Dal Piccolo del 04/01/13
Caccia ai sette evasi dal Cie di Gradisca
Nessuna traccia degli ospiti scappati dopo la rivolta. Tensione all’interno del centro. Gli agenti denunciano scarsa sicurezza
GRADISCA. Si taglia ancora con il coltello la tensione al Cie di Gradisca, teatro l’ultimo giorno dell’anno di una sommossa generata da una ventina di immigrati e culminata con l’evasione riuscita di sette ospiti. Mentre proseguono le verifiche interne sul come i clandestini si siano procurati le chiavi grazie alle quali sono riusciti a lasciare le camerate della zona blu sino a raggiungere il magazzino e quindi il piazzale, scenario dello scontro con le forze dell’ordine, ieri al Cie si sono verificati alcuni episodi di autolesionismo. Alcuni stranieri, ma questa per operatori e agenti è quasi una routine, hanno ingoiato lamette e pezzi di vetro per ottenere il ricovero in ospedale e da lì tentare la fuga, operazione che statisticamente ha molte più possibilità di riuscita.
Dipendenti della Connecting People e poliziotti denunciano la pericolosità delle condizioni di lavoro e la sensazione di caos. I sindacati di polizia da tempo hanno fatto sapere che molte videocamere del sistema di sorveglianza pur guaste non sono mai state riparate: situazione che i rivoltosi della notte di San Silvestro, che hanno pianificato la sommossa nei dettagli, hanno dimostrato di conoscere bene “accecando” le telecamere ancora funzionanti.
La gravità della situazione riaccende il dibattito attorno alla discussa struttura di espulsione. Recentemente il consigliere regionale del Pd Franco Codega aveva denunciato le condizioni di trattenimento del Cie di Gradisca: «Non ci si pone la domanda del perché si assista con tanta frequenza a episodi di fuga: si risponde solo aumentando la repressione. Eppure basta visitare quel luogo e vedere come si vive là dentro: quattro ore di aria libera al giorno, in cortili racchiusi da gabbie di sbarre di acciaio come in uno zoo; divieto di mangiare in mense comuni; uso del telefono per soli 7 minuti ogni 10 giorni; somministrazione quotidiana di psicofarmaci per il 50% degli ospiti; mancanza totale di animazione sociale interna; persone al limite della tenuta psichica». Concetti espressi anche dai parlamentari Sarubbi (Pd) e Monai (Idv): «Segregazione oltre il buon senso e diritti negati agli ospiti». Dello stesso parere era stata anche la delegazione dell’Unione Camere penali: «Luogo di vera e propria detenzione amministrativa, peraltro proibita dal nostro ordinamento». Ma sul web le opinioni sembrano assai differenti: prevalgono dal più generico “gli stranieri se ne stiano a casa propria”, allo slogan “chiudiamo i confini”, passando per un raggelante “è ora di cominciare a sparare”, sino alla leggenda metropolitana per cui i clandestini “alloggiano in un hotel a cinque stelle e ricevono pure una diaria giornaliera”.
Nuova rivolta e fuga in massa al Cie di Gradisca
Sette maghrebini evadono utilizzando delle chiavi: ricercati. Al via un’indagine. Metà dei 70 immigrati chiusi nel centro hanno preso parte all’azione. Bottiglie piene di sabbia e sassi contro le forze dell’ordine
Nuova rivolta e fuga al Cie di Gradisca. Sette ospiti di nazionalità maghrebina sono riusciti a fuggire dopo aver aperto con le chiavi tre porte e scavalcato la rete di recinzione nella parte posteriore del centro immigrati. I sette sono fuggiti nella campagna approfittando dell’oscurità. Alla rivolta hanno partecipato trentacinque immigrati, la metà delle persone attualmente detenute all’interno della struttura. Gli immigrati hanno utilizzato contro le forze dell’ordine e gli operatori delle bottiglie piene di sassi e sabbia e hanno svuotato contro di loro alcuni estintori.
Attualmente la situazione è sotto controllo, resta alto l’allarme tra le forze dell’ordine incaricate di vigilare sul perimetro esterno della struttura. Sarà probabilmente avviata un’indagine sulle modalità della fuga: il fatto che i sette immigrati fossero in possesso di alcune chiavi rende infatti necessario scoprire come siano riusciti ad appropriarsene.
Rivolta al Cie evadono in sette dopo gli scontri
Messaggero Veneto GIOVEDÌ, 03 GENNAIO 2013 Pagina 20 – Gorizia
Rivolta al Cie, evasi sette maghrebini
Gradisca, venti i protagonisti della sommossa. Lanci di sassi contro le forze dell’ordine, due finanzieri al pronto soccorso
GRADISCA Ultimo dell’anno ad altissima tensione al Cie di Gradisca. Una pesante rivolta si è consumata nella struttura isontina di identificazione ed espulsione nella serata di San Silvestro. La sommossa ha avuto per protagonisti circa 20 immigrati, per buona parte di etnia maghrebina: di questi, ben 7 sono riusciti ad evadere. E almeno sino al tardo pomeriggio di ieri non si è avuta notizia di un loro ritrovamento. Solo per una fortunata casualità non vi sono stati contusi negli scontri causati dagli “ospiti” del Cie, che hanno bersagliato le forze dell’ordine con un fitto lancio di oggetti. Dalle ricostruzioni delle ultime ore, l’azione è parsa palesemente preparata nei minimi dettagli dagli immigrati. L’allarme sarebbe scattato attorno alle 20.30, quando un nutrito gruppo di clandestini è riuscito ad uscire dalle proprie camerate nella “zona blu” e a farsi strada nel ventre della struttura. Apparentemente lo hanno fatto senza incontrare alcuna resistenza da parte degli operatori: è stato anzi accertato che alcuni ospiti sarebbero addirittura riusciti a impossessarsi delle chiavi delle porte che separano le stanze dalla zona mensa e dall’area adibita a magazzino. Altre porte sono state forzate a calci. Giunti al magazzino i “rivoltosi” si sarebbero armati di tutto punto, mettendo le mani su alcuni grossi lucchetti e degli estintori. Altri evidentemente si erano preparati alla sommossa da giorni, riempiendo alcune bottiglie di plastica con sassi e sabbia da lanciare nei confronti degli agenti. Una volta raggiunto il piazzale esterno che guarda al vicino Cara, l’adiacente struttura per richiedenti asilo, la tensione ha raggiunto il suo climax. Poliziotti, militari e finanzieri deputati alla sorveglianza esterna sono stati raggiunti dagli oggetti lanciati dagli immigrati. Alcuni di loro hanno svuotato addosso alle forze dell’ordine il contenuto degli estintori: due uomini delle Fiamme Gialle sono stati visitati al Pronto Soccorso di Gorizia per escludere intossicazioni. Approfittando del marasma generale, sette nordafricani come detto sono riusciti a eludere la sorveglianza e – messisi alle spalle anche il Cara – sono riusciti a scavalcare l’alto muro di cinta e far perdere le proprie tracce nella campagna circostante. Ci sono volute alcune ore per ridurre gli altri rivoltosi a più miti consigli. Ma la tensione rimane alle stelle. Secondo i sindacati di polizia, che si occupano della vigilanza perimetrale, all’interno del centro regna l’anarchia. «L’impressione è che possa accadere nuovamente qualcosa da un momento all’altro – fa sapere Angelo Obit, segretario provinciale del Sap – È molto grave che alcuni ospiti siano stati trovati in possesso delle chiavi. Su questo andranno accertate le eventuali responsabilità, anche se sarà molto complesso. Di certo operatori e forze dell’ordine lavorano in condizioni ormai impossibili».