Il piccolo del 12 03 2010
Al Cie sciopero della fame degli immigrati
GRADISCA Anche immigrati ospiti del Cie di Gradisca hanno iniziato una mobilitazione che su scala nazionale è iniziata già nei giorni scorsi in altri centri di identificazione ed espulsione italiani. Dopo un silenzioso tam-tam, lo sciopero della fame è iniziato anche all’ex Polonio. Gli ospiti delle strutture per migranti del Paese protestano contro i dettami della legge Maroni, che ha dilatato i tempi di trattenimento per i clandestini, e per le cattive condizioni di trattamento. In particolare, a quanto si è appreso, se la prendono con la scarsa qualità del cibo. Inoltre la mobilitazione vuole manifestare solidarietà a sette militanti dell’area anarco-insurrezionalista torinese arrestati nei giorni scorsi con l’accusa di fomentare le rivolte interne ai Cie. Ma i migranti non ci stanno. «Quelle persone hanno fatto molto per noi. E l’80 per cento dei trattenuti ha lavorato anni per la società italiana – si legge in una nota diramata a livello nazionale dalla rete “invisibile” dei migranti trattenuti nei Cie -. I veri criminali non sono qui. Una settimana fa uno di noi ha cercato di suicidarsi. Poi sono arrivati i poliziotti coi manganelli per picchiarci come criminali o animali. Siamo stanchi di questa vita. Vogliamo essere liberi, sei mesi sono troppi per un’identificazione. Qui è peggio della galera. La gente uscita dal carcere viene riportata qui altri sei mesi dopo che ha pagato la sua pena, e non è giusto. Viviamo come carcerati ma non siamo detenuti». Intanto sempre relativamente al Cie trapela un’altra notizia che indirettamente riguarda la struttura gradiscana. Due nigeriani di 26 e 30 anni sono stati fermati e accusati di sfruttamento e induzione alla prostituzione di una connazionale. Il provvedimento è stato eseguito a conclusione di una serie di indagini avviate dopo la denuncia sporta dalla vittima, una 26enne nigeriana, lo scorso agosto. La donna, che voleva trovare lavoro in Europa, era stata imbarcata circa due anni fa con destinazione Lampedusa. Prima della partenza, come spesso accade in Nigeria, era stata sottoposta in patria a un rito voodoo dove le avevano fatto credere di essere in debito di 40mila euro. Giunta nell’isola siciliana nel giugno 2008 insieme ad altri immigrati, era stata trasferita al Cie di Gradisca. I due nigeriani le avevano dato un appartamento a Pioltello, nel milanese, per costringerla a prostituirsi tra l’agosto e il settembre 2008. La vittima era però riuscita ad allontanarli e aveva addirittura voluto fare ritorno al Cie pur di sfuggire loro. Ma scaduti i tre mesi di accoglienza nel centro, dopo essersi affidata alla Caritas, la giovane donna ha finalmente deciso di sporgere denuncia. Ed è riuscita ad assicurare alla giustizia i suoi sfruttatori. (l.m.)