Anarchici in Carnia: prima parte

Tolmezzo: una camera del lavoro dell’USI (1919-1920)
PRIMA PARTE vai alla seconda parte
di Mauro De Agostini
(tratto da: Collegamenti-Wobbly: per una teoria critica libertaria.

– nuova serie: – a. II, n. 4, luglio-dicembre 2003)

1919: la rinascita dell’organizzazione operaia
La Carnia è una regione montuosa che occupa la parte settentrionale dell’attuale provincia di Udine, al confine con l’Austria. Territorio povero e privo di risorse economiche alla fine dell’Ottocento viveva essenzialmente dei proventi dell’emigrazione e i suoi figli si disperdevano ogni anno nei cantieri di mezza Europa. Proprio questi contatti internazionali avevano favorito una nascita precoce ed uno sviluppo duraturo del movimento anarchico e socialista.
Durante la prima guerra mondiale la Carnia aveva subito le devastazioni della prima linea e, dopo Caporetto, aveva conosciuto l’occupazione austriaca.
Finita la guerra i problemi che si pongono sono enormi, accanto alle gravi distruzioni belliche, la mancanza pressoché totale di lavoro.
Un allarmato rapporto di polizia del 25 Agosto 1919 fotografa la gravità della situazione:
“è noto che la provincia [di Udine] in tempi normali offriva largo contributo alla emigrazione temporanea di braccianti che specialmente nell’inverno dirigenvansi in Austria in Germania e anche in Romania. Si calcola che in media il numero di tali emigranti ascendeva a circa 60 mila all’anno, massa che ora, non essendo consentita tale emigrazione, resta senza lavoro nei propri Comuni. Deve inoltre tenersi conto che a tale numero debbono aggiungersi altri 4 o 5 mila operai già occupati negli stabilimenti industriali distrutti e che la smobilitazione è qui, come nelle altre provincie già invase, quasi completa essendosi rinviate in licenza temporanea in attesa di congedo tutte le classi sino al 1895.
Finora si è potuto occupare gran parte dei braccianti in opere intraprese dall’autorità militare, per riparare ai danni di guerra, come riparazione di strade, ricostruzioni di ponti e simili; ma con la cessazione dei poteri speciali del Genio militare e l’assunzione dei servizi da parte dell’autorità civile, molti lavori andranno a cessare quanto prima, determinando così il licenziamento di circa 30 mila operai.” (1)
Questa è la situazione, se possibile ancora più grave, che si presenta in Carnia.
Come scrive Marco Puppini “in zona è […] presente quella massa di lavoratori che prima l’emigrazione disperdeva in tutta Europa: lavoratori incerti, inquieti, attenti alle notizie provenienti da quei paesi che molti di loro avevano conosciuto anni prima come emigranti. Ricordiamo che la Repubblica austriaca è proclamata nel novembre del ’18, e nello stesso periodo Berlino e molte altre città tedesche sono attraversate dai moti spartachisti. Nel marzo del ’19 è proclamata la Repubblica dei Consigli di Ungheria, mentre quella di Baviera è dei primi di aprile. Si tratta di alcuni dei paesi più ‘battuti’ dall’emigrazione carnica dell’anteguerra”(2)

Il vento infuocato del biennio rosso incomincia a spirare anche qui.
Nell’Aprile 1919 il Genio Militare decide di ridurre le paghe ai lavoratori impiegati nei suoi cantieri carnici, ne segue un grande sciopero di protesta, durato diversi giorni, che obbliga l’amministrazione militare ad aumentare nuovamente le paghe. Le tariffe tuttavia sono diverse di luogo in luogo e da questa agitazione iniziale si sviluppa la lega operaia carnica, che arriva a riunire oltre cinquemila soci. Le organizzazioni del movimento operaio vanno intanto ricostituendosi, e in maggio viene costituita la camera del lavoro della Carnia e del Canal del Ferro.
La rinascita del movimento operaio sembra all’inizio saldamente nelle mani del Partito Socialista, grazie anche alla fitta trama di cooperative di consumo e di lavoro create nell’anteguerra.
La leadership riformista è però ormai apertamente contestata dalla base e dai massimalisti, mentre rilievo sempre maggiore assume l’attività di un nutrito gruppo di operai anarchici.
Per ricordare qualche nome:
il meccanico Umberto Candoni, schedato dalla polizia fin dal 1907 per la sua attività di propaganda, Lodovico Vergendo un muratore originario del basso Friuli “fervente sovversivo”, Giuseppe Pillinini, Leonardo De Campo e Gaetano Beorchia di Lauco (Beorchia infaticabile “organizzatore di scioperi” rappresenterà poi la Carnia al congresso anarchico di Bologna), Italo e Modesto Machin, Giuseppe e Luigi D’Agaro della roccaforte proletaria di Prato Carnico (secondo la polizia l’attivissimo Luigi D’Agaro è chiamato dai compagni “Lenin per le idee avanzate e il carattere violento”), Adamo Delli Zuani di Comeglians, Rodolfo Colosetti, Cornelio Linda e Giacomo Diana di Enemonzo.(3)

L’8 Giugno si tengono due grandi comizi a Tolmezzo e a Villa Santina, con la presenza rispettivamente di quattromila e cinquemila persone.
Vi prendono la parola i futuri deputati socialisti Cosattini e Piemonte, diversi esponenti socialisti locali e “il libertario Candoni Umberto di Tolmezzo” (4).
Nel lamentare il grave stato di disoccupazione aggravato dall’impossibilità di emigrare si chiede la liquidazione dei danni di guerra e il sollecito avvio dei necessari lavori pubblici. Il consorzio carnico delle cooperative viene invitato ad iniziare autonomamente i lavori qualora i Comuni latitassero.

Il problema del caroviveri
Nell’estate esplode in tutta Italia il gravissimo problema del caroviveri che suscita veri e propri moti in diverse località, la folla assalta i negozi, saccheggiandoli e imponendo il ribasso dei prezzi.
Secondo Armando Borghi quello fu “il momento in cui i rapporti delle forze erano più favorevoli ad una rivoluzione”
“Noi non divenimmo mai più forti, in seguito. I questori e i prefetti telefonavano alle Camere del lavoro, invocando proposte per una soluzione “disposti a non creare ostacoli alle giuste proteste del popolo” la paura faceva novanta. Ma fra due che hanno paura perde chi ha paura di più. Le alte sfere socialiste tremavano di più […] l’occasione fu perduta” (5).

A Tolmezzo il 13 luglio si tiene un convegno su questo tema indetto dalla Camera del Lavoro, d’intesa col Consiglio di Amministrazione della Cooperativa Carnica di Consumo.
Il direttore della cooperativa Cella evidenzia che “allo stato delle cose le cooperative non sono che semplici organismi di distribuzione che gli approvvigionamenti sono fatti dallo Stato e dai consorzi provinciali di approvvigionamenti e che le merci vengano [sic] loro assegnate attraverso i Comuni che fissano anche i prezzi di vendita. Nel campo degli alimentari quindi non siamo in grado di dare assicurazioni di lusinghieri ribassi. Purtroppo non è il caso di pensare a ribassi del 25 o 50 percento inquantochè i prezzi di vendita attualmente hanno margini ben inferiori e che non raggiungono nemmeno il 10 per cento […] oggi l’azienda non è in grado di fare notevoli sacrifici inquantochè tutta l’agiatezza che fu il frutto di oltre un decennio di lavoro è stata distrutta dalla invasione […] spiega il funzionamento irrazionale e costoso degli organi cui ora è demandato l’incarico della ripartizione distribuzione [sic] dei viveri […]” e si scaglia contro il consorzio provinciale di approvvigionamento.

Candoni “illustra un suo ordine del giorno col quale si sostiene la opportunità di requisire tutte le merci e generi di comune consumo e distribuirle a prezzo di costo attraverso le filiali col mezzo di spacci comunali. Vorrebbe che la cooperativa facesse un sacrificio e non avesse scrupolo ad intaccare il capitale sociale in questa contingenza. Lamenta che tale ordine del giorno sia stato respinto a voti unanimi del consiglio direttivo della camera del lavoro”
Già da qui si vede quello che sarà uno dei punti fondamentali della polemica anarchica contro il potente complesso delle cooperative socialiste, il fatto cioè di inserirsi supinamente nei meccanismi di mercato capitalistici anziché costituire (come pretendevano i riformisti) una via per l’edificazione del Socialismo.
La posizione di Candoni non è comunque isolata; nel seguito del dibattito Missana propone che “presso le varie filiali della cooperativa ci sia un incaricato delle organizzazioni operaie a controllare i prezzi” e la sezione di Amaro della Lega Operaia propone “venga affidato alla Camera del lavoro il controllo sui calmieri di tutti i generi […] che vengano soppressi i commissari annonari, che solo le cooperative siano incaricate della distribuzione dei generi alimentari, che la Camera del Lavoro fissi i prezzi in collaborazione colla cooperativa, che con comizi e pubbliche proteste si ottenga adeguati approvvigionamenti”

La posizione riformista viene ben rappresentata da Cosattini, che fa ricadere sulla “cieca e folle politica del governo” le cause del rincaro “ritiene sia un grave errore chiedere i lusinghieri ma folli ribassi praticati in alcune città” raccomanda “ di non indebolire ma di irrobustire le cooperative che sono gli organismi economici attorno ai quali il popolo gitta le basi della civiltà futura”

“dopo lunga e animata discussione” viene infine approvato (con due soli voti contrari) un ordine del giorno che ricalca in larga misura le posizioni riformiste.
Il documento denuncia “l’opera di inutile e onerosa mediazione esplicata dal consorzio provinciale degli approvvigionamenti” deplora “la mancanza o insufficienza di generi contingentati” e “ne reclama equa ripartizione” sotto il controllo di una commissione di consumatori “affida alla cooperativa carnica di consumo l’incarico di studiare ogni mezzo e porre in atto ogni adeguato provvedimento atto a risolvere il problema gravissimo dell’alimentazione […] incontrando ogni possibile sacrificio per ridurre i prezzi. […] dà mandato alla Camera del Lavoro di sorvegliare l’applicazione del presente o.d.g” (6)

Elezioni alla camera del lavoro
Il 27 Luglio 1919 si tengono infine le elezioni alla Camera del Lavoro “per la nomina del consiglio direttivo e del comitato esecutivo” “in sostituzione del consiglio centrale provvisorio nominato nel maggio scorso” e il Consiglio ne esce “nella quasi totalità […] composto di libertari ed anarchici”, come registra con malcelata preoccupazione Il Lavoratore Friulano, organo socialista locale. Gli eletti: “Graighero Osualdo, Delli Zuani Adamo, Pellegrina Pietro, Colosetti Rodolfo, Benedetti Silvio, Vergendo Lodovico, Pillinin Giuseppe, Candoni Umberto, Beorchia Gaetano, Machin Italo, Cacitti Leonardo”. La presidenza dell’organismo viene assunta dallo stesso Candoni. (7)

Mentre la tensione sociale continua a salire le polemiche interne non si fanno attendere. Ai primi di Agosto il socialista Silvio Benedetti comunica le proprie dimissioni “non condividendo le idee della maggioranza del consiglio”
ne segue una sgradevole polemica personale, con Candoni che lo accusa di assenteismo e Benedetti che risponde per le rime ricordando i 20 anni di militanza “nel partito socialista e nelle organizzazioni operaie” e giustificando le assenze con motivi di salute (8).

Nel numero del 23 Agosto l’organo socialista parte all’attacco della maggioranza camerale. In una corrispondenza da Enemonzo gli anarchici vengono accusati di intolleranza durante l ’assemblea per l’elezione del Direttivo locale
“la discussione procedette confusamente causa lo spirito di intolleranza di certuni i quali non vedono negli avversari che dei turlupinatori delle masse operaie. Ed è con questi sistemi, caro Candoni, che i vostri amici cercano di portare l’organizzazione in Carnia a quella forma combattiva che è nelle vostre e nostre aspirazioni”
costoro (ed ecco il colpo basso) “pretendono l’impossibile dalla cooperativa di lavoro, mentre sono agnelli con il Genio Militare, col quale sono attualmente occupati”
L’articolista deve però parzialmente smentirsi ammettendo che le elezioni finali si sono svolte “senza combattività”.
Più pericoloso un articolo di “essepi” che lamenta un “lavoro di sgretolazione e di… disfattismo” in Carnia
“Pare che lassù una frazione delle organizzazioni operaie e degli operai non organizzati, stieno per orientarsi verso una somma oscura di mete non precise né definite […] abbiamo assistito a mutamenti radicali nella Camera del lavoro della Carnia, né ancora, se non andiamo errati, si è potuto conoscere alcun nuovo programma di quella frazione che i mutamenti ha provocato […] si grida si incita […] non siamo riusciti a comprendere comunque che cosa si voglia” (9).

Agli attacchi risponde nel numero successivo L.V. (probabilmente Lodovico Vergendo) respingendoli come pretestuosi. Il programma della Camera del Lavoro non è in nulla mutato dalla data della sua fondazione quattro mesi prima e gli attuali dirigenti sono tra le persone che più si sono spese per la sua nascita. Certo, non si può pretendere di continuare coi sistemi dell’anteguerra “i nostri programmi sono ammuffiti, disse giorni or sono il compagno Rigola”. Quanto alle cooperative è ovvio che gli organismi proletari devono dare l’esempio di quelle condizioni di lavoro che si pretendono dai datori di lavoro privati.
“In Carnia – conclude L.V. – non vi è nessuna scissione fra partiti e meno ancora in seno della Camera del lavoro”
la redazione chiosa mostrando perplessità “di queste lotte intestine non beneficano [sic] le nostre forze, ma i nostri nemici. Nessuno ha il diritto di ritenersi e proclamarsi il solo depositario dell’ideale” (10)

I comizi contro la disoccupazione
Le preoccupazioni dei socialisti sono pienamente giustificate visto che la maggioranza camerale si sta decisamente orientando verso l’uscita dalla CGdL per aderire all’Unione Sindacale Italiana, diretta dall’anarchico Armando Borghi.
L’USI è in piena espansione, in marzo ha ottenuto l’adesione dell’ importante camera del lavoro di Verona e l’influenza sindacalista incomincia ad estendersi anche nel basso Vicentino (11)

A settembre vediamo arrivare in Carnia Virgilio Elia, uno dei migliori organizzatori che l’USI potesse mettere in campo in quel momento.
Elia, segretario della camera del lavoro di Cerignola, allo scoppio del conflitto era stato chiamato alle armi, alternando la vita di trincea a periodi di carcere militare. Alla fine della guerra, grazie alle proprie doti di organizzatore e ad un innato talento oratorio, aveva rapidamente riannodato le file del movimento pugliese.
Quando in Agosto Giuseppe Di Vittorio (internato durante il conflitto in Cirenaica) torna in licenza di convalescenza a Cerignola per essere di lì a poco congedato, Elia può passare la mano trasferendosi al Nord. (12).

In Carnia, dove mancano quasi del tutto aziende private e l’unica alternativa all’emigrazione (ora preclusa) è data dai lavori pubblici, le principali forme di lotta del movimento operaio consistono in grandi manifestazioni di piazza per premere sull’amministrazione locale e centrale e nell’inizio “arbitrario” di lavori pubblici da parte delle cooperative.
Domenica 21 Settembre si tiene a Tolmezzo un comizio contro la disoccupazione indetto dalla camera del lavoro, dopo l’introduzione di Candoni prende la parola Borgesio della Confederazione Generale del lavoro che incentra il suo intervento sulle promesse non mantenute del Governo, segue Elia che il quotidiano locale La Patria del Friuli, in un velenoso reportage, descrive come “un giovanottino smilzo, dal volto emaciato ed ossuto, sotto una chioma bruna impomatata” (13).

L’oratore “esordisce ricordando gli otto mesi di carcere militare sofferto in Tolmezzo durante la guerra, durante i quali ha avuto modo di affezionarsi fortemente a questa superba ed indomabile regione.
Illustra il fallimento della borghesia incapace a risolvere i numerosi ed improrogabili problemi scaturiti dalla guerra ed inneggia alla rivoluzione violenta delle masse contro l’attuale stato di cose”
I continui riferimenti alla rivoluzione russa inducono il delegato di polizia a toglierli la parola, tra le urla e i fischi della folla che acclama “viva Lenin !”

Il socialista riformista avv. Turco stempera il clima rilevando come “in Carnia c’è la possibilità di dar tosto mano a grandi lavori stradali, giacchè quattro o cinque delle grandi strade costruite durante la guerra non sono ancora finite […]” non servono “approvazioni o revisioni di progetti, che sono già pronti ed approvati da anni”, ma i lavori devono essere affidati alle cooperative.
Conclude il massimalista Giovanni D’Orlando, uno dei militanti più popolari e apprezzati, “la guerra ha [..] aperto gli occhi alle masse operaie […] ed ha loro insegnato che dall’unione nasce la forza in potenza e misura tale da sgretolare ogni ostacolo […] la borghesia dunque o sparisca – e questa è la sua fine logica – oppure risolva immediatamente il problema [della disoccupazione] !” (14).
Domenica 5 Ottobre si tiene a Comeglians un nuovo comizio con duemila presenti; gli oratori sono Candoni e D’Orlando. Questa volta è proprio l’oratoria rivoluzionaria dell’esponente socialista a provocare l’intervento del delegato di polizia che gli toglie la parola. Ne seguono vivaci proteste e un rischio di tumulto sedato, mentre già un carabiniere si appresta a sparare, dal sangue freddo dei dirigenti della camera del lavoro. Al termine della giornata vengono comunque arrestati Vergendo, Giovanni Pellegrina ed Emanuele Lepre “ritenuti provocatori dello scompiglio”(15)

Verso la scissione
Nel frattempo si avvicina la data delle elezioni politiche. In un convegno delle organizzazioni operaie e delle sezioni socialiste del Friuli viene chiesto il massimo impegno da parte delle organizzazioni collaterali. Un ordine del giorno impegna i sindacati a sostenere esplicitamente il PSI nelle elezioni.
Non è un caso che l’unico ad esprimere perplessità in questa sede sia proprio il carnico D’Orlando (che già aveva fatto approvare al convegno “un vibratissimo ordine del giorno” a favore degli arrestati di Comeglians).
“D’Orlando rileva che se gli operai organizzati individualmente parteciparono alle lotte politiche le organizzazioni come tali si sono sempre astenute”
evidente la volontà di non creare ulteriori elementi di attrito con la maggioranza anarchica della Camera del lavoro.
Cosattini chiede però un impegno esplicito da parte delle organizzazione economiche rilevando che “in provincia vi è qualche organizzazione che si è pronunciata per l’astensionismo” (anche se non abbiamo riscontri possiamo supporre che si riferisca proprio a Tolmezzo).
alla fine viene approvato all’unanimità l’o.d.g. Livotti che impegna le organizzazioni operaie “a dare incondizionato ed entusiastico appoggio alla battaglia elettorale” del PSI. (16)

Intanto cresce l’attivismo degli anarchici. Il 19 ottobre Elia tiene al Teatro De Marchi di Tolmezzo una commemorazione di Francisco Ferrer “illustrandone la vita e l’opera da lui svolta per la scuola moderna” (17).
Per l’1 e 2 Novembre la “federazione libertaria carnica” organizza a Tolmezzo un “convegno libertario provinciale” (18)
L’avvicinarsi del congresso nazionale dell’USI convocato a Parma per il 20,21,22 Dicembre 1919 induce la maggioranza camerale a stringere i tempi.
Gli organi statutari della camera del lavoro vengono convocati per il 23 Novembre per deliberare “1° distacco della camera del lavoro dalla Confederazione Generale del Lavoro e partecipare [sic] all’Unione Sindacale Italiana”, la nomina di alcuni consiglieri e la relazione morale e finanziaria.(19)
Le proteste dei socialisti obbligano a rinviare il convegno “fino a nuovo ordine”.
Nel frattempo però la carica di segretario della Cdl viene affidata, a partire dal 1 Dicembre, allo stesso Elia (20).

Al congresso che si apre a Parma il 20 dicembre nessun delegato carnico è tuttavia presente, in un telegramma al congresso Candoni scrive “Elia gravemente ammalato io impegnato grave agitazione mandiamo congresso completa adesione camera lavoro Tolmezzo”

in Elia incominciano infatti ad evidenziarsi i segni di quella malattia contratta durante la guerra (forse tubercolosi) che lo porterà nel giro di pochi mesi a morte prematura.
Egli stesso, che avrebbe dovuto relazionare al congresso insieme a Riccardo Sacconi sul tema “la nuova internazionale” invia il seguente saluto “Al dolore di essere rimasto assente grande adunata concedetemi il conforto di inviare almeno un saluto” e il congresso accoglie “con vivo dolore” le notizie della malattia sua e dell’assenza di Negro da Sestri (bloccato da una grave malattia di un figlio) deliberando di inviare “un telegramma di augurio”ad entrambi.
L’assenza di Candoni è dovuta probabilmente, oltre alle agitazioni sindacali in corso (tra le altre lo sciopero dei minatori di Claudinico di Ovaro) alle fortissime resistenze dei socialisti.
Il congresso comunque non ha motivo di dubitare della “completa adesione” della Carnia assicurata da Candoni.
Nella “relazione morale” lo stesso Borghi “apre una parentesi per ricordare le forze nuove che sono nell’Unione: Brescia, Verona, Tolmezzo, Arezzo, le numerose località limitrofi a Sestri Ponente […]” (21).

Nasce la sezione carnica dell’USI
A Tolmezzo è però iniziata la resa dei conti (sulla quale disponiamo solo di scarne informazioni di parte socialista). la Lega di Resistenza di Amaro (sez. edile) vota la sfiducia alla commissione esecutiva della CdL e riafferma l’adesione alla CGdl, analoga decisione viene assunta dalla lega di resistenza di Verzegnis (22).

Il 28 Dicembre il Consiglio generale della Cdl, riunito a Villa Santina, deve prendere atto che le posizioni sono sempre più distanti “udite le diverse tendenze dei vari delegati, delucidata l’opinione varia e stridente che anima la maggioranza dei convenuti”, in un estremo tentativo di evitare la scissione “considerando che sarebbe un passo malfermo e pericoloso dividere la massa proletaria carnica” delibera di far convocare le assemblee delle singole sezioni e che siano i soci a vagliare e ponderare “l’indirizzo economico-morale che potrebbe eventualmente prendere la camera del lavoro carnica” riconvocandosi per deliberare il 25 gennaio. La mozione contiene comunque anche un richiamo al Consiglio Generale della Cdl “onde svolga un’opera più proficua e più fattiva di organizzazione e propaganda”
in ogni caso l’intero “consiglio camerale” decide di dimettersi “per lasciare più libertà d’azione ai delegati delle sezioni che si riuniranno” (23).

Gli echi dello scontro giungono fino a Bologna e al Comitato Centrale dell’USI, nella prima riunione postcongressuale “si delibera pure per Tolmezzo, di invitare i compagni Elia e Candoni a precisare la loro situazione locale” (24).

Sugli eventi che portano alla scissione non abbiamo praticamente notizie. Il Lavoratore friulano si limita a riportare una presa di posizione della sezione edile di Lauco che stigmatizza la proposta di uscire dalla CGdL per aderire all’USI e rileva che “tale tendenza si era manifestata unicamente nella maggioranza del consiglio camerale che approfittava del malcontento nella massa organizzata cagionato da qualche dissidio con la coop. Carnica”. La mozione, in chiave antiriformista, prende anche posizione per una netta incompatibilità tra le cariche camerali e quelle cooperativistiche (25).
Nessuna relazione viene pubblicata del convegno tenutosi il 25 gennaio a Villa Santina. Qui sicuramente si consuma la scissione, gli anarchici, messi in minoranza, escono costituendo la sezione carnica dell’USI mentre la Cdl nomina un nuovo consiglio.
La scissione avviene secondo chiare linee ideologiche, i militanti anarchici scelgono in blocco di abbandonare la CGdL considerata irrecuperabile e, come vedremo, i punti di maggior radicamento dell’Unione Sindacale corrispondono a quelli di maggior radicamento libertario.

La Camera del lavoro entra in una fase di difficoltà e sulle pagine del Lavoratore friulano, precedentemente abbastanza prodigo di informazioni dalla Carnia, non compaiono più notizie sulle sue attività prima della fine di marzo.
Unica spia di queste difficoltà è una lettera con cui Leonardo Valle, eletto nel nuovo consiglio camerale, dichiara “di non accettare tale carica essendo essa in stridente contrasto con le sue idee politiche-economiche”. Valle si dichiara “completamente solidale” col precedente consiglio che aveva indirizzato il proletariato carnico verso la propria emancipazione attraverso l’azione diretta “anziché abbindolarlo con la burocratico-statale-riformistica via della C.G.d.L.” (26).

La nascita della nuova organizzazione non passa inosservata e il 2 marzo il Prefetto di Udine telegrafa preoccupato a Roma “che invitati dalla sezione carnica dell’Unione Sindacale Italiana, verranno nel corrente mese in Carnia, per un ciclo di conferenze sulla disoccupazione, i propagandisti A. Borghi ed Errico Malatesta” (27).
Non sappiamo se il viaggio di Borghi e Malatesta sia stato realmente progettato, certo è che i due agitatori non verranno mai in Carnia.


Quale seguito ha la nuova organizzazione ? Sappiamo che una sede viene aperta a Tolmezzo e, nel mese di Giugno una seconda sezione viene aperta a Prato Carnico, storico punto di forza del movimento anarchico locale; agli inizi del 1921 le sezioni operanti risulteranno quattro: Tolmezzo, Prato Carnico, Trava (Lauco) ed Enemonzo (28).

Una presenza sicuramente minoritaria rispetto alla Camera del lavoro confederale che, secondo una testimonianza di parte socialista, riunisce “un sindacato edile con 36 sezioni e 4000 soci […] una sezione del sindacato ferrovieri [secondari …] tre leghe lavoranti in legno, la lega cantonieri delle strade nazionali, la lega fabbri, la associazione impiegati e commessi di negozio e una lega mista.” (29).

La presenza è comunque diversificata anche secondo le categorie; per quanto riguarda Prato Carnico una testimonianza ci informa che l’USI raccoglie “soprattutto i lavoranti del legno, i boscaioli […] mentre la CGdL [raggruppa] piuttosto i lavoratori edili” (30).

Un dato non casuale se si considera che il maggior datore di lavoro è costituito dalle cooperative socialiste. La maggioranza del proletariato carnico, di sentimenti fortemente unitari, preferisce comunque rimanere nelle organizzazioni confederali dominate dai massimalisti, il cui linguaggio rivoluzionario appare difficilmente distinguibile da quello degli anarchici.

Sull’azione dell’USI carnica nei primi mesi del 1920 abbiamo scarsissime informazioni. La Patria del Friuli ci informa di un duro scontro verbale a Tolmezzo il 28 febbraio tra Candoni e il socialista Piemonte in occasione di una riunione contro la disoccupazione promossa dalla federazione socialista carnica. L’anarchico interrompe l’oratore gridando che “le azioni parlamentari a nulla servono, che occorre scendere in piazza”, è necessaria l’azione diretta, e il ripetersi di fatti come a Pieve di Soligo e a Farra” accusa i socialisti di aver ingannato il popolo servendosi alle elezioni “dello stemma dei soviet per giungere al potere. Ed ora come prima il popolo soffre la fame” ne segue un violento alterco tra i due (31).

Nel frattempo il problema della disoccupazione si va aggravando sempre più. Domenica 7 marzo 1920 a seguito dell’eccidio proletario di Aviano si tengono 18 comizi in provincia di Udine.

A Udine gli oratori sono il carnico Giovanni D’Orlando ed Enzo Trapani, segretario dell’USI di Vicenza, di passaggio nel capoluogo friulano per recarsi a Tolmezzo. Il discorso pronunziato da Trapani risulta talmente infuocato da apparire irriferibile al cronista della Patria.

Tra i duemila partecipanti spicca “un cartello con la scritta i “cinquecento disoccupati di Martignacco”” accompagnato da “una bandiera nera, con la falce e la scura [sic], il cui filo ha una tinta rossa” sulla stessa bandiera (o su di un’altra portata dal “gruppetto di Torreano”) è impressa la scritta “Senza padrone” (32).

Il giorno successivo grande manifestazione dei disoccupati carnici che calano a Udine chiedendo lavoro “puntate [sic] dei nostri, discesi dalla Carnia e dal Canal del Ferro, [invadono] l’ufficio del Genio Civile a Udine con lo scopo di cacciarvi i burocratici piagnoni, ma le promesse di costoro per i lavori della strada Carnica e Pontebbana [fanno] desistere i nostri dal lodevole proposito.” (33)

Mentre ai primi di Aprile inizia lo sciopero dei minatori di Fusea, che il 21 occuperanno le miniere, abbiamo ampie informazioni su di un giro di conferenze tenuto dal 5 al 27 aprile da Arturo Celentano.

Secondo la polizia Celentano “dapprima socialista, poscia sindacalista e infine anarchico” appartenente alla corrente organizzatrice malatestiana, da Napoli era passato a Milano e da qui si era trasferito a Venezia nel mese di marzo “incaricato, pare, della propaganda nella Zona veneta”

Così lo descrive la Prefettura di Venezia “ è di animo mite, alieno dalla violenza e a tali sentimenti informa i suoi discorsi, ripudiando sempre la violenza fine a sé stessa. Esalta invece la violenza come stato d’animo e come prodotto dell’odio che il proletariato deve sentire per le istituzioni vigenti […]” come oratore sa parlare “con molta spigliatezza, passione ed efficacia” (34).

Celentano “per invito […della] sezione carnica”

“La sera del 5 […parla] nella sala del Circolo di Coltura Popolare – dove – presentato dal compagno Candoni – [intrattiene] per circa due ore il numeroso uditorio sul tema “L’avvenire del proletariato”. [chiudono] i compagni Pillinini e Vergendo.

A Lauco […parla] la sera del 6.

Il 7 [parla] a Prato Carnico nel salone della casa del popolo e quindi [prosegue] per Rigolato e Comeglians. Il 10 Aprile [è] ad Ovaro, dove [parla]sul metodo e sulle finalità dell’Unione Sindacale Italiana e l’11 ad Enemonzo presentato da Lindi Cornelio. [Contribuiscono] al successo della manifestazione i compagni Diana e Colosetti. Il 14 [parla] a Preone nei locali del Circolo di Coltura e Ricreazione popolare e poscia [prosegue] per Rovio, [Raveo ?]dove [riunisce] i capilega con i quali [ha] uno scambio utile di idee.

Il 16 Aprile […è] ad Ampezzo e [parla]sul tema “L’avvenire del proletariato” e [ripete] la riuscita conferenza il 18 a Sutrio e quindi a Piano d’Arta. Ad Ileggio [parla]sui consigli di fabbrica. [chiude] il suo giro a Cavazzo carnico dove [parla]sui metodi dell’U.S.I. ed a Tarcento dove [porta] il nostro saluto all’inaugurazione della sezione socialista.(35)

Argomento centrale delle conferenze è il ruolo rivoluzionario dei consigli, poiché la liberazione del proletariato “potrà poggiarsi su basi saldissime solo quando i lavoratori sappiano sperimentare congegni politici e sindacali arditi e novissimi, come i soviet e i consigli di fabbrica a struttura libertaria” (36).

In contemporanea alla visita di Celentano l’11 Aprile 1920 si tiene a Tolmezzo un convegno anarchico provinciale lungamente preparato. Gli organismi presenti sono quasi tutti carnici: la Federazione libertaria carnica e i gruppi anarchici di Prato Carnico, Sutrio, Trava, Illegio: sono presenti inoltre i gruppi “Germinal” di Udine e “Germinal” di Martignacco-Torreano, animati, tra gli altri da Massimo De Pascal, dall’ormai anziano Carlo Petrozzi e dai suoi figli Girano [sic] e Delfina.

Questo convegno sembra radiografare una presenza anarchica limitata alla Carnia ed al Friuli centrale (un altro gruppo risulta successivamente costituito a Pradamano). Del tutto assenti presenze organizzate nella Bassa, nel Friuli collinare e nel Pordenonese (allora appartenente alla provincia di Udine).

dopo la relazione introduttiva tenuta da Candoni si delibera di “costituire la federazione provinciale friulana con sede da stabilirsi in Udine”; in polemica con PSI e CGdL che “con la loro opera di incoscienza e tradimento danno tempo e modo alla reazione di farsi ognor più forte” si decide di rafforzare l’opera di propaganda. Quanto al campo sindacale “considerato che l’unica organizzazione attuale di lavoratori che più risponde agli ideali libertari è la U.S.I. si dà incarico ai singoli gruppi di portare forti adesioni alla già esistente sez. carnica della U.S.I.”. Infine si invia un telegramma al Consolato Americano per protestare contro le persecuzioni a cui erano soggetti i compagni del I.W.W. (37)

I soviet della Carnia

Il 1 maggio vede grandi manifestazioni in tutta la provincia. A Udine in Piazza XX settembre “dove convennero Leghe socialiste e gruppi anarchici della città e di vari paesi del mandamento […] Le bandiere, tra rosse e nere, (socialiste ed anarchiche) erano circa una ventina” (38).

Intanto il problema della disoccupazione in Carnia è ormai sull’orlo dell’esplosione.

Il Ministero delle Terre Liberate competente per la ricostruzione delle opere pubbliche centellina sempre di più i pagamenti alle cooperative fino a lasciarle senza fondi.

Il 7 Maggio il consorzio delle cooperative carniche, si vede costretto a proclamare la serrata, gettando così “sul lastrico oltre seimila operai, perché il governo non [paga] i lavori eseguiti, nonché collaudati” la Camera del Lavoro confederale con un manifesto cerca “di fare l’interesse delle cooperative, predicando la calma […] si pretende che i seimila operai scendano in piazza per costringere il governo a dare i milioni, pei suaccennati lavori, e i dirigenti dell’una e dell’altra istituzione se ne stanno al sicuro” invece gli Anarchici e l’USI “indignati per tale contegno” con un altro manifesto invitano gli operai “ad essere uniti, forti e pronti per scendere in piazza non per speculazioni altruistiche ma per difendere i suoi [sic] sacrosanti diritti.” (39) In altre parole: la mobilitazione proletaria avrebbe dovuto essere finalizzata alla rivoluzione, non alla soluzione del problema meramente transitorio dei pagamenti alle cooperative.

Come scriverà più tardi Candoni “La serrata proclamata dal Consiglio Carnico Cooperativo del Lavoro […] non trovò l’appoggio dei sindacalisti e degli anarchici per due motivi: primo perché questi pur essendo quasi tutti soci delle Cooperative di Lavoro non furono mai chiamati nè prima, né poi a dare il loro parere in merito; secondariamente perché essa serrata tendeva solo a fini particolaristici delle Cooperative senza tener conto dei bisogni di tutta la massa proletaria Carnica”(40).

In quei giorni di Maggio, mentre in Parlamento si consumano gli stanchi riti della crisi di Governo che porterà Nitti a rassegnare definitivamente le dimissioni il 9 Giugno, il clima è incandescente in tutta Italia e la rivoluzione sembra realmente alle porte.

Nel Bolognese i contadini occupano le terre, a Parma lo sciopero dei contadini procede ad oltranza, a Verona lo sciopero generale blocca l’intera provincia con conflitti con le forze dell’ordine, il sindacato dei ferrovieri secondari e dei tranvieri si appresta a proclamare lo sciopero, a Genova i metallurgici del porto entrano in agitazione.

In tutto il paese si verificano scontri e carabinieri e guardie regie aprono il fuoco con un pesante bilancio di vittime a Canosa, a Roma, ad Ortona, a Palermo…

A Modena la presunta sparizione di alcune mitragliatrici da una caserma produce un’ondata di arresti negli ambienti sovversivi…

In Carnia, dopo dieci giorni di attesa snervante, nella notte tra il 19 e il 20 Maggio “una voce si [fa] sentire: la dinamite, interrompendo la linea [ferroviaria] Pontebbana, quella di Paluzza, la Udine-Gemona e la Udine-San Daniele […]” in alcuni punti viene interrotta anche la linea del telegrafo.

La mattina “non ostante l’arrivo di centinaia di carabinieri […], quasi tutti gli edifici comunali della regione [carnica], [sono] conquistati dai ribelli che vi [inalberano] la bandiera rossa cacciando via sindaci e commissari regi. Le guardie rosse [incominciano] a funzionare e in qualche centro [è] anche formato il consiglio degli operai”

Le autorità intervengono prontamente: la sera del 20 Maggio viene arrestato Antonio De Cecco, segretario della Federazione Socialista Carnica , ed il mattino del 21 gli anarchici Candoni e Vergendo

“In seguito a questi tre arresti e a copiosi mandati di cattura [viene] proclamato lo sciopero generale in tutta la Carnia.

La vita [è] paralizzata completamente ed anche i ferrovieri della Società Veneta e dell’Alto But [aderiscono] entusiasticamente al movimento, rifiutandosi i primi a trasportare i carabinieri qui destinati”

Ma ecco l’intervento dei socialisti, il deputato Cosattini si precipita in Carnia e “dopo aver confabulato colle autorità locali” riesce a convincere gli occupanti ad abbandonare i municipi.

“i vari consigli operai e le guardie rosse credendo che quest’ordine fosse partito di comune accordo con il comitato d’agitazione, in perfetta buona fede, ma con le lacrime agli occhi, cedono il posto”

Dopo trattative tra autorità, comitato d’agitazione e l’on. Cosattini gli arrestati vengono liberati la sera del 22 e Vergendo “subito chiamato a far parte del comitato d’agitazione”.

In Carnia l’unità d’azione è perfetta e, secondo le parole di Candoni, la stessa Camera del Lavoro “confederalista”dà “un magnifico esempio di azione diretta” Udine invece, sotto l’influsso riformista, aderisce allo sciopero solo lunedì 24 Maggio dopo le fiere proteste dei carnici per la mancata solidarietà da parte del resto della provincia.

La mattina di lunedì 24 infatti Vergendo ed il socialista D’Orlando, in rappresentanza del comitato d’agitazione carnico, scendono a Udine, “ove la sera stessa [viene] proclamato lo sciopero generale provinciale con l’adesione compatta ed incondizionata dei ferrovieri dello Stato. “

Alla Camera del lavoro si decide di proseguire la lotta e di “chiamare il popolo friulano a comizi mandamentali, metterlo al corrente della situazione e che esso decida sul da farsi” (41).

A Udine la partecipazione è imponente, trentamila persone. Poiché le ferrovie sono bloccate “vi sono cortei che hanno percorso più di trenta chilometri” a piedi. Data l’enorme partecipazione il comizio si suddivide in quattro con tribune improvvisate su carri. Il corteo che segue vede momenti di altissima tensione per un colpo di moschetto sparato da un ardito (42).

Le colonne dei dimostranti sono precedute “da bandiere rosse e taluna [colonna] più corta dalla nera insegna anarchia [sic]” (43).

“il mercoledì [26] hanno luogo comizi a Tolmezzo, Pordenone, Spilimbergo, Gemona […]. Ovunque si grida: siamo pronti per la Repubblica Soviettistica.

Nello stesso giorno [viene] bruciato il ponte di legno sul Tagliamento; un attentato alla dinamite sulla ferrovia Udine-Casarsa; a San Vito a Pordenone, a Cividale e a Gemona [viene] proclamata la repubblica dei Soviet”.

Ma ecco che contemporaneamente il comitato d’agitazione udinese (controllato dai deputati socialisti Cosattini e Piemonte) delibera la fine dello sciopero.

Ma al comizio di chiusura in piazza Vittorio Emanuele (ora piazza Libertà) gli arditi provocatoriamente raccolti sulla salita del Castello, dopo alcuni tafferugli, fanno fuoco sulla folla: un morto: il diciottenne Ferruccio Cargnelutti e diversi feriti.

“La folla si esaspera e si getta in un negozio di armi per rispondere con la violenza a quella governativa. il deputato Cosattini chiama questo atto “passibile del codice penale” (testuali parole) persuadendo la folla alla calma. In seguito a questo eccidio si protrae la cessazione dello sciopero” (44).

Il 27 si tengono gli imponenti funerali dello sfortunato giovane. Per i discorsi commemorativi parlano “Brovelli segretario della Camera del Lavoro, un anarchico e un amico della famiglia, il signor Adolfo De Natali” (45).

L’attività dei riformisti si fa frenetica per dividere e sopire il movimento e lo stesso “Giovedì, 27, da Udine si telegrafa alle varie Camere del Lavoro di sospendere i movimenti “per raggiunti accordi” (46).

Lo sconcerto è enorme e nei comizi di chiusura tenuti il venerdì in tutta la Carnia il popolo esprime nuovamente la propria volontà rivoluzionaria.

A Prato Carnico la sezione edile confederale e la sezione USI riunite nella Casa del popolo votano il seguente ordine del giorno. “Il proletariato di Prato Carnico, constatato che lo sciopero generale terminava per l’opera svolta dal pompierismo riformista, che paventava il carattere insurrezionale che il movimento aveva assunto, mentre depreca l’opera dei sullodati signori, eleva indignata protesta contro la sanguinaria repressione nittiana che anche in questa martoriata regione volle le sue vittime. Delibera di la ripresa del lavoro, pronto però a scendere in lotta non appena suonerà l’ora delle rivendicazioni proletarie.” (47)

Le agitazioni di Maggio costituiscono l’apice della mobilitazione rivoluzionaria in Carnia e Friuli durante il biennio rosso. Il clima rivoluzionario in Italia raggiungerà poi il culmine con la rivolta di Ancona (26-29 Luglio) e l’occupazione delle fabbriche (fine Agosto-Settembre) ma l’incapacità di dare uno sbocco rivoluzionario alle agitazioni di massa lascerà ben presto spazio alla “controrivoluzione preventiva” fascista.

abbreviazioni

CPC = Archivio Centrale dello Stato , Ministero dell’Interno, Direzione Generale della P.S., Divisione affari generali e riservati, Casellario Politico centrale

PS = Archivio Centrale dello Stato , Ministero dell’Interno, Direzione Generale della P.S., Divisione affari generali e riservati,

GC = “Guerra di Classe : organo dell’Unione Sindacale Italiana” (Bologna poi Milano)

LF = “Il Lavoratore Friulano : periodico settimanale socialista” (Udine)

PF= “La Patria del Friuli” (Udine)

UN = “Umanità Nova : quotidiano anarchico” (Milano)


Note

PS 1919 cat. C 1, b. 77 fasc. Udine.

(2) nell’ampio ed articolato Sindacati, Cooperative, Soviet nella montagna friulana (Aprile 1919- Aprile 1921) / Marco Puppini in “Qualestoria”, Settembre 1987. p. 42-43.

Sul movimento anarchico in Carnia “Compagno tante cose vorrei dirti…” il funerale di Giovanni Casali anarchico : Prato carnico 1933 /Claudio Venza, Marco Puppini, Dianella Gagliani. – Udine : centro editoriale friulano, [1983 ?]; Mezzo secolo di anarchismo in Carnia nei ricordi di Ido Petris / a cura di Elis Fraccaro in “Bollettino Archivio G. Pinelli” (Milano) n. 14, Dicembre 1999.

(3) le frasi virgolettate sono tratte dai rispettivi fascicoli del CPC. Su Candoni si veda la biografia scritta da Marco Puppini in Così vicina, così lontana. La Carnia degli anni sessanta nelle fotografie di Umberto Candoni. – Tolmezzo, 1995. Sul Dizionario biografico degli anarchici italiani in corso di pubblicazione comparirà il profilo (curato da Puppini) di alcuni dei militanti citati. Sulla partecipazione di Beorchia al congresso anarchico di Bologna, cfr. UN 24 Giugno 1920 e 26 Agosto 1920, Movimento anarchico

(4) LF, 12 Luglio 1919, dalla Carnia.

(5) mezzo secolo di anarchia / Armando Borghi. – Napoli : ESI, 1954, p.193

(6) LF 20 Luglio 1919, Dalla Carnia.

(7) LF 4 Agosto 1919.

(8) LF 9 Agosto,19 Agosto, 23 Agosto 1919

(9) LF 23 Agosto 1919, Da Enemonzo: camera del lavoro; Essepi, Da Moggio considerazioni e presentimenti.

(10) LF 6 Settembre 1919 L.V., Da Tolmezzo. Nuovi orizzonti alla camera del lavoro.

(11) a questi contatti probabilmente si riferisce Borghi quando parla di adesioni “nell’alto Veneto […] dove nuove forze vengono a noi” cfr. U.S.I. comunicazioni di segreteria GC, 14 Agosto 1919. Sull’adesione della camera del lavoro di Verona cfr. GC 8 marzo 1919

(12) “Elia quassù farà molto bene” scrive Borghi a Di Vittorio, cfr. posta raccomandata, GC, 13 settembre 1919

(13) PF, 22 settembre 1919, Un comizio di operai carnici.

(14) Da Tolmezzo il comizio contro la disoccupazione, LF 27 Settembre 1919 dove il cognome Elia è storpiato in “Fior”; cfr. C. [Candoni ?], L’unione sindacale in Carnia, GC 27 settembre 1919 e il telegramma del prefetto di Udine del 26.9.1919, PS 1919 cit.

(15) Da Comeglians. Imponente comizio sciolto dal delegato di P.S. LF 11 Ottobre 1919. Secondo PF 8 ottobre 1919 (Comeglians comizio tumulti arresti) “successe un parapilia [sic] indiavolato fra i comizianti e la forza pubblica. Volarono cazzotti e legnate da ambo le parti;”giudicati pochi giorni dopo Vergendo viene condannato a sei mesi di reclusione, Lepre a tre mesi e dieci giorni e Pellegrina a un mese e quindici giorni cfr. Tolmezzo dopo i disordini di Comeglians tre condannati, PF,10 ottobre 1919.

(16) Il convegno delle organizzazioni operaie e delle sezioni socialiste del Friuli, LF 18 Ottobre 1919.

(17) PF, 20 ottobre 1919.

(18) LF 26 Ottobre 1919.

(19) LF 23 Novembre 1919 Convocazione straordinaria; firma Candoni come “segretario”.

(20) LF 30 Novembre 1919; per il posto di segretario era stato bandito un concorso “con lo stipendio di L. 500 mensili” (LF 23 Novembre 1919, GC 15 Novembre 1919). Il posto viene affidato al “compagno Elia Virgilio di Milano. Egli entrò in carica il 1 Dicembre” (LF 14 Dicembre 1919).

(21) il resoconto del congresso è in GC, 7 Gennaio 1920.

(22) LF 28 Dicembre 1919.

(23) LF 18 gennaio 1920.

(24) GC 18 gennaio 1920, l’adunanza del Comitato Centrale a Bologna alla voce “località varie”

(manca la data dell’adunanza) nella “seduta del Comitato esecutivo” tenutasi a Milano l’11 marzo “il segretario Borghi […] chiarisce la situazione di Tolmezzo giustificando quei compagni” GC 20 marzo 1920.

(25) LF 25 Gennaio 1920.

(26) LF 8 Febbraio 1920.

(27) PS, 1920, cat. C 2 b. 89, fasc. Udine.

(28) Da Prato Carnico una nuova sezione, GC 12 Giugno 1920

“Abbiamo costituito una sezione dell’U.S.I. ed abbiamo ritirato tessere e marchette dalla Sezione Carnica di Tolmezzo. Il pacco settimanale di cinquanta copie di “Guerra di Classe” è ormai insufficiente ne abbiamo chieste all’Amministrazione un minimo di centocinquanta copie alla settimana.”; Villa santina convegno sindacale carnico, LF 20 febbraio 1921.

(29) Lo scolaro ed il pastore ,Carnia rossa ?, LF 31 Luglio 1920, UN 30 Luglio 1920, dietro allo pseudonimo si nascondono i socialisti Pietro Pascoli e Giovanni Boria cfr: Tolmezzo Carnia rossa ? PF, 21 Luglio 1920.

(30) Mezzo secolo di Anarchismo in Carnia cit.

(31) le riunioni di ieri contro la disoccupazione a Tolmezzo, PF, 1 marzo 1920.

(32) I diciotto comizi la parola di un anarchico a Udine, PF, 8 marzo 1920

Così, con la consueta malevolenza, il cronista della Patria descrive Trapani “gambe larghe, ben pintellate [sic], pancia in fuori, testa arrovesciata all’indietro con la “cappellina nera al vento” braccia allargate in alto verso il cielo… Sulla pancia brilla la catena d’oro”.Cfr. anche Martignacco ancora dei “cinquecento (!) disoccupati”, PF, 12 marzo 1920; su Trapani: CPC b. 5195 Trapani Vincenzo; sulle polemiche seguite alla sua presenza ad Udine: E.Trapani, una sfida – le cose a posto, “Unità proletaria organo del proletariato libero e cosciente” (Verona), 31 maggio 1920.

(33) UN 28 Marzo 1920 E. Ribul, Note venete – dopo i comunicati di guerra; cfr LF 21 Marzo 1920 Dalla Carnia lo sfratto al Genio Civile e PF, 10 marzo 1920.

(34) CPC b. 1231, Celentano Arturo, cenno biografico del 28 agosto 1920.

(35) GC 22 Maggio 1920, Da Tolmezzo la nostra propaganda in Carnia.

(36) UN 9 Maggio 1920 Dalla Carnia.

(37) LF 25 Aprile 1920, Convegno libertario; cfr. UN 16 Aprile 1920, Movimento Anarchico, le convocazioni, a firma Lodovico Vergendo erano apparse sul primo numero di UN,26/27 febbraio 1920 e poi il 6 Marzo 1920. Sul gruppo di Pradamano cfr. UN 2 Luglio 1920, Movimento anarchico; di Girano Petrozzi e Massimilano De Pascal esistono fascicoli al CPC).

(38) Il primo maggio a Udine, PF, 3 Maggio 1920.

(39) UN 15 Maggio 1920 V.L. [prob. L.Vergendo], Grave situazione in Carnia; cfr. LF 9 Maggio 1920, La serrata cooperativa in Carnia per la lotta contro il Governo.

(40) UN 6 Giugno 1920 U.C., Perché morirono i soviet carnici; ci atteniamo essenzialmente alla ricostruzione di Candoni, ampliandola e correggendola, ove necessario, con l’ampia ricostruzione di PF; cfr. anche LF 6 Giugno 1920.

(41) U.C., Perché morirono…, cit.

(42) UN 27 Maggio 1920, Lo sciopero generale nel Friuli.

(43) PF 24,25,26 maggio 1921.

(44) U.C., Perché morirono…, cit.

(45) PF 28 Maggio 1920.

(46) U.C., Perché morirono…, cit.

(47) Il comunicato, a firma Italo Machin, è in LF 13 Giugno 1920; cfr. UN 5 Giugno 1920 Macchio, dopo lo sciopero generale.