Come si vede avevamo ragione di pensare che appena possibile avrebbero tentato di piazzare una centrale in Friuli o meglio nella bassa friulana.
Adesso bisogna andare all’attacco di Tondo e del progetto di partecipazione italiana all’ipotesi del raddoppio di Krsko.
Non solo, ma è in gioco anche il problema dell’elettrodotto. Senza nucleare e senza raddoppio di Krsko non ha più senso neanche l’elettrodotto Redipuglia-Udine Ovest
a cura del Gruppo Ecologia Sociale
MARTEDÌ, 14 GIUGNO 2011 Pagina 8 – Attualità
Tondo: «Strumentalizzazione» E riapre il dossier Krsko
Il presidente Fvg ripete la necessità di partecipare all’allargamento della centrale nucleare slovena Gottardo: «Segnale chiaro, ma il problema del fabbisogno energetico dovrà essere risolto»
UDINE Ripete d’essere un nuclearista convinto e guarda ancora alla centrale di Krsko. Poi il governatore Renzo Tondo bolla il referendum come una «mistificazione colossale» e spiega perché va rivista la legge per indire la consultazione. Tondo non è andato a votare, come aveva anticipato e allora esplicita le sue ragioni. «Questi referendum erano e sono una mistificazione colossale. L’unico motivo era il tentativo di dare una spallata al governo di Silvio Berlusconi su leggi che la stessa sinistra (come per citarne una quella sull’acqua) aveva approvato e che sono state mal comunicate. Detto questo raccogliamo una protesta popolare contro il governo di cui dobbiamo farci carico. La mistificazione – insiste Tondo – sta tutta nella non corretta informazione sui temi dell’acqua pubblica. Il quesito su questo tema è qualche cosa che grida vendetta perché è stata comunicata dai promotori come la privatizzazione di un bene generale, ma non era così». Tondo ha quindi citato l’ex ministro Franco Bassanini, il sindaco di Firenze Matteo Renzi e l’ex ministro e ora segretario del Pd Pier Luigi Bersani. «La legge sulle privatizzazioni dei servizi era stata promossa addirittura dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano quando era ministro dell’Interno. È la dimostrazione – prosegue il presidente Fvg – di come la Sinistra abbia voluto strumentalizzare, riuscendoci, questi referendum». Poi il nucleare. Il governatore ribadisce d’essere un nuclearista convinto, lui che ha sempre scacciato il rischio di una centrale in Friuli Venezia Giulia, ma ripetuto la necessità di partecipare all’allargamento di quella di Krsko. «Sulla struttura in Slovenia ora bisognerà capire cosa intende fare Lubiana. Ma è evidente che con il risultato di questa consultazione in Italia le centrali non si faranno e di nucleare non si parlerà più per almeno un decennio. La Slovenia deciderà cosa fare. E comunque – aggiunge Tondo – sarebbe opportuno farsi promotori di un’azione politica che possa mettere in sicurezza quella centrale. Io lo farei volentieri, anzi se così sarà parteciperemo, ma a questo punto bisognerà capire le intenzioni della Slovenia». Per il governatore, infine, la norma va cambiata. «Noi prevediamo 500 mila firme per promuovere un referendum, ma questo poteva valere nel ’48 – spiega il presidente Fvg – quando è stata fatta la Costituzione, quando non c’erano radio, televisione, internet, insomma gli strumenti di comunicazione di oggi. In ogni caso, lo ripeto – conclude Tondo – non c’è dubbio che questa sia stata una forte spallata al governo e questo è il significato politico di questo referendum». E di strumentalizzazione parla anche il coordinatore regionale del Pdl, Isidoro Gottardo. «Gli italiani si sono espressi contro il nucleare e perché l’acqua sia un bene pubblico e hanno voluto lanciare alla politica un segnale chiaro del proprio disagio. Ma che l’acqua fosse un bene pubblico nessuno lo ha mai messo in discussione ed è stato falso farlo credere – commenta Gottardo – tuttavia è chiaro che referendum o no il problema di introdurre liberalizzazione nei servizi acqua, trasporti e rifiuti è un fatto che rimane e che l’Italia, chiunque la governi, dovrà risolvere eliminando sprechi e rendite parassitarie che le gestioni pubbliche, fatte le dovute eccezioni, consentono». Gottardo riconosce poi un segnale chiaro: il no al nucleare. «E’ indubbio, ma il fabbisogno energetico dovrà comunque essere risolto perché per quanto si spinga sulle energie rinnovabili queste non risolveranno del tutto il problema dell’Italia che continuerà, purtroppo, ad avere attorno a sè le centrali nucleari comprando da queste l’energia che ci serve. La sicurezza di queste è un problema che non riguarda solo chi le ha, ma anche chi ne può subire le conseguenze. I referendum, il cui responso deve essere ineccepibile, devono restare uno strumento per i cittadini e non per la politica che li strumentalizza per altri fini», conclude Gottardo.