CIE DI GRADISCA: scabbia al cie, tre medici sotto inchiesta

Dal Piccolo del 08/03/12

Casi di scabbia al Cie Tre medici sotto inchiesta

 

Grazie agli impegni e agli investimenti della Regione, nel 2011 gli incentivi hanno permesso a circa 5.500 famiglie di ottenere un contributo per l’acquisto di una automobile a basso consumo energetico. Lo ha annunciato il vicepresidente della Regione, Luca Ciriani, a margine della predisposizione della delibera di Giunta che sintetizza i risultati del provvedimento e rendiconta i risultati dell’investimento effettuato dall’Amministrazione regionale. «Il provvedimento attivato nel 2011 – ha spiegato Ciriani – ha permesso di rinnovare parte del parco macchine regionale, immettendo sulle strade circa 5.500 nuovi veicoli Euro 5 a basso consumo o ecologici. Si tratta di un importante risultato, in quanto le famiglie hanno potuto usufruire di un contributo per abbassare il costo dell’acquisto e al tempo stesso si è favorito il ricambio di automezzi vecchi e inquinanti». La Regione ha investito oltre 5,4 milioni di euro per sostenere con il contributo pubblico l’acquisto di 5.426 veicoli Euro 5 e 63 auto ecologiche. di Luigi Murciano wGRADISCA Tre medici indagati per la mancata segnalazione di casi di scabbia fra gli ospiti del Cie e del Cara. Nuovo colpo di scena con protagonista la doppia struttura per migranti di Gradisca d’Isonzo: è di ieri la notizia che tre sanitari alle dipendenze della Connecting People, il consorzio siciliano che dal 2008 gestisce il centro immigrati di via Udine, sarebbero finiti sotto la lente della magistratura per avere omesso di segnalare alle autorità la presenza di alcuni casi di dermatosi contagiosa all’interno della struttura isontina per migranti. Uomini delle Fiamme Gialle e della Digos avrebbero acquisito nei locali del presidio sanitario del centro immigrati una folta documentazione, a partire dalle cartelle cliniche. Il fatto contestato risalirebbe allo scorso inverno. A fine novembre, dopo l’individuazione di un caso sospetto di dermatite, una dozzina di richiedenti asilo del Cara erano stati infatti posti in isolamento per evitare che la presunta epidemia dilagasse. Questione peraltro delicata dal momento che gli asilanti sono liberi di circolare in orario diurno sul territorio isontino. La Prefettura goriziana, al tempo interpellata, dichiarò che successive analisi svolte presso l’azienda sanitaria isontina avevano fatto rientrare l’allarme. L’indagine sull’omessa diagnosi segue di poche settimane quella sulle presunte false fatturazioni per le forniture di materiali nell’assistenza alla persona che la stessa Connecting People di Trapani avrebbe emesso nei confronti della Prefettura goriziana (e quindi dello Stato), gonfiando la reale presenza di ospiti all’ex caserma Polonio. Lo scopo: incrementare le entrate derivanti dal forfettario di 42 euro al giorno ad immigrato previsto dal contratto. In quel caso il reato ipotizzato sarebbe di truffa allo Stato. Proprio come qualche settimana fa, la notizia del caso-scabbia trapela a poche ore da un decisivo appuntamento al Tar di Trieste: oggi, secondo indiscrezioni, potrebbe infatti essere depositata la sentenza sul ricorso che la Connecting People ha presentato contro la Prefettura di Gorizia per la revoca dell’affidamento triennale della nuova gestione di Cie e Cara al colosso francese Gepsa a causa di “gravi carenze formali” nella presentazione dell’offerta. Secondo indiscrezioni, anche questo bando di gara sarebbe finito al vaglio degli inquirenti. Interpellato sul nuovo fronte di indagine aperto nei confronti della coop siciliana, il componente del comitato esecutivo della Connecting People Mauro Maurino esprime al tempo stesso tranquillità e sconcerto: «C’è un atmosfera strana. Non abbiamo alcuna notizia di avvisi di garanzia né per questa vicenda né per quella relativa alle fatturazioni. Solo acquisizioni di documenti. Ma fa piacere che la notizia trapeli, così tutti possono capire cosa sta accadendo. Prima di denunciare un caso di scabbia, bisognerebbe averlo diagnosticato. Ma né il personale sanitario del Cara, né i successivi accertamenti specifici nelle strutture ospedaliere hanno condotto a una diagnosi. Ci sarà pure un motivo… Piuttosto è quantomeno curioso che Finanza o Digos si occupino di dermatiti».

Messaggero veneto del 08/03/12

Scabbia al Cie, indagati tre medici

La lettera porta la data del 2 novembre 2009 e fu inviata dalla Prefettura di Gorizia alla Questura dello stesso capoluogo isontino, per chiedere il riscontro giornaliero della rispondenza tra quanto indicato nei mattinali di “Connecting people” e quanto rilevato dalla polizia, ai fini della correttezza e della congruità dei pagamenti effettuati, a fronte delle fatture emesse dal consorzio trapanese. È attorno a quella nota, acquisita già nel corso degli accessi effettuati da Gdf e Digos nel palazzo di Governo a metà febbraio, che gli inquirenti hanno costruito buona parte delle indagini, volte a verificare la regolarità delle forniture eseguite dall’ente gestore (“Connecting people”, appunto), all’ente pagante (la Prefettura, in quanto emanazione del Viminale). L’ipotesi al vaglio è che, nell’ambito di quelle operazioni, siano stati commessi reati di peculato e frode in pubbliche forniture. Ed è in quella medesima direzione che stanno muovendo le ulteriori acquisizioni disposte dai pm nella stessa Prefettura. Ordini di servizio, direttive interne e qualsiasi altra disposizione volta a disciplinare le procedure di pagamento delle fatture, ma anche le modalità dei controlli a monte dei mandati di pagamento e le competenze e relative responsabilità in capo alla Prefettura. (l.d.f.) di Luana de Francisco wGORIZIA Continuano a ritmo serrato gli accessi della speciale task-force formata da militari della Guardia di finanza e agenti della Digos negli uffici della Prefettura di Gorizia, nei quali la Procura del capoluogo isontino ritiene siano conservati documenti di massimo interesse per la maxi-inchiesta avviata poco più di sei mesi fa sulle modalità di gestione e di fornitura di servizi alla persona del Cie e del Cara di Gradisca d’Isonzo, ma anche sulle stesse procedure della gara d’appalto che, lo scorso giugno, portò all’affidamento dell’attuale gestione (2011-2014) a un raggruppamento temporaneo d’impresa guidato dalla francese Gepsa. Due le ipotesi di reato formulate dai magistrati, i pm Luigi Leghissa e Valentina Bossi, nel procedimento che ha già portato gli inquirenti ad acquisire una notevole mole di materiale cartaceo nel palazzo del Governo e, almeno in un’occasione, anche nella Questura di Gorizia: non soltanto la frode nelle pubbliche forniture, come già anticipato nei giorni scorsi, ma pure il peculato. E molti di più – oltre una dozzina -, a quanto appreso, i filoni d’indagine ai quali la Procura starebbe lavorando. Compreso quello che vede già iscritti sul registro degli indagati tre medici. Tutti coinvolti in qualità di sanitari operanti all’interno delle due strutture per conto dell’ente gestore, il consorzio “Connecting people” di Trapani, tutt’ora alla guida dei centri in “prorogatio”. Per effetto, cioè, della decisione del Tar del Fvg di sospendere l’aggiudicazione dell’appalto al gruppo Gepsa, in attesa di discutere nel merito il ricorso promosso dal consorzio siciliano contro la Prefettura. Al centro del fascicolo, i casi di scabbia accertati al Cie e al Cara il 30 novembre scorso. L’accusa contestata ai tre professionisti è di avere omesso di denunciare alle competenti autorità il manifestarsi di episodi o di sospetti episodi tra gli ospiti del Centro di identificazione ed espulsione e del collegato Centro di accoglienza per richiedenti asilo. Omissioni e ritardi di segnalazione, dunque, ma anche di intervento, per non aver posto in essere le misure igieniche, atte a impedirne la diffusione. Da qui, il decreto di perquisizione disposto dai magistrati e notificato dai Cc del Nas di Udine ai tre indagati: il 69enne Salvatore Cutrupi, residente a Cormons, il 59enne Carlo Snidero, a Dolegna del Collio, e il 38enne Walter Ziani, a Gorizia. Obiettivo: acquisire tutta la documentazione medica relativa ai casi di scabbia e le comunicazioni intercorse tra i gestori dei due Centri, l’Azienda sanitaria e la Prefettura. L’allarme era scattato già all’indomani dell’accertamento dei primi casi e a lanciarlo era stato il Sap, preoccupato per i rischi di eventuale contagio corsi dal personale di Polizia. Tanto più in assenza di dati certi sul numero e sull’identità stessa delle persone infette. A gettare acqua sul fuoco, tuttavia, era stata la stessa Prefettura, precisando come l’immigrato del Cie cui era stata diagnosticata la scabbia fosse stato messo in isolamento e come le analisi dell’Ass sugli ospiti del Cara fossero risultate tutte negative. Quanto al filone relativo alle forniture, finora risulta indagato soltanto Giuseppe Scozzari, legale rappresentante di “Connecting people”, sottoposta a perquisizione già nelle prime fasi dell’inchiesta. Nel mirino, le fatturazioni delle forniture: dalla mensa, all’acqua, alle schede telefoniche. Tutti beni finanziati dal ministero degli Interni, in base alla quota forfettaria fissata per ciascun ospite. Gli investigatori intendono verificare la regolarità delle fatture emesse dall’ente gestore. Capire, cioè, se siano state conformi rispetto al numero degli immigrati presenti nel Cie-Cara e rispetto a quanto poi erogato dal Viminale attraverso la Prefettura. Ma anche se il denaro erogato sia stato poi effettivamente utilizzato per realizzare i servizi indicati e se non vi sia dunque stata truffa ai danni dello Stato. Nel fascicolo sulle presunte responsabilità penali (l’ipotesi è il peculato) in relazione alla gara bandita dalla Prefettura per l’affidamento della gestione 2011-2014, intanto, è o starebbe per confluire un nuovo importante elemento d’indagine: i pareri a suo tempo chiesti dalla Prefettura all’Avvocatura distrettuale dello Stato di Trieste sulla procedura di gara.