da il Messaggero Veneto 18 maggio 2013
Appalti Cie e Cara, truffa da 2 milioni 300 mila euro
Gradisca, è quanto ipotizza la Procura della repubblica nella gestione dei centri. Sarebbero stati gonfiati i numeri delle presenze degli ospiti nelle strutture
GRADISCA. Non sono noccioline i soldi che, secondo la Procura della repubblica, sono stati truffati allo Stato nella gestione dei due centri di immigrazione di via Udine, il Cie e il Cara. Il primo ospita extracomunitari in attesa di identificazione ed espatrio, il secondo i richiedenti asilo politico. Entrambe le strutture sono gestite dalla Connecting People.
Il capo di imputazione con cui i pubblici ministeri Enrico Pavone e Enrico Pavone hanno chiesto il rinvio a giudizio per associazione a delinquere dei vertici del consorzio siciliano parla di un milione e 800 mila euro riferiti alla gestione del Cie nel periodo 2008-2011; 500mila euro invece riguardano il Cara. In tutto 2 milioni e 300mila euro.
Una truffa che, secondo la Procura, sarebbe avvenuta gonfiando i numeri delle presenze degli ospiti all’interno dei centri immigrati. Le fatturazioni presentate alla Prefettura per i pagamenti, quindi, non sempre sono state conformi alle reali presenze degli ospiti.
La Connecting people, secondo il contratto dì’appalto, percepiva in quel periodo 42 euro al giorno per immigrato. E con questa cifra doveva gestire i centri e cioè fornire agli ospiti pasti, medicinali, vestiario e quanto di altro necessario. Ma anche su questi servizi sono state rilevate delle irregolarità sempre stando al capo di imputazione e di qui l’accusa pure di inadempimenti nella pubblica fornitura.
Imputazioni che dovranno ora passare al vaglio del giudice delle udienze preliminare, che ha già, come anticipavamo ieri, fissato l’udienza al prossimo 2 luglio. Udienza dove è già annunciata battaglia da parte dei difensori degli imputati che cercheranno di smontare, dati alla mano, le accuse mosse dalla Procura.
Diversa la posizione dei due imputati, dipendenti della Prefettura. La viceprefetto vicario Gloria Sandra Allegretto e il ragioniere capo Telesio Colafati devono rispondere solo di falsità materiale e ideologica in atti pubblici. In concreto si imputa a loro di non aver verificato la congruità di quanto dichiarato in fattura sul numero degli ospiti presenti al Cie e al Cara.
C’è da sottolineare che per Colafati, sin dall’inizio dell’inchiesta, l’accusa è stata quella di falso e che mai è stato indagato di corruzione. Contrariamente alla viceprefetto Allegretto, che a un certo punto dell’indagine si era vista notificare anche l’accusa di corruzione. Nel prosieguo dell’inchiesta – nel frattempo erano cambiati anche i pm titolari dell’indagine – questa ipotesi di reato è caduta ed è rimasta quella iniziale di falso.
Da Il Piccolo del 17/05/13
Appalti al Cie, in tredici verso il processo
Coinvolta anche la viceprefetto. Associazione a delinquere chiesta per i vertici del consorzio che gestisce i centri immigrati. Udienza preliminare fissata per il 2 luglio
di Franco Femia GORIZIA Si è chiusa con 13 richieste di rinvio a giudizio l’inchiesta giudiziaria sugli appalti al Cie e al Cara di Gradisca d’Isonzo. Il gup ha fissato per il prossimo 2 luglio l’udienza preliminare in cui si deciderà la sorte dei tredici imputati. Tra questi la viceprefetto Gloria Sandra Allegretto e il ragioniere capo della Prefettura Telesio Colafati che devono rispondere di falso materiale e ideologico in atti pubblici. I vertici della Connecting people, il consorzio siciliano che gestisce dal 2008 i due centri immigrati, devono rispondere di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello stato e a inadempienze di pubbliche forniture. Gli imputati sono Giuseppe Scozzari presidente del Consiglio di amministrazione e legale rappresentante della Connecting people, Ettore Orazio Micalizzi vice presidente del Cda, Vittorio Isoldi direttore della Connecting people, Giovanni Scardina direttore del Cie, Gloria Savoia direttrice del Cara (centro che ospita i richiedenti asilo politico), Mauro Maurino componente del Cda e Giuseppe Vito Accardo sindaco supplente. Il rinvio a giudizio è stato chiesto anche per quattro dipendenti del Consorzio con le stesse imputazioni del vertici della Connecting people. La Procura della Repubblica contesta loro di aver ottenuto somme ben più alte di quelle dovute sulla gestione degli immigrati. Nelle fatture presentate alla Prefettura sarebbe stato indicato un numero maggiore di ospiti di quelli effettivamente presenti nelle due strutture gradiscane. Inoltre sono accusati di non aver fornito agli extracomunitari alcuni servizi che erano invece contrattualmente previsti come carte telefoniche prepagate e acqua. All’Allegretto e al funzionario della Prefettura viene contestato il fatto di non aver verificato la congruità delle fatture presentate e di averle vistate autorizzandone il pagamento. È caduta invece l’accusa di corruzione che era stata ipotizzata in primo momento per la viceprefetto e Colafati. Il periodo preso in esame nell’indagine, condotta dagli agenti della Digos e dalla Guardia di finanza, va dal 2008 al 2011, i tre anni in cui la Connecting people ha gestito il centro immigrati di via Udine dopo aver vinto l’appalto.L’avvocato Alberto Tarlao, che difende Scardina, Maurino e Savoia oltre a tre dipendenti del Consorzio, promette battaglia legale fin dall’udienza preliminare per smontare il capo di imputazione. «È una grande bolla di sapone – afferma il legale – e avremo modo di dimostrare, dati alla mano, che le fatture corrispondono al numero effettivo delle presenze di extracomunitari nei due centri». «Per quanto riguarda le forniture – aggiunge Tarlao – è stato fornito agli ospiti tutto quello che era contrattualmente previsto».