Fiore di qua Fiore di là …

Antonella Fiore, questa volta, aveva un motivo in più per starsene zitta e cioè che porta lo stesso cognome del famigerato capo fascista di Forza Nuova, Roberto Fiore. In sé la cosa ovviamente non significa assolutamente nulla, e potrebbe anche suonare offensiva,  ma, Antonella, essendo nota per le sue posizioni pateticamente e pesantemente legalitarie, (ne ho esperienza diretta per quanto riguarda la lotta No Tav) poteva lasciare, almeno in questa occasione, a qualcun altro, diciamolo pure, l’ingrato e forcaiolo compito di dissociarsi da violenze che in realtà non ci sono mai state. Antonella non può far finta di non sapere come sono andate le cose, poteva quindi eventualmente limitarsi a protestare per essersi trovata cooptata a firmare un volantino che non le piaceva e non aveva letto, ma aprire la porta alla repressione, questa decisamente è una cosa gravissima; infatti non può non rendersi conto che questa sua posizione, legittima eventuali denunce, non tanto per gli organizzatori del presidio di Piazzale della Repubblica, ma per tutto il resto delle contestazioni che sono avvenute prima in Piazzale D’Annunzio e soprattutto, poi, in Piazza Libertà. E pensare che questa risposta antifascista, così decisa, colorita e soprattutto spontanea, che ha politicamente scavalcato gli organizzatori del presidio, ha in realtà salvato le sorti di una iniziativa che altrimenti sarebbe stata semplicemente fallimentare sia per partecipazione che per organizzazione e contenuti. Quello che è successo ad Udine venerdì 28 settembre dimostra invece una cosa molto positiva e cioè che nel territorio friulano esiste una capacità di antifascismo reale che va assolutamente coltivata e difesa dalla repressione, ma questo ad Antonella Fiore e, a molti altri, probabilmente non va bene.

Cespuglio (Paolo De Toni)

 

MV MARTEDÌ, 02 OTTOBRE 2012 Pagina 20 – Cronache

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L’Arci condanna le violenze in piazza

La presidente Fiore sul presidio anti Forza Nuova: «Questi metodi non ci appartengono, discutibile anche il volantino»

 

di Maurizio Cescon «Meglio correre il rischio di una spaccatura all’interno del movimento antifascista piuttosto che dare spazio alla violenza in piazza. Non è così che si fa politica, questi metodi non ci appartengono. E ho trovato discutibili anche i contenuti del volantino distribuito alla gente durante il corteo». Fa rumore la decisa presa di posizione della presidente del Comitato territoriale dell’Arci Antonella Fiore dopo i tafferugli che, venerdì pomeriggio, hanno visto protagonisti proprio diversi manifestanti che gravitano nel mondo della sinistra, durante la contro manifestazione di protesta per il corteo degli estremisti di destra di Forza Nuova. E le parole della presidente Arci mettono in imbarazzo il fronte antifascista, con un ulteriore motivo di polemica. «Quella mail che abbiamo letto – puntualizza Kristian Franzil di Rifondazione comunista – crea un problema al nostro interno, ne dovremo discutere. Non ci sono state violenze, alla Fiore evidentemente sono state riferite cose non veritiere, visto che lei è andata via prima della fine della manifestazione. La sua dichiarazione la ritengo sbagliata, non tutela tanti militanti dell’Arci, che erano lì con noi e possono testimoniare che non ci sono stati scontri tra fazioni». Ma andiamo con ordine. «Il dissenso in democrazia non può mai trasformarsi nella costrizione del silenzio». E’ questo il titolo del comunicato firmato da Antonella Fiore, presidente Arci, sigla che ha partecipato, assieme ad Anpi, Unione sindacale italiana, Federazione della sinistra, Unione delle Comunità e associazioni degli immigrati, Giovani comunisti, Falce e martello, al presidio contro Forza Nuova. «Nei confronti della nostra base associativa e per rispetto allo statuto della nostra associazione – scrive Antonella Fiore – l’Arci non condivide il modo in cui si è svolto il presidio e la conseguente manifestazione, nè condivide il comunicato “unitario” distribuito durante il presidio e di cui non era a conoscenza. Siamo convinti che il diritto di critica non debba mai trasformarsi in occasione per impedire a chiunque, con la violenza verbale e fisica, di manifestare. Riteniamo fosse doveroso dimostrare la nostra contrarietà per l’esistenza stessa di certi partiti evidentemente neo-fascisti-nazisti. Ma siamo convinti che le canzoni partigiane, la nostra presenza numerosa, i comunicati sui giornali e la presa di posizione dell’Anpi come di altre forze politiche, fossero già un chiaro segno di dissenso. Insulti e slogan violenti, desiderare di raggiungere il corteo di Forza Nuova sono un errore che si continua a ripetere, ma di cui non vogliamo più essere complici. Parlare di polizia che ha difeso il corteo di Forza Nuova è un errore. La polizia era lì per impedire problemi di ordine pubblico. Non avrebbe dovuto essere presente? E cosa sarebbe accaduto? Ma da sempre su questo ci sono visioni diverse ed è facile raccontare e girare le ragioni da una parte o dall’altra». A sottolineare ancora la presa di distanza dell’Arci dai fatti avvenuti in piazza venerdì pomeriggio, la presidente Fiore sostiene anche che «l’Arci è un’associazione che lavora sul territorio attraverso i propri circoli che sono l’espressione di un altro modo di fare politica che non è quella della violenza e della provocazione, ma della costruzione, dell’accoglienza, della cultura, della socialità, della condivisione». A stretto giro di posta arriva la presa di distanza, questa volta dalle parole della presidente Arci, di Kristian Franzil, segretario regionale di Rc. «La Fiore è stata irrituale – osserva Franzil – avalla la tesi che ci siano state delle violenze. Ma non è vero: non ci sono stati nè scontri, nè feriti. Tutto si è risolto con un lancio di un paio di lattine di birra, peraltro vuote, e qualche contatto tra i manifestanti della sinistra e le forze dell’ordine. Io stesso, con altri militanti, ho fatto da “cuscinetto” proprio per evitare gli scontri tra polizia e manifestanti. E siamo riusciti a mantenere l’ordine. Pure noi, come la presidente Arci, siamo contro la violenza, se ci fosse stata l’avremmo decisamente e fermamente condannata. Era necessario fare il presidio? Io sono convinto di sì: non dobbiamo sottovalutare l’estrema destra, anche se effettivamente erano in pochissimi a Udine. Ma dobbiamo fargli capire che la loro presenza, in città, non è gradita. Le loro iniziative sono violente, nel nostro dossier, che un paio di anni fa avevamo consegnato alla Questura, avevamo elencato 40 episodi, solo a Udine, di discriminazioni, insulti e intimidazioni a giovani, immigrati e studenti. Ecco perchè abbiamo deciso di andare anche noi in piazza».

 

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