Vedremo se alle parole seguono i fatti.
Da Il Piccolo del 26/09/13
La Regione spinge sulla chiusura del Cie
di Gianpaolo Sarti TRIESTE La Regione è pronta a chiedere la chiusura immediata del Cie di Gradisca. La presa di posizione, da attuare «qualora non si rendesse possibile modificare le condizioni di vita degli ospiti», è contenuta in una mozione preparata da Pd, Sel e Cittadini la cui discussione, programmata per la seduta di ieri, è slittata alla prossima settimana. Trattandosi di un atto espresso dalla maggioranza di centrosinistra, la norma sarà certamente accolta dall’aula. Ma già si prevede lo scontro con il centrodestra, pronto a presentare un contro-ordine del giorno sottoscritto da Pdl, Autonomia Responsabile, Gruppo Misto (incluso Renzo Tondo), e Lega. La coalizione guidata dall’ex presidente della Regione non intende opporsi al «rispetto dei diritti delle persone», che anzi promuove, ma pone una serie di accenti diversi. Intanto, in attesa del dibattito in piazza Oberdan, resta la mossa politica del centrosinistra che mira a risolvere la “grave situazione” in cui versa la struttura, al centro di varie sommosse scoppiate nelle scorse settimane. La norma dà mandato all’esecutivo Serracchiani ad agire nei confronti della Prefettura di Gorizia, dell’Ufficio Immigrazione della Questura e dei soggetti gestori del Cie. È il quadro sempre più problematico ad aver spinto gli esponenti della maggioranza a firmare la mozione. Perché a Gradisca i “trattenuti”, si legge nel testo, sono costretti a vivere «in camerate con spazio ingabbiato, senza cellulari, con attività ricreative inesistenti, divieto di libri e giornali, condizioni igieniche pessime». Ciò comporta «degradazione della dignità umana e spaesamento psicologico, per il cui controllo è stata considerata la somministrazione di psicofarmaci con il rischio di trasformare il dovere di cura in intervento di sedazione». Una realtà che provoca «episodi di autolesionismo, ribellione violenta e tentativi di fuga», per la quale anche le forze dell’ordine ritengono «scarsamente tutelante» la situazione sia per gli ospiti che per gli operatori delle Cooperative, sia per quanti sono tenuti a garantire il rispetto della legge. È inaccettabile, inoltre, «che i tempi di permanenza siano estremamente lunghi» (fino a 18 mesi), in contrasto con le direttive europee. Di qui il pressing sull’esecutivo affinché provveda a verificare il rispetto dei regolamenti e dei “diritti inviolabili”, compresa la possibilità di accesso libero alla comunicazione con l’esterno, al supporto legale e alla tutela della salute attraverso il Servizio Sanitario Regionale. Pd, Sel e Cittadini, inoltre, domandano «l’accesso al Cie in qualunque momento al fine di verificare le condizioni globali della permanenza» e si rivolgono al ministero degli Interni per chiedere sostegno ai Comuni, come Gradisca, che stanno affrontando «un problema umanitario di interesse internazionale». La giunta, infine, dovrà sollecitare il governo a riformare le norme sul sistema di espulsioni e ad abolire il reato di immigrazione clandestina. «Un atto di civiltà», commenta il capogruppo del Pd Cristiano Shaurli. Ma Roberto Novelli e Rodolfo Zibrena (Pdl), primi firmatari dell’odg, sbottano. «Solo ideologia, non dicono tutta la verità. Il centrosinistra – affermano – in quella mozione dimentica che lì gli immigrati hanno sfasciato tutto e che sono in quelle condizioni non a causa dell’assenza dello Stato. Anzi – ci tengono a sottolineare – alle forze dell’ordine, che ricevono continue violenze, va il nostro appoggio. Perché lì i disordini vengono organizzati scientificamente». Il centrodestra punta a far intervenire la giunta «presso i Consolati dei Paesi da cui provengono gli immigrati clandestini al fine del loro rimpatrio». Anche la coalizione di Tondo propone la chiusura del Cie, nel caso «non fosse possibile migliorare le condizioni di vita e vi sia la possibilità di ospitare i trattenuti in altri siti, al fine di non generare condizioni di pericolo per i cittadini». I costi sanitari degli ospiti, infine, «devono andare a carico del Sistema Sanitario Nazionale», non di quello regionale.