Monfalcone: salvo il maxi-processo amianto

da Il Piccolo GIOVEDÌ, 26 SETTEMBRE 2013, Pagina 26 – Gorizia-Monfalcone

Ricorso respinto, salvo il maxi-processo

Il dibattimento potrà concludersi il 15 ottobre in tribunale a Gorizia. L’imputato Tupini condannato alle spese di giudizio

AMIANTO»LA CASSAZIONE DICE NO ALLA LEGITTIMA SUSPICIONE

Il maxi-processo all’amianto resta a Gorizia. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’imputato Giorgio Tupini, 91 anni, primo presidente dell’Italcantieri, che chiedeva il trasferimento del processo ad altra sede per legittimo sospetto. Bisognerà attendere il deposito per capire le motivazioni dell’ordinanza, deposito che potrebbe avvenire entro l’udienza del 15 ottobre. Ma già dal dispositivo, depositato ieri mattina alle 10 alla cancelleria del “Palazzaccio” di piazza Cavour, si può intuire che la Suprema Corte ha ritenuto infondati i motivi adotti dall’imputato, difeso dall’avvocato Alessandro Cassiani, e che non c’è alcun tipo di problema legato a situazioni locali che possano alterare un giudizio sereno ed equilibrato come aveva invece sostenuto il legale nell’udienza del 25 giugno scorso quando aveva annunciato la richiesta di rimessione del processo per “legittima suspicione”. La Cassazione ha poi condannato Tupini al pagamento delle spese di giudizio. La decisione della Cassazione ha fatto tirare un sospiro di sollievo a quanti – dal Tribunale alla Procura, alle parti civili – temevano che un accoglimento del ricorso avrebbe azzerato un lavoro giudiziario di oltre tre anni ma soprattutto impedito di dare una risposta a una domanda di giustizia che da anni viene sollevata dai familiari degli esposti all’amianto e dalla società civile. C’era poi un forte rischio che con il maxi-processo anche gli altri procedimenti legati all’esposizione all’amianto, già incardinati al tribunale di Gorizia, venissero bloccati ponendo praticamente fine a un’inchiesta che la Procura goriziana porta avanti da alcuni anni. «Mi pare che la Cassazione abbia trovato una soluzione giusta – ha detto l’avvocato Riccardo Cattarini -. Non si trattava solo, come diceva qualcuno, di salvare un processo, ma di fornire una soluzione giudiziaria a un problema che ha attanagliato il nostro territorio. Spero solo – ha aggiunto il legale – che domani, assieme alla soluzione giudiziaria, arrivino anche le soluzioni reali del problema». Soddisfazione è stata espressa anche dall’avvocato Francesco Donolato, che tutela la Provincia costituitasi parte civile: «Conforta anche anche la Cassazione ha convenuto che il tessuto sociale dell’Isontino non ha creato nessun problema. La convenzione c’era prima e oggi ha trovato confronto anche nella decisione della Suprema Corte». Dunque, il maxi-processo riprenderà il prossimo 15 ottobre dal punto in cui si era bloccato nell’udienza di giugno. Il giudice monocratico renderà noto le decisioni delle Cassazione e si passerà poi alle possibili repliche del pubblico ministero – la parte dell’accusa sarà rappresentata solo da Valentina Bossi dopo il trasferimento di Luigi Leghissa a Caltanissetta – e degli avvocati difensori e di parte civile sempre che i legali degli imputati non sollevino qualche altri inghippo procedurale. E possibile che non ci siano repliche ed è quasi certo comunque che in giornata il giudice Matteo Trotta entri in camera di consiglio per emettere la sentenza. Ricordiamo che i pm avevano chiesto la condanna per complessivi 70 anni di 13 dirigenti dell’ex Italcantieri accusati di omicidio colposo per la morte di 85 lavoratori dei cantieri. L’assoluzione perché il fatto non sussiste è stata richiesta invece per i rappresentanti delle ditte appaltanti e per i dipendenti dei cantieri responsabili della sicurezza.

 

«È STATA SCONGIURATA UN’INGIUSTIZIA»

Il presidente Aea, Cuscunà: «Anche i morti si sarebbero ribellati a una decisione diversa»

«Fosse arrivata una decisione diversa dalla Cassazione, ci sarebbe stato il terremoto in cimitero. Anche i morti si sarebbero ribellati». Per Carmelo Cuscunà, novant’anni, presidente dell’Associazione esposti all’amianto, esposto lui stesso per decenni in cantiere, quella di ieri è stata una mattina di sollievo. «Ciò che è accaduto in tribunale a fine giugno (il ricorso per legittimo sospetto, ndr) – aggiunge – è stata solo una speculazione per allungare i tempi del processo e sperare così nella prescrizione. E per questo si è tentato di farci passare per terroristi. La nostra è stata una battaglia lunga e difficile, per troppo tempo inutile. Ci hanno snobbato la Regione, l’Azienda sanitaria, molte istituzioni. Voglio qui ringraziare il presidente Napolitano che è riuscito a smuovere delle acque che si stavano intorpidendo». Ora però il processo potrà proseguire. Anzi, se Dio vuole, il 15 ottobre potrebbe anche concludersi, dopo 91 udienze. Anche per Chiara Paternoster, avvocato ma in questa vicenda «semplicemente volontaria dell’Aea», quella giunta ieri da Roma è stata una «bella notizia in cui tutti speravamo». «Il ricorso dell’avvocato Cassiani – afferma – è stato una iniziativa pretestuosa. Un’eccezione comprensibile solo se si considera il ruolo del difensore, ma moralmente inaccettabile. La nostra associazione ma anche tutti gli altri soggetti coinvolti nella vicenda amianto – spiega – hanno sempre agito nel rispetto delle regole, mai sopra le righe o istigando alla violenza. Non si poteva far passare per “forti condizionamenti della serenità di giudizio del giudice” iniziative civili, valutazioni sacrosante o preoccupazioni del tutto comprensibili. Ora finalmente andremo alla sentenza, forse già il 15 ottobre. Io confido che in quella giornata le richieste del pm siano accolte in pieno dal giudice. E confido, lanciando un invito, che nell’occasione in tribunale ci possa essere una folta presenza di cittadini, sindaci, istituzioni, per far sentire a tutti che quella sentenza non appartiene solo alle vittime e alle loro famiglie ma a tutta la comunità monfalconese».

 

Greco: riconosciuta la civiltà della nostra gente

«Ora confidiamo nella sentenza». Francovig: «Vittoria parziale. Il dramma va affrontato alla radice»

«Questo ostacolo è stato superato, ora aspettiamo la sentenza del 15 ottobre. Certo saremo tutti lì a sostenere la richiesta di giustizia che ci viene da tutta la cittadinanza». Il vicesindaco e segretario provinciale del Pd Omar Greco non nasconde la sua soddisfazione per la decisione della Cassazione di respingere il ricorso per “legittimo sospetto” presentato dall’avvocato Cassiani. «Quel ricorso – spiega Greco – era palesemente infondato e fuori luogo. Aveva messo ingiustificatamente in dubbio la civiltà delle famiglie così colpite e della nostra gente che hanno invece sempre affrontato il dramma amianto e le fasi del maxi-processo con compostezza, dignità e rispetto della giustizia. Ora attendiamo tutti con fiducia la sentenza, sperando che venga fatta giusizia». «Sollievo sì. Soddisfazione anche, ma solo in parte. Ci sarebbe mancato altro che la Cassazione avesse accolto il ricorso…». Luigino Francovig, uno dei testi-chiave nel maxi-processo amianto, non si lascia troppo incantare dalla decisione della Corte. «Che il processo possa concludersi con una giusta sentenza – dice Francovig – certo è un fatto positivo ma parziale. Da qui deve assolutamente partire un progetto complessivo che porti alla scomparsa dell’amianto dai nostri territori, a un piano per lo smaltimento, alla creazione di centri specializzati per la cura degli ammalati, a strutture di ricerca. Senza un progetto complessivo nessuna sentenza può dirsi decisiva. Come non lo sarebbero nemmeno i risarcimenti alle famiglie delle vittime e agli ammalati, peraltro doverosi. Non è così che l’Italia si dimostra un Paese civile. Da una ricerca, illustrata dal professor Veronesi, risulta che, in condizioni normali, chi ha placche da amianto ha il 6% di probabilità di ritrovarsi con un mesotelioma. Probabilità che aumentano al 59% in un ambiente inquinato, come il nostro a Monfalcone. Qui sta il problema: l’amianto è uno degli aspetti, il più terribile, dell’inquinamento prodotto dalle industrie. Ecco perchè andrebbe costituita una Fondazione sovvenzionata dalle aziende inquinanti con cui risarcire vittime e ammalati, ma anche sostenere la ricerca e il risamento ambientale».

 

TGR ore 19.30 del 25 settembre 2013  su facebook

 

da Il Piccolo del MERCOLEDÌ, 25 SETTEMBRE 2013 Pagina 26 – Gorizia-Monfalcone

Amianto, oggi la decisione della Corte

Chiesto dal procuratore generale il rigetto del ricorso per “legittima suspicione”. In tarda mattinata sarà nota l’ordinanza

CASSAZIONE»DISCUSSIONE FINO A TARDA SERA

Bisognerà attendere questa mattina per conoscere le decisioni della Corte di Cassazione sulla legittima suspicione chiesta per il maxiprocesso sull’amianto che si sta celebrando al tribunale di Gorizia e che è giunto alle battute finali. A tarda sera era ancora in corso la discussione nel Palazzaccio di piazza Cavour, a Roma, e i giudici hanno fatto sapere che l’ordinanza con le decisione prese sarà depositata in cancelleria questa mattina. Ordinanza che respingerà il ricorso oppure, accogliendolo, fisserà una nuova sede per il processo che dovrà ricominciare ex novo buttando a mare quanto fatto finora dal tribunale goriziano. Il ricorso presentato dall’avvocato Alessandro Cassiani, difensore di Giorgio Tupini, ex presidente dell’Italcantieri e uno dei principali imputati nel processo, era all’ultimo posto nella scaletta dell’udienza di ieri e quindi il suo esame è iniziato solo nel tardo pomeriggio. Si sa solo che il procuratore generale al termine di una requisitoria ampia nella quale ha esaminato l’intera questione ha chiesto che il ricorso venga rigettato e che il processo rimanga incardinato al tribunale goriziano. Cassiani aveva sollevato la legittima suspicione dinanzi al giudice monocratico Matteo Trotta nell’udienza dello scorso 25 giugno, quella che avrebbe potuto essere la conclusiva dopo che il dibattimento e la discussione si erano protratti per oltre tre anni -la prima udienza si era tenuta nell’aprile 2010 – con l’escussione di oltre 500 tra testimoni e consulenti. La sola requisitoria dei due pubblici ministeri Luigi Leghissa e Valentina Bossi, aveva occupato ben sei udienze e si era conclusa con la richiesta di 13 condanne per i vertici dell’ex Italcantieri per un pena complessiva di 70 anni. Cassiani, alla quale si erano poi accodati altri difensori, aveva chiesto la rimessione del processo alla Suprema Corte sostenendo che il tribunale di Gorizia non era nelle condizioni di pronunciare una sentenza in modo sereno ed equilibrato. Il legale paventava problemi di ordine pubblico e una certa pressione esercitata in quei giorni anche dai media. Ai più la mossa di Cassiani, che ben poche volte si è visto nell’aula dove si celebrava il processo, è apparsa come un ultimo tentativo di allungare i tempi di un procedimento e arrivare, in caso di accoglimento della legittima suspicione, alla prescrizione. Perché le 91 udienze si sono svolte in un clima sereno e tranquillo, seguito da poche persone tra il pubblico, e i toni salivano solamente per alcuni scontri verbali tra avvocati e pm, che fanno parte tra l’altro di quel gioco delle parti che spesso avviene in un processo. Il giudice Trotta, pur sottolineando proprio che il processo si è svolto senza alcun tipo di problema, non aveva potuto altro che prendere atto della rimessione chiesta dall’avvocato Cassiani e trasmettere, secondo quanto prevede l’articolo 45 del Codice di procedura penale, gli atti alla Corte di Cassazione. A dire il vero avrebbe, in attesa di conoscere la decisione della Suprema corte, potuto continuare il processo arrivando alla sentenza – mancavano solo le eventuali repliche prima della camera di consiglio – ma con il rischio di veder annullati tutti gli atti nel caso di accoglimento del ricorso. Un rischio che il giudice non ha voluto correre. Dove potrebbe finire il processo se la Cassazione darà ragione a Cassiani? Una delle sedi prescelte potrebbe essere Bologna; da escludere sono tribunali come quelli di Venezia e Palermo dove già ci sono svolti processi per morti causate dall’assunzione di amianto terminate con dure condanne. Oppure sedi come Napoli, Genova o Ancona dove è presente la Fincantieri con propri cantieri navali. Ma sono ipotesi che a Monfalcone nessuno vuole considerare.