Inghilterra apposta per l’evento. Ora l’edificio, restaurato dal Comune,diventa centro sociale e culturale per cittadini e turisti, con lo splendido salone storico, la nuova sede della biblioteca comunale(intatto l’archivio storico della Casa del Popolo), zona bar con cucina, cinque camere e un appartamento. Il sindaco, Omar D’Agaro, ha incitato tutti a rivivere questa Casa e la voglia di essere comunità. «La sbornia economica del secondo dopoguerra-ha detto-ci ha solo illuso ed ora siamo qui in questa epoca difficile. Se il tunnel è buio, dobbiamo tutti, assieme, accendere la luce». D’Agaro ha ricordato come nel 1900 il suo comune, oggi con 900 abitanti, contasse poco più di 3 mila persone e di esse un terzo fosse costretto a emigrare stagionalmente all’estero. Furono loro a importare nuove idee che impressero nella comunità la riluttanza ad ogni regime. Ido Petris di Pradumbli, il professor Claudio Venza e Gianni Nassivera hanno ripercorso alcuni tratti. Per Dante Spinotti (il cui nonno fece il suo discorso inaugurale alla Casa del Popolo nel 1913) questo evento come pure il laboratorio dei fratelli Leita a Paularo è un segno straordinario della vitalità che serba ancora la gente carnica. Un plauso da Spinotti va anche al restauro della Casa del Popolo, semplice, minimalista, molto elegante.
dal Messaggero Veneto del 24 ottobre 2013
La Casa del popolo riapre 100 anni dopo
Prato Carnico, sabato la festa per la riconsegna dell’edificio restaurato. Ospiterà anche la nuova biblioteca comunale
PRATO CARNICO. Grande festa sabato a Prato Carnico per la riapertura, nel suo centenario, della prima Casa del popolo della Carnia, la seconda in regione, una delle primissime in Italia. Molto importante per la sua storia, guarda ora al futuro come centro di incontro e di servizi per i suoi cittadini, ma anche di ricettività per i turisti. Dopo anni di lavoro, per un milione e 500 mila euro, la Casa del popolo viene ufficialmente riconsegnata alla sua comunità.
Completamente restaurata riscopre il suo originario splendore ed è un tesoro storico: oltre al magnifico salone, gioiello ormai centenario, la Casa del Popolo è la nuova sede della Biblioteca comunale ed è fra le poche che ha resistito alle devastazioni e agli incendi del regime fascista, conservando ancora oggi un importantissimo archivio storico. Fu la gente a salvarla quando una squadra fascista, proveniente da Comeglians, aveva deciso di darle fuoco: 300 persone si misero di traverso e venne persino minato il ponte sul Degano. I fascisti desistettero.
Oggi la Casa del Popolo sarà centro sociale e culturale dell’intera Val Pesarina, per i suoi cittadini e per i turisti. Ed oltre alla zona bar con cucina ai locali al pian terreno, sono state ricavate cinque camere e un appartamento. Com’è da sempre, la Casa del Popolo sarà insomma aperta a tutti. Come nacque? Alla fine dell’800 iniziarono a sorgere in Carnia numerose forme di associazione e cooperazione dove la comunità si riuniva liberamente per risolvere problemi e studiare forme di reciproco aiuto. Per queste idee progressiste Prato Carnico fu il faro della Carnia.
La forte emigrazione di queste terre permise di venire a contatto con realtà, anche estere, molto emancipate. Nel 1897 nacque a Prato Carnico il “Circolo Educativo Democratico Operaio” che poi divenne la terza sezione del Partito Socialista in Friuli. Nel 1901 il circolo diede vita alla Cooperativa di Produzione e di Consumo. Nel 1906, mentre il Tribunale di Tolmezzo celebrava il suo primo processo politico contro esponenti socialisti di Prato Carnico, a Dortmund in Germania, emigranti valligiani proponevano ed approvavano l’iniziativa di costruire una loro Casa del Popolo nella terra natìa. Più di 150 “oscuri lavoratori” dal 1909 al 1912 permisero la sua costruzione. I fondi per l’acquisto dei materiali giunsero da ogni angolo della terra: ovunque c’era un pesarino, un carnico arrivava il sostegno all’opera volontaria dei lavoratori a Prato Carnico.
Nel 1912 nacque la cooperativa che accompagnò l’edificio all’inaugurazione del 2 febbraio 1913. La Casa del Popolo fu sede del Circolo Socialista, di quello Comunista, della Cooperativa Rossa, della Società Operaia di Mutuo Soccorso (sorta nel 1882), della Cooperativa di Lavoro “Val Pesarina”, della Cooperativa di Credito, della Società Filarmonica e Filodrammatica e del Circolo agricolo.
Nel 1930 la Casa del Popolo fu espropriata dal regime per essere trasformata in “Casa del Littorio”, tornò ai suoi fondatori nel 1943 e fu sede della locale resistenza nell’ambito della Zona libera della Carnia. Dopo un primo ampliamento nel 1946-1947, a fine anni ’70 divenne locale pubblico con bar e tavola calda. Nel 2004, in un momento difficile sia per la cooperativa sia per l’edificio con gravi problemi strutturali, venne acquisita dal Comune e da lì inizia la sua rinascita.