dal Messaggero Veneto 17 agosto 2013
Cie, gli stranieri chiedono di essere trasferiti da Gradisca FOTO
I 64 immigrati: portateci un altro centro. Restituiti i telefonini e aperta la mensa. Sel: è una pentola a pressione pronta ad esplodere. Oggi una manifestazione
GRADISCA. «Non vogliamo più stare qui: trasferiteci altrove, anche in un altro Cie». Gli immigrati ospitati dal Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca – 64 in tutto a ieri – lo hanno chiesto a gran voce nelle scorse settimane ai rappresentanti delle associazioni autorizzate a visitare la struttura, definita «la più a rischio» nel suo genere in Italia dal deputato di Sel, Serena Pellegrino, che ieri ha effettuato un nuovo sopralluogo all’interno dell’ex caserma Polonio. Dove la situazione è tornata tranquilla, dopo i tafferugli dei giorni scorsi, anche grazie all’intervento della Prefettura, che ha deciso di accettare alcune delle richieste dei clandestini che soggiornano nel centro. E per oggi pomeriggio, è previsto un presidio di protesta, con manifestanti che arriveranno anche da fuori regione.
È tornata la calma
Impossibile, per ovvie ragioni, accettare la richiesta degli immigrati di rivedere il comma della legge Bossi-Fini che dispone la permanenza dei clandestini nei Cie fino a un massimo di 18 mesi. Prefettura e Questura, però, su pressione della Pellegrino, hanno riconsegnato ieri agli ospiti del cento i loro cellulari, sequestrati nei mesi passati.
Altra concessione: è stata riaperta la sala mensa, dove gli immigrati potranno consumare i pasti. Fino a oggi pranzi e cene erano distribuite in stanza o negli spazi comuni, «autentiche gabbie, degne di uno zoo», ha spiegato Jenny, referente dell’associazione Tenda per la pace e i diritti. Nei prossimi giorni sarà ripristinato inoltre il campetto di calcio, chiuso da due anni.
«Rispetto ai giorni dei disordini la situazione è certamente più tranquilla, ma all’interno del centro si vive una situazione di emergenza costante – ha spiegato la deputata di Sel –. Il Cie gradiscano è quello più a rischio a livello nazionale, è una pentola a pressione. Con, in più, una situazione igienico-sanitaria che resta di alto degrado».
Oggi la manifestazione
Per questo pomeriggio (dalle 17) è previsto un presidio di protesta pacifico organizzato davanti al Centro dall’associazione Tenda per la pace e i diritti: «Chiederemo la chiusura del Cie, una struttura nella quale è stato progressivamente tolto tutto – ha spiegato una referente del sodalizio –. Un paradosso? Gli operatori ormai non consegnano neppure più il regolamento agli immigrati per timore che questi lo usino per appiccare incendi. Assistiamo a continue violazioni, delle quali è responsabile la Prefettura: per questo chiediamo che il prefetto di Gorizia rassegni le dimissioni».
Tre settimane fa alcuni componenti dell’associazione hanno avuto modo di visitare il Cie e parlare con gli ospiti: «Ci hanno detto che pur di non stare qua sarebbero disposti ad andare in altre strutture analoghe, che in molti casi hanno già visitato, a dimostrazione che quello di Gradisca è uno dei peggiori in Italia».
All’incontro di ieri all’esterno del Cie hanno preso parte anche il garante dei detenuti del carcere di Gorizia, don Alberto De Nadai e don Pierluigi Di Piazza del Centro Balducci di Zugliano: «Nel Cie sono violati tutti i diritti più elementari e costantemente lesa la dignità umana: un luogo come questo va chiuso subito. L’Italia, purtroppo, non ha un vero progetto sull’immigrazione», ha detto il sacerdote.
M5S e Pd: va chiuso
«Era prevedibile che il Cie di Gradisca diventasse per l’ennesima volta teatro di episodi di violenza e di disperazione. Fino a oggi non si è fatto nulla per risolvere la situazione». È la presa di posizione della consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Ilaria Dal Zovo, che paventa il rischio che «in regione arrivino almeno 500 immigrati al mese, destinati ad aumentare a dismisura il numero dei clandestini presenti in Fvg. È una situazione insostenibile».
Sulla necessità di chiudere il Cie insiste anche Franco Codega (Pd): «Lo avevamo già detto all’indomani della visita di qualche settimana fa: il centro, almeno così come oggi è gestito, va chiuso – spiega Codega –. Le condizioni di vita delle persone ivi trattenute sono inaccettabili. Sono molto più restrittive di quanto previste dalle direttive europee in proposito e sono spesso al limite del rispetto dei diritti umani».