Il Piccolo del 12/07/11
Gestione del Cie, nuova proroga
GRADISCA Non si riesce a sciogliere il nodo-gestione, Cie e Cara navigano a vista. Ennesima proroga, ormai la quinta, nella gestione della struttura per migranti isontina: il mandato della coop trapanese Connecting People è stato esteso fino a fine luglio dopo i già avvenuti prolungamenti da dicembre a febbraio, poi sino a fine aprile. Da allora di fatto la convenzione con il gestore uscente viene prolungata di mese in mese. Ma come mai non si arriva al cambio della guardia sancito nei mesi scorsi dalla gara d’appalto? Pare vi siano degli intoppi nell’affidamento al consorzio temporaneo d’impresa fra la francese Gepsa e tre soggetti italiani (Cofely Italia e le coop Acuarinto di Agrigento e Synergasia di Roma). Uno dei soggetti che compongono la cordata, infatti, sarebbe oggetto di indagini e potrebbe dunque non avere i requisiti per la gestione. Qualora saltasse l’affidamento, subentrerebbe la seconda in graduatoria, la stessa Connecting People, mentre la goriziana Minerva, terza classificata, sarebbe pronta a presentare ricorso. Intanto il Cie ospita appena una sessantina di migranti. Ovvero praticamente il massimo consentito dall’attuale capienza. Dopo i gravi danneggiamenti di febbraio e marzo l’unica ala pienamente agibile è la cosiddetta zona verde, che ospita gli immigrati, mentre nella zona blu è agibile una sola camerata. Sono invece in corso i lavori di ripristino della zona verde. Nel frattempo nei confronti dei Cie in tutto il Paese si sta rifacendo forte l’ondata di dissenso. Il 25 luglio vi sarà una giornata di mobilitazione in tutta Italia per protestare contro il divieto imposto ai giornalisti di entrare nei Cie e nei Cara. Si tratta di un’iniziativa congiunta di parlamentari italiani, Ordine dei giornalisti e Federazione nazionale della stampa. Nei giorni scorsi invece si è concretizzata davanti alla ex Polonio una tappa di Centodonnecentobici, un cicloviaggio al femminile alla scoperta dei territori militarizzati italiani. Una quindicina di donne si sono serrate la bocca con il nastro adesivo a simboleggiare il silenzio che permea quanto avviene all’interno della struttura. Le manifestanti hanno invocato trasparenza e un trattamento più umano dei migranti trattenuti al Cie di Gradisca, che – “persone non colpevoli di alcun reato” – smettono di essere persone “per diventare solo dei numeri”. (l.m.)