Più di 600 migranti hanno di nuovo riempito le strade e le piazze di Pordenone. Sempre più incazzati ma allo stesso tempo festosi e rumorosi con tamburi, balli e strumenti musicali hanno fatto da contraltare ad una città moribonda sotto un solo cocente. Questa manifestazione segue quella precedente degli oltre 1500 che il 5 febbraio di quest’anno hanno divelto il muro d’omertà che li vedeva produttivi e invisibili in questa ricca porzione di territorio del nord est.
Le motivazioni sono le stesse e riguardano l’ormai 15% di popolazione migrante che qui vive e che in questa crisi globale sta pagando il prezzo più caro in quanto anello debole nella gerarchia del capitale e dello stato secondo la logica del profitto e dello sfruttamento: braccia da lavoro se servono, scarti da rispedire a “casa” quando non servon più ed ancora detentori di una manciata di diritti con un pezzo di carta e carname da cacciare o peggio rinchiudere nei CIE quando il pezzo di carta “scade” come la merce nel supermercato!
Le ragioni in sintesi si leggono sull’appello d’indizione “La condizione dei migranti aggravata dalla crisi perdurante, peggiora di giorno in giorno, quotidianamente vessati da richieste, ricatti, precarietà e diritti negati, e da una legislazione razzista ed escludente sia a livello nazionale che a livello regionale” a firma di Associazione Immigrati di Pordenone – Associazione Ivoriani – Ghana Nationals Association – Associazione Burkinabè – Associazione Nigeriani – Associazione Mondo Tuareg ovvero gli organizzatori della manifestazione e a cui Iniziativa Libertaria ha aderito e partecipato come da tanti anni, sempre in prima fila solidarizzando e battendosi contro le discriminazioni portate avanti con una determinazione efferata dai leghisti, si vedano le critical mass contro le ronde padane o le iniziative contro la chiusura dell’ambulatorio per irregolari.
Il tentativo della stampa e dei soliti partitucoli di strumentalizzare a fini d’ordine pubblico i momenti di maggiore impatto comunicativo e soprattutto della volontà di rendersi “visibili” nei posti simbolo della repressione e di controllo come la questura, prefettura e municipio sono solo il segno che il sonno di una provincia “tollerante” fin tanto non vengono toccati i privilegi e le istituzioni che li presiedono dimostra che i migranti stanno facendo bene. Non li lasceremo soli, la loro lotta e la nostra lotta!
Nestor