STUDENTI REGIONE/ Rassegna stampa 14-15 novembre 2012

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Le bandiere No Tav in Piazza (e in prima pagina) proprio mentre Riccardi incontrava i Sindaci

 

 

 

Messaggero GIOVEDÌ, 15 NOVEMBRE 2012

Pagina 14 – Cronache

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In 400 per fermare lo sfascio della scuola

Alla manifestazione contro l’austerity ha aderito il 10 per cento dei prof In piazza anche il sindaco: «Sono con voi». Ma alcuni studenti insorgono

Il no all’austerity proclamato a livello europeo ha portato in piazza a Udine oltre 400 persone. Un serpentone pacifico ha invaso ieri mattina una città assolata e ancora sonnecchiante. Per lo più studenti e insegnanti, uniti nella lotta ai tagli alla scuola e al pubblico impiego. Una rivendicazione che ha coinvolto 23 Paesi e che in città ha avuto anche l’appoggio del sindaco Honsell. A lanciare l’appello alla mobilitazione era stata la Confederazione europea dei sindacati e a raccogliere da noi la sfida soltanto l’Flc Cgil e il Cub. Due organizzazioni su sei: dunque, meno della metà. Ecco perché le adesioni nelle scuole udinesi si sono fermate al 10 per cento. Gli studenti sono scesi in piazza al fianco degli insegnanti: le contrapposizioni del Sessantotto sono soltanto un ricordo. «Manifestiamo per i nostri diritti, ma anche per quelli dei “prof” – ha spiegato Andrea Di Lenardo, studente del liceo classico Stellini, fra gli organizzatori della manifestazione insieme ai ragazzi del Movimento studentesco –. La proposta del governo Monti di aumentare le ore settimanali di lezione frontale è surreale e avrà ricadute su tutti gli studenti. In questo momento sembra che il provvedimento sia stato ritirato, ma vogliamo certezze. Anche perché il taglio di 183 milioni di euro è ancora previsto». Il triennio di tagli alla scuola targato Gelmini, insomma, inizia a mostrare la sua faccia peggiore. Nelle scuole mancano i fondi per organizzare i corsi di recupero e manca la carta, le fotocopie in alcuni casi sono a pagamento e gli edifici mostrano segni di cedimento. «Nella sede dell’Isis Stringher di viale monsignor Nogara c’è una scalinata interdetta al passaggio, perché si staccano pezzi di soffitto – hanno denunciato due studenti –. È una situazione che va avanti dall’inizio dell’anno. Un nastro bianco e rosso impedisce il passaggio fra il primo e il secondo piano e spesso a terra vediamo calcinacci».Ma stando al racconto dei giovani, questo non è l’unico problema della sede più “giovane” della città. «In molte aule le finestre sono chiuse con il nastro isolante – hanno aggiunto –. Impossibile aprirle per cambiare aria all’aula, perché rovinerebbero a terra scardinate. Siamo molti in classe e quindi i banchi sono sistemati anche sotto quelle finestre pericolanti». Al Malignani, invece, piove nei laboratori. «Spesso vediamo acqua a terra – ha raccontato un altro giovane – e la situazione peggiora nei laboratori». Sul muro di mattoni all’ingresso di viale Leonardo da Vinci sempre più spesso trovano spazio manifesti con simboli fascisti. «Oltre a essere affissi all’ingresso – ha proseguito il ragazzo – troviamo volantini anche dentro la scuola. La politica non dovrebbe entrare in quegli spazi o almeno dovrebbe essere concessa la pluralità, cosa che non accade». A sorpresa in piazza Libertà è arrivato anche il primo cittadino. «Sono vicino alla vostra sacrosanta esigenza di difendere la scuola – ha detto Honsell, parlando al microfono –, soprattutto in un momento in cui il governo sta operando scelte difficili nell’istruzione. La mia amministrazione è sempre stata al fianco degli studenti nel difendere i valori della scuola, così come in altri ambiti, come quello della difesa dell’ambiente e della sostenibilità. Temi, questi, che devono essere sempre al centro delle politiche giovanili di chi governa, perché è fondamentale investire sulle giovani generazioni per garantire loro un degno futuro». Un’improvvisata apprezzata dai giovani soltanto in parte. «Il sindaco continua a garantirci l’appoggio a parole – ha detto Di Lenardo –: dice di essere dalla nostra parte, intanto però chiude senza un perché il centro sociale di via Scalo Nuovo. Per di più raccontando tre versioni diverse sulla motivazione. Promette spazi di aggregazione che però non vediamo. Non ci sentiamo rappresentati. Racconta bugie per essere in piazza e dire che ci appoggia, ma i fatti raccontano una storia diversa». Un attacco pronunciato all’ombra delle bandiere dei No Tav e degli striscioni contrari al governo Monti. «Siamo scesi in piazza contro la spending review – ha scritto il Movimento studentesco in una nota –, ma anche i tagli alla scuola, all’università, alla sanità e in generale allo stato sociale». A finire nel calderone della protesta pure i giornalisti: «Sono servi del potere – ha detto un ragazzo – perché non parlano della lotta sacrosanta alla linea ad alta velocità. È una spesa inutile che graverà sulle casse dello Stato per decenni». Michela Zanutto

 

GIOVEDÌ, 15 NOVEMBRE 2012 Pagina 14 – Cronache

L’INIZIATIVA

“Bignamini” sulla crisi per i più distratti

Tre “sandwich girls” per sensibilizzare i giovani ai problemi della scuola. È l’idea di Agnese, Alice e Isabella. Tutte studentesse dell’Isis Percoto che, aiutate da un’insegnante, hanno costruito i “bignamini” della crisi. Edilizia scolastica, finanziamenti alle scuole private, insegnanti più anziani d’Europa e riduzione della spesa per le università. «Vogliamo mettere i ragazzi davanti ai fatti – ha spiegato Agnese Giacometti – perché ci siamo accorte che spesso non sono informati su quanto sta accadendo attorno. La legge di stabilità prevede tagli insostenibili per il futuro della scuola». E sulla manifestazione di ieri le ragazze hanno qualche perplessità. «Se facciamo sciopero per la scuola la politica deve restarne fuori – ha detto Isabella Mattiussi –. Mentre siamo in piazza perdiamo importanti ore di lezione. Il sacrificio dovrebbe andare soltanto a favore della scuola. Certo, è inevitabile che alcuni argomenti trasversali entrino nel discorso, ma non devono diventare la parte fondamentale. L’antifascismo è una rivendicazione giusta, anzi sacrosanta, ma non deve diventare l’asse portante di uno sciopero contro i tagli alla scuola». Da un’esigenza di informare i compagni è nato un approfondimento sulla politica italiana, europea e mondiale. «Ci siamo accorte della disaffezione dei giovani anche verso temi che li riguardano da vicino – ha aggiunto Alice – e così abbiamo chiesto a un’insegnate di aiutarci a capire meglio cosa sta accadendo al mondo della scuola. Da quella semplice domanda è nato un approfondimento che poi abbiamo cercato di sintetizzare in tre cartelloni. Nei giorni scorsi abbiamo manifestato anche all’uscita della scuola. Non tutti i nostri compagni hanno compreso appieno la nostra rivendicazione e lo spirito con cui la facciamo, ma almeno abbiamo cominciato». (m.z.)

GIOVEDÌ, 15 NOVEMBRE 2012 Pagina 15 – Cronache

Provveditorato occupato: «Noi umiliati dal governo»

Fuori programma degli insegnanti precari per lanciare un segnale di resistenza Nel mirino pure il probabile accorpamento della direzione Fvg con quella veneta

Provveditorato occupato: sono le 16 quando, a Udine, scatta l’azione lampo degli insegnanti. Un gesto più che altro simbolico. Perché fra quelle stanze di via Diaz passano tutti i “prof”. «I lavoratori della scuola conoscono il significato di questo luogo. Qui veniamo a cercare una tutela minima dei nostri diritti. Qui passiamo le estati nella speranza di vederci affidata una cattedra. Qui chiediamo consigli», ha detto Gabriele Donato, insegnante precario, parlando davanti a un centinaio di colleghi radunati al terzo piano dell’ufficio scolastico regionale. Un epilogo inatteso per il sit in indetto dall’Flc Cgil, al quale ha partecipato anche il sindaco Honsell. «Siamo una parte della società umiliata da chi ci governa – ha continuato Donato –, non vogliamo essere calpestati né sentirci fuori luogo persino nelle scuole, perché sappiamo che c’è bisogno del nostro lavoro, lo vediamo ogni giorno». E mentre stringe fra le mani uno striscione con sopra scritto “Gli unici prof da tagliare sono quelli al governo”, aggiunge: «L’Europa è unita nella protesta perché l’austerità non è un problema soltanto italiano. Quello che serviva era un segnale visibile della nostra intenzione di resistere proprio in un luogo simbolo per gli insegnanti. E l’abbiamo dato». Ma l’Ufficio scolastico territoriale del Friuli Venezia Giulia, proprio in questi giorni, è entrato nell’obiettivo dei tagli ministeriali. Con tutta probabilità la sede decentrata del Miur sarà accorpata con quella del Veneto e la mega direzione sarà affidata a Daniela Beltrame (attuale direttore dell’Usr del Fvg) che la gestirà da Venezia, vista Canal Grande. «Conosciamo il destino di questo ufficio periferico – ha sottolineato Franca Gallo, segretario provinciale dell’Flc Cgil – e siamo qui per sostenere le ragione della conoscenza». A vigilare sulla mini occupazione c’era il provveditore, Pietro Biasiol. «Il messaggio che avete lanciato è di grande qualità – ha osservato – e speriamo che la società sia in grado di recepire le istanze che provengono dal mondo della scuola». Da Udine è stata anche spedita al presidente del Consiglio, Mario Monti, una mozione di sentimenti sul problema dei tagli alla scuola. Mittente Gregorio Torretta, consigliere delegato ai rapporti con la scuola. Ma è stato il sindaco Honsell, arrivato in via Diaz con l’assessore Kristian Franzil, il presidente della commissione Cultura Federico Pirone e, appunto, Torretta, a parlare ai “prof”. «Se la comunità udinese è un punto di riferimento a livello regionale – ha detto – lo è anche in riferimento alla scuola. La ricostruzione del post terremoto è passata sì dalle fabbriche, ma pure dalla richiesta di avere l’università e, quindi, dall’istruzione. Mettere in crisi questo sistema di apprendimento significa mettere in crisi un popolo». (m.z.)

 

 

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Messaggero Veneto online

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Sciopero europeo, studenti
in piazza a Udine

La manifestazione è partita da piazza Primo Maggio per terminare in piazza Libertà con le richieste dei ragazzi. Due su tutte: «Basta austerità e tagli all’istruzione». A Trieste la manifestazione regionale

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il Piccolo online

 

Piazza Unità: l’assalto dei manifestanti alla prefettura (foto Francesco Bruni)

Scioperi e proteste, a Trieste giornata campale FOTO 1 / 2

 

Dal Piccolo

VENERDÌ, 16 NOVEMBRE 2012

 

 

Scuse e colletta per il fotografo “danneggiato”

«Involontario e spiacevole». Così la Casa delle Culture ieri ha definito il gesto di un giovane di inserire un fumogeno acceso nell’obbiettivo di un nostro fotografo, danneggiandolo. «È ovvio che i fotografi esercitano il loro diritto di cronaca, – sostengono in un comunicato da Casa delle Culture – tuttavia spesso il materiale fotografico viene poi vagliato dal personale di polizia e dai magistrati inquirenti al fine di costruire prove a carico. «Per questo motivo, – aggiungono – è diritto di ogni manifestante di limitare queste possibilità». Esprimendo stima nei confronti del fotografo, Casa delle Culture avvierà «una campagna di sottoscrizione, alla quale parteciperemo come ci sarà possibile. Il ricavato sarà un contributo per riacquistare l’attrezzatura danneggiata»

 

«Studenti manipolati dai professionisti della protesta in piazza»

Infuria la polemica dopo gli scontri. Le accuse dello Snals Cosolini: «Li avrei ricevuti, hanno preferito la Prefettura…»

di Laura Tonero Il giorno dopo gli scontri tra studenti e polizia si apre un’inevitabile polemica piena di “ma”, di “se”, di distinguo e amare riflessioni. C’è chi sostiene che i ragazzi che ieri volevano partecipare al corteo siano stati strumentalizzati e manipolati da un gruppo che i libri di latino e di storia li ha messi via da tempo. Una trentina di persone pronte a “disobbedire”. Dall’altra parte ci sono invece gli studenti di Autogestito scoordinato studentesco e Casa della Culture che denunciano l’uso dei manganelli da parte dei poliziotti. «Continueremo a fare il nostro lavoro con fermezza e tranquillità» – osserva il questore, Giuseppe Padulano – a reagire con serenità a manifestazioni come quelle messe in atto mercoledì sotto alla Prefettura». Il questore poche settimane fa ha voluto incontrare i genitori di alcuni giovani – critiche per questa iniziativa sono arrivate dagli stessi studenti ma anche da alcuni insegnanti – che avevano partecipato il 25 ottobre scorso al tentativo di irruzione in Municipio. Mercoledì qualcuno di quei ragazzi era di nuovo in prima linea. «E’ un problema individuale – spiega il questore – quando ci siamo parlati, i genitori hanno recepito quelle che erano le mie intenzioni e quello che era il messaggio che rivolgevo loro». Solidarietà ai colleghi feriti e anche dalla segreteria regionale del Coisp, il sindacato indipendente delle forze di polizia. Durante il corteo gli studenti avevano attaccato anche le istituzioni, anche il sindaco Roberto Cosolini. «Se l’Unione degli Studenti fosse venuta a chiedermi un incontro – assicura il primo cittadino – io non avrei avuto problemi a riceverli». Un gruppo dell’Uds si era inizialmente sistemato sotto al Comune. «Peccato abbia invece prevalso il gruppo che ha preferito mirare alla Prefettura: probabilmente lo schieramento di polizia per loro era troppo ghiotto». Cosolini, a chi ha usato metodi ”poco convenzionali” di protesta ricorda «che i movimenti che hanno ceduto alla violenza sono sempre stati sconfitti». Aureo Muzzi, consigliere comunale Pd, definisce chi ha organizzato l’assalto alla Prefettura «una minoranza, che però rovina il successo di queste manifestazioni». La rivendicazione di quegli atti è arrivata ieri con un comunicato pubblicato sul sito Global Project. «Dinanzi alla prefettura il corteo di Ass e dei centri sociali – si legge – ha distribuito centinaia di carote ai manifestanti, la semplice affissione della lettera aperta degli studenti ha innescato una carica a freddo della polizia che ha manganellato le prime linee di manifestanti». «Immediata la reazione della piazza – continua il comunicato – che senza farsi intimidire ha subito circondato la polizia in un lungo e teso confronto. Alcuni insegnati ieri erano in piazza ad incitare la frangia più dura dei manifestanti. Ma lo Snals, il sindacato autonomo dei lavoratori della scuola, si dissocia con fermezza da quegli atteggiamenti «C’è un gruppo di professionisti – sostiene Franco De Marchi, segretario provinciale Snals e per anni preside del Carducci – che toglie legittimità a queste manifestazioni per scopi estranei dalla protesta studentesca». «Consiglio ai giovani – conclude – di non farsi manipolare e di essere liberi di usare bene la loro testa».

 

 

Dal Piccolo del 15/11/12

Studenti, scontri con la polizia

di Laura Tonero Assalto alla Prefettura, scontri tra studenti e forze dell’ordine. Manganelli alzati, urla e botte. E poi lancio di carote, uova, bottiglie contro gli uomini in divisa. Ma anche di rose. «Quattro dei nostri compagni sono rimasti feriti», dichiarano gli studenti. «Un nostro agente è stato portato al Pronto Soccorso», replicano dalla Questura. È il piccolo bollettino di guerra della manifestazione studentesca di ieri, la più partecipata ed imponente degli ultimi anni organizzata in concomitanza con il primo sciopero generale transnazionale, una giornata europea contro l’austerity. E subito si alza la tensione. I circa 1.200 studenti (ma a sfilare c’erano anche insegnanti e genitori) si sono dati appuntamento alle 9.30 del mattino in piazza Goldoni. Unione degli studenti, Autogestito scoordinato studentesco, No Tav, Arcigay, Germinal, Spazi Sociali Venezia Giulia, Casa delle Culture, Cobas, tutti ad alimentare il lungo serpentone che fino alle 14 ha mandato in tilt il traffico cittadino. Slogan contro i tagli alla scuola, la precarietà degli edifici scolastici ma anche caschi da motociclista agganciati alla cintura di qualche studente. Un dettaglio, questo, che ha messo subito sul chi vive gli agenti della Digos. «Se non cambierà lotta dura sarà», urlavano i giovani. Attimi di tensione quando una decina di studenti ha tentato di appiccicare alle vetrine di un istituto di credito dei manifesti con gli slogan: “La finanza uccide, il mutuo rovina la pelle”. Prima fermata del corteo in piazza Oberdan, sotto al Consiglio regionale. Lì, alle 10.20, tingendo l’aria di color rosso con dei fumogeni, gli studenti hanno scarabocchiato un muro del palazzo della Regione e poi attaccato più copie di una lettera indirizzata al sindaco, alla Provincia e alla Regione. «Caro sindaco, – si leggeva – è andata bene questa volta. Nessuno è morto». E poi via a ritmo di musica e di slogan da via Ghega a via Roma, dove non sono mancate manifestazioni di dissenso sotto la sede della Lega Nord. «Voglio studiare, non voglio rischiare», si leggeva su un manifesto srotolato su uno dei due camioncini usati da supporto dai manifestanti. Arrivato in via Einaudi, passando per via Mazzini, il corteo si è diviso. Dritti sotto al Comune i ragazzi dell’Unione degli Studenti. Ai quali, però, hanno portato via la scena gli appartenenti alla Casa delle Culture e all’ Autogestito scoordinato studentesco che con il loro furgone hanno puntato verso il palazzo delle Prefettura. «Vogliamo entrare in questo palazzo del Governo per fare un’assemblea pubblica», scandiva con il megafono Alessandro Metz, ex consigliere regionale dei Verdi. Accanto a lui anche l’ex consigliere comunale dei Verdi, Alfredo Racovelli, e il ricercatore Luca Tornatore. E via con una pioggia di carote e uova contro l’entrata del palazzo e addosso agli agenti in tenuta antissommossa e agli uomini delle Digos colpiti anche al volto. «Vogliamo portare carote al governo che ci ignora e mette le forze dell’ordine al posto delle parole». A quel punto un gruppo di studenti ha indossato il casco e le prime note della canzone “The Wall” dei Pink Floyd – caratterizzate dal rumore delle pale di un elicottero – hanno fatto da colonna sonora al primo tentativo di assalto al cordone di poliziotti sistemati davanti alla Prefettura: manganelli alzati, spintoni, calci e sputi. Una carica, un’altra ancora. Attimi di tensione stemperati dal lancio da parte di alcuni manifestanti di alcune rose. Un’ora di contestazioni e poi in 250 verso le Rive. Altro scontro davanti all’Hotel Savoia. «Nel tentativo di fare una scritta all’entrata dell’albergo – accusa Andrea Zacchigna, manifestante ventenne – siamo stati colpiti alle spalle dai poliziotti a scudo aperto. In quattro siamo rimasti feriti: un ragazzo di 16 anni ha un braccio rotto, un altro minorenne ha una contusione, uno un bernoccolo sulla fronte e io sono stato colpito alle reni». «Non ho idea di come si siano fatti male», replica il vice questore vicario, Lorenzo Pillinini. E dalla questura arriva anche la notizia che uno degli agenti, dopo il tentativo di assalto alla Prefettura, è stato portato all’ospedale per accertamenti radiologici. La manifestazione si è conclusa intorno alle 14 dopo una sosta davanti al Provveditorato scolastico regionale: due studenti hanno consegnato alla dirigente Daniela Beltrame, una lista delle carenze scolastiche. Alle 14, il rompete le righe. E la città ha potuto finalmente respirare.

 

Rotto il teleobiettivo al nostro fotografo

DANNI E MINACCE

Durante il primo parapiglia che si è acceso ieri mattina davanti al Consiglio regionale, in piazza Oberdan, un “disobbediente” ha avuto la bella pensata di infilare un fumogeno nel teleobiettivo del nostro fotografo (vedi foto) rovinando irrimediabilmente la costosa attrezzatura. Non basta. La nostra cronista al seguito del corteo è stata oggetto di intimidazioni di vario genere e offese da parte di persone che l’età per andare a scuola non ce l’hanno da un pezzo. I professionisti della protesta in piazza. L’hanno pedinata e ostacolata nel suo lavoro fino a quando è intervenuta la Digos.

 

«Nessuno si dissocia Caricati ingiustamente»

I ragazzi non rinnegano alcuna azione, avevano punti di vista diversi ma si sono ricompattati dopo un’assemblea. «Siamo stati subito repressi»

Cassette di plastica tirate addosso ai poliziotti, muri imbrattati, carote e uova tirate davanti alla Prefettura. Ma nessuno dei partecipanti alla manifestazione si dissocia. Neppure l’Unione degli studenti (Uds), la realtà che ha sempre utilizzato più la parola che la forza per protestare. A fine manifestazione, sotto all’Ufficio scolastico regionale, qualcuno degli aderenti aveva provato a smarcarsi di fronte ad alcune forme di protesta. «Doveva essere un corteo pacifico, noi dell’Uds manifestiamo per proteggere i nostri diritti e non per creare tafferugli», aveva detto Alberto Cociani. «C’è sempre un gruppo di idioti che rovina tutto», gli faceva eco Egle Tomasin dell’Uds. Ma nel pomeriggio la posizione della realtà studentesca ha preso un’altra piega. «Abbiamo fatto una riunione, abbiamo democraticamente discusso – spiega Tina De Denaro, coordinatrice dell’Uds di Trieste – e deciso di adottare una linea univoca: non ci dissociamo da nessuna delle azioni promosse durante il corteo». Anzi «condanniamo – sottolinea – le azioni repressive della polizia». «Abbiamo manifestato – scrive l’Uds in una nota diramata ieri pomeriggio – per dire no alla repressione del dissenso che neanche stavolta è venuta a mancare con un’ingiustificata carica, un’aggressione repressiva nei confronti di studenti di 15 anni». Gli studenti ieri hanno denunciato anche la mancanza di risposte e di soluzioni da parte delle istituzioni. «Abbiamo percorso la città – spiegano – manifestando e denunciando alcune precarietà. Le istituzioni quali Comune e Prefettura sono rimaste mute e sorde, ma difese da cordoni di polizia». Gli studenti – anche nel messaggio contenuto nella lettera attaccata sui muri del palazzo del Consiglio regionale – hanno invitato Comune, Regione e Provincia a passare una giornata con loro all’interno delle scuole per rendersi conto della situazione tragica che sono costretti a subire giornalmente. «Al suo primo incontro – scrivono rivolgendosi al sindaco, Roberto Cosolini, – si era professato d’accordo con noi ma non ha dichiarato lo stato di emergenza». E ancora: «È ora di smetterla di prenderci in giro, guardi in faccia la realtà e ci dica se le condizioni nelle quali viviamo a scuola sono dignitose». Ad affiancare i giovani nella protesta anche molti docenti. Uno di loro, Alejandro Sanchez ha scandito il ritmo di tutto il corteo picchiando con un cucchiaio sul fondo di una pentola. «Sono un insegnante di spagnolo precario del liceo Carducci – racconta – sto per essere licenziato. Questo paese sta andando a rotoli, i ragazzi hanno ragione di gridare la loro rabbia». Nutrito il gruppo di rappresentanti dei Cobas sistemati in coda al corteo. «È stata una grande giornata, un’importante manifestazione», commenta Daniela Antoni, un’insegnante dei Cobas Scuola arrivando in piazza della Borsa. «Stiamo cercando insieme ai ragazzi di difendere la scuola come bene comune – aggiunge – a fronte di un governo che ne sta facendo macelleria sociale». A dar man forte agli studenti durante al protesta sotto la Prefettura sono arrivati anche alcuni genitori. «Sappiamo come picchiate questi ragazzi, lo vediamo in televisione», ha affermato una madre rivolgendosi ai poliziotti. E mentre una ventina di ragazzi tentava l’assalto al palazzo del Governo, una donna con il megafono ha urlato: «Non toccate i ragazzi, giù le mani da questi giovani».