Dal Piccolo del 11/01/13
Ennesima proroga dell’appalto di gestione del Cie
GRADISCA D’ISONZO Scadeva ieri l’ennesima proroga alla gestione del Cie e del Cara di Gradisca alla Connecting People. Una situazione che si trascina ormai dal gennaio di due anni fa. Proprio così: è dal dicembre del 2010 che la Prefettura di Gorizia, per conto del Ministero dell’Interno, prolunga la gestione del consorzio cooperativistico siciliano di dieci giorni in dieci giorni. Una situazione che è figlia di due grandi incertezze: quella riguardante la gara d’appalto che avrebbe dovuto mettere in palio la gestione delle due strutture per immigrati dal 2011 al 2014 – e che è invece finita nelle aule di tribunale – e quella relativa all’indagine della Procura di Gorizia nei confronti della stessa Prefettura e dell’ente gestore per presunte anomalie nelle fatturazioni e nelle dichiarazioni relative alle presenze degli ospiti. In mezzo, come raccontavamo ieri, le incertezze degli operatori. Neanche ieri i dipendenti di Cie e Cara – una settantina – hanno ricevuto le tredicesime relative all’anno appena conclusosi. E che sarebbero loro spettate entro il 31 dicembre del 2012. Non passa giorno senza che qualche lavoratore contatti il nostro giornale per segnalare la situazione di grave incertezza. Fra una settimana scade il termine per l’erogazione dei nuovi stipendi e il timore degli operatori è che si rinnovi la situazione che li ha visti senza salario per 4 mesi, da agosto a dicembre. Ma le loro inquietudini non si fermano qui. Vorrebbero sapere chi sarà il loro prossimo datore di lavoro. Apparentemente il Consiglio di Stato ha dato ragione a Connecting People: confermando il parere del Tar, i giudici hanno dichiarato illegittima la vittoria della cordata capeggiata dalla società francese Gepsa. Ma le motivazioni della sentenza non sono ancora state depositate e non è chiaro se la gara d’appalto dovrà essere ripetuta o se si debba procedere con l’affidamento (o riaffidamento) definitivo della gestione alla coop di Trapani. L’Avvocatura dello Stato di Trieste, con proprio parere, si era espressa in questo senso. Ma anche in questo caso i dipendenti temono che non vi sia troppo da festeggiare: la Connecting People che ha partecipato a quell’appalto del 2011 non è tecnicamente la stessa compagine sociale che è in sella al Cie dal 2008: pertanto potrebbe rivedere gli organici e non rispondere di eventuali pendenze pregresse dell’attuale società. Sullo sfondo, si diceva, l’indagine della Procura di Gorizia che ha segnato profondamente il rapporto fra Prefettura e Connecting People. Dei suoi sviluppi, che avevano portato ad ipotesi di reato quali falso ideologico, truffa allo Stato e persino corruzione per ora non si è più saputo nulla. E l’impressione è che finchè non sarà dipanata anche quella matassa, al Cie si continuerà a navigare a vista. Di dieci giorni in dieci giorni. Luigi Murciano
dal Piccolo del 09/01/13
Pronto soccorso invaso dagli ospiti del Cie
GORIZIA Pronto soccorso di Gorizia costantemente in tilt a causa degli ospiti del Centro immigrati, protagonisti di episodi di autolesionismo. E d’ora in avanti si rischia che le porte saranno chiuse per le ambulanze provenienti da Gradisca d’Isonzo. Dunque, il Pronto soccorso letteralmente messo in ginocchio dai continui ricoveri degli ospiti del Cie. È in corso una statistica sull’incidenza degli immigrati del Centro nel contesto dell’attività di emergenza del reparto del San Giovanni di Dio di Gorizia. E i risultati – se preoccupanti come si teme – potrebbero essere sottoposti presto dall’Azienda per i servizi sanitari agli enti competenti, a partire dalla Prefettura. Anche se di dichiarazioni ufficiali il primario del Pronto soccorso di Gorizia, dottor Giuseppe Giagnorio, non intende farne, la complessità della situazione è ormai sotto gli occhi di tutti. Le continue tensioni al Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca sono un vero e proprio allarme che si riverbera anche sull’ospedale civile. E costringono il Pronto soccorso ad un surplus di lavoro, a volte molto difficile da gestire. Il viavai di ambulanze è pressochè quotidiano, a tutte le ore del giorno e della notte. Per i trattenuti del Cie il ricovero ospedaliero è la migliore carta da giocare per tentare la fuga: rinchiusi e sorvegliati di tutto punto all’ex Polonio, i clandestini giungono all’ospedale da liberi cittadini. Il loro piantonamento, salvo rari casi, non è previsto. Del resto sono “ospiti”. E così non si contano gli episodi di autolesionismo. I tagli alle braccia sono quasi routine, cui si è aggiunta negli anni un’inquietante casistica: l’ingerimento di bulloni, vetri, persino batterie. L’abuso di psicofarmaci. Nella stragrande maggioranza dei casi, non c’è codice “triage” che tenga: i casi provenienti dal Cie sono tutti prioritari, per ragioni di sicurezza. E il reparto lotta con professionalità e pazienza per affrontare tutti i casi come può. La questione era stata sollevata anche dai sindacati di polizia. «Agli ospiti del Cie – aveva ricordato ad esempio il Sap – oltre alle presenza del medico fino alle 22 (in orario notturno è garantita la presenza di un servizio infermieristico, ndr), è assicurata l’assistenza sanitaria “prioritaria” e gratuita presso i principali nosocomi regionali. In pratica sono garantiti agli ospiti, gratuitamente, tutti gli accertamenti sanitari richiesti dai medici in tempi celeri – cosa non assicurata alla popolazione – e, in caso di accesso al Pronto soccorso, spesso per fatti di autolesionismo e per essere ricoverati e quindi garantirsi la fuga, è prevista per loro la priorità rispetto ai cittadini già presenti in sala di attesa». Secondo il segretario provinciale del Sap, Angelo Obit, che aveva denunciato questa situazione, «non andrebbe mai dimenticato che il trattenimento è conseguente all’intenzione degli immigrati di sottrarsi, in quanto privi di documenti e celando la loro identità, al rimpatrio in attuazione di leggi dello Stato che tutti i cittadini sono chiamati a rispettare». l.m.
Stipendi e tredicesime ancora in alto mare
E intanto la questione dei ritardi negli stipendi dei lavoratori di Cie e Cara sembra essere tutt’altro che risolta. Almeno fino a ieri la settantina di dipendenti – operatori, magazzinieri, amministrativi, sanitari – impiegati nelle due strutture gradiscane per immigrati non aveva ancora ricevuto le tredicesime dell’anno appena conclusosi che, in base alla legge, avrebbero dovuto essere loro erogate entro la fine del mese di dicembre. Nelle scorse settimane un comitato di dipendenti della coop Connecting People si era formato spontaneamente, lasciando fuori dalla vertenza i sindacati, con l’obiettivo di denunciare la propria situazione di estrema difficoltà. Erano rimasti senza stipendio da agosto, per un totale di quattro mensilità e, per l’appunto, senza le tredicesime. Era così iniziato un palleggio di responsabilità fra la Prefettura di Gorizia e il consorzio siciliano che gestisce Cie e Cara dal 2008: l’ente governativo asseriva di avere sbloccato le risorse destinate al pagamento di fornitori e dipendenti, la Connecting People dal canto suo negava. Fatto sta che nel giro di pochi giorni gli stipendi mancanti erano finalmente stati sbloccati. Tutti e quattro, tredicesime escluse. E all’orizzonte fra dieci giorni scade già il termine per l’erogazione del prossimo salario. I lavoratori temono di rivivere l’incubo. Storia di un rapporto complesso, quello fra la Prefettura e il consorzio di Trapani vicino al mondo cattolico. Un rapporto incrinatosi forse in maniera definitiva dopo la guerra a colpi di carte bollate per la nuova gestione – il Tribunale amministrativo regionale ha dato ragione alla cooperativa siciliana estromettendo il colosso francese Gepsa dalla gara – e dalla parallela indagine per le presunte false fatturazioni e le presenze di immigrati apparentemente “gonfiate” su cui è al lavoro la Procura di Gorizia, con ipotesi di reato fra le più varie: dalla truffa ai danni dello Stato, alla corruzione. Nel mezzo, il disagio dei dipendenti: della loro vicenda si sono interessati il nuovo arcivescovo di Gorizia Carlo Maria Redaelli, il direttore della Caritas di Gorizia, don Paolo Zuttion, l’amministrazione comunale di Gradisca. La gestione della “vecchia” Connecting People – perchè l’appalto è stata vinta da una nuova compagine pur sempre legata al consorzio di Trapani – scadeva il 31 dicembre, ma è stata prorogata fino a metà gennaio. Non è ancora chiaro se per i tribunali la gestione alla cooperativa siciliana vada affidata di diritto, o se la gara d’appalto dei veleni debba essere ripetuta. Luigi Marciano
Sei anni di rivolte fughe e scandali
La vicenda del centro immigrati inizia nel 2000, nel pieno dell’emergenza-clandestini sul confine goriziano, quando l’allora ministro Bianco (governi D’Alema e Amato) indica nell’ex Polonio un sito ideale. Il Consiglio di allora dice sì a un centro di prima accoglienza, ma no a una struttura di detenzione. Con i governi Berlusconi (ministri Scajola e Pisanu) si scopre che Gradisca ospiterà invece proprio un Cpt di massima sicurezza da 17 milioni. Dopo anni di battaglie legali e manifestazioni, la struttura apre i battenti nel 2006. Conta su 248 posti destinati alla detenzione amministrativa propedeutica al rimpatrio per reato di clandestinità. Un luogo di contraddizioni: ci sono le sbarre ma i poliziotti restano fuori; gli immigrati non sono detenuti ma “ospiti”, e quindi la fuga non è evasione, ma “allontanamento volontario”. Vi convivono (con la Bossi-Fini fino a 18 mesi) dal clandestino, allo straniero con gravi precedenti costretto a un supplemento di pena, all’immigrato che ha lavorato in Italia per un decennio salvo ritrovarsi coi documenti in disordine. Nel 2007 la rimozione delle sbarre “per maggiore umanizzazione”. Nel 2008 apre il Cara, altri 150 posti destinati ai richiedenti asilo. Nel 2009 per la vigilanza esterna vengono impiegati anche i militari. Gli interni vengono resi inagibili dalla furia dei reclusi. In 6 anni la struttura non è mai stata a regime. Nel 2009 un pacco bomba esplode nell’ufficio dell’allora direttore Dal Ciello. Nel 2010 tre rivolte in pochi giorni, feriti sia agenti che immigrati, almeno 70 evasioni riuscite. Nel 2012 l’appalto per la nuova gestione viene congelato dai tribunali che dopo una lunga battaglia danno ragione all’attuale coop Connecting People, giunta seconda nella gara. Parallelamente lo stesso consorzio siciliano e la Prefettura finiscono sotto indagine per presunte fatturazioni false e presenze degli ospiti “gonfiate”. In 6 anni, al Cie sono stati cagionati danni per oltre 2 milioni.(l.m.)
Lo bacia per dargli la Sim, scoperta
Ha cercato di passare con un bacio una scheda telefonica per un uomo ospitato nel Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca d’Isonzo, ma la donna è stata scoperta dal personale della vigilanza del Cie. L’episodio si è verificato nel pomeriggio di lunedì, ed è stato reso noto ieri da parte della Questura di Gorizia. La donna, una cittadina italiana, si era così recata in visita al Centro di identificazione ed espulsione gradiscano, volendo avere un colloquio con un ospite della struttura di nazionalità tunisina. Ad un certo punto, durante la chiaccherata con il tunisino, la visitatrice lo ha baciato proprio con l’intenzione di far passare di bocca in bocca la carta Sim, al fine di consentire all’amico di telefonare. Un abile stratagemma, dunque, per riuscire a consegnare al tunisino la Sim grazie alla quale l’uomo avrebbe pertanto potuto fare le telefonate con il cellulare che possedeva. Durante però quello scambio “affettuoso”, insospettito proprio dalla particolare durata di quel bacio, il personale è intervenuto e, oltre alla Sim, ha recuperato anche il telefono cellulare nascosto dall’uomo nel centro.