Dal Piccolo del 03/03/11
Gradisca: Centro devastato, fumo proibito
di Luigi Murciano GRADISCA Non si fuma più: sigarette vietate al Cie di Gradisca. Il provvedimento, per quanto apparentemente elementare, è stato preso martedì allo scopo di evitare nuovi incendi nelle stanze del centro immigrati. La situazione all’ex Polonio, per quanto delicata – come testimoniano le fotografie scattate all’interno divulgate dal sito Fortresseurope – rimane sotto controllo. La Prefettura attende ancora un placet del Viminale per ridurre la capienza a 60-70 posti rispetto alle 100 presenze attuali. Operazione non facile, vista la saturazione degli altri Cie italiani e l’emergenza umanitaria che incombe dal Maghreb. Ma trasferimenti da e per il centro di Gradisca collassato sotto i colpi dei migranti non sembrano al momento in discussione. Dopo la distruzione di 27 delle 28 camerate, l’obbiettivo è ritornare alla normalità in maniera graduale. Per prima cosa saranno rese agibili quanto prima le stanze meno danneggiate – almeno un paio, per un recupero di complessivi 25 posti – mentre in un’altra sezione proseguiranno i lavori di messa in sicurezza appena iniziati. Anche ieri i clandestini hanno mangiato e dormito a terra, negli spazi comuni: corridoi, sala mensa, zona centralini. Rafforzato il servizio di sorveglianza, con una decina di agenti provenienti dal Reparto Mobile di Padova. Nella tarda serata di martedi si era diffusa la notizia di un preallarme delle forze dell’ordine, pronte ad intervenire in assetto anti-sommossa, ma incidenti non ve ne sono stati. Anche il coordinamento provinciale dei Vigili del fuoco chiede provvedimenti. «Gli interventi non sono più occasionali e distolgono il personale dal servizio sul territorio. Serve un piano preventivo e l’assegnazione al Comando di Gorizia di tutto il personale, qualificato e non, che si trova fuori sede». Richiesta inoltre l’assegnazione di mezzi idonei. Nelle ultime ore era stato ipotizzata anche l’istituzione di un presidio fisso di pompieri all’ex caserma Polonio. Ad ore, ormai, si attende invece la nomina del nuovo ente gestore del Cie per i prossimi cinque anni. Quanto accaduto nell’ultima settimana ha inevitabilmente lasciato il segno. Ed è di nuovo tempo di manifestazioni pubbliche contro la struttura. Torna a farsi sentire la galassia antagonista: sabato 12 marzo dalle 15 davanti al centro vi sarà un’assemblea pubblica organizzata dagli anarchici del Coordinamento Libertario anti-Cie con tanto di “bombardamento sonoro” dell’ex caserma. Il gruppo annuncia “una settimana di mobilitazione” e definisce il Cie “orribile ed inutile struttura di coercizione, fortunatamente oramai giunto alla paralisi grazie allo smantellamento operato in questi mesi dagli immigrati in lotta per la sopravvivenza. Il bilancio di questi cinque anni è inequivocabile, per quanto la politica finga di non vederlo: le condizioni per chiudere per sempre la vicenda sono giunte a maturazione”
«Sicurezza a rischio nell’Isontino»
GRADISCA Il Cie è una bomba ad orologeria per tutto l’Isontino. Il controllo degli immigrati che arriveranno in continuazione dal Nord Africa assorbirà in maniera sempre crescente le forze di polizia presenti in provincia. Dunque, si porrà il problema di non garantire la sicurezza ai cittadini isontini. Lo denunciano i sindacati di polizia Sap e Ugl. La protesta. Oggi l’Ugl manifesterà davanti alla Prefettura di Gorizia dalle 10 alle 12. Per chiedere soprattutto il motivo per cui non è stata rinforzata l’aliquota del personale addetto alla vigilanza, pur in presenza di quanto sta succedendo in Nord Africa. L’Ugl ricorda che il Cie è costato alla collettività 17 milioni di euro, riparazione dei danni esclusa. Gli immigrati ci costano 45 euro al giorno più un kit di accoglienza e 5 euro a settimana di schede telefoniche. L’Ugl chiede un intervento effettivo delle istituzioni locali per far capire al governo centrale la drammaticità della situazione. Risorse in esaurimento. Entro giugno potrebbero essere esaurite le risorse stanziate per il 2011 per la sicurezza, sostiene invece il Sap, che denuncia le inadeguatezze delle risorse appostate e la mancata esclusione dal tetto retributivo e il non rifinanziamento del cosiddetto “fondo perequativo” che determinano un pericoloso combinato disposto che blocca, tra l’altro, scatti, avanzamenti ed assegni di funzione e non riconosce pienamente la specificità della professione, senza dimenticare altri nodi irrisolti fondamentali, come la previdenza complementare, la problematica dello scivolo di 12 mesi per il personale destinato ad andare in pensione, la nuova normativa sul Tfr e il mancato riordino delle carriere.
“Detenuta” al Cie, la Cassazione la salva
di Marco Ballico TRIESTE Una nigeriana, udinese “d’adozione”, viene trattenuta per 20 giorni al Cie di Bologna. Ingiustamente. La Cassazione le dà ragione, costringe il ministero dell’Interno a pagare 1.400 euro di spese giudiziarie e apre il caso: i decreti di detenzione nei Centri di espulsione e identificazione possono essere viziati e, per questo, non validi? Al punto che, anche a Gradisca, si dovrà aprire qualche porta? Il Codacons Fvg, che ha seguito il ricorso della donna, ne è sicuro. La vicenda inizia a Udine nel 2009. Osas Otote Osarumwense, nigeriana di 33 anni, da oltre 10 anni in città, al lavoro con la madre in un salone di parrucchiera, viene sorpresa da un controllo stradale senza permesso di soggiorno. A stretto giro di posta arrivano i provvedimenti di espulsione da parte del prefetto friulano e di trattenimento al Cie di Bologna, il più vicino con posti disponibili, disposto dalla Questura di Udine e convalidato dal Giudice di Pace della città emiliana. La motivazione? Non è possibile eseguire l’espulsione mediante accompagnamento alla frontiera per l’indisponibilità di un «idoneo vettore o altro mezzo di trasporto». Il ricorso è «manifestamente fondato», scrivono i giudici spiegando nella sentenza che la motivazione di convalida del Giudice di Pace («ha attraversato i confini del territorio dello Stato sottraendosi ai controlli di frontiera») è «generica e apodittica» e quindi inidonea a giustificare il decreto di espulsione e i motivi che hanno portato il Prefetto a produrlo. In sostanza una prassi troppo sbrigativa. Una sentenza-caso, sostiene il Codacons, deciso a chiedere i danni per l’«ingiusta detenzione» e il risarcimento per la «privazione della libertà». «Non ci si può limitare ad attestare la sussistenza dei requisiti di legge, con una prassi fin troppo sbrigativa, barrando sul documento una crocetta accanto alle condizioni che consentono il trattenimento al Cie senza effettuare alcuna verifica sulla sussistenza delle stesse – insiste il presidente regionale Vitto Claut -. È una sentenza clamorosa perché fa da apripista a tutti gli ospiti dei Centri: almeno il 90% dei decreti di espulsione e di trattenimento, infatti, potrebbero essere viziati per carenza di motivazione, e quindi annullati». Sempre e ovunque? «Bisognerà valutare caso per caso. Le autorità competenti, finora, si sono limitate a riportare pedissequamente la mera sussistenza dei requisiti di legge in assenza di prove specifiche: nel caso concreto era stato dichiarata l’assenza di idoneo vettore e il Giudice di Pace aveva convalido senza effettuare alcuna verifica su tale aspetto. Nulla che potesse attestare l’effettiva indisponibilità di un mezzo di trasporto per accompagnare l’espulso alla frontiera».
Dal Messaggero Veneto del 03/03/11
Cie, agli ospiti è vietato fumare
La proibizione dopo i ripetuti incendi delle scorse settimane Appalto per gestire i servizi interni: decisione ancora rinviata
GRADISCA. Vietato fumare. Dopo gli incendi delle scorse settimane e al fine di evitarne di nuovi è scattato (su disposizione della Prefettura di Gorizia) il divieto di fumare sigarette per gli ospiti del Cie di Gradisca, come ha anticipato ieri l’assessore regionale alla sicurezza, Federica Seganti.
A seguito delle recenti rivolte, nel corso delle quali sono state date alle fiamme 27 delle 28 stanze della struttura, inoltre, la Prefettura di Gorizia ha fornito al centro per immigrati di via Udine decine di materassi per risolvere la difficile situazione e rafforzato il presidio di agenti di polizia (una decina in più per ognuno dei 5 turni giornalieri grazie all’accorpamento di un nucleo proveniente da Padova). Le autorità locali, inoltre, hanno chiesto al Governo la riduzione dei posti letto a disposizione nel Cie, anche alla luce della ripresa degli sbarchi sulle coste siciliane.
A confermare come quella del Cie di Gradisca sia diventata un’emergenza anche a livello nazionale, invece, è l’indiscrezione che vorrebbe nei prossimi giorni la struttura oggetto di una visita da parte del comitato parlamentare di controllo sull’attuazione degli accordi di Schengen, di vigilanza sull’attività di Europol e di controllo e vigilanza in materia di immigrazione, la speciale commissione bicamerale chiamata a riferire al parlamento le tematiche inerenti l’immigrazione e l’accoglienza.
Ieri, intanto, riunione interlocutoria per la commissione allestita dalla Prefettura di Gorizia e preposta alla valutazione delle offerte relative al bando di gara per l’assegnazione dell’appalto triennale (per un importo complessivo di 15 milioni di euro) della gestione di Cie e Cara. L’affidamento dovrebbe comunque essere formalizzato in settimana.
Riguardo la situazione all’interno del Centro di identificazione ed espulsione di via Udine, infine, tensione sempre alta anche se nelle ultime due notti non si sono registrati tentativi di incendio o di fuga, grazie anche al costante controllo da parte delle forze dell’ordine, impegnate sull’arco delle 24 ore a sorvegliare le aree comuni (mensa, centralino e corridoi) dove sono stati sistemati i materassi per gli immigrati vista l’indisponibilità delle stanze.
Marco Ceci
«Tenere aperto il Centro immigrati è pericoloso e anti-economico»
Il Siulp
GRADISCA. E’ pericoloso e anti-economico tenere aperto il Cie di Gradisca. Lo precisa la segreteria provinciale del Siulp (Sindacato italiano unitario lavoratori di polizia) che «da sempre contraria all’apertura del Cie di Gradisca, torna a chiederne con forza la chiusura o, in alternativa, un sostanziale ridimensionamento. In tale struttura, tra le più costose sia in quanto a realizzazione sia per gestione, si vive ancora in stato di perenne emergenza».
Un allarme lanciato anche per ricordare come «l’organico e le altre risorse necessarie alla sua gestione non sono mai state adeguate. Anzi, la situazione è peggiorata di anno in anno, sino alla situazione attuale: di vera e propria emergenza permanente. Di fatto il Cie è diventata la priorità assoluta di tutta la provincia per le forze dell’ordine. Qualcuno dovrebbe spiegarci perchè regioni molto più ampie e più interessate dai flussi migratori illegali ospitano strutture molto ridotte rispetto a quella gradiscana. Di questo passo il dramma è dietro l’angolo».
È tornata a farsi sentire anche una voce simbolo delle proteste contro il centro per immigrati isontino degli anni passati, il Comitato libertario contro il Cie, che a 5 anni «dall’apertura di questa orribile e inutile struttura di coercizione, lancia una settimana di mobilitazione a partire da sabato mattina, con volantinaggio in piazza Unità, per concludersi sabato 12 marzo, pomeriggio, davanti al Cie di via Udine con una manifestazione-presidio denominata “bombardamento sonoro contro il Cie”. Il bilancio di questi 5 anni è inequivocabile: tutti i tentativi di nascondere la testa sotto la sabbia da parte degli amministratori locali e provinciali sono falliti». (m.c.)