Corriere 26 giugno
ALTA VELOCITA’
Tav, conto alla rovescia. Maroni: «Via ai lavori»
15:20 POLITICA Il ministro: «Il cantiere si apre entro il 30, se no diciamo addio al contributo Ue»
Ferrero: «Il ministro dell’interno vuole sostituire la repressione alla politica»
«Tav, i cantieri si aprono entro il 30»
Maroni a La Padania: «L’opera si fa, se no diciamo addio alle centinaia di milioni del contributo Ue»
Roberto Maroni (Ansa) |
MILANO – Entro il 30 giugno dovranno partire i lavori della Tav Torino-Lione. Pena l’addio ai finanziamenti europei. Cosa che il governo vuole a tutti i costi evitare. «Il cantiere si apre entro il 30, e l’opera si fa, se no diciamo addio alle centinaia di milioni del contributo Ue ma soprattutto ai collegamenti con l’Europa, e quindi diciamo addio al futuro» afferma il ministro dell’Interno Roberto Maroni in un’intervista alla Padania. Dall’altra parte però si respira tensione. I No Tav si preparano alla «resistenza finale» in val di Susa, in attesa dello sgombero da parte delle forze dell’ordine dell’area del cantiere di Chiomonte.
MARONI – Il quotidiano della Lega dedica il titolo di apertura e due pagine all’interno del giornale alla Tav con un’intervista anche al viceministro delle Infrastrutture Roberto Castelli e un articolo che riferisce dell’allerta lanciato dal Viminale sui contestatori. «Chi si oppone non credo che riuscirà a fermare il cantiere, non deve farlo, perchè vuol dire arrecare un danno gravissimo soprattutto alle future generazioni, vuol dire, come è stato calcolato, far perdere due punti di Pil al Piemonte», dice Maroni. In merito alle critiche di carattere ecologista, «è stato fatto di tutto, è stato aperto un osservatorio, sono state fatte tutte le valutazioni necessarie», assicura il ministro. «Ciononostante c’è un no pregiudiziale che non può essere accettato». Più duro il viceministro Castelli, che definisce le ragioni addotte dai No-Tav «tutte balle». «Sono le solite argomentazioni trite e ritrite che i Verdi ad oltranza tirano fuori contro qualsiasi opera pubblica». In realtà, sostiene, «agli ultimi irriducibili rimasti, della Tav non frega più nulla. È diventata il pretesto per una sfida allo Stato. Partigiani contro lo stato nazista: sono ormai fuori dalla realtà». Senza la Tav, avverte Castelli, l’Italia sarebbe «tagliata fuori dai grandi traffici internazionali. Senza contare le perdite in prospettiva sul fronte dell’occupazione, pari a centinaia di migliaia di posti di lavoro. Ogni miliardo speso – sottolinea – genera 20 mila posti di lavoro». Il quotidiano, nell’articolo «In arrivo gli estremisti più duri per provocare violenti scontri», riferisce di alcuni «rapporti in possesso del Viminale» in cui si documenta che «i No-Tav hanno avviato una serie di iniziative per contrastare l’arrivo sul posto delle forze dell’ordine e l’inizio dei lavori».
FERRERO – Il «pugno di ferro annunciato da Maroni per far partire i lavori della Tav in Piemonte, suscita la replica di Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista: «Questa sera parteciperò alla fiaccolata che da Chiomonte porterà al presidio della Maddalena e poi mi fermerò tutta la notte al presidio. Il proposito di Maroni di risolvere attraverso una manovra militare quello che è un problema politico che vede la contrarietà della maggioranza della popolazione interessata è completamente irresponsabile. Come Bava Beccaris, Maroni vuole sostituire la repressione alla politica. A Chiomonte si difende un bene comune, la vivibilità della Val di Susa contro uno spreco di danaro insensato in una fase di ristrettezze economiche».
Redazione online
26 giugno 2011
Repubblica 26 giugno
Tav, Maroni: “I lavori partiranno”
Tensione nel “fortino” dei contestatori
Il ministro dell’Interno in un’intervista alla Padania: “Chi si oppone non credo che riuscirà a fermare il cantiere, non deve farlo, perché vuol dire arrecare un danno gravissimo soprattutto alle future generazioni”. Nel presidio dei No Tav si attende l’arrivo delle forze dell’ordine, previsto per domani all’alba di FABIO TANZILLI
I sindaci No Tav al titolare del Viminale: “No all’uso della forza”
CRONACA
Tav, al “fortino” di Chiomonte
aspettando l’alba di fuoco
Vigilia piena di tensione al presidio degli oppositori della Torino-Lione. Perino: “Arriveranno in 1500 con i manganelli”. Stasera fiaccolata
di FABIO TANZILLI
TRANQUILLI, ma determinati. Sono le ore più lunghe, queste, per i presidianti “No Tav” della Maddalena, il Fort Apache della Valle di Susa. Quassù, sui sentieri sopra le vigne di Chiomonte, in una calda giornata di estate, da ieri si attende l’ora “X”, il giorno dei giorni, previsto per l’alba di domani. I “No Tav” lo sanno, e senza sorpresa aspettano le forze dell’ordine al varco per la battaglia finale. Per essere in regola con l’occupazione dell’area, ieri mattina hanno pure pagato l’utilizzo del suolo pubblico al Comune, con una spesa di ben 821 euro. Intanto, per 2 o 3 volte passa sulle teste un elicottero dei carabinieri, che viene salutato con battute ironiche e sberleffi.
Intanto stasera alle 21 partirà una fiaccolata no tav dal centro di Chiomonte, con partenza dalla stazione ferroviaria e diretta al presidio della Maddalena, da fine maggio base operativa degli oppositori alla Torino-lione.
“Non ci porteranno i fiorellini, ma useranno i lacrimogeni. Arriveranno 1500 agenti, suddivisi in gruppi da 500 – tuona in assemblea Alberto Perino – il loro obiettivo è raggiungere la Maddalena attraverso tre strade, passando anche da Giaglione e dalla via dell’Avanà. Molto probabilmente giungeranno qui a piedi attraverso i sentieri”.
Chi pensa però che al presidio No Tav siano tutti in assetto di guerra, si sbaglia di grosso: il clima è sereno, pacifico, molto simile ad un campeggio estivo. In tutta la giornata, saranno passate 7-800 persone.
All’arrivo alla Maddalena, a fare da Cicerone ci pensa Luca, programmatore informatico di Bussoleno che si occupa di “scortare” i giornalisti alla visita del presidio: “Le barricate sono un simbolo di resistenza passiva, ma è assurdo definirci eversivi. Qui ci sono famiglie e persone normali. La forza del nostro movimento è proprio questa”. Ci sono ragazzi dei centri sociali e del movimento antagonista, ma la maggioranza della Maddalena è fatta di gente comune, valsusini di tutte le età: bambini che giocano a pallone, o che si rincorrono con le pistole ad acqua. C’è Bertelloni, medico a Bussoleno, che insieme ad altri 130 dottori valsusini ha lanciato l’allarme salute in caso di partenza del cantiere, “essendo queste terre piene di uranio e asbesto”.
Donne e anziani che passeggiano e fanno picnic, e non solo rasta che bevono una birra di troppo. Il clima è di festa popolare, di aggregazione pacifica. Nulla fa pensare alla preparazione di uno scontro con le forze dell’ordine: appare quindi difficile definire questi presidianti come dei “para-terroristi”. Tra un dibattito e un piatto di spaghetti, tra una birra un momento di musica, i manifestanti aspettano l’irruzione delle forze dell’ordine, con un filo di preoccupazione. E sanno benissimo che questa battaglia potrà anche andare “persa”, con lo smantellamento del presidio: “Non sarebbe una tragedia – riflette Lele Rizzo – l’importante è riattivare la mobilitazione permanente della Valle di Susa, anche dopo la notte di domenica, che potrà fare la storia”. Anche perché l’esperienza di Venaus insegna che dopo le botte notturne, ci fu la mobilitazione popolare dell’8 dicembre, con migliaia di valsusini che rioccuparono i terreni conquistati dalla polizia: in molti pensano già ad un bis per Chiomonte. Ci sono anche gli avvocati del movimento, a turno giorno e notte alla Maddalena: “Se la polizia occuperà i terreni privati farà una violazione” spiega Stefano Bertone. Anche perché in molti attendono già di essere picchiati e malmenati dalle forze dell’ordine, come avvenne a Venaus: “E’ da 34 giorni che aspettiamo di prendercele, ce le hanno sempre date – aggiunge ancora Perino – arriveranno con i manganelli. Voi giornalisti dovete fare domande più intelligenti” aggiunge il Bovè valsusino con un filo di arroganza.
Lungo il percorso si vedono le barricate fatte di ferraglia, gommoni e legno, ma niente di più. Il più grosso timore dei manifestanti è quello che domani all’alba prevalga la frangia violenta: “Non dobbiamo mandare in malora 22 anni di lotta non- violenta, con azioni aggressive rimarremo isolati. Diciamo no alle pietre e alla violenza, non siamo in Vietnam” afferma il prof. Richetto, insegnante di Bussoleno. Della stessa idea la chiomontina Marisa Meyer, 66 anni, cuoca ufficiale del presidio: “I ragazzi che vengono dai centri sociali qui non hanno mai dato problemi. Devono rispettare la nostra ospitalità, e comportarsi bene”.
Intanto, questa sera – con ritrovo alle ore 21 e partenza alle 22 – si terrà una fiaccolata dal centro di Chiomonte fino al presidio, per coinvolgere maggiormente il paese e la gente, e non rimanere isolati alla Maddalena. In attesa della notte più lunga.