No al nucleare civile e militare-comunicato di Iniziativa Libertaria

NO AL NUCLEARE CIVILE E MILITARE. NO AL NUCLEARE: RESPONSO POPOLARE

pubblicata da Iniziativa Libertaria – Pordenone il giorno sabato 18 giugno 2011 alle ore 10.33

Un sondaggio popolare ha fatto emergere chiaramente un’idea dei “beni comuni” e un’ostilità al nucleare che guardiamo con simpatia e che costringe i piani della partitica nazionale ad una brusca frenata.

Bisogna però resituire all’esito referendario il giusto ruolo sul piano fattivo sia nel merito dei quesiti, stravinti dal SI, sia su quello, sempre rischioso, di una deresponsabilizzazione che il voto porta in grembo. Il fatto che nel 2011 gli italiani siano chiamati ad esprimersi su una materia su cui avevano già espresso chiaramente la loro opinione nel’87, ci dimostra che i referendum si possono anche vincere, ma le vere vittorie sono quelle che si impongono con la lotta e si mantengono con una vigilanza e una conflittualità costanti e soprattutto promuovendo delle valide alternative. Il referendum sul finanziamento pubblico ai partiti dell’aprile ‘93, per esempio, è stato vinto dai no con il 90,3%, eppure,  invece di abrogare la legge come chiaramente espresso dal voto, sono state promulgate nuove leggi e norme, in primo luogo il rimborso elettorale, tramite le quali i partiti oggi incassano più di quando c’era il finanziamento pubblico.

 

Anche rispetto all’acqua la volontà popolare di non mettere nemmeno una goccia nelle mani dei privati, non solo non ci mette al riparo dal rischio di una prossima privatizzazione, dando la possibilità di farne delle altre ad hoc, ma soprattutto non risolve il problema di normative europee che ne vincolano le scelte future.

 

Riteniamo inoltre osceno che Bersani, e in generale il PD, oggi rivendichi la vittoria quando ieri si poteva leggere sul libro del segretario del secondo partito in Italia (l’alternativa berlusconiana) frasi quali: “smantellare il vecchio nucleare e partecipare allo sviluppo del nuovo nucleare pulito, avvicinando la quarta generazione”; o ancora: “Il pubblico deve avere il comando programmatico dell’intero processo di distribuzione e le infrastrutture essenziali come le dighe, i depuratori, gli acquedotti devono essere sotto il pieno controllo pubblico ma ciò non vuol dire che il pubblico non possa affidare ai privati parti di gestione del ciclo, ovviamente dopo regolare gara e con un’autorità indipendente che vigili costantemente sul rapporto tra capitale investito, tariffe per il consumatore e remunerazione”.

Le questioni ecologiche in Friuli sono endemiche. Basta guardare alle decennali lotte ambientali in ogni parte di questi territori per capire, la dove si è vinto, che solo una mobilitazione generale ed un impegno diretto e determinato delle popolazioni coinvolte può permettere cambiamenti significativi. Non ultimo la battaglia sull’inceneritore di CDR-Q di Fanna a Maniago, l’ennesimo cancro ambientale certificato dalle istituzioni.

Eppure il dato più macroscopico di questo referendum rispetto alla nostra regione è il festeggiare la vittoria di un allontamento da un’ipotesi di una centrale nucleare fra vent’anni quando abbiamo già oggi, e da almeno 50 anni, ben 50 bombe nucleari sotto casa. Così come il vento popolare ha soffiato sul tentativo di impantanarci in scelte energetiche senza futuro, è vitale che questo stesso vento spazzi via, ricominciando a soffiare con determinazione e pubblicamente, ogni specie di “atomica” civile o militare, a partire da subito.

 

Iniziativa Libertaria