Sommossa al CIE di Gradisca

MV 21 maggio 2012

 

 

Sommossa al Cie, due agenti in ospedale

 

 

Gradisca, il Sap denuncia gli sprechi di denaro pubblico per il “giro dell’oca” degli immigrati: Sicilia-Friuli-Sicilia in aereo

di Ilaria Purassanta

 

GRADISCA. Clandestini “globetrotter”, anzi, “Italytrotter”, dalla Sicilia al Friuli Venezia Giulia: tanto paga Pantalone. E nuovi disordini al Cie di Gradisca d’Isonzo. Inizia sotto i migliori auspici il ripopolamento dell’ex caserma Polonio, dopo mesi di calma piatta. Dalle analoghe strutture di Trapani e Caltanissetta sono arrivati venerdì mattina con un charter altri 47 immigrati, in prevalenza provenienti dal Maghreb, che hanno rimpolpato lo sparuto manipolo di trattenuti (26 in tutto nella zona rossa fino a giovedì).

I sindacati di polizia lanciano l’allarme: urgono rinforzi per la vigilanza, per scongiurare altre sommosse e danneggiamenti della struttura, come già successe nel febbraio del 2011. «Serve – puntualizza il segretario provinciale del Sap Angelo Obit – una squadra aggiuntiva della mobile di dieci uomini per turno. Gli operatori della Connecting people a contatto con gli immigrati sono, oltretutto, solo due».

Giornata di fuoco al Cie, quella di giovedì scorso. Il clima si è infiammato già di primo mattino. Un trattenuto ha tentato la fuga arrampicandosi sul tetto, inseguito da un poliziotto. L’evasione è stata sventata, ma l’agente, mentre cercava di acchiappare il fuggitivo, è scivolato, facendosi male a un ginocchio e finendo, così al pronto soccorso: cinque giorni di prognosi.

Nel pomeriggio, sit in di protesta nella zona rossa. Dopo l’ora d’aria gli immigrati si sono rifiutati di ritornare nelle celle, pardon, nelle camerate. Si sono denudati, hanno cominciato ad orinare nel cortile e a staccare con le mani i cavi dell’allarme, disattivandolo temporaneamente. Nel parapiglia, un altro poliziotto ha avuto la peggio, finendo all’ospedale con una caviglia slogata e 15 giorni di prognosi. I nuovi arrivi non sono destinati, secondo il Sap, a mitigare il clima.

«Ovviamente – scuote la testa il segretario provinciale del Sap Angelo Obit – vengono scelti fra i più facinorosi. Non accade mai che arrivino persone tranquille, cercano di liberarsi dei soggetti indesiderati». Senonché, fra le new entry di venerdì, sono stati catapultati al Cie di Gradisca d’Isonzo anche tre tossicodipendenti. «Forse – ironizza Obit – si sono dimenticati che la struttura gradiscana non è attrezzata per ospitarli».

Così, in serata, i tre hanno già dovuto fare le valigie. Tre poliziotti e tre finanzieri sono stati distolti da altri servizi e li hanno scortati fino a Bari. Nove voli di linea dell’Alitalia, sei dei quali andata e ritorno, partenza dall’aeroporto di Ronchi, scalo a Fiumicino e coincidenza per il capoluogo pugliese. Il tutto, a spese dei contribuenti. Per la modica cifra di 1.240,95 euro. Speriamo che ulteriori dimenticanze non facciano lievitare i conti dello Stato.

Ci pensano già, infatti, a incrementare lo spreco di denaro pubblico i viaggi notturni fino a Milano e i successivi trasferimenti a Palermo, all’inseguimento del decreto d’espulsione. Tre immigrati tunisini, transitati già a suo tempo nella ex caserma Polonio, vi hanno fatto ritorno. Il rimpatrio via celere non è evidentemente andato a buon fine. Ecco la loro peripezia. Sono sbarcati in Sicilia e finiti al Cie di Trapani. Quindi sono stati trasferiti al Cie gradiscano. Poi, a bordo di un pullman della polizia sono stati scortati da quattro operatori fino a Milano, dove sono stati imbarcati su un charter diretto al Cie Trapani.

Soltanto a Palermo c’è, infatti, il consolato tunisino deputato ad accertare la loro volontà di rimpatrio e a emettere il necessario lasciapassare provvisorio. In questo caso, nulla di fatto. Così, sempre con la scorta di due agenti ciascuno, i tre tunisini hanno rimesso piede a Gradisca. Una triangolazione Sicilia-Friuli-Sicilia che, afferma il Sap «è ragionevole sospettare che interessi anche altri immigrati ospitati al Cie. E poi si parla di tagliare le spese»!

 

Dal Piccolo del 20/05/12

Il Cie di Gradisca ritorna zona a rischio

di Luigi Murciano wGRADISCA E’ di nuovo alta tensione al Cie di Gradisca fra nuove rivolte, poliziotti mandati all’ospedale e il progressivo ritorno a regime della struttura. Nel centro di trattenimento ed espulsione isontino la situazione è tornata improvvisamente ad essere caldissima con l’arrivo, nella giornata di venerdì, di 50 immigrati maghrebini, provenienti dalle analoghe strutture di Trapani e Caltanissetta. Come previsto non si tratta dunque di migranti sbarcati sulle coste siciliane – nè a Gradisca sono previsti arrivi di questo tipo in futuro – ma di clandestini in attesa di rimpatrio, trasferiti all’ex Polonio da altri centri ormai al collasso. Ma anche a Gradisca è subito il caos. Già ventiquattro ore prima del maxi-trasferimento, infatti, si sono verificati due diversi momenti di rivolta da parte degli ospiti, uno sul tetto del Cie e uno al suo interno. Nel tentativo di sedare i focolai di rivolta, due poliziotti hanno rimediato contusioni guaribili rispettivamente in 15 e 5 giorni. Il programmato ritorno alla piena operatività del Cie di Gradisca era ormai nell’aria da qualche settimana. Non a caso la Prefettura ha aumentato la capienza ufficiale a 118 posti rispetto ai 68 (peraltro raramente riempiti) degli ultimi mesi. In pratica il centro ha recuperato metà della sua ricezione potenziale di 248 posti e andrà del tutto a regime una volta ultimati gli ultimi collaudi su parte della “zona blu” e della “zona verde” ancora interessate da lavori di ristrutturazione e potenziamento dei sistemi di sicurezza. Ma secondo il Sap, il sindacato autonomo di polizia, ci vorranno poche settimane per vedere nuovamente distrutto quanto è stato ripristinato in oltre un anno di cantieri. «Ormai è una costante, a Gradisca vengono mandati i soggetti più facinorosi» denuncia il segretario provinciale Angelo Obit. Ed emergono anche particolari grotteschi sul recente trasferimento dei 50 immigrati provenienti dalla Sicilia. Nel gruppo infatti vi sarebbero stati anche tre soggetti con acclarati problemi di tossicodipendenza. Ospiti che la struttura non è idonea ad ospitare. Il risultato? Kafkiano: già in serata, accompagnati da sei fra poliziotti e finanzieri distolti da altri servizi, i tre stranieri sono stati scortati in fretta e furia a Bari per un totale di 15 biglietti aerei acquistati. «Uno sbaglio, pagato però dai cittadini» accusa Obit. Finita qui? Niente affatto. Molti viaggi notturni che vengono fatti a Milano per l’espulsione degli immigrati tunisini sono, secondo i sindacati di polizia, un altro spreco. Apparentemente del tutto inutili. Infatti è in Sicilia che il console tunisino accerta la disponibilità al rimpatrio degli stranieri, e solo in quel caso rilascia il necessario lasciapassare provvisorio. Gli immigrati che non completano questo iter celere non vengono affatto rimpatriati, ma ricondotti nei Cie. La prova, altrettanto grottesca, la si è avuta proprio col maxi-trasferimento a Gradisca di venerdì: con somma sorpresa, gli operatori si sono trovati davanti tre tunisini che dalla struttura isontina erano clamorosamente già transitati. In sostanza i contribuenti hanno pagato a loro spese un percorso Gradisca – Milano (in pullman con due operatori di scorta per immigrato) e un trasferimento aereo a Trapani – con altri due agenti – per ottenere il risultato che i tre sono stati semplicemente ricondotti a Gradisca. «Ed è ragionevole pensare non siano gli unici – allarga le braccia Obit – altro che la spending review proposta dal governo. Piuttosto – conclude – sarebbe stato necessario che l’aumento della capienza di Gradisca avesse fatto il paio con un rafforzamento del contingente di vigilanza, per l’incolumità stessa degli operatori che lavorano all’interno del Cie. Se queste sono le premesse il futuro si prefigura nerissimo».