Da Il piccolo del 14/12/11
Bloccarono i treni per protesta Indagati gli addetti alle pulizie
I 30 operai da mesi senza paga occuparono per 4 ore i binari. Uno di loro poco prima tentò il suicidio Ora rischiano il carcere, per gli organizzatori della manifestazione possibile una pena dai 3 ai 7 anni
di Claudio Erné Identificati, denunciati, indagati e a breve scadenza con buona probabilità anche processati per interruzione di pubblico servizio. Ai trenta e più operai addetti alle pulizie dei treni che nell’agosto scorso avevano occupato durante le ore centrali della giornata i binari della Stazione centrale, la Procura della Repubblica sta per presentare il conto della loro disperata azione diretta a ottenere in un verso il pagamento degli stipendi arretrati e nell’altro la salvaguardia del posto di lavoro. Sono tutti difesi dall’avvocato Deborah Berton. Ora rischiano da sei mesi a un anno di carcere, mentre per i capi, i promotori e gli organizzatori del blocco la pena prevista dal legislatore è molto più pesante e va dai tre a sette anni di carcere. Certo è che la loro azione sindacale, protrattasi per quattro ore, aveva provocato il caos: sulla linea Trieste – Monfalcone 21 convogli erano stati soppressi lasciando a terra i viaggiatori. Trenitalia aveva organizzato un servizio di bus-navetta per ridurre al minimo i disagi di centinaia di persone sconcertate per l’imprevisto arresto del treno a Monfalcone o arrabbiate per non poter raggiungere da Trieste la meta prestabilita negli orari previsti. Nella stessa giornata, tre dipendenti della ditta “Carma” che aveva perso l’appalto per la pulizia dei treni a favore della Cooperativa facchini erano saliti sulla torre-faro della Stazione centrale, a una quarantina di metri di altezza. L’azione sindacale mirava a ottenere precise garanzie: se la cooperativa “Carma” avesse continuato a non mettere mano al portafoglio per versare gli stipendi di giugno e luglio, questa incombenza avrebbe dovuto ricadere su Trenitalia, in nome della quale la cooperativa aveva operato. La protesta era stata interrotta alle 16, quando la Prefettura ha redatto un documento con cui Trenitalia garantiva il pagamento dei due stipendi mancanti oltreché della quattordicesima. In effetti la situazione economica dei trenta pulitori rimasti senza stipendio era terribile: due o tre delle loro famiglie erano ridotte alla fame, tanto che è emerso pubblicamente che mogli e figli ricorrevano da tempo alla mensa allestita dalla Caritas diocesana. Ma non basta. Uno degli operai della “Carma” poche ore prima che il traffico dei treni fosse bloccato dai colleghi si era gettato dalla finestra della sua abitazione posta tra via Pirano e via Baiamonti. Aveva lasciato una lettera d’addio indirizzata alla figlia, senza specificare i motivi del suo gesto. Il suo volo era stato frenato prima da uno stenditoio per il bucato, poi da una tettoia. Un collega che lo aveva incontrato qualche giorno prima aveva riferito che l’amico «non gli aveva nascosto la sua preoccupazione per il futuro, sempre più difficile»