CIE-CARA Tutti i richiedenti asilo a Mineo

Questo è quanto  successo anche a tre curdi del CARA di Gradisca. E pare che entro la prossima settimana vogliano vuotare tutto il CARA.

MOBILITIAMOCI!!!!!

 

da La Repubblica

L’ODISSEA DEI RIFUGIATI

Portati a Mineo i richiedenti asilo di tutta Italia
Risposta all’ondata migratoria su Lampedusa

Per trovare nuovi spazi agli immigrati approdati nell’isola, il ministero dell’Interno sta svuotando tutti i CARA (i Centri di Accoglienza per Richiedentti Asilo). Concentrando però tutti in Sicilia si esautorano di fatto le Commissioni territoriali dislocate nelle regioni che svolgono le indagini sulle richieste d’asilo

di CARLO CIAVONI

ROMA – “Tutti in Sicilia. Tutti nel villaggio della solidarietà, a Mineo”. Provincia di Catania. L’operazione-svuotamento dei CARA (i centri di accoglienza per richiedenti asilo) è cominciato stamattina in tutta Italia. La speranza – annunciata – del ministro Maroni è creare così  nuovi spazi per fronteggiate l’ondata di sbarchi a Lampedusa. La decisione di sistemare nel luogo che, fino al 31 dicembre scorso, era occupato dai militari della base NATO, riguarda le persone che nel corso del tempo sono sbarcate in Italia e che hanno chiesto asilo, in fuga da paesi in guerra, oppure da luoghi dove non esistono le garanzie minime nel rispetto degli elementari diritti umani. Gente ancora in attesa della risposta delle Commissioni territoriali, incaricate di assegnare ad ogni richiedente lo status di protezione internazionale.

Gli arrivi nel Villaggio degli aranci. Con l’arrivo oggi dei primi 200 migranti nel “Villaggio della Solidarietà” Mineo da tutta Italia ha preso il via l’attività del centro, all’interno del quale la Croce Rossa Italiana è presente con 80 persone per garantire assistenza. Nel “Residence degli aranci”, per un decennio hanno vissuto le famiglie dei marines in servizio nella base di Sigonella.  “L’accoglienza – spiega Gabriella Salvioni, responsabile del team CRI a Mineo – sarà incentrata sulle necessità delle persone ospiti del villaggio. Mettiamo a loro disposizione beni di prima necessità, un ambulatorio attrezzato, un servizio di lavanderia e aree giochi per bambini, se ce ne saranno”. Ci sono 101 case per un totale di 404 unità abitative e una capienza complessiva di circa 2.000 persone, dicono a Palermo, negli uffici del Prefetto Giuseppe Caruso, commissario straordinario per l’immigrazione. Le case, che ospitavano famiglie con 4-5 persone, sono state riallestite con un maggior numero di letti, per ospitare gli immigrati.

Che fine fanno le Commissioni territoriali? La scelta del governo pone però subito diversi problemi. Prima di tutto solleva la questione del ruolo che dovranno svolgere le Commissioni territoriali, da ora in poi esautorate, per ragioni evidenti. Se infatti tutti i richiedenti asilo verranno sistemati in un unico luogo, spetterà soltanto alla Commissione territoriale di Siracusa (non di Catania, nella provincia della quale Mineo fa parte) gestire le inchieste che riguardano i richiedenti asilo. Questo, inevitabilmente, finirà per complicare le cose. Intanto, ritarderà i tempi di accertamento e inoltre, i casi di ricorso andranno ad aggravare il lavoro dei Tribunali della zona.

L’obiezione dell’UNHCR. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati  –  ha già sollevato il problema con il ministro Maroni. “Un elemento positivo della legge Bossi-Fini che istituiva le Commissioni territoriali – dice Laura Boldrini, portavoce dell’UNHCR – era appunto il loro decentramento, sia nell’intento di ridurre i tempi di attesa che nell’avere un minore impatto sul territorio. Il sistema decentrato, dunque è stato una conquista, che adesso rischia di vanificarsi. Far convergere tutto a Mineo – ha aggiunto la portavoce dell’UNHCR rimette in discussione l’assetto del sistema di asilo. Ribadiamo, dunque, anche sulla base della nostra esperienza, la certezza che il miglior approccio sia quello di avere centri più piccoli, capaci di consentire una migliore gestione delle pratiche. La soluzione di Mineo, dunque, ancorché luogo gradevole, rivelerà grossi limiti anche rispetto alla procedura d’asilo”.

Il Consiglio Italiano Rifugiati.
“Si tratta di una decisione presa in condizioni di assoluta urgenza e senza alcuna pianificazione con le autorità locali – si legge in un comunicato del CIR (Consiglio Italiano per i Rifugiati)- oltre tutto, la Croce Rosa Italiana, ente gestore dei CARA, ha saputo solo ieri nel pomeriggio del trasferimento e il Prefetto di Roma, alle 18 di ieri sera, non aveva avuto alcuna comunicazione ufficiale. Ricordiamo – si legge ancora – che è la Prefettura legalmente responsabile per l’accoglienza dei richiedenti asilo e i loro trasferimenti”.

“Fuori dalla legge”.
Il CIR aggiunge inoltre che questi trasferimenti avvengono “al di fuori del quadro normativo in vigore. Come possono le persone opporsi contro un trasferimento se non hanno neanche in mano un pezzo di carta che lo inquadra? In che modo possono invocare i propri diritti se neanche capiscono cosa sta succedendo?”, si domanda Christopher Hein direttore del CIR. “Inoltre dobbiamo essere chiari su un punto: oggi da Roma non abbiamo assistito a trasferimenti volontari. Su tutti i richiedenti asilo pesava infatti la minaccia della revoca delle misure di accoglienza che inficia in maniera sostanziale il concetto di volontarietà.” conclude Hein.

“Sospendete i trasferimenti”. Il CIR chiede che vengano immediatamente sospesi i trasferimenti di richiedenti asilo verso Mineo. “I rifugiati non sono pacchi postali: non si possono spostare persone che hanno contatti col territorio o procedure di asilo avviate. Abbiamo saputo di casi a Crotone di persone che avrebbero avuto l’audizione in Commissione per il riconoscimento dello status di rifugiato a distanza di due giorni e che sono dovuti partire. Che succederà della loro domanda? Quanto dovranno ancora aspettare? E quanto costerà, in termini anche di risorse economiche, questo inutile e dannoso trasferimento di persone?”, domanda Chirstopher Hein. 

Le proteste a Roma.
Dal CARA di Roma, a Castelnuovo di Porto, sono partire 29 persone. La lista arrivata ieri dal Ministero dell’Interno contava 55 persone ma, dopo la segnalazione di “casi vulnerabili” da parte di alcune associazioni, la lista definitiva si è ridotta a 43 richiedenti asilo. Stamane solo in 29 hanno deciso di accettare il trasferimento, gli altri non si sono presentati alla chiamata ed altri “casi vulnerabili” sono stati ulteriormente individuati. Nella mattinata, dopo lo sgombero di Castelnuovo di Porto, i militanti di numerose associazioni che difendono i diritti degli immigrati in fuga da guerre e calamità (Yonigro, Epson, Laboratorio 53, Senza Confine….) hanno animato una manifestazione davanti alla Prefettura della capitale. Una delegazione è stata ricevuta dal capo di gabinetto del Prefetto, al quale è stato chiesto di interrompere i trasferimenti. Un nuovo incontro, ma con il Prefetto, è previsto per domani.

Intanto a Lampedusa… L’isola è allo stremo delle forze. Sono letteralmente stipati circa oltre 5mila immigrati. Mancano acqua potabile e cibo. Le persone venute dal mare dormono per terra, all’aperto, spesso in mezzo alla spazzatura, che aumenta a vista d’occhio e che i sistemi di raccolta dell’isola non riescono più a smaltire, per la popolazione che è letteralmente e improvvisamente raddoppiata. Racconda il sindaco Dino De Rubeis: “Il rischio di un’epidemia non è poi un’ipotesi remota: non hanno acqua per lavarsi, né vestiti per cambiarsi. Trascorrono la giornata all’aperto e di notte dormono all’addiaccio”. Un allarme che invece Pietro Bartolo, direttore del Poliambulatorio dell’isola e nominato coordinatore delle attività sanitarie per l’emergenza, precisa. “Da un punto di vista prettamente sanitario – spiega – la situazione è sotto controllo. Nelle persone esaminate abbiamo riscontrato solo casi di ipotermia, disidratazione, assiderazione, ma non patologie importanti. Occorre tuttavia procedere al più presto ai trasferimenti”.

La denuncia di Lega Ambiente. “L’isola non diventi un carcere a cielo aperto. Continuare a trattenere oltre 5.000 persone su uno scoglio di venti chilometri quadrati, completamente dipendente dalla terraferma per ogni forma di approvvigionamento, non può essere frutto di superficialità o incompetenza. Questa scelta appare, piuttosto, come una strategia precisa, volta a scaricare sull’isola e sui suoi abitanti, che finora hanno resistito con dignità e solidarietà, le situazioni di disagio, calpestando la dignità e i diritti dei migranti”. Così Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, commenta la situazione in corso a Lampedusa.

(22 marzo 2011)

 

Dal Messaggero Veneto del 23/03/11

 

Gradisca, restano in carcere gli 8 arrestati nella rivolta di domenica sera al Cie

Restano in carcere gli 8 immigrati clandestini arrestati domenica sera nel corso della rivolta scoppiata nel Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca d’Isonzo. Per tutti, infatti, ieri mattina è stata disposta la custodia cautelare in attesa del processo. Ieri, intanto, giornata di relativa calma nel Cie isontino, dove già la prossima settimana dovrebbe essere ripristinata la “zona verde” che, attualmente oggetto di lavori di adeguamento, consentirà di recuperare 5 stanze, per complessivi 44 posti. Al momento restano due le camere agibili, con una capacità di 16 posti a fronte di una presenza di circa 80 immigrati, gran parte dei quali ancora sistemati nei corridoi. Un aumento della capienza che, tuttavia, non renderà la struttura idonea all’accoglimento di altri immigrati. Prime partenze, invece, dal Cara (Centro di accoglienza per richiedenti asilo), da dove ieri pomeriggio sono stati trasferiti i primi tre immigrati con destinazione il villaggio di Mineo (Catania). (ma.ce.)