Messaggero Veneto SABATO, 16 FEBBRAIO 2013 Pagina 30 – Provincia
Tentata evasione, la Procura fa ricorso
Gli inquirenti impugneranno il provvedimento con cui il Riesame ha annullato l’ordinanza per Alfieri e scarcerato Alario
di Anna Rosso
TOLMEZZO Con un provvedimento datato 12 febbraio il tribunale del Riesame di Trieste ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa il 2 gennaio dal Gip di Tolmezzo nei confronti di Maurizio Alfieri, 49 anni, calabrese (detenuto nel carcere di massima sicurezza del capoluogo carnico e coinvolto, secondo quanto emerso da un’indagine dei carabinieri del Ros, in un tentativo di evasione in elicottero e in un traffico di hascisc e coltelli all’interno della medesima struttura penitenziaria) e ha disposto la liberazione di Cosimo Damiano Alario, 49 anni, l’amico di Alfieri accusato di aver fatto arrivare droga e coltelli nella cella di Alfieri. E la Procura di Tolmezzo, che per mesi ha coordinato l’indagine, ha già annunciato un ricorso in Cassazione. Le considerazioni del Riesame. Pur riconoscendo «la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza a carico di Alfieri» rispetto alle ipotesi di corruzione, il Riesame osserva che per quanto riguarda le contestazioni relative alla cessione di stupefacenti e coltelli «i fatti pur non privi di supporto indiziario richiederanno il necessario approfondimento onde stabilire se e in che misura sia sostenibile la partecipazione di Alfieri a titolo di istigazione e comunque l’idoneità, al di là dei manifestati propositi criminosi, a realizzare i fatti di reato (visto che, per dirla senza eufemismi, nulla sarebbe neppure iniziato se gli undercover – carabinieri sotto copertura, ndr – non avessero persuaso Alfieri e le persone a lui in ipotesi vicine al di fuori del carcere a vagheggiare rocamboleschi progetti di evasione sul presupposto di poter fare affidamento sull’aiuto di “agenti corrotti”). Alfieri, annullata la misura. Il collegio del Tribunale del Riesame (presidente Giorgio Nicoli, a latere Paolo Vascotto e Francesco Antoni) ha anche osservato che poichè Maurizio Alferi – attualmente detenuto nel carcere di Saluzzo – resterà rinchiuso fino al 1 ottobre 2019 per altri reati, di fatto, non sussistono esigenze cautelari tali da giustificare l’adozione della misura emessa dal Gip di Tolmezzo che, come detto, è stata annullata. Alario, disposta la liberazione. Per quanto riguarda la posizione di Cosimo Damiano Alario – per il quale è stata disposta la liberazione -, il Riesame afferma che «risultano sussistenti indizi circa la partecipazione alla cessione di droga e il tentativo di agevolare l’evasione che però, allo stato, non paiono muniti della gravità necessaria a supportare esigenze cautelari. «In sostanza – dicono ancora i giudici – tutto si riduce a suo carico nell’aver inviato del denaro all’amico Alfieri in carcere e nell’aver mostrato in diverse telefonate intercettate la propria adesione alle proposte di favorire Alfieri che gli agenti sotto copertura idearono ed evocarono tra i soggetti vicini al detenuto per poi incastrarli nel modo documentato in atti». E ancora: «solo un circostanziato e rigoroso vaglio della complessa attività di indagine potrà eventualmente rendere apprezzabile nel merito il ruolo di Alario, e ciò anche in relazione all’idoneità della condotta a realizzare i presunti fatti criminosi visto che tutto nacque dall’opera degli undercover ed era destinato ad esaurirsi…nelle loro mani». Infine, il Riesame auspica che Alfieri venga detenuto in condizioni di sicurezza «piuttosto che venire adescato e lusingato da agenti provocatori con velleità di fuga propiziate dalla rocambolesca combinazione di elicotteri e…baionette (o meglio “zitarre”)». La Procura farà ricorso. La Procura di Tolmezzo impugnerà il provvedimento in Cassazione. «Dall’ordinanza del Riesame – dichiara il procuratore di Tolmezzo Giancarlo Buonocore – sembra emergere una lettura parziale delle carte. Si opina su una provocazione dei carabinieri che non corrisponde alla realtà, in quanto ci sono elementi da cui si deduce che l’evasione era già in progetto, che Maurizio Alfieri ha offerto droga a un agente il quale ha denunciato tutto all’Autorità giudiziaria ed è pacifico che almeno in due occasioni il fratello di Alfieri abbia ceduto droga e coltelli. Credo che il tono utilizzato, in effetti un po’ ironico, sia legittimo, ma assolutamente inappropriato visto che stiamo parlando di un delicato procedimento penale e visto che gli stessi giudici del riesame riconoscono i gravi indizi di colpevolezza. In sostanza – ha concluso il procuratore – noi siamo convinti dell’impianto accusatorio e sicuramente interpelleremo la Cassazione».