CIE DI GRADISCA: annullata la gara d’appalto

Dal Messaggero Veneto del 10/03/11

«Gestione trasparente, non siamo truffatori»

di Luana de Francisco GORIZIA «Siamo un gruppo di imprenditori sociali, che negli ultimi anni è riuscito a garantire un posto di lavoro a una settantina di persone. Eppure, qualcuno ci dipinge come un clan di truffatori. Non sappiamo ancora perchè, nè dove avremmo sbagliato. Ma siamo pronti a chiarire ogni cosa». Il giorno dopo la vittoria al Tar del Fvg, nel ricorso promosso contro la Prefettura di Gorizia per l’annullamento dell’aggiudicazione al Rti guidato dalla francese Gepsa dell’appalto per la gestione 2011-2014 del Cie-Cara di Gradisca d’Isonzo, il consorzio “Connecting people” di Trapani fa festa soltanto a metà. A frenare l’entusiasmo per una sentenza che, di fatto – salvo ulteriori ricorsi al Consiglio di Stato da parte di Gepsa, o al Tar da parte di Minerva, diventata ora seconda in classifica – consegna ufficialmente le chiavi dei due Centri al consorzio siciliano, restano le incognite legate alla maxi-inchiesta avviata dalla Procura di Gorizia sulle modalità di gestione tenute dalla stessa “Connecting people” già dal 2008. «Il Tar ci ha dato ragione e di questo non possiamo che essere soddisfatti – afferma Mauro Maurino, componente del Comitato esecutivo di “Connecting people” -. I primi a beneficiarne saranno i nostri dipendenti, che in questo modo potranno contare su un periodo di lavoro certo. Altrettanto dicasi per la comunità gradiscana, cui saranno risparmiate le turbolenze tipiche di un eventuale avvicendamento nella conduzione di strutture come queste». In attesa di firmare il contratto (l’offerta era stata fissata su un forfait di 42 euro al giorno a immigrato), l’attenzione si concentra ora sulle indagini, che i pm Leghissa e Bossi hanno delegato a Digos e Gdf. «Non avendo visto gli atti – premette Maurino – non possiamo che muoverci nel campo delle ipotesi. Rispetto all’accusa di frode in pubbliche forniture, potrebbe trattarsi delle sigarette, per le quali conserviamo sempre una “riserva”, attingendo non soltanto alla nostra speciale tabaccheria, ma anche a punti vendita esterni. Ovviamente, non si tratta nè di contrabbando, nè di commercio abusivo. Oppure dei materassi ignifughi, visto il clamore dell’estate scorsa, quando avevano comunque preso fuoco: anche in questo caso, siamo assolutamente tranquilli, perchè possediamo tutta la certificazione necessaria a dimostrare che non sono materassi falsi. Se per forniture si intendono le schede telefoniche – continua -, siamo in una botte di ferro: ogni consegna è stata documentata. E altrettanto dicasi per i pasti, visto che non è mai successo che un ospite sia rimasto digiuno». Quanto alla supposta mancata conformità delle fatture rispetto al numero degli immigrati presenti nelle strutture, Maurino suggerisce una duplice interpretazione. «Potrebbero esserci stati degli errori nella compilazione del mattinale, dovuti al ritardo nella lettura degli ultimi fax sugli arrivi e le partenze. Errori comunque recuperati con le cosiddette fatture di ristorno. Oppure – continua – la discrepanza potrebbe essere legata a un meccanismo contrattuale che prevede la clausola di salvaguardia nel caso in cui le presenze scendano sotto il 50%. Eventualità nella quale l’ente ha comunque diritto di fatturare il 50% della commessa». Ben poco da dire, invece, sulla turbativa d’asta. «A meno che non ci venga contestata la corruzione di un pubblico ufficiale – dice Maurino -, noi non c’entriamo di sicuro. Tanto più, alla luce della graduatoria da noi stessi impugnata»

Dal Piccolo del 09/03/12

Il Tar annulla l’appalto sul Cie

 

GRADISCA Al Cie di Gradisca, il Tar di Trieste annulla il cambio della guardia nella gestione. E’stata depositata ieri la sentenza con cui il Tribunale amministrativo ha accolto il ricorso della Connecting People contro la Prefettura di Gorizia. La coop siciliana aveva impugnato l’avvenuta aggiudicazione dell’appalto al colosso francese Gepsa per i prossimi 3 anni. L’azienda transalpina, presentatasi in associazione d’impresa con le aziende italiane Cofely, Sinergasia e Acquarinto, si era classificata prima proprio davanti all’attuale gestore Connecting People. Ma il Tar ha annullato il provvedimento di aggiudicazione per vizi formali e di merito. E’ ora lecito attendersi un ricorso di Gepsa al Consiglio di Stato. La Prefettura dal canto suo commenterà soltanto oggi la sentenza, dopo averne analizzate le motivazioni. Per Connecting People, in sella dal 2008 si tratta di un punto messo a segno dopo le recenti ombre. Il consorzio trapanese è appena finito sotto la lente della Procura per ipotesi di reato che vanno dalla frode in pubbliche forniture alla truffa ai danni dello Stato, senza contare l’indagine su tre medici – Salvatore Cutrupi, Carlo Snidero, Walter Ziani – accusati di non avere denunciato alle autorità la presenza al Cie di sospetti casi di scabbia. Ipotesi comprovata, secondo rumors, dall’ordinazione di medicinali per la cura della dermatite da parte dell’ente gestore. Smentisce comportamenti illegittimi Mauro Maurino, uno dei referenti di Connecting People, e commenta così la decisione del Tar: «Siamo felici soprattutto per i nostri lavoratori. E le indagini ci trovano assolutamente sereni seppure increduli». (l.m.)

Messaggero Veneto del 09/03/12

Cie-Cara, il Tar ribalta l’esito della gara

«Avevamo evidenziato già in novembre il problema del controllo medico al Cie e adesso gli accertamenti della Procura confermano la necessità di fare chiarezza fino in fondo per evitare che si verifichino altre falle nel “filtro sanitario” della struttura». A sottolinearlo è Angelo Obit, segretario provinciale del Sap (Sindacato autonomo di polizia) che commenta così la notizia del terzo filone d’inchiesta aperto dalla Procura sul Cie: filone che vede indagati tre medici accusati di aver omesso di denunciare alle autorità competenti il manifestarsi di episodi, o sospetti episodi, di scabbia tra gli ospiti del Cie e del Cara. «Ricordiamo che era stata proprio la Questura ad avviare l’indagine sulla vicenda scabbia – aggiunge Obit – e gli approfondimenti in corso sono doverosi perchè stiamo parlando di sicurezza sanitaria degli ospiti, degli operatori di polizia, dei lavoratori della struttura e più in generale dell’intera comunità cittadina di Gradisca. Ogni ospite che entra nella struttura viene sottoposto a visita medica ma a nostro avviso in questo caso c’è stata una falla in questo sistema di “filtro sanitario”. E’ possibile che i sintomi della scabbia siano sfuggiti al controllo medico? In tal caso bisogna adottare contromisure tali da garantire tutti, dagli immigrati a noi che lavoriamo nella struttura, affinché non accada più. Cie e Cara devono essere sicuri al cento per cento dal punto di vista sanitario. Si tratta di una priorità assoluta». (pi.ta.) di Luana de Francisco wTRIESTE Il consorzio “Connecting people” di Trapani continuerà a gestire il Cie e il Cara di Gradisca d’Isonzo. E non lo farà più in condizione di “prorogatio”, come avvenuto fino a ieri e dal giorno della scadenza del suo ultimo contratto, bensì in qualità di vincitore della gara d’appalto. Quella bandita dalla Prefettura di Gorizia nel dicembre del 2010 e conclusa lo scorso giugno con l’assegnazione della gestione 2011-2014 delle due strutture al Raggruppamento temporaneo d’impresa guidato dalla francese Gepsa. Ma finita praticamente subito al centro del ricorso che il consorzio siciliano aveva promosso davanti al Tar del Friuli Vg contro la stessa Prefettura, per ottenere l’annullamento dell’aggiudicazione. Ieri, il deposito della sentenza: accolto il ricorso e, quindi, annullato il provvedimento. Una decisione quanto mai attesa, quella pronunciata dai giudici del Tribunale amministrativo regionale (presidente Saverio Corasaniti, a latere Oria Settesoldi e Rita De Piero) a favore di “Connecting people”, considerata anche la bufera giudiziaria abbattutasi nelle ultime settimane sul Centro di identificazione ed espulsione e del collegato Centro di accoglienza per richiedenti asilo. Al lavoro con una speciale task-force formata da militari della Gdf e agenti della Digos, la Procura di Gorizia sta indagando proprio sulle modalità di gestione tenute da quello stesso consorzio già a partire dal 2008 e sulla conformità delle fatture che emise per ricevere dalla Prefettura goriziana (intermediaria del ministero degli Interni) i soldi necessari al pagamento delle forniture dei servizi agli ospiti dei due centri. Più di dieci i filoni della maxi-inchiesta, coordinata dai pm Luigi Leghissa e Valentina Bossi, e tre le ipotesi di reato finora note: peculato e frode in pubbliche forniture, con iscrizione del legale rappresentante di “Connecting people”, da un lato – ipotesi per le quali gli inquirenti hanno già acquisito una vasta mole di documenti in Prefettura e Questura, oltre che nella sede del consorzio -, omessa denuncia alle competenti autorità di episodi di scabbia nel Cie-Cara, con iscrizione di tre medici operanti nelle due strutture per conto dell’ente gestore, dall’altro. Nel mirino degli investigatori, anche le procedure seguite per bandire e poi aggiudicare l’ultima gara d’appalto. Gara giudicata sospetta, insomma, sia sul piano penale, sia su quello amministrativo. Ieri, dunque, il primo verdetto. Nell’impugnare il decreto di aggiudicazione dell’appalto, il consorzio trapanese aveva contestato, in particolare, il fatto che il Rti guidato da Gepsa non avesse rispettato una delle formalità prescritte dall’Avviso a pena di esclusione. Non avesse cioè prodotto l’atto d’impegno a conferire mandato collettivo alla capogruppo “in caso di associazione o consorzi non ancora costituiti” nella forma prevista. Nè sarebbe stata dimostrata la capacità tecnica delle due ditte cooptate richiesta dal bando. Ondivago l’atteggiamento della commissione: prima, decise di ammetterlo con riserva, poi lo escluse e, infine, lo riammise «in applicazione dei principi di buona fede e favor partecipationis». Era il 22 febbraio 2011. Il successivo 24 giugno, quel raggruppamento sarebbe risultato aggiudicatario e la ricorrente seconda in classifica. Da qui, l’azione legale. Lapidario il giudizio del Tar: «In corretta applicazione dell’Avviso – si legge nel dispositivo – la controinteressata andava esclusa». Fondata, a parere del collegio, anche la censura relativa alla mancata dimostrazione dei requisiti delle cooptate. A questo punto, alla Prefettura non resterà che riprendere in mano l’offerta con la quale “Connecting people” aveva partecipato alla gara: 16 milioni 870.350 euro (5,6 milioni l’anno, per un forfait di 42 euro al giorno a immigrato), contro i 14 milioni 577.786 euro proposti da Gepsa (4,8 milioni l’anno e 34 euro pro die pro capite).