TENDOPOLI: oggi sapremo dove vogliono farle

Immigrati, Tondo punta i piedi contro le due tendopoli in Fvg

Il presidente: «A Roma ripeterò a Maroni che il Fvg già ospita clandestini a Gradisca». Moretton (Pd): «L’accoglienza è un dovere»

di Anna Buttazzoni

TRIESTE. «Non esiste alcuna comunicazione ufficiale e non cambio idea: il Friuli Venezia Giulia ha già dato, segnali di impegno arrivino ora da altre regioni, perché noi abbiamo già centinaia di immigrati sul nostro territorio». Il presidente Fvg Renzo Tondo non ci sta. Oggi ci sarà lui a palazzo Chigi, a Roma, per l’incontro tra gli esponenti delle Regioni e il ministro dell’Interno Roberto Maroni (Lega).

È stato il ministro a indicare la strada per uscire dall’emergenza-profughi per svuotare Lampedusa, chiedendo la disponibilità delle Regioni, spiegando che l’accoglienza dovrebbe essere tradotta in mille immigrati ogni milione di abitanti e prevedendo anche dei correttivi per le regioni che ospitano già strutture come Cie – centro di identificazione ed espulsione – e Cara – centri di accoglienza per richiedenti asilo. Dal Viminale è poi arrivata l’indicazione di 13 siti adatti all’ospitalità, tra i quali due in Friuli Vg: Clauzetto e Sgonico.

Ma Tondo, l’assessore alla Sicurezza, la leghista Federica Seganti, e i capigruppo del centro-destra insistono: l’accoglienza arrivi da ogni regione d’Italia. Oggi, poi, in Consiglio regionale sarà discussa la mozione presentata dalla Lega per “blindare” il no agli immigrati in regione.

Tondo, dunque, oggi volerà a Roma, discuterà con Maroni e con gli altri governatori, convinto che per il Fvg debbano essere applicati i correttivi già illustrati dal ministro. «Abbiamo sostenuto la linea di Maroni – ripete Tondo – sugli aggiustamenti per le regioni dove sono operativi Cie e Cara, che noi abbiamo. Ci aspettiamo quindi l’applicazione dei correttivi».

Secca anche Seganti. «Clauzetto e Sgonico sono solo due caserme dismesse e ubicate in zone isolate, non siti di accoglienza. Sui profughi – spiega Seganti – ognuno deve fare la propria parte, in primis l’Europa e Francia compresa. E sugli immigrati, invece, ci auguriamo che Maroni attui i respingimenti».

Stessa linea per il capogruppo della Lega in Consiglio regionale Danilo Narduzzi. «I tunisini non sono un’emergenza umanitaria, ma immigrati da respingere. Siamo contrari all’accoglienza in Fvg perché – argomenta Narduzzi – abbiamo già il 15% di presenze, il Cie di Gradisca, la base di Aviano dove sono raddoppiati i militari e problemi sociali e di sicurezza. Si trovino soluzioni altrove».

Chiede equità il capogruppo del Pdl in Consiglio Daniele Galasso. «La questione dev’essere trattata allo stesso modo in tutta Italia. Gli immigrati vanno respinti, i profughi accolti, ma il Fvg – aggiunge Galasso – è già sotto pressione. Solo se le condizioni saranno uguali in ogni regione allora faremo la nostra parte». Simile il pensiero dell’Udc con il capogruppo Edoardo Sasco. «Il problema dev’essere all’attenzione della Ue. E se verrà stabilito un principio generale deve valere per tutti e – conclude Sasco – delle caratteristiche del Fvg bisogna tener conto».

Alessandro Colautti, consigliere regionale del Pdl, spiega invece che se accoglienza dovrà essere, sia transitoria e dopo la verifica che si tratti davvero di rifugiati politici. «L’emergenza non deve trasformarsi in stanzialità, come è accaduto ai tempi dell’immigrazione dall’ex Jugoslavia, a meno che non si voglia accendere la miccia di un conflitto sociale che farebbe saltare il banco creando tensioni dalle ricadute pericolosissime. Il nostro compito sarà proprio quello – conclude Colautti – di aiutare i libici a tornare in Libia».

Parla invece di accoglienza e solidarietà il capogruppo del Pd in Consiglio regionale Gianfranco Moretton. Che bacchetta governo e Lega. «Il Friuli Venezia Giulia ha il dovere di attivare tutte le azioni necessarie per l’accoglienza. Quella della Lega, che mi auguro sia una posizione minoritaria – continua Moretton – che vuole lavarsene le mani cavalcando l’onda del più gretto e becero populismo, non può ricevere la comprensione di nessuno, perché l’azione della Lega inconcludente e rischia di creare situazioni di pericolo sanitario e di disordini sociali».

Per Moretton, però, l’accoglienza non dev’essere calata dall’alto, ma concordata con regioni e sindaci. «Perché sono gli amministratori locali – spiega il capogruppo del Pd – a conoscere i luoghi adatti per attrezzature, sicurezza e dignità di queste persone. E non mi risulta che Clauzetto, ad esempio, lo sia”

 

Il Piccolo

Il giallo dei profughi si infittisce, Tondo a Roma dal premier

Voci, smentite, mezze conferme. Ma nessuna ufficialità. È sempre più fitto il mistero sul possibile arrivo in Friuli Venezia Giulia degli immigrati di Lampedusa. Si parla di riaprire le caserme dismesse o di allestire tendopoli all’interno delle stesse strutture. Due le località indicate, al momento, in regione: Sgonico in provincia di Trieste e Clauzetto a Pordenone.

Oggi è attesa una schiarita, forse definitiva: Renzo Tondo è volato a Roma per un faccia a faccia con Berlusconi e Maroni. Appuntamento a Palazzo Chigi alle cinque del pomeriggio con tutti i presidenti di Regione

Sul tavolo il peso di una decisione umanitaria e politica insieme. Il Viminale dovrà disegnare una mappa precisa dei siti e decidere luoghi, tempi e numeri. «Io sono stato convocato – mette le mani avanti Tondo – vedremo cosa avranno da dirmi, ora non so cosa vogliono».

Tutto fa pensare all’allestimento di tendopoli nelle vecchie strutture militari, come nella caserma di Borgo Grotta, nel comune di Sgonico. Un’ipotesi, ma insistente, anche da fonti vicine al Viminale. Il governatore dice di non saperne nulla: «A me non hanno fatto sapere ancora niente, vedremo». Nessuno esclude che la Regione, in questa fase, sia tenuta fuori e che Maroni stia trattando direttamente con il suo braccio operativo sul territorio, la Prefettura, appunto. In fondo è Luca Ciriani stesso ad ammettere che «finora è mancata la comunicazione con il ministero, è già una settimana che stiamo aspettando di capire qualcosa di questo piano». Nulla anche sulle tendopoli triestina e pordenonese: «La Protezione civile non è mai stata allertata per un’operazione del genere, noi non siamo a conoscenza di soluzioni simili, vero è che le ex caserme che abbiamo sono un disastro» precisa il vicepresidente. Ciriani ribadisce ancora una volta che «i sacrifici devono essere fatti prima delle altre regioni e poi eventualmente da noi».

Una linea stabilita fin dall’inizio e che Tondo dovrà tenere alta al vertice di oggi a Roma. «Mi auguro che ci sia margine di trattativa e che il Friuli Venezia Giulia, almeno in un primo momento, sia escluso dal dover accogliere i profughi, perché qui siamo già pieni, basta vedere cosa succede al Cie di Gradisca» osserva Ciriani. La strada imboccata dal ministero pare andare invece in un’altra direzione. «Già – riflette il vicepresidente – e può accadere che Maroni ci mandi qui chi vuole lui. Così, d’imperio. Lui può farlo». Intanto si rinfocolano le proteste. Stavolta non di stampo politico, bensì dei Vigili del Fuoco. La Uil denuncia che «il corpo regionale adesso è privo della Colonna mobile: da Udine è stata inviata al campo profughi di Manduria. E dunque i Vigili, in caso di allarme, non potrebbero fornire alloggio al personale impiegato nelle operazioni di soccorso».

L’emergenza umanitaria di Lampedusa e il ruolo del Friuli Venezia Giulia saranno esaminati anche in Consiglio regionale. «I siti individuati sono inadeguati – sostiene il Cittadino Stefano Alunni Barbarossa – Sgonico e Clauzetto non sono assolutamente idonei». Il consigliere chiede alla giunta «come intende muoversi a fronte del no ricevuto dalle amministrazioni interessate». E le tensioni potrebbero spostarsi anche in aula.

 

Cie e Cara, confermato lo stop a trasferimenti e ingressi

GRADISCA A giorni, probabilmente già domani, sarà affidato dell’appalto triennale da circa 15 milioni di euro per la gestione di Cie (Centro di identificazione ed espulsione) e Cara (centro di accoglienza per richiedenti asilo), mentre la prossima settimana ci sarà la riapertura della cosiddetta “zona verde”, che consentirà alla struttura di disporre di ulteriori 5 stanze, con una capienza di 44 posti. Due scadenze che restano ufficiose; è ufficiale, invece, almeno per il momento, il blocco di trasferimenti e ingressi per le due strutture isontine, che restano tagliate fuori dal piano d’emergenza disposto dal Viminale per risolvere l’emergenza di Lampedusa. Blocco che, complici anche gli 8 arresti effettuati la scorsa settimana a seguito dell’ultima rivolta (conclusasi con un bilancio di 6 fuggiti e due militari contusi), ha consentito di mantenere l’emergenza entro i livelli di guardia all’interno del Cie, dove sono attualmente ospitati circa 80 immigrati, una trentina dei quali ospitati nelle uniche due camere attualmente agibili, mentre gli altri restano sistemati nei corridoi e in locali originariamente predisposti per altre funzioni. Restano in vigore, intanto, le restrizioni per gli ospiti disposte dalla Prefettura di Gorizia,ovvero il divieto di fumare e di possedere telefonini cellulari, mentre relativamente all’area verde che sarà a breve riaperta esisterebbe già una direttiva della Questura che non prevede la dotazioni dei materassi nelle 5 camere, al chiaro fine di evitare nuovi incendi. Dopo le tre partenze dei giorni scorso per il villaggio catanese di Mineo, inoltre, sospesi anche gli spostamenti in altri centri italiani per i richiedenti asilo del Cara. (m.c.)