CIE DI GRADISCA: una storia come tante

Dal Piccolo del 06/03/13

Liberato il magrebino malato del Cie

 

GRADISCA Si è conclusa positivamente la vicenda di M., il giovane migrante che era rinchiuso da 14 mesi al Centro di Identificazione ed Espulsione di Gradisca nonostante una grave patologia che era stata accertata da un sopralluogo dell’associazione Medu (Medici per i diritti umani). L’uomo, di etnia maghrebina, non ha “scontato” la proroga alla detenzione di ulteriori 20 giorni che era stata decisa dal giudice fra le polemiche, ed è stato destinato di un foglio di via dalla Prefettura goriziana che ne aveva portato alla luce la situazione. Della vicenda si era interessata anche l’associazione monfalconese Tenda per la Pace. «La vicenda di M. dimostra ancora una volta come nei Cie si verifichino chiare e sistematiche violazioni delle normative oltre che la negazione di diritti fondamentali – commenta l’associazione -. È stato inspiegabile l’accanimento nei confronti di una persona il cui stato psicofisico, per norma, non era nemmeno compatibile con la detenzione ed è stato aggravato dalla permanenza nel centro». Il giovane ospite è affetto da una grave sindrome depressiva legata proprio al suo trattenimento «e la sua detenzione – secondo il Medu – è stata protratta oltre ogni ragionevolezza, ledendo gravemente valori fondamentali come la salute e la dignità umana». La vicenda ha riportato alla luce la questione della trasparenza dei Cie italiani. «Sono situazioni come questa, e chissà quante altre, che la Prefettura di Gorizia e il Viminale vogliono nascondere impedendo l’ingresso al Cie di Gradisca». Nel dicembre 2012 la richiesta di ingresso all’ex Polonio della campagna LasciateCientrare era stata respinta dalla Prefettura a causa di lavori in corso per la messa in sicurezza del centro. «Eppure a metà gennaio – attacca Tenda per la Pace – era stato autorizzato l’ingresso di una delegazione della Lega Nord, che addirittura aveva definito il Cie un “centro d’eccellenza”. La verità l’avevano rivelata i sindacati di polizia, che appena pochi giorni dopo avevano lamentato che i lavori di ripristino della sicurezza in realtà non erano ripresi». (l.m.)