Messaggero Veneto del 01/04/11
Cie: riapre un’area con cinque stanze
Il ripristino parziale del centro non toglierà il blocco degli arrivi di altri clandestini scattato dopo i danneggiamenti delle scorse settimane
GRADISCA Fine dell’emergenza. Forse. Dopo due mesi di lavori, coincisi con uno dei periodi più turbolenti per la struttura (devastata dagli incendi e dalle rivolte), dovrebbe essere riaperta oggi la cosiddetta “zona verde” del centro di identificazione ed espulsione (Cie) di via Udine, una delle tre aree in cui è suddiviso il complesso. Nuovamente a disposizione, quindi, cinque stanze, che garantiscono una capacità di 44 posti, consentendo così un alloggio meno precario ai circa 60 ospiti (sugli 85 attualmente presenti) che fino ad ora era stati alloggiati nei corridoi e nei locali mensa e centralino, visto che le stanze rimaste agibili dopo i disordini di febbraio erano rimaste due, delle quali solo una continuerà ad essere fruibile dalla prossima settimana, quando partiranno gli interventi di adeguamento e messa in sicurezza (presumibilmente) nella zona rossa. “Zona verde” che, tuttavia, quasi sicuramente non sarà provvista di materassi: nonostante restino ancora in vigore i divieti di fumare e di possedere accendini e telefonini cellulari, infatti, le autorità giudicano sempre alto il rischio che gli immigrati appicchino per protesta nuovi incendi. Riapertura, parziale, del centro di via Udine che, tuttavia, non toglierà il blocco agli arrivi scattato nelle scorse settimane a seguito delle oggettive difficoltà nel gestire la struttura a fronte dei danni subiti dalla stessa. Non sono previsti, al momento, anche i trasferimenti, anche perché l’alta percentuale di tunisini tra gli ospiti lascia intendere che si procederà direttamente alle espulsioni dalla struttura gradiscana, dove da ormai un paio di settimane la situazione sembra essere tornata alla normalità. I lavori di adeguamento delle tre aree del Cie sono stati appaltati per una cifra di circa un milione e mezzo di euro e prevedono, oltre al ripristino di telecamere e sistemi di rilevamento a infrarossi, anche l’innalzamento di oltre un metro delle recinzioni esterne. (m.c.)